la regina cristina
REALtà
NELLA FINZIONE SCENICA
di
Laura Novak
Nel 1933
solo Greta Garbo avrebbe potuto fare di
un film, forse sopravvalutato dalla
critica, come “La Regina Cristina” un
grande film.
Cristina di Svezia
diviene nel 1632, a soli 6 anni, regina.
Il padre,
il sovrano di Svezia, Gustavo Adolfo,
muore sul campo da battaglia della
guerra dei Trent’anni.
Dopo 12
anni di reggenza del Gran Cancelliere, a
18 anni il Paese è nelle sue mani. La
Svezia che Cristina ama non essite però
più.
La guerra
ha proseguito il suo percorso di morte,
mentre l’esercito è in frantumi e le
casse reali alla bancarotta.
Cristina
si ritrova all’improvviso emarginata
dalla diplomazia europea.
La sua
personalità è stata fonte di ispirazione
da sempre per poeti, letterati e
storici.
Cristina
nasce in un periodo storico e in una
condizione sociale non adatti alla sua
tempra di donna moderna. I suoi sogni e
le sue ambizioni cavalcano l’onda
dell’innovazione assoluta nella società
e nella politica.
E’ una
donna raffinata e di pensiero, che da
sempre condanna e combatte il ruolo
superficiale e marginale che viene
attribuito alla donna in qualunque
stratificazione sociale.
Combattiva
sul trono e nella vita, dopo una
conversione segreta al Cristianesimo, si
impegnerà personalmente nel
raggiungimento della pace in Europa.
I suoi
abiti maschili e gli atteggiamenti
androgini, diventano velocemente
bersaglio di critiche e ammonimenti da
tutto la reggia.
Sotto la
forte pressione di sovversioni
cittadine, il Senato la solleciterà a
più riprese al matrimonio forzato con
suo cugino, Gustavo Adolfo.
E’ il
Popolo, che lei sente di amare e
sostenere, a chiederlo a gran voce .
Allo
sbando e nella povertà assoluta i
cittadini sentono la necessità di una
guida salda.
Ora
Cristina lo sa, il suo popolo non è
pronto per una regina. Desidera un re
che sia di stirpe svedese.
Cristina
deciderà energicamente di non cedere
alle pressioni di uomini incolti e
maschilisti. Nessun uomo le governerà la
vita e l’anima nel legame matrimoniale.
Abdica a
sorpresa nel 1654. E lo fa a favore di
colui scelto dal popolo per essere re,
Gustavo Adolfo. La decisione del popolo
rimane sovrana.
Troverà
rifugio e luogo di delizia culturale
nell’Italia dei papi e dell’arte, che le
renderà onore nell’anno della sua morte,
il 1689, con la tumulazione sacrale del
suo corpo nelle grotte di San Pietro a
Roma.
Greta Garbo,
regina del cinema muto degli anni ’20,
nel 1932 si trova nella sua natia
Svezia, abbandonata da anni per
Hollywood e il successo.
Colpita
dalla grande forza di carattere della
Regina che emerge da una delle tante
biografie scritte sulla sua figura
scritta dalla giovane scrittrice Salka
Viertel, riesce a convincere la sua casa
di produzione, la MGM, a finanziare un
film su Cristina.
La vicenda
della regina diviene, attraverso la
grandissima interpretazione della Garbo,
una miscela di politica, amore e morte.
Per molti
aspetti le esistenze delle due donne
corrono su binari incredibilmente
paralleli.
Entrambe,
tacciate da sempre di mascolinità, di
prestanza androgina, saranno, nei loro
atteggiamenti e temperamenti, fonte di
pettegolezzi.
La poca
inclinazione di entrambe a non sposarsi,
rimanendo“scapolo” e non zitella (come
usava dire la Garbo,e come poi dirà nel
film anche il suo personaggio), creava,
intorno alle loro figure, maldicenze e
sospetti.
Il tema
della bisessualità era, in entrambe le
epoche, un tema scottante, poco
gestibile, sicuramente un tabù.
Nel film
tutto questo è solo accennato, celato da
un viso prefetto e un trucco
impeccabile, lasciato intendere al
pubblico senza platealità o grottesco.
Sono le
movenze del corpo, la camminata decisa e
forte, l’accavallamento delle gambe nei
pantaloni maschili a fare la differenza
visiva.
La
magnifica Garbo è maschera, foglio
bianco su cui scrivere o vedere quello
che si desidera.
Le grandi
similitudini caratteriali e di vita che
esistono tra le due donne rendono la
fusione assoluta tra ruolo ed
interprete.
Il cinema
con le sue regole, come la Svezia con le
sue necessità di stato, sono galere per
donne all’avanguardia, sovrane nelle
loro arti, carismatiche come poche,
senza clichè.
La loro
femminilità, mai strumentalizzata, è
accantonata per dare spazio a capacità
comunicative più alte e sublimi.
La sua
arte era semplice e naturale: andare sul
set, recitare se stessa e senza rumore
sparire nella vita privata fino alla
prossima scena.
Come
Cristina, anche la divina Greta Garbo
abbandona quello che è stato il suo
mondo, il cinema, giovane, a soli 36
anni.
Una donna
mai cosciente del suo innato fascino;
centro di attenzione morbosa da parte
della gente, ma sempre al margine
Nel 1941 è
la sua ultima apparizione. Il ritiro
dalle scene anticipato è solo la
conseguenza di una vita mai all’interno
dei meccanismi di Hollywood.
La sua
morte nel 1990 a New York sarà
silenziosa come la sua vita.
Entrambe
moriranno isolate dal loro passato,
regine nella vita e nel pensiero di come
vivere una vita, consapevoli della
scelta del loro presente. |