N. 80 - Agosto 2014
(CXI)
Cantavano il cimberlik
La
storia
di
una
famiglia
italiana
lunga
mezzo
secolo
di
Giovanna
D'Arbitrio
Nell’ambito
della
lodevole
iniziativa
culturale
denominata
“Conversazioni
della
Corte”,
il
29
luglio
2014,
alle
ore
21,
presso
la
corte
comunale
di
Sabaudia,
è
stato
presentato
il
libro
di
Paola
Giacobbe
dal
titolo
Cantavano
il
Cimberlik.
Storie
e
immagini
di
una
famiglia
italiana
dalla
Belle
Epoque
agli
anni
Cinquanta.
Ne
hanno
illustrato
i
pregi
l'assessore
comunale
alla
Cultura,
Turismo
e
Spettacolo,
Marilena
Gelardi,
il
giornalista
Romano
Tripodi
e la
prof.
Nietta
Corradi
che
ha
letto
alcuni
brani
del
testo
alla
presenza
dell’autrice
la
quale
li
ha
commentati
con
evidente
e
sincera
commozione,
aggiungendo
significative
testimonianze
e
documenti
d’epoca.
Magnifica
in
effetti
la
proiezione
su
schermo
di
belle
immagini
in
bianco
e
nero,
accompagnate
dalla
musica
di
Piovani,
un
filmato
davvero
pregevole
preparato
dalla
figlia
della
scrittrice,
Valentina.
Marilena
Gelardi
,
dopo
aver
lodato
lo
stile
scorrevole
e
chiaro
dell’autrice,
ha
in
particolare
individuato
nell’opera
un’esaltazione
di
sentimenti
e
legami
familiari,
mentre
Romano
Tripodi
ha
affermato
invece
che
il
testo
non
è
soltanto
la
storia
di
una
bella
famiglia
italiana,
ma
anche
un
saggio
storico
serio
e
ben
documentato
sul
‘900
italiano,
su
un’Italia
“diversa”
che
dopo
2
guerre
mondiali
ebbe
ancora
la
forza
di
rimettersi
in
piedi
con
coraggio,
grazie
ai
valori
e ai
principi
sani
di
tanti
italiani.
Queste
stesse
idee
le
ritroviamo
nella
presentazione
elaborata
dalla
GBE/Ginevra
Bentivoglio
EditoriA
che
ha
pubblicato
il
libro.
Eccone
uno
stralcio:
“A
metà
tra
diario
familiare
e
documento
storico,
il
libro
di
Paola
Giacobbe
ripercorre
le
vicende
vissute
dagli
uomini
e
dalle
donne
della
sua
famiglia,
nella
cui
memoria
si
intravede
il
ritratto
di
un’intera
epoca.
Coinvolgendo
più
generazioni
in
una
cavalcata
lunga
mezzo
secolo,
Cantavano
il
Cimberlik
(un
motivetto
anni
’30)
si
immette
gradualmente
nel
flusso
della
grande
Storia
fondendo
il
calore
dei
ricordi
con
la
grande
memoria
collettiva
del
Novecento.
Il
fatto
che
l’autrice
sia
discendente
diretta
dei
protagonisti
delle
vicende
conferisce
una
particolarissima
forza
espressiva,
mentre
a
corroborare
la
valenza
storica
dell’opera
vi è
la
presenza
di
numerose
fotografie,
testimoni
in
bianco
e
nero
di
un
mondo
in
cambiamento.
Snodandosi
lungo
il
Novecento,
il
“fotoracconto”
di
Paola
Giacobbe
ci
parla,
tra
le
altre
cose,
della,
Roma
spensierata
e
liberty
di
inizio
secolo,
attraversata
dalle
carrozze
e da
un
Tevere
che
era
ancora
“biondo”
e
balneabile,
per
poi
arrivare
alle
imprese
coloniali
in
epoca
fascista
e
alla
tragica
esperienza
della
guerra,
fino
all’arrivo
dell’8
settembre
e al
sorgere
della
nuova
Italia
repubblicana,
malconcia
ma
piena
di
energia,
già
pronta
a
vivere
il
suo
boom”.
Il
Prof.
Luciano
Zani,
Ordinario
di
Storia
Contemporanea
alla
‘Sapienza’
Università
di
Roma,
autore
della
prefazione,
sottolinea
che
il
principale
obiettivo
della
scrittrice
è
“quello
di
salvare
la
memoria
di
chi
non
c’è
più
dall’usura
del
tempo,
trasmettendo
alle
ultime
generazioni
il
patrimonio
biologico
e
culturale
di
cui
sono
almeno
in
parte
il
prodotto,
per
renderle
il
più
possibile
consapevoli
delle
loro
radici”,
ricordando
poi
che
“è
Storia
anche
questa,
pur
se
lontana
dagli
stilemi
della
storiografia
accademica”.
Ho
comprato
il
libro
e
l’ho
letto
in
poche
ore,
aiutata
dallo
stile
semplice
e
schietto,
e
profondamente
coinvolta
da
quei
ricordi
che
sono
in
parte
molto
simili
ai
miei:
i
racconti
di
nonno
Mario,
generale
in
pensione
sopravvissuto
alle
due
guerre
mondiali,
di
nonna
Lucia,
dei
miei
genitori
e di
tanti
zii
e
cugini
che
un
tempo
formavano
le
grandi
famiglie
italiane
che
si
riunivano
e
dialogavano
animatamente
sui
gravi
problemi
del
tempo,
confrontandosi
con
sincerità
nel
fervore
ricostruttivo
del
dopoguerra,
pur
se
di
opinioni
politiche
diverse.
Nacquero
là
gli
ideali
di
libertà
e
vera
democrazia,
oggi
spesso
calpestati
e
derisi.
Una
frase
del
libro
(un
detto
argentino)
mi
ha
molto
colpita:
“Ogni
volta
che
muore
una
persona
anziana,
è
come
se
andasse
a
fuoco
un’intera
biblioteca…”.
Nel
mio
articolo
“Stella
d’argento”
affermai
qualcosa
di
simile
scrivendo
che
genitori
e
nonni
sono
“libri
di
storia
parlanti”
che
possono
illuminare
la
strada
dei
giovani.
E
un’ironica
domanda
ora
sorge
in
me
spontanea
(alla
Lubrano),
osservando
la
realtà
che
mi
circonda:
Ma
figli
e
nipoti
come
fanno
ad
ascoltarli
gli
anziani,
se
sembrano
ipnotizzati
in
una
full
immersion
nei
tablet?
Forse
saremo
costretti
raggiungerli
sui
social
network
per
comunicare:
i
tempi
cambiano
e ci
dobbiamo
adeguare!