antica
L’ESERCITO DI TERRACOTTA
I GUERRIERI IMMORTALI DEL "PRIMO
IMPERATORE"
di Domenico Samela
Fra il 1973 e il 1974, così come gran
parte della Cina settentrionale, la
provincia dello Shaanxi fu colpita da
una grave siccità. Il 23 marzo 1974 un
gruppo di contadini cinesi residenti in
una località vicino Xi'an cominciò a
scavare alla ricerca di acqua. Sebbene
il luogo designato dai contadini risultò
esserne sprovvisto, dopo alcuni metri di
scavi venne rinvenuta una sorprendente
quantità di cocci.
Secondo la memoria storica, Yang Zhifa (杨志发),
un agricoltore che aveva preso parte al
primo scavo, notò sin da subito qualcosa
di umano tra i cocci. Il 29 marzo i
contadini decisero così di avvertire le
autorità, le quali mandarono sul posto
un gruppo di archeologi e ricercatori.
Fu sufficiente allargare di poco lo
scavo per rendersi conto di aver fatto
una delle più sensazionali scoperte del
secolo. Il ritrovamento passò alla
storia con il nome di Esercito di
Terracotta (兵马俑bingmayong).
L’enorme complesso fu realizzato fra il
246 a.C. e il 208 a.C. e si estende su
una superficie di circa 56km², nei
pressi della tomba dell'imperatore Qin
Shi Huangdi (秦始皇帝259
a.C. – 210 a.C.). Il colossale sito
rappresenta una forma di arte funeraria,
la quale ha coinvolto oltre 700.000
operai, tra prigionieri e normali
lavoratori. Gli archeologi sostengono
che gli operai fossero organizzati in
piccoli gruppi, diretti da un
capomastro, e che ciascuno di essi fosse
responsabile dell’esecuzione delle
statue, dalla preparazione dell’impasto
alla modellatura completa. La cottura
venne invece affidata ai fuochisti.
Quando il complesso fu terminato, tutti
lavoratori vennero sepolti al suo
interno, in modo tale da occultare tutti
i segreti dell'opera.
Nel 221 a.C. Ying Zheng (嬴政),
sovrano del regno di Qin (秦),
riuscì a realizzare l'impresa che da
oltre un decennio lo teneva impegnato in
incessanti campagne militari e azioni
diplomatiche: l’unificazione della Cina.
Se i primi anni di governo furono
caratterizzati dall’amministrazione e
dall’espansione dell’impero, l’ultimo
periodo di vita dell’imperatore fu
distinto dall’ossessione di immortalità.
Il timore per la morte conteneva
probabilmente la consapevolezza della
fragilità del potere assoluto dinanzi al
tempo. Anche se il suo regno sarebbe
stato destinato a cessare, la sua gloria
sarebbe durata in eterno grazie alla
realizzazione del suo imponente
mausoleo, difeso da guerrieri immortali.
La collocazione strategica della
sepoltura dell’imperatore Qin Shi
Huangdi è perfettamente fedele ai
principi del Feng Shui (风水).
La camera funeraria risulta protetta in
ogni punto cardinale ed è delimitata da
un muro perimetrale spesso circa quattro
metri. Essa non è mai stata violata e
perciò non è stata ancora oggetto di
scavi scientifici. A differenza della
tomba del sovrano, il resto del
complesso è stato invece materia di
indagine.
La fossa scoperta per caso dai contadini
nel 1974 venne contraddistinta con il
nome di n° 1. Dalle dimensioni di 240x62
m, essa contiene il corpo dell'armata
principale. L'esercito è schierato
secondo un ben preciso ordine tattico ed
è formato dalla fanteria leggera, tra
cui gli arcieri, due carri, i lancieri,
la fanteria pesante e gli ufficiali,
riconoscibili dal copricapo.
La fossa n° 2, scavata nel 1976, si
trova a circa 20 metri di distanza dalla
fossa n° 1 e presenta una superficie di
84x94 m. All'interno sono presenti 80
carri da battaglia, preceduti da uno
squadrone di balestrieri. Quest’ultimo è
protetto dai cavalieri, che avrebbero
dovuto muoversi in retroguardia o lungo
le ali.
La fossa n° 3 è la più piccola, dalle
dimensioni di appena 17,6x21,4 m. Fu
rinvenuta nel 1976 e conta solamente 78
statue e una quadriga. Trattandosi
probabilmente del quartier generale
dell'esercito, i guerrieri sono
schierati in posizione difensiva a
protezione del carro, che probabilmente
porta con sé il comandante
dell'esercito. La fossa n° 4 venne
invece ritrovata vuota, confermando il
fatto che il mausoleo non venne mai
completato.
Nel 1999 gli archeologi hanno scavato
una piccola porzione della fossa K9901,
divisa in tre corridoi paralleli. Lo
scavo ha riportato alla luce un grande
tripode ding (鼎)
di bronzo e 11 statue di terracotta che
hanno stupito gli archeologi, in quanto
quest’ultime indossano solo un
gonnellino, rivelando così i loro corpi
e la loro muscolatura. Le sculture sono
inoltre atteggiate in posizioni
dinamiche, le quali hanno indotto gli
studiosi a identificare le figure come
acrobati.
A nord della fossa K9901 ne è stata
individuata un’altra, la K9801, molto
più ampia. Il contenuto emerso dallo
scavo risultò anch’esso molto
interessante: migliaia di tessere
rettangolari di pietra calcarea combusta
che cucite insieme con filo di metallo
formano armature ed elmi. Si annoverano
inoltre un gruppo di placche
trapezoidali molto più grandi
appartenenti all’armatura di un cavallo.
La fossa K0006 scavata nel 2000 ha
restituito le tracce di un carro di
legno totalmente decomposto e quattro
crani di cavallo, posti proprio
all’ingresso del vano anteriore. Nel
centro della stanza sono invece emerse
12 figure di terracotta, quattro delle
quali con entrambe le braccia protese,
come gli aurighi rinvenuti nelle fosse
dedicate all’esercito. Le altre otto
sculture presentano le mani conserte,
appoggiate sul ventre e nascoste nelle
ampie maniche della veste. La cote e il
coltellino hanno permesso di
identificare queste statue con i
funzionari civili addetti alla redazione
di documenti.
Un’altra scoperta sensazionale è stata
quella della fossa K0007. Essa ha
restituito 15 sculture: otto uomini
seduti con le gambe distese e sette
individui inginocchiati. Quest’ultimi
presentano un braccio lungo il corpo e
la mano aperta, mentre l’altro braccio è
sollevato e piegato, con la mano che
avvolge un oggetto, del quale, però, non
esistono tracce. In assenza di altri
elementi, il ruolo di queste statue
rimane misterioso. Nella stessa fossa
sono stati rinvenuti a grandezza
naturale anche 20 cigni, 6 gru e 20
anatre selvatiche, uccelli ritratti in
posizioni diverse.
Nel 2008 gli archeologi hanno iniziato a
scavare una sezione di 200m² nella tomba
n°2, dove credevano fossero sepolti
cavalieri e arcieri di terracotta
accompagnati da carri. Più precisamente
ritenevano che la camera potesse
contenere ulteriori 89 carri da guerra e
statue di cavalli. Tuttavia, questo
scavo fu interrotto nel 2008 per
mancanza di personale adeguato.
Nonostante questo, proprio in quell’anno
vennero rinvenute alcune delle più belle
e particolari statue, fra cui un
singolare guerriero con il volto verde.
La scoperta fece pensare che l'esercito
fosse originariamente composto da molti
colori, i quali scomparvero con il
passare del tempo.
Infine nel maggio 2014 il personale
dell'istituto di archeologia dello
Shaanxi ha annunciato la scoperta di
ulteriori 45 tombe, nelle quali si
troverebbero i resti di alcuni operai
sepolti. Questi ultimi ritrovamenti si
collocano a circa 5 km dal mausoleo.
Il modo in cui vennero realizzate le
statue dell'Esercito di Terracotta è
piuttosto singolare. Osservando la
totalità delle sculture rinvenute, è
possibile notare che alcune di esse sono
prive di testa, anche se i loro corpi
sono completi. Dagli studi condotti, gli
archeologi affermarono che le figure
constano solitamente di sette parti
(base, piedi, gambe, corpo, braccia,
mani e testa), realizzate separatamente
e poi assemblate.
Le componenti cilindriche, come braccia
e gambe, furono realizzate avvolgendo
lastre di impasto argilloso in tubi o
con il metodo “a colombino”, mentre la
forma della testa, le orecchie e le
mani, per esempio, furono eseguite
utilizzando stampi doppi o singoli.
L’acconciatura, i copricapi, i baffi, la
barba, i dettagli dell’armatura e delle
scarpe erano invece plasmati
direttamente sulle figure da maestri
scultori.
Dopo l'assemblaggio, l'argilla era
applicata sulla superficie delle
sculture affinché gli artisti potessero
modellare i volti e le acconciature
individualmente. I volti, come le altre
parti del corpo, furono realizzati con
una precisione maniacale. Ogni soldato è
unico, ha un volto proprio ed è
sicuramente molto fedele a un guerriero
dell'esercito imperiale Qin. In un
secondo momento le figure venivano cotte
in forni in modo da rendere l'argilla
dura e resistente. Al termine di questa
fase, le statue venivano colorate.
Come risultato di due millenni di
erosione e umidità, le sculture hanno
oggi perso il loro colore originale.
Secondo uno studio tedesco riguardante
la cromia delle sculture dell’esercito
di Qin Shi Huangdi, le armature dovevano
solitamente presentarsi di colore nero,
con nastri rossi e cuciture chiare. Gli
indumenti invece non avrebbero dovuto
seguire uno schema preciso, poiché si
ritiene che all’epoca non esistesse
ancora il concetto di uniforme.
Malgrado la perdita di pigmentazione, le
statue colpiscono per il realismo, per
le dimensioni e per i particolari. Anche
se estremamente fedeli alla realtà, i
guerrieri presentano sicuramente
un’altezza maggiore rispetto alla
statura dei cinesi dell'epoca. I soldati
in piedi misurano infatti da 1,80 a 1,90
m.
I cavalli furono sicuramente più
complicati da realizzare per via delle
dimensioni e della forma. Il loro
scheletro interno è stato costruito in
legno e poi sono stati cotti nella loro
interezza. Per non rovinare il cavallo
durante la fase di cottura furono
inoltre realizzati dei fori al suo
interno.
Anche se i soldati furono creati con la
terracotta, essi possedevano armi vere,
come lance, spade o balestre con tanto
di dardi. Tuttavia, quasi tutte le armi
sono state saccheggiate dopo la
creazione o sono marcite con il tempo.
Alcune spade sono ancora oggi molto
taglienti, essendo state trattate per
non renderle vulnerabili alla ruggine e
alla corrosione. Esse contengono rame,
stagno, nichel, magnesio e cobalto.
Quasi tutti i carri sono andati
distrutti o si trovano in condizioni
molto fragili, per questo motivo sono
stati sottoposti a precisi interventi di
restauro. Le loro dimensioni sono più
piccole rispetto agli standard di un
carro dell’epoca.
L’esercito di terracotta viene
considerato un mingqi (明器),
ovvero un oggetto dello spirito che
avrebbe soddisfatto le necessità del
defunto nell’aldilà. Nel 1987 l'intero
sito del mausoleo del primo imperatore
venne inserito nei patrimoni
dell'umanità dell'UNESCO e da allora le
statue sono oggetto di prestiti museali
in tutto il mondo.
Il parco funerario di Qin Shi Huangdi
rappresenta oggi una delle principali
attrazioni della Cina moderna,
trattandosi di un’opera di enorme
interesse storico-artistico. Unica al
mondo, raffigura l’esercito che ha
permesso la formazione di una Cina
unificata.
Riferimenti bibliografici:
L. Lanciotti, M. Scarpari, Cina:
nascita di un impero, Skira, Milano
2006.
L. Caterina, Yishu: manuale di storia
dell’arte, Aracne Editrice, Roma
2007.
M. Meccarelli, Archeo monografie:
antica Cina – archeologia sulla via del
Tao, Myway Media, Milano 2014.
M. Scarpari, La Cina, Einaudi,
Torino 2011. |