arte
PER UNA RILETTURA DI SIEGFRIED KRACAUER
SUL CINEMA ESPRESSIONISTA
CALIGARI, NOSFERATU, GOLEM, METROPOLIS /
Parte I
di Gianfranco Massetti
Quando Siegfried Kracauer intraprende la
sua storia del cinema tedesco – nel
libro From Caligari to Hitler, a
psychological history of the german film
– è persuaso che attraverso l’analisi
dei film “sia possibile svelare le
disposizioni psicologiche profonde
predominanti in Germania dal 1918 al
1933, disposizioni che influirono allora
sul corso degli avvenimenti” e delle
quali si sarebbe dovuto tenere conto per
il futuro.
In questo modo, Kracauer assume la
cinematografia come “strumento di
ricerca” che si può applicare “allo
studio del comportamento di massa”, in
un’epoca in cui il cinema diventa un
oggetto di consumo destinato alle masse.
Scrive Kracauer in una lettera a
Panofsky del 1942 che i “film illuminano
il regno delle bagatelle, dei piccoli
eventi”, ma “proprio per questa ragione,
essi possono diventare una nuova fonte
di conoscenza”. La sua ambizione è
quella di realizzare attraverso la
storia del cinema tedesco un’opera che
faccia emergere dal minuto dato
indiziario degli eventi quotidiani i
profondi processi psichici che
costituiscono il geroglifico dei
sentimenti collettivi.
Sotto la sua lente di ingrandimento è la
corrente artistica dell’espressionismo
cinematografico che intercetta il magma
dei sentimenti della nazione
attraversati dallo spiritualismo
teosofico e dalla moda occultista.
Seppure non ci sia stata da parte della
cinematografia espressionista alcuna
presa di posizione ideologica, a
cogliere e indirizzare gli aspetti più
torbidi di questi fenomeni è però il
Nazionalsocialismo che presenta con essi
una maggiore affinità dal momento che è
proprio da queste fondamenta che trae
vigore il misticismo esoterico dei suoi
gerarchi.
Tuttavia Kracauer, a questo riguardo,
mantiene un silenzio imbarazzante.
Persuasi che ci sia da colmare il vuoto
di questa sua reticenza, torneremo
brevemente su alcune tra le opere
cinematografiche più significative
dell’espressionismo tedesco, per meglio
cogliere dietro il paravento del
goticismo alla moda i diversi aspetti
sotto i quali si manifesta una cultura
che il Razionalismo cartesiano prima e
l’Illuminismo poi hanno messo al bando.
Una tale cultura che si nutre di
credenze magico-superstizione finisce
per coinvolgere e influenzare, tra la
fine dell’Ottocento e gli inizi del
Novecento, non solo i ceti popolari, ma
anche i frequentatori dei più bei
salotti d’Europa, in una trama complessa
di suggestioni che avranno il loro
precipitato nelle vicende storiche del
primo novecento. Lo vedremo attraverso
quattro film: Il gabinetto del dottor
Caligari, Nosferatu, Il
Golem e Metropolis.
Das
Cabinet des Doctor Caligari
è stato girato nel 1920 dal regista
Robert Wiene. Gli autori della
sceneggiatura, Karl Mayer e Hans
Janowitz, s’incontrarono a Berlino
all’indomani della prima guerra
mondiale. Reduci entrambi dal fronte,
serbavano un profondo rancore nei
confronti delle gerarchie militari che
avevano mandato al massacro un’intera
generazione di giovani.
I due raccontano la storia del dottor
Caligari, che insieme a Cesare, soggetto
sonnambolico, si esibisce per le fiere
della Germania in spettacoli di
ipnotismo. La vicenda si dipana a
partire dagli omicidi commessi da Cesare
nello stato di ipnosi indotta da
Caligari. Dopo essere stato smascherato,
Caligari si dà alla fuga, ma il giovane
Francis, che indaga sul conto di questi,
lo rintraccia in una clinica
psichiatrica. Dopo aver riferito
l’intera vicenda ai medici della
clinica, Francis ottiene la confessione
di Caligari, che viene messo in camicia
di forza.
A questo punto, le nostre certezze,
tuttavia, vacillano. Scopriamo, infatti,
che Francis è un malato di mente.
Protagonisti della storia da lui narrata
sono, infatti, tutti i pazienti della
clinica, compreso il presunto dottor
Caligari, che è in realtà il medico
primario. Francis lo aggredisce
credendolo Caligari. Il medico
finalmente ha capito! Francis ha subito
un trauma da transfert e ora lo potrà
curare.
La figura del dottor Caligari, nelle
intenzioni di Janowitz e Mayer avrebbe
dovuto personificare l’autorità del
potere istituzionale che viola in modo
spietato ogni diritto o valore umani per
soddisfare la propria sete di dominio.
Cesare doveva pertanto rappresentare il
ritratto dell’uomo comune diventato
durante la guerra un inconsapevole
strumento nelle mani del potere, che lo
costringe a diventare un assassino.
Utilizzato per conto dell’UFA dal
regista Robert Wiene, questo soggetto a
suo modo sovversivo avrebbe tuttavia
subito una modifica radicale in seguito
alla sovrapposizione della cornice che
fa da contorno all’intera vicenda.
«Un film rivoluzionario – è il commento
di Kracauer – venne così trasformato in
un film conformista, secondo il
diffusissimo sistema di dichiarare pazzi
gli individui normali ma molesti e di
spedirli in manicomio». Tutto ciò non
sarebbe accaduto per le particolari
inclinazioni ideologiche del regista, ma
semplicemente per l’esigenza commerciale
di andare incontro ai gusti di un
pubblico poco colto e desideroso di
essere rassicurato sulla bontà del
sistema.
Il film, tuttavia, si gioca sulla strana
percezione che la realtà sia come la
sala degli specchi di un lunapark,
all’interno della quale l’essere umano è
un sonnambulo trascinato dalle facoltà
mesmeriche di un ipnotista. Se
all’inizio degli anni Venti questa è una
sensazione intercettata dalla
cinematografia, circa dieci anni più
tardi sarà invece una tragica realtà.
Tuttavia, Kracauer non sembra propenso a
gettare lo sguardo della sua analisi al
di là di quello che secondo lui è un
racconto da considerare come
un’incursione nel subconscio. Cosi a
proposito di Hitler parla semplicemente
di plagiario, mentre l’ispirazione
profetica degli autori di Caligari
scaturisce da un “mondo sotterraneo” di
“oscuri impulsi”, a proposito del quale
possiamo solo presumere una lettura
psicoanalitica:
«Caligari è un tipico precursore di
Hitler in quanto usa il potere ipnotico
per piegare al suo volere il suo
strumento, tecnica che ricorda, per
contenuto e per scopo, il plagio che
Hitler per primo esercitò su larga
scala. Benché all’epoca di Caligari il
motivo dell’ipnotizzatore irresistibile
non fosse ignoto allo schermo – aveva
già avuto una parte importante nel film
americano Trilby, proiettato a
Berlino durante la guerra – non c’era
nulla nel loro ambiente che spingesse i
due autori [Hans Janowitz e Carl Mayer
n.d.r.] a proporlo. Probabilmente essi
furono ispirati da uno di quegli oscuri
impulsi che, scaturiti da quel mondo
sotterraneo in lenta evoluzione sul
quale si regge la vita di un popolo,
generano a volte autentiche visioni
profetiche».
Una pellicola che apre uno squarcio
sulle inquietudini della Germania del
primo dopoguerra è il Nosferatu
girato nel 1921 da Murnau, il quale
realizzerà con quest’opera il prototipo
cinematografico dei film dedicati alla
figura del conte Dracula. Liberamente
ispirato al noto romanzo di Bram Stoker,
questo film, insieme a Il gabinetto
del dottor Caligari, Homunculus,
Vanina, Il dottor Mabuse e
altri, fa parte, secondo Kracauer, di
“un gruppo di pellicole” che “si
specializzò nel rappresentare i
tiranni”.
Da questo punto di vista, ci sono però
nell’analisi del Nosferatu di
Murnau almeno due cose che Kracauer
trascura di ricordare. La prima è che la
rappresentazione del vampiro apparteneva
all’immaginario tedesco già a partire
dal tardo medioevo. La seconda è che
tale immaginario l’avevano di volta in
volta applicato all’avidità del signore
feudale oppure a quella dell’usuraio
ebreo, per lo più associato alla paura
del contagio della peste.
All’origine della leggenda del conte
Dracula vi è innanzitutto il resoconto
delle sue efferatezze attraverso le
molteplici edizioni a stampa che avevano
invaso gli Stati tedeschi a partire dal
1480. La vicenda storica del conte
Dracula che inizia nel 1456, con l’atto
di vassallaggio verso il re di Ungheria,
si conclude un ventennio dopo, in
seguito alla sua morte.
Il principe di Transilvania era nato
intorno al 1437. Era figlio di quel
principe Vlad che aveva ricevuto nel
1431, a Norimberga, il governatorato
della Valacchia e l’investitura della
Societas Draconis, il cui fine era
quello di combattere gli infedeli,
difendendo la persona del re di Ungheria
e perpetuando la condanna dell’eresia
hussita. Il soprannome di Dracul, che
avrebbe designato il figlio di Vlad,
deriverebbe dunque dalla sua
appartenenza all’Ordine del Dragone. Può
darsi che ai risvolti esoterici che
legarono il conte Dracula al misterioso
ordine cavalleresco, non fosse nemmeno
estraneo l’interesse dimostrato per
l’esoterismo da parte dello stesso Bram
Stoker, che aderiva alla società segreta
Alba d’Oro, la “Golden Dawn” .
Il romanzo di Bram Stoker su Dracula
appare nel 1897, Murnau ne riadatta il
soggetto in collaborazione con Henrik
Galeen, che è chiamato alla
sceneggiatura. Il titolo del film sarà
Nosferatu, perché questo è il nome del
vampiro in lingua romena. Nel film i
riferimenti al Dracula di Bram Stoker e
alla figura del principe Vlad saranno
variamente disseminati.
La storia si svolge intorno al 1838. A
Brema, un commerciante di immobili invia
il giovane Hutter in Transilvania per
curare la vendita di un palazzo a favore
del misterioso conte Orlok, sotto le cui
spoglie si nasconde Nosferatu il
vampiro. Hutter giunge a destinazione e
stipula la transazione immobiliare. Ma
la sera della partenza viene
vampirizzato da Nosferatu, che si avvia
a raggiungere la sua nuova residenza in
Germania con l’intento di impossessarsi
anche della moglie di Hutter. Nascosto
in una bara, Nosferatu salpa con il
veliero Demeter verso il mare del Nord,
mentre a sua volta Hutter lascia la
Transilvania per via di terra, recando
con sé un libro sui vampiri, che
dovrebbe servire a salvare la moglie.
Intanto a Brema, un inconsapevole
professor Bulwer tiene conferenze sui
fenomeni naturali di vampirismo.
L’impresario dell’agenzia immobiliare si
rivela, invece, un adepto del satanismo
e viene rinchiuso in ospedale
psichiatrico, dove riesce ad avvertire
telepaticamente l’arrivo di Nosferatu.
Sul Demeter si diffonde un morbo che
uccide un poco alla volta l’intero
equipaggio. Il comandante del veliero
denuncia nel suo diario di bordo la
presenza di topi e manifesta il timore
che ci sia la peste. Al suo approdo a
Brema, i ratti invadono la città e tra
la popolazione comincia a serpeggiare la
malattia.
L’epilogo della storia consiste nella
morte di Nosferatu, in seguito al
tentativo di sedurre la moglie di Hutter.
Quest’ultimo ha raggiunto Brema con la
copia del libro dei vampiri che consegna
alla donna in modo da farle apprendere
come sconfiggere Nosferatu: lo dovrà
intrattenere fino all’alba, quando i
raggi del sole giungeranno a provocarne
la morte.
L’opera di Murnau è collocata
solitamente nella dimensione dei film di
carattere psicanalitico. Essa è dunque
interpretata come una sorta di “viaggio
iniziatico” che porta alla fissazione
dell’Io attraverso il superamento delle
forze caotiche dell’inconscio. Ma nella
didattica di questo film c’è dell’altro.
Memorabile è la scena del vampiro che si
aggira di notte per le strade di Brema,
circondato dai topi che diffondono il
contagio. Tre anni prima del romanzo di
Stoker, era stato isolato a Hong Kong il
bacillo della peste e soltanto allora si
erano potute stabilire le modalità della
sua trasmissione, individuandone il
vettore nel topo domestico presente nei
granai e nelle stive delle navi.
Murnau
associa metaforicamente la diffusione
della malattia alla presenza dei
roditori e all’immagine del vampiro,
simboli delle paure ataviche dell’uomo.
Di questo linguaggio, faranno tesoro gli
ideologi del Nazionalsocialismo, che
applicheranno la metafora del vampiro,
succhiatore di sangue e agente di
contagio della malattia, allo stereotipo
dell’ebreo della propaganda antisemita.
Tuttavia, Dracula era il male, ma anche
l’antidoto. Nella città delle
manifestazioni oceaniche immortalate dai
documentari della Riefestahl, rinascerà
dalle ceneri il nuovo Dracula che si
erge a difensore della nazione tedesca
con la promulgazione delle leggi di
Norimberga.
La propensione dei tedeschi a subire il
fascino della propaganda
nazionalsocialista consisteva del resto
nel bisogno di un “un rifugio
spirituale” che li ancorasse a qualche
certezza per il futuro. Kracauer
sostiene che le coscienze dei giovani si
trovavano in balia delle onde, come il
Demeter che conduceva Nosferatu sul Mare
del Nord. Molti di loro avevano trovato
approdo nella Chiesa o nel marxismo,
molti altri si lasciavano irretire dai
rabdomanti di turno:
«L’animo tedesco, ossessionato
dall’alternativa tra dominio tirannico e
caos degli istinti e minacciato di
sfacelo da ambo le parti, si dibatteva
fra gli elementi ostili come la nave
fantasma di Nosferatu. Mentre ancora
predominavano i film di tiranni e di
istinto, lo schermo tedesco incominciò a
proporre film che esprimevano l’urgenza
di trovare una via d’uscita al dilemma,
urgenza che pervadeva tutta la
dimensione della coscienza. Chiunque
abbia vissuto quegli anni cruciali in
Germania ricorderà come i giovani e gli
intellettuali anelassero a un rifugio
spirituale. La chiesa ne conquistò
molti, e l’entusiasmo che questi
convertiti manifestavano per la
sicurezza recentemente acquistata era in
strano contrasto col tentativo di un
gruppo di giovani di formazione
cattolica di spostare a sinistra la
politica ecclesiastica. Non v’è dubbio
che anche l’aumento dei simpatizzanti
comunisti fosse dovuto in parte al
fascino che esercitava l’alone di
ortodossia della dottrina marxista sui
molti individui psichicamente fragili in
cerca di un solido rifugio. Nel loro
terrore di rimanere allo sbaraglio,
centinaia di uomini accorrevano dagli
improvvisati profeti che nel giro di
pochi anni dovevano cadere nell’oblio.
Il teosofo Rudolph Steiner faceva
particolarmente furore in quei tempi;
egli assomigliava a Hitler in quanto
diffondeva zelantemente presuntuose
profezie in un detestabile linguaggio
piccolo-borghese tedesco».
Kracauer
fa allusione qui a un certo
spiritualismo che cerca però di
liquidare sommariamente con il
tranciante giudizio espresso nei
confronti del teosofo Rudolph Steiner,
studioso dei Rosacroce. Quella che può
sembrare una certa inadeguatezza di
Kracauer ad affrontare l’argomento
nasconde, tuttavia, la scelta di essere
reticente di fronte a ciò che per la sua
formazione culturale,
razional-illuminista, costituisce un
imbarazzante tabù.
Del resto, pare impossibile che proprio
Kracauer ignorasse quali addentellati
potesse avere la teosofia nel mondo
della produzione cinematografica, come
dimostra il caso di Albin Grau, lo
sfortunato produttore di Nosferatu che
dovrà soccombere nella causa per plagio
della vedova di Bram Stoker.
Appassionato di occultismo, Grau era
anche membro della discussa associazione
segreta denominata Saturn Lodge che
agiva a Berlino sotto gli auspici del
famigerato Aleister Crowley, avendo
anche un ruolo, a quanto si dice,
nell’ascesa al potere politico di
Hitler. |