[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

178 / OTTOBRE 2022 (CCIX)


contemporanea

A PROPOSITO di CIPRO
storia di come l’isola è stata divisa in due Stati distinti
di Lorenzo Bruni
 

L’isola di Cipro è attraversata interamente da una zona demilitarizzata, posta sotto il controllo dell’ONU, che la divide in due territori: uno gsettentrionale, abitato da una popolazione a maggioranza turco-cipriota, e uno meridionale, a prevalenza greco-cipriota. Questa linea di separazione è conosciuta come Linea Verde e si estende per tutta la lunghezza dell’isola, circa 180 km su uno spazio di 350 kmq. La divisione di Cipro non è materia esclusivamente politica, ma anche l’espressione di un profondo sentimento razzista, ben radicato nella popolazione, che col tempo è andato acuendosi.


Possiamo stabilire che, in un periodo compreso tra il 1600 e il 1500 a.c., l’isola venne colonizzata del popolo asiatico degli Ittiti e dalla civiltà greca dei Micenei, che la resero un importante snodo commerciale. Nei secoli successivi numerose civiltà hanno imposto il proprio dominio su Cipro, tra le quali quelle del Popolo del mare e quella Persiana; in questo periodo l’isola visse una sorta di semi indipendenza, ma la situazione cambiò nel 334 a.c., quando venne conquistata da Alessandro Magno, mentre nel 58 a.c. entrò a far parte della Repubblica romana.

 

Con lo scioglimento dell’Impero romano, Cipro rimase nella zona d’influenza bizantina fino al 1195, anno nel quale Riccardo I d’Inghilterra la conquistò per renderla una delle principali basi di rifornimento per la terza crociata. L’anno successivo l’isola venne acquistata dai Cavalieri Templari, che la cedettero alla dinastia francese dei Lusignano. In seguito alla loro estinzione, l’isola passò sotto il controllo della Repubblica di Venezia: Cipro risultò cruciale per le attività commerciali della repubblica e divenne oggetto di numerose opere di restauro e potenziamento, in particolare riguardanti le mura difensive di Nicosia. Proprio la sua posizione strategica e la sua importanza nel commercio la resero obiettivo delle scorribande ottomane: l’Impero Turco terrorizzò per anni la civiltà cipriota, compiendo numerose incursioni militari nell’isola, finché, nell’estate 1571, mise l’isola sotto assedio, conquistandola e rendendola un proprio possedimento. Negli anni successivi la comunità greco-cipriota iniziò a richiedere non soltanto l’indipendenza, ma a volere l’annessione alla propria madrepatria greca; processo, questo, definito enosis, dal greco ένωση.


Cipro restò possedimento turco fino al 1878: con la sconfitta dell’Impero Ottomano nella guerra russo-turca, la sua amministrazione passò alla Gran Bretagna. L’isola divenne fondamentale per gli interessi inglesi: il porto di Famagosta, potenziato con un ampliamento che si concluse nel 1906, si affacciava sul Canale di Suez, la via più diretta per raggiungere l’India. La Gran Bretagna annesse ufficialmente Cipro il 5 novembre 1914, a seguito della decisione turca di prendere parte alla prima guerra mondiale con gli Imperi centrali.

 

Negli anni successivi si andò intensificando la protesta da parte della popolazione greca, che desiderava l’indipendenza o l’unione con la Grecia. La Gran Bretagna, che non concesse nessuna forma di autogoverno, approfittò della mescolanza etnica che nei secoli si era formata nell’isola: se durante l’inizio della dominazione turca, infatti, Cipro era divisa da un tacito patto in una zona settentrionale maggiormente popolata da invasori turchi e una meridionale nella quale dimoravano gli autoctoni greci, nel tempo i due popoli si erano mescolati in vari quartieri etnici. Sfruttando questa situazione, la Gran Bretagna riuscì ad attuare una politica di dividi et impera, affermando che non sarebbe stata disposta a trattare.

 

Nel 1926 venne fondato a Nicosia il Partito Comunista di Cipro: questo iniziò a battersi per l’indipendenza dell’isola, tanto che nel 1931 venne dichiarato illegale dalle autorità britanniche. Nel 1941 alcuni leader comunisti, sfuggiti al rastrellamento britannico, fondarono un nuovo partito, il Partito Progressista dei Lavoratori, l’AKEL, che decise di non dichiararsi contrario all’enosis, chiedendo la possibilità di unirsi alla Grecia in quella che sarebbe diventata un federazione con larga indipendenza. Dal 1949 cambiò la sua strategia politica, iniziando a chiedere direttamente l’annessione alla Grecia. Quando, nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dell’agosto 1954, i delegati di Turchia e Gran Bretagna respinsero la proposta greco-cipriota di prendere in considerazione l’idea di attuare l’enosis, minacciando addirittura di arrestare qualsiasi suo sostenitore, la loro reazione iniziò a farsi violenta.

 

Durante i primi anni ‘50 del Novecento, nacque a Cipro, per opera dell’ufficiale dell’esercito greco Georgios Grivas, un’associazione terroristic, l’EOKA, che iniziò a operare con violenza contro gli inglesi presenti sull’isola e sui membri della comunità turco-cipriota. Il primo incontro segreto dell’EOKA si tenne il 2 luglio 1952 ad Atene e, oltre a Grivas, era presente anche l’arcivescovo della chiesa greco-ortodossa Makarios III di Cipro. Nel 1957 la comunità turco-cipriota iniziò a organizzare una risposta armata: realizzato per opera di Rauf Denktash, ma fondato e finanziato direttamente dallo Stato turco, prese vita il Movimento di Resistenza Turco, o MRT. Il suo obiettivo era quello di giungere alla taksim, ovvero alla divisione dell’isola in due entità indipendenti. Il seguente biennio fu segnato da episodi di violenza, che mieterono numerose vittime di entrambi gli schieramenti e rischiarono più volte di condurre Cipro a un’aperta guerra civile.

 

Nel 1958 alcuni rappresentanti di Grecia e Turchia si incontrarono per cercare una soluzione pacifica. L’anno successivo si svolsero alcuni colloqui tra Makarios III e il leader del Partito Nazionale Turco Fazıl Küçük. Gli incontri ebbero esito positivo: il 15 agosto 1960 nacque l’indipendente Repubblica di Cipro, della quale Makarios III venne eletto primo presidente e Küçük vicepresidente. Nonostante l’indipendenza, venne imposto al nascente Stato un Trattato di Alleanza e Garanzia con Inghilterra, Grecia e Turchia, nel quale era previsto che la Repubblica di Cipro non avrebbe potuto effettuare modifiche alla propria costituzione o al proprio ordinamento statale senza il loro benestare. Le tensioni interne non cessarono del tutto: erano ancora molti i membri dell’EOKA insoddisfatti per la mancata enosis, così come la MRT continuava a richiedere che fosse applicata la taksim.

 

Ad aumentare le complicazioni interne influì anche il pessimo rapporto tra Makarios III e Küçük: sebbene il secondo ricoprisse la carica di vicepresidente, possedeva potere di veto sulle proposte del presidente; questo dualismo portò situazioni di stallo che andarono ad aumentare l’insofferenza reciproca. Il punto di rottura si verificò nel novembre 1963: dopo aver visto rifiutata una serie di modifiche costituzionali, Makarios III rigettò il Trattato di Garanzia con la Turchia, dando così il via a una nuova serie di attentati terroristici sul territorio cipriota. Per scongiurare il diretto intervento dell’esercito turco, l’ONU autorizzò la missione UNFICYP, che purtroppo non portò a una diminuzione delle ostilità interne.

 

Nell’estate 1964, sollecitato dal governo greco affinché preparasse l’isola a resistere a una possibile invasione turca, fece ritorno a Cipro il generale Grivas che assunse il ruolo di comandante della Guardia Nazionale. Egli si rifiutò di obbedire a Makarios III, dichiarando di dover rispondere delle proprie azioni solo ad Atene; negli anni successivi Grivas si rese responsabile di numerosi delitti, uccidendo numerosi civili innocenti. Nel 1967 la situazione internazionale mutò nuovamente: una giunta, detta dei colonnelli, prese il potere in Grecia, instaurando una dittatura militare. La Giunta dei Colonnelli si dichiarò favorevole all’enosis, sostenuta da un nuovo alleato: gli Stati Uniti, probabilmente non estranei allo stesso golpe greco. Makarios III, infatti, non aveva mai nascosto le proprie simpatie comuniste. Un primo tentativo di eliminarlo sfumò l’8 marzo 1970, quando Makarios III riuscì a sopravvivere allo schianto del proprio elicottero personale.

 

L’anno successivo Grivas, che nel 1967 era stato costretto a rientrare in Grecia, fece segretamente ritorno a Cipro; qui creò una nuova organizzazione, denominata EOKA B, che negli anni successivi continuò a effettuare attacchi dinamitardi, in particolare nei confronti della polizia. Nel novembre 1973 salì al comando della Giunta dei Colonnelli il generale Dimitrios Ioannides: questo iniziò a dare sostegno all’EOKA B, in particolare sfruttando la Guardia Nazionale Cipriota, della quale nominava egli stesso gli ufficiali.

 

Nell’estate 1974 la situazione precipitò definitivamente. Il 15 luglio la Guardia Nazionale Cipriota, coadiuvata dall’EOKA B, diede l’assalto al palazzo presidenziale, destituendo Makarios III, che fuggì a Londra, ed eleggendo Nikos Sampson, un greco-cipriota convinto nazionalista. Nei giorni successivi, molti esponenti politici turco-ciprioti e soprattutto sostenitori di Makarios III, quasi tutti appartenenti al partito AKEL, iniziarono a essere assassinati oppure a sparire nel nulla. Vedendosi respinta ogni possibile forma di dialogo, non soltanto dalla Grecia, ma addirittura da Stati Uniti e Inghilterra, che si rifiutò di far valere il Trattato di Alleanza e Giustizia del 1960, la mattina del 20 luglio la Turchia diede inizio all’operazione Attila e invase Cipro.

 

Nei tre giorni successivi l’avanzata turca proseguì senza che la Guardia Nazionale riuscisse ad arrestarla, finché il 22 luglio l’ONU riuscì a ottenere un cessate il fuoco. Il giorno successivo, il governo di Sampson cadde e al suo posto venne eletto Glafcos Clerides, anch’egli ex membro dell’EOKA, consapevole però dell’inferiorità bellica cipriota e deciso a fermare il conflitto. Dal 25 al 30 luglio si svolsero a Ginevra dei colloqui di pace che videro partecipare Clerides, l’ex vicepresidente Denktaş, in veste di rappresentante del popolo turco-cipriota, e il ministro degli esteri turco Turan Güneş. Questi incontri diedero esito negativo: l’unico desiderio della parte turca era quello di mettere in pratica la taksim, ipotesi che Clerides non era disposto a prendere in considerazione. Il 14 agosto, il Primo Ministro turco Bülent Ecevit diede il via all’Operazione Attila II, una nuova invasione militare che in breve tempo portò la Turchia a occupare il 40% circa del territorio cipriota.

 

La popolazione greco-cipriota di questo territorio, corrispondente alla parte settentrionale dell’isola, venne costretta dall’esercito turco ad abbandonare le proprie case, in molti casi col ricorso alla violenza, e a emigrare nella parte meridionale. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha calcolato che il numero di profughi costretti a emigrare al Sud si aggirasse tra i centocinquantamila e i duecentomila. Nello stesso periodo, un gran numero di turchi iniziò a emigrare nelle nuove zone conquistate, in alcuni casi creando nuovi villaggi.

 

Il 13 febbraio 1975, dopo aver stabilito la nuova linea di confine in quella che tutt’oggi è conosciuta come Linea Verde, la Turchia dichiarò che la parte settentrionale di Cipro uno Stato federale turco, concedendole una formale indipendenza nel 1983 col nome di Repubblica turca di Cipro del Nord, il cui primo presidente, nonché unico fino al 2001, è stato Denktaş. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha fin da subito condannato la gestione turca, ritenendo che fosse necessario soltanto ristabilire lo status quo precedente al colpo di stato della Giunta dei Colonnelli. Tutt’oggi, la Repubblica turca di Cipro del Nord non è riconosciuta da alcuno Stato all’in fuori della stessa Turchia.


La divisione dell’isola in due entità, sebbene venga ignorata dalle carte geografiche, è realtà assodata: la Linea Verde separa l’isola non solo idealmente, bensì con una barriera materiale, costruita a partire dal 1974. Questo sbarramento attraversa la stessa capitale, Nicosia, obbligando chiunque desideri attraversarla da parte a parte a presentarsi con il passaporto e a sottoporsi ai controlli militari. A oggi, ogni tentativo effettuato per riunire le due parti di Cipro si è rivelato fallimentare: la totale chiusura da parte sia degli organi di governo greco-ciprioti che turchi ha portato il sentimento di separazione a radicarsi nella mentalità degli abitanti. Nel 2002, in risposta alla richiesta di Cipro di entrare a far parte dell’Unione Europea, Bruxelles ha invitato le due metà a riunirsi in una sola repubblica a partire dal 2004.

 

Nonostante buone trattative, che avevano portato alla formazione di un piano di unificazione definito Piano Annan, i due referendum del 24 aprile 2004 hanno avuto esito negativo: sebbene nella Repubblica turca fosse stato approvato col 64,91%, nella zona meridionale è stato respinto col 75,83%. Il rifiuto del Piano Annan è dovuto principalmente all’avversione della Chiesa greco ortodossa e del presidente Tassos Papadopoulos, ex membro dell’EOKA, che contestava come il trattato non prevedesse il ritorno degli sfollati greco-ciprioti nelle loro terre di appartenenza precedenti il 1974 e il ritiro non soltanto delle truppe turche, ma anche degli immigrati anatolici giunti a Cipro come colonizzatori.


Il 1 maggio 2004 Cipro è entrata a far parte dell’Unione Europea: sebbene la divisione persista, e si possa quindi considerare solo la parte meridionale facente parte della stessa, l’UE non riconosce politicamente la Repubblica turca di Cipro del Nord. La situazione attuale è, ovviamente, molto diversa. Nonostante un miglioramento delle tensioni a partire dal 2003, anno dal quale è stato reso possibile ai cittadini di entrambi gli Stati attraversare la Linea Verde, la barriera è risultata necessaria per mantenere l’ordine interno: sono ancora numerosi i gruppi nazionalisti che rivendicano come proprio unico diritto il possesso dell’isola.

 

La loro presenza continua a essere un ostacolo per la ripresa delle trattative di riunificazione: dal 2014 al 2017 entrambi i governi hanno preso parte a dei colloqui in Svizzera per cercare una soluzione, senza buoni risultati. Negli ultimi anni è da registrare, inoltre, un peggioramento delle relazioni tra Repubblica di Cipro e Turchia: secondo il presidente cipriota Nikos Anastasiadīs, la Turchia si starebbe rendendo protagonista di veri e propri atti di pirateria, sfruttando alcune riserve di gas naturale del mar Mediterraneo che sarebbero di proprietà cipriota. Si tratta di un particolare paradosso.

 

L’Unione Europea ha, infatti, appoggiato le rimostranze di Cipro, condannando l’operato della Turchia e riconoscendo all’isola i diritti su quelle zone, sulle quali, tra l’altro, ENI e TOTAL possiedono contratti di sfruttamento. Il problema è che questa valutazione dell’UE è stata fatta in base al mancato riconoscimento dell’esistenza della Repubblica turca di Cipro del Nord: considerando la posizione della stessa, sarebbe logico prendere in considerazione l’ipotesi possa trovarsi sotto l’influenza turco-cipriota. Purtroppo, al momento la situazione resta decisamente complessa e non prevede immediate soluzioni.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]