300
Il
film
di
Antonio Montesanti
Il film è tratto da un fumetto di Frank
Miller sulla battaglia delle Termopili,
pubblicato tra il maggio e il settembre
1998 in albi mensili. L'idea venne
all'autore dopo la visione, nel 1962
(all’età di 5 anni), del film
The
300 Spartans.
Per essere una pellicola ispirata
direttamente dalle tavole di un
comic americano, non ricalca
pedissequamente, ma ne utilizza i tratti
principali, lo complessa nella sostanza,
lo arricchisce di particolari, già
precisi e piuttosto puntuali nella
ricostruzione del maestro Miller e
inoltre si allontana molto meno dalla
realtà di quanto non lo facciano i suoi
precedenti Troy e Alexander, e può
essere definito un vero e proprio
capolavoro creativo.
Il film e ancor prima il comic
narrano i fatti della Battaglia delle
Termopili, svoltasi nell’omonima ed
angusta gola della Grecia centrale nel
luglio del 480 a.C., tra i persiani,
venuti in massa (nelle fonti si parla di
oltre 2.500.000 di uomini) per invadere
per la terza volta la Grecia in meno di
dodici anni, ed un drappello di greci
(circa 8000 unità) guidate dal generale
e re degli spartani Leonida col suo
seguito di 300 guardie personali.
Le interpretazioni sugli avvenimenti
non-storici si riducono davvero al
minimo, ossia dopo aver esaurito tutte
le tematiche storiche narrate da Erodoto,
primo, obbiettivo, veritiero storico
occidentale, quasi contemporaneo alla
battaglia, le valenze cinematografiche
riescono a ricreare una scelta concreta
su cui basare la storia che contornia
l’impresa.
Zack Snyder, il regista, ha diretto una
versione cinematografica di un fumetto e
al contempo di un evento di portata
storica immensa in una maniera fuori dal
comune. Certo, non mancano scene che
ricalcano molti film storico-epici che
hanno impressionato gli animi e i cuori
degli spettatori come i campi elisi del
Gladiatore (tra l’altro comuni alle
culture greca e romana) o scene di
battaglia dalle gesta eroiche o
motivazionali che trascinano popoli alla
libertà finale come in Braveheart.
Ed è normale che la stessa pellicola, e
quindi il suo regista, siano stati
oggetto di numerose critiche, che hanno
investito soprattutto il trailer
del film medesimo.
Fondamentalmente il film ripropone nella
maniera più sobria e forse nella maniera
non tanto lontana dal vero quelle che
possono essere le ricostruzioni storiche
di Sparta e dei suoi abitanti, se si
esclude la parentesi
mistico-magico-greottesca dell’Eforato.
Mentre rende superbe, inimmaginabili
forse troppo fantasiose, ma estremamente
opulente, le note caratterizzanti dei
Persiani, che sembrano economicamente
più evoluti tanto da apparire quasi
degli extraterrestri.
La fantasia, chiamata tanto in causa da
redattori critici, in questo caso si
spinge esclusivamente in ambito iranico.
Laddove i nemici con sembianze
mostruose, più vicine al noto cartone
animato, Okuto no Ken (Il
cavaliere o guerriero di Okuto),
conosciuto in Italia con il nome di Ken
il Guerriero, forse si
discostano poco dal vero e
principalmente riguarda le figure
deformi e mostruose che popolano il
film: non ci dobbiamo stupire più di
tanto visto che lo stesso Erodoto cita
un personaggio dalle fattezze mostruose
che morì poco prima della battaglia e di
cui Serse si vantava di avere tra le sue
file e se ovviamente si escludono le
figure degli immortali, identificati
come belve assassine bestiali esperte
nella pratica del ninjutsu con spade
simili a katane nipponiche.
Come dopotutto la figura del “traditore”
Efialte, non corrisponde a realtà
storica, un esempio di creazione
favolistica di un personaggio con
elementi fisici grotteschi, a cui per il
suo voltafaccia viene augurata da
Leonida (Gerard Butler) la “vita eterna”
a discapito della sua difformità.
Anche se la parte fisica è messa in
primo piano in maniera preponderante,
visto anche lo strenuo allenamento
affrontato dagli attori che
impersonavano gli spartiati – su cui si
distinguono le figure del Capitano
(Vincent Regan) e del
più valoroso di tutti gli spartiati,
Dilios (David Wenham) –
la parte morale, interiore non è meno
priva di valenze spirituali che
attualmente risultano anacronistiche e
che in pochi possono apprezzare.
Il film che negli Stati Uniti ha
stracciato ogni precedente record di
presenze registrando un incasso di oltre
70 milioni di dollari nei primi 2 giorni
di programmazione, è stato apprezzato
poiché è riuscito a contemplare diverse
simmetrie parallele e coincidenti sulle
motivazioni che possono aver spinto a
vedere il film. Da una parte sono stati
guidati alla ricerca di una
movimentazione animata, gli amanti di
uno dei più grandi fumettisti mai
esistiti, da un altro gli appassionati
di storia, ancora coloro che praticano
la cultura del fisico e della marzialità
in genere, coloro che sono riusciti ad
intravedere una trama sentimentale di
enorme emozionalità o ancora coloro che
hanno visto uno scontro di civiltà già
presente in antico – tra l’altro vero e
forse estremamente attuale – nello
ultime vicende politiche che interessano
gli USA e l’IRAN (che ancora fino al
1960 portava il nome ufficiale di
PERSIA).
Ultimo elemento questo che ha
incredibilmente sollevato le polemiche
maggiori: le comunità iraniane, difatti
hanno esposto delle pesantissime
critiche alla casa produttrice – la
Warner – di essere stata
strumentalizzata per rilanciare una
propaganda americana antiiraniana con
l’accusa di fomentare lo scontro di
civiltà dato dall’equazione Occidente
cristiano-giudaico : Sparta = Oriente
islamico : Persia.
"E' un insulto alla cultura persiana e
si allinea alla guerra psicologica degli
Usa contro l'Iran. I persiani sono
dipinti come creature feroci e violente
più che come esseri umani, ha detto
consigliere per l'arte Shamqadri.
Immediata la replica di Frank Miller
autore del fumetto da cui è tratto il
film. "Gli elementi politici ci sono, ma
non desideravo che nessuno pensasse che
300 potesse diventare l'emblema
di uno scontro tra Oriente e Occidente".
Polemiche, forse più comprensibili,
hanno riguardato la presenza di scene
cruente condite da fiumi sangue che però
riportano effettivamente ad una cosa che
spesso viene poco sottovalutata, “la
guerra è bella solo per chi non l’ha mai
vissuta”, tenendoci bene a mente che
quello che si vede nel film è molto più
vicino alla realtà di quanto la gente
non immagini nel tendere a girare la
testa dall’altra parte.
Il film è quasi totalmente costruito con
l’ausilio della computer graphic
di qualità ad un livello superiore
rispetto alle precedenti pellicole con
l’ausilio dei computer Mac e l’utilizzo
di un sistema chiamato live action,
con ritocchi fatti con i programmi Final
Cut e Shake, che sicuramente avvicinano
alla realtà in maniera impressionante
anche se ancora si sente in sottofondo
“quel retrogusto” dell’irrealtà che fa
si da non far godere appieno, quindi
come vere, le scene panoramiche, seppur
meravigliosamente rispondenti alla
realtà.
300 è un film in cui viene riproposto il
sogno di un moderno e grande autore,
Frank Miller, capace di trasformare e
soprattutto di materializzare quei
valori lacedemoni ideali di coraggio,
forza e amore per la patria, la comunità
e la propria donna – come dice Snyder –
“…amando lo scontro, la battaglia.
Combattendo come un solo uomo,
schierati in una falange in cui lo scudo
di ogni guerriero proteggeva l'uomo che
gli stava accanto dalle ginocchia la
collo.
Era una visione terrificante
anche per l'enorme esercito persiano.
La disparità di forze non era un
problema, un vero
guerriero desiderava morire per la
libertà, che chiamavano la bella morte
(‘o kalòs thànatos)”.
Così si
realizzavano nel sacrificio
finale, gli omoìoi spartani, per
fermare il Re persiano Serse (Rodrigo
Santoro) ed il suo imponente esercito.
Gli spartani furono pronti a
sacrificarsi per non perdere patria,
moglie e figli, ma soprattutto la
libertà. L'esempio dei 300 guidati da
Leonida servì da sprone all'intera
Grecia che reagì congiuntamente
all'invasore persiano.
In un contesto che può ricordare un
videogame di ultima generazione, e per
questo vicinissimo più ad una favola, ma
estremamente reale, il valore del
coraggio, della forza di volontà, della
legge e dell’organizzazione spartana
nella disperazione totale in grado di
condurre ad imprese irrealizzabili è
tale perché impossibile, e tale resta,
con la differenza del trascinamento dei
valori nelle coscienze futuribili, in
cui uomini liberi e razionali prendono
in base all’esempio e alla
trasmigrazione sentimentale coscienza
del loro stato di individui liberi
contro la moltitudine persiana
costituita da schiavi di un signore e
non da sudditi, differenza che si nota
anche nell’essenza dei due opposti
regnanti, ambedue re, Leonida sobrio e
Serse ricoperto d’oro, il quale non
chiede una sottomissione totale e
violenta, ma un atto consapevole di
proskynesis (inchino) alla sua
stessa divinità, che alla fine riesce ad
ottenere da un Leonida sconfitto nel
tentativo finale, storicamente
impossibile, di ucciderlo.
Le tinte gotiche delle ambientazioni
scure, alternate a momenti rilassanti di
luce naturale e ad altri topici in cui
strali luminosi illuminano i momenti
chiave della narrazione, bene si
adattano alla battaglia e soprattutto il
la simbiosi delle armature bronzee,
modificate nei particolari da Miller, e
quindi nel film, ma non dissimili dalle
originali in cui risalta su tutti il
mantello lacedomone “del colore degli
dei”.
Il tutto è accompagnato da una colonna
sonora in stile classico-epicheggiante,
con tonalità gotiche della più classica
tradizione dei Carmina Burana, scritte
da Tyler Bates, capace di dare risalto a
quelle scene che consegnano ad ognuno
quei momenti verso i quali è più
proteso,
trasmettendo il vigore delle scene
chiave di preponderante intensità, che
allo stesso tempo fanno da sottofondo e
risaltano i momenti sublimi.
Da ultimo, ma non per ultima, la figura
più importante ed in assoluto più
rilevante è Gorgo (Lena Headey), moglie
di Leonida e regina spartana che concede
se stessa al proprio marito in una sorta
di simbiosi che può sembrare fredda e
sconsacrata, volta solo alla
“procreazione di uomini spartani”;
tuttavia è l’emblema di una donna capace
di appoggiare il compagno in momenti in
cui lui chiede conferme, come nel caso
dell’ambasciatore persiano, capace di
muoversi in sottofondo per il bene del
marito e della comunità senza dare
nell’occhio, in grado di sacrificarsi
fisicamente per il bene di colui che ama
e alla fine abile nell’essere tanto
risoluta da essere la scintilla di quel
movimento aggregante che porterà la
Grecia intera a combattere l’ultima
battaglia a Platea guidata dai
Lacedemoni stessi.
Il tutto in un gioco di passione senza
orpelli e smancerie, di giochi di
simbologie a distanza, di decisioni
impervie rischiose ma necessarie e
soprattutto di un pragmatismo
costruttivo di una donna che ha l’amore
del marito per quello che è e non per
quello che rappresenta, quell’amore che
alla fine, nel silenzio di un contesto
inascoltato e del sentimento più vero
viene conclamato e declamato
all’universo. Divenendo così eterno. |