A PROPOSITO di CIPRO
storia di come l’isola è stata
divisa in due Stati distinti
di Lorenzo Bruni
L’isola di Cipro è attraversata
interamente da una zona
demilitarizzata, posta sotto il
controllo dell’ONU, che la divide in
due territori: uno gsettentrionale,
abitato da una popolazione a
maggioranza turco-cipriota, e uno
meridionale, a prevalenza
greco-cipriota. Questa linea di
separazione è conosciuta come Linea
Verde e si estende per tutta la
lunghezza dell’isola, circa 180 km
su uno spazio di 350 kmq. La
divisione di Cipro non è materia
esclusivamente politica, ma anche
l’espressione di un profondo
sentimento razzista, ben radicato
nella popolazione, che col tempo è
andato acuendosi.
Possiamo stabilire che, in un
periodo compreso tra il 1600 e il
1500 a.c., l’isola venne colonizzata
del popolo asiatico degli Ittiti e
dalla civiltà greca dei Micenei, che
la resero un importante snodo
commerciale. Nei secoli successivi
numerose civiltà hanno imposto il
proprio dominio su Cipro, tra le
quali quelle del Popolo del mare e
quella Persiana; in questo periodo
l’isola visse una sorta di semi
indipendenza, ma la situazione
cambiò nel 334 a.c., quando venne
conquistata da Alessandro Magno,
mentre nel 58 a.c. entrò a far parte
della Repubblica romana.
Con lo scioglimento dell’Impero
romano, Cipro rimase nella zona
d’influenza bizantina fino al 1195,
anno nel quale Riccardo I
d’Inghilterra la conquistò per
renderla una delle principali basi
di rifornimento per la terza
crociata. L’anno successivo l’isola
venne acquistata dai Cavalieri
Templari, che la cedettero alla
dinastia francese dei Lusignano. In
seguito alla loro estinzione,
l’isola passò sotto il controllo
della Repubblica di Venezia: Cipro
risultò cruciale per le attività
commerciali della repubblica e
divenne oggetto di numerose opere di
restauro e potenziamento, in
particolare riguardanti le mura
difensive di Nicosia. Proprio la sua
posizione strategica e la sua
importanza nel commercio la resero
obiettivo delle scorribande
ottomane: l’Impero Turco terrorizzò
per anni la civiltà cipriota,
compiendo numerose incursioni
militari nell’isola, finché,
nell’estate 1571, mise l’isola sotto
assedio, conquistandola e rendendola
un proprio possedimento. Negli anni
successivi la comunità
greco-cipriota iniziò a richiedere
non soltanto l’indipendenza, ma a
volere l’annessione alla propria
madrepatria greca; processo, questo,
definito enosis, dal greco ένωση.
Cipro restò possedimento turco fino
al 1878: con la sconfitta
dell’Impero Ottomano nella guerra
russo-turca, la sua amministrazione
passò alla Gran Bretagna. L’isola
divenne fondamentale per gli
interessi inglesi: il porto di
Famagosta, potenziato con un
ampliamento che si concluse nel
1906, si affacciava sul Canale di
Suez, la via più diretta per
raggiungere l’India. La Gran
Bretagna annesse ufficialmente Cipro
il 5 novembre 1914, a seguito della
decisione turca di prendere parte
alla prima guerra mondiale con gli
Imperi centrali.
Negli anni successivi si andò
intensificando la protesta da parte
della popolazione greca, che
desiderava l’indipendenza o l’unione
con la Grecia. La Gran Bretagna, che
non concesse nessuna forma di
autogoverno, approfittò della
mescolanza etnica che nei secoli si
era formata nell’isola: se durante
l’inizio della dominazione turca,
infatti, Cipro era divisa da un
tacito patto in una zona
settentrionale maggiormente popolata
da invasori turchi e una meridionale
nella quale dimoravano gli autoctoni
greci, nel tempo i due popoli si
erano mescolati in vari quartieri
etnici. Sfruttando questa
situazione, la Gran Bretagna riuscì
ad attuare una politica di dividi et
impera, affermando che non sarebbe
stata disposta a trattare.
Nel 1926 venne fondato a Nicosia il
Partito Comunista di Cipro: questo
iniziò a battersi per l’indipendenza
dell’isola, tanto che nel 1931 venne
dichiarato illegale dalle autorità
britanniche. Nel 1941 alcuni leader
comunisti, sfuggiti al
rastrellamento britannico, fondarono
un nuovo partito, il Partito
Progressista dei Lavoratori, l’AKEL,
che decise di non dichiararsi
contrario all’enosis, chiedendo la
possibilità di unirsi alla Grecia in
quella che sarebbe diventata un
federazione con larga indipendenza.
Dal 1949 cambiò la sua strategia
politica, iniziando a chiedere
direttamente l’annessione alla
Grecia. Quando, nell’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite
dell’agosto 1954, i delegati di
Turchia e Gran Bretagna respinsero
la proposta greco-cipriota di
prendere in considerazione l’idea di
attuare l’enosis, minacciando
addirittura di arrestare qualsiasi
suo sostenitore, la loro reazione
iniziò a farsi violenta.
Durante i primi anni ‘50 del
Novecento, nacque a Cipro, per opera
dell’ufficiale dell’esercito greco
Georgios Grivas, un’associazione
terroristic, l’EOKA, che iniziò a
operare con violenza contro gli
inglesi presenti sull’isola e sui
membri della comunità
turco-cipriota. Il primo incontro
segreto dell’EOKA si tenne il 2
luglio 1952 ad Atene e, oltre a
Grivas, era presente anche
l’arcivescovo della chiesa
greco-ortodossa Makarios III di
Cipro. Nel 1957 la comunità
turco-cipriota iniziò a organizzare
una risposta armata: realizzato per
opera di Rauf Denktash, ma fondato e
finanziato direttamente dallo Stato
turco, prese vita il Movimento di
Resistenza Turco, o MRT. Il suo
obiettivo era quello di giungere
alla taksim, ovvero alla divisione
dell’isola in due entità
indipendenti. Il seguente biennio fu
segnato da episodi di violenza, che
mieterono numerose vittime di
entrambi gli schieramenti e
rischiarono più volte di condurre
Cipro a un’aperta guerra civile.
Nel 1958 alcuni rappresentanti di
Grecia e Turchia si incontrarono per
cercare una soluzione pacifica.
L’anno successivo si svolsero alcuni
colloqui tra Makarios III e il
leader del Partito Nazionale Turco
Fazıl Küçük. Gli incontri ebbero
esito positivo: il 15 agosto 1960
nacque l’indipendente Repubblica di
Cipro, della quale Makarios III
venne eletto primo presidente e
Küçük vicepresidente. Nonostante
l’indipendenza, venne imposto al
nascente Stato un Trattato di
Alleanza e Garanzia con Inghilterra,
Grecia e Turchia, nel quale era
previsto che la Repubblica di Cipro
non avrebbe potuto effettuare
modifiche alla propria costituzione
o al proprio ordinamento statale
senza il loro benestare. Le tensioni
interne non cessarono del tutto:
erano ancora molti i membri
dell’EOKA insoddisfatti per la
mancata enosis, così come la MRT
continuava a richiedere che fosse
applicata la taksim.
Ad aumentare le complicazioni
interne influì anche il pessimo
rapporto tra Makarios III e Küçük:
sebbene il secondo ricoprisse la
carica di vicepresidente, possedeva
potere di veto sulle proposte del
presidente; questo dualismo portò
situazioni di stallo che andarono ad
aumentare l’insofferenza reciproca.
Il punto di rottura si verificò nel
novembre 1963: dopo aver visto
rifiutata una serie di modifiche
costituzionali, Makarios III rigettò
il Trattato di Garanzia con la
Turchia, dando così il via a una
nuova serie di attentati
terroristici sul territorio
cipriota. Per scongiurare il diretto
intervento dell’esercito turco,
l’ONU autorizzò la missione UNFICYP,
che purtroppo non portò a una
diminuzione delle ostilità interne.
Nell’estate 1964, sollecitato dal
governo greco affinché preparasse
l’isola a resistere a una possibile
invasione turca, fece ritorno a
Cipro il generale Grivas che assunse
il ruolo di comandante della Guardia
Nazionale. Egli si rifiutò di
obbedire a Makarios III, dichiarando
di dover rispondere delle proprie
azioni solo ad Atene; negli anni
successivi Grivas si rese
responsabile di numerosi delitti,
uccidendo numerosi civili innocenti.
Nel 1967 la situazione
internazionale mutò nuovamente: una
giunta, detta dei colonnelli, prese
il potere in Grecia, instaurando una
dittatura militare. La Giunta dei
Colonnelli si dichiarò favorevole
all’enosis, sostenuta da un nuovo
alleato: gli Stati Uniti,
probabilmente non estranei allo
stesso golpe greco. Makarios III,
infatti, non aveva mai nascosto le
proprie simpatie comuniste. Un primo
tentativo di eliminarlo sfumò l’8
marzo 1970, quando Makarios III
riuscì a sopravvivere allo schianto
del proprio elicottero personale.
L’anno successivo Grivas, che nel
1967 era stato costretto a rientrare
in Grecia, fece segretamente ritorno
a Cipro; qui creò una nuova
organizzazione, denominata EOKA B,
che negli anni successivi continuò a
effettuare attacchi dinamitardi, in
particolare nei confronti della
polizia. Nel novembre 1973 salì al
comando della Giunta dei Colonnelli
il generale Dimitrios Ioannides:
questo iniziò a dare sostegno
all’EOKA B, in particolare
sfruttando la Guardia Nazionale
Cipriota, della quale nominava egli
stesso gli ufficiali.
Nell’estate 1974 la situazione
precipitò definitivamente. Il 15
luglio la Guardia Nazionale
Cipriota, coadiuvata dall’EOKA B,
diede l’assalto al palazzo
presidenziale, destituendo Makarios
III, che fuggì a Londra, ed
eleggendo Nikos Sampson, un
greco-cipriota convinto
nazionalista. Nei giorni successivi,
molti esponenti politici
turco-ciprioti e soprattutto
sostenitori di Makarios III, quasi
tutti appartenenti al partito AKEL,
iniziarono a essere assassinati
oppure a sparire nel nulla.
Vedendosi respinta ogni possibile
forma di dialogo, non soltanto dalla
Grecia, ma addirittura da Stati
Uniti e Inghilterra, che si rifiutò
di far valere il Trattato di
Alleanza e Giustizia del 1960, la
mattina del 20 luglio la Turchia
diede inizio all’operazione Attila e
invase Cipro.
Nei tre giorni successivi l’avanzata
turca proseguì senza che la Guardia
Nazionale riuscisse ad arrestarla,
finché il 22 luglio l’ONU riuscì a
ottenere un cessate il fuoco. Il
giorno successivo, il governo di
Sampson cadde e al suo posto venne
eletto Glafcos Clerides, anch’egli
ex membro dell’EOKA, consapevole
però dell’inferiorità bellica
cipriota e deciso a fermare il
conflitto. Dal 25 al 30 luglio si
svolsero a Ginevra dei colloqui di
pace che videro partecipare
Clerides, l’ex vicepresidente
Denktaş, in veste di rappresentante
del popolo turco-cipriota, e il
ministro degli esteri turco Turan
Güneş. Questi incontri diedero esito
negativo: l’unico desiderio della
parte turca era quello di mettere in
pratica la taksim, ipotesi che
Clerides non era disposto a prendere
in considerazione. Il 14 agosto, il
Primo Ministro turco Bülent Ecevit
diede il via all’Operazione Attila
II, una nuova invasione militare che
in breve tempo portò la Turchia a
occupare il 40% circa del territorio
cipriota.
La popolazione greco-cipriota di
questo territorio, corrispondente
alla parte settentrionale
dell’isola, venne costretta
dall’esercito turco ad abbandonare
le proprie case, in molti casi col
ricorso alla violenza, e a emigrare
nella parte meridionale. La Corte
europea dei diritti dell’uomo ha
calcolato che il numero di profughi
costretti a emigrare al Sud si
aggirasse tra i centocinquantamila e
i duecentomila. Nello stesso
periodo, un gran numero di turchi
iniziò a emigrare nelle nuove zone
conquistate, in alcuni casi creando
nuovi villaggi.
Il 13 febbraio 1975, dopo aver
stabilito la nuova linea di confine
in quella che tutt’oggi è conosciuta
come Linea Verde, la Turchia
dichiarò che la parte settentrionale
di Cipro uno Stato federale turco,
concedendole una formale
indipendenza nel 1983 col nome di
Repubblica turca di Cipro del Nord,
il cui primo presidente, nonché
unico fino al 2001, è stato Denktaş.
Il Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite ha fin da subito
condannato la gestione turca,
ritenendo che fosse necessario
soltanto ristabilire lo status quo
precedente al colpo di stato della
Giunta dei Colonnelli. Tutt’oggi, la
Repubblica turca di Cipro del Nord
non è riconosciuta da alcuno Stato
all’in fuori della stessa Turchia.
La divisione dell’isola in due
entità, sebbene venga ignorata dalle
carte geografiche, è realtà
assodata: la Linea Verde separa
l’isola non solo idealmente, bensì
con una barriera materiale,
costruita a partire dal 1974. Questo
sbarramento attraversa la stessa
capitale, Nicosia, obbligando
chiunque desideri attraversarla da
parte a parte a presentarsi con il
passaporto e a sottoporsi ai
controlli militari. A oggi, ogni
tentativo effettuato per riunire le
due parti di Cipro si è rivelato
fallimentare: la totale chiusura da
parte sia degli organi di governo
greco-ciprioti che turchi ha portato
il sentimento di separazione a
radicarsi nella mentalità degli
abitanti. Nel 2002, in risposta alla
richiesta di Cipro di entrare a far
parte dell’Unione Europea, Bruxelles
ha invitato le due metà a riunirsi
in una sola repubblica a partire dal
2004.
Nonostante buone trattative, che
avevano portato alla formazione di
un piano di unificazione definito
Piano Annan, i due referendum del 24
aprile 2004 hanno avuto esito
negativo: sebbene nella Repubblica
turca fosse stato approvato col
64,91%, nella zona meridionale è
stato respinto col 75,83%. Il
rifiuto del Piano Annan è dovuto
principalmente all’avversione della
Chiesa greco ortodossa e del
presidente Tassos Papadopoulos, ex
membro dell’EOKA, che contestava
come il trattato non prevedesse il
ritorno degli sfollati
greco-ciprioti nelle loro terre di
appartenenza precedenti il 1974 e il
ritiro non soltanto delle truppe
turche, ma anche degli immigrati
anatolici giunti a Cipro come
colonizzatori.
Il 1 maggio 2004 Cipro è entrata a
far parte dell’Unione Europea:
sebbene la divisione persista, e si
possa quindi considerare solo la
parte meridionale facente parte
della stessa, l’UE non riconosce
politicamente la Repubblica turca di
Cipro del Nord. La situazione
attuale è, ovviamente, molto
diversa. Nonostante un miglioramento
delle tensioni a partire dal 2003,
anno dal quale è stato reso
possibile ai cittadini di entrambi
gli Stati attraversare la Linea
Verde, la barriera è risultata
necessaria per mantenere l’ordine
interno: sono ancora numerosi i
gruppi nazionalisti che rivendicano
come proprio unico diritto il
possesso dell’isola.
La loro presenza continua a essere
un ostacolo per la ripresa delle
trattative di riunificazione: dal
2014 al 2017 entrambi i governi
hanno preso parte a dei colloqui in
Svizzera per cercare una soluzione,
senza buoni risultati. Negli ultimi
anni è da registrare, inoltre, un
peggioramento delle relazioni tra
Repubblica di Cipro e Turchia:
secondo il presidente cipriota Nikos
Anastasiadīs, la Turchia si starebbe
rendendo protagonista di veri e
propri atti di pirateria, sfruttando
alcune riserve di gas naturale del
mar Mediterraneo che sarebbero di
proprietà cipriota. Si tratta di un
particolare paradosso.
L’Unione Europea ha, infatti,
appoggiato le rimostranze di Cipro,
condannando l’operato della Turchia
e riconoscendo all’isola i diritti
su quelle zone, sulle quali, tra
l’altro, ENI e TOTAL possiedono
contratti di sfruttamento. Il
problema è che questa valutazione
dell’UE è stata fatta in base al
mancato riconoscimento
dell’esistenza della Repubblica
turca di Cipro del Nord:
considerando la posizione della
stessa, sarebbe logico prendere in
considerazione l’ipotesi possa
trovarsi sotto l’influenza
turco-cipriota. Purtroppo, al
momento la situazione resta
decisamente complessa e non prevede
immediate soluzioni.