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N. 30 - Novembre 2007

child alert

I dati del rapporto UNICEF sui bambini in Afghanistan

di Matteo Liberti

 

Lo scorso 25 Ottobre è stato presentato dall'UNICEF un rapporto sull’emergenza che riguarda i minori in Afghanistan. Il rapporto in questione porta l’inquietante nome di Child Alert

 

L’allarme riguarda le conseguenze dei conflitti in corso per i bambini, già costretti in un sistema precario.

 

Pur in presenza di significativi progressi nell'ambito della sanità e dell'istruzione, con un aumento notevole delle vaccinazioni infantili (dal 56% del 2001 al 90% attuale), della qualità nella nutrizione e delle iscrizioni scolastiche (con una buona presenza di bambine, cui per lungo tempo l'istruzione pubblica è stata preclusa), le condizioni di vita sono per i piccoli afghani spesso drammatiche.

 

Il rapporto in questione, elaborato dall'ex inviato della BBC Martin Bell (ora ambasciatore UNICEF) nel corso di una missione di quindici giorni effettuata l’estate scorsa in Afghanistan, mette infatti in luce le enormi difficoltà che devono affrontare ancora oggi milioni di bambini afghani, particolarmente nel Sud del paese.


Alcune storie sono da romanzo, come quelle di donne che portano avanti famiglie con paghe da due dollari al giorno lavorando per quasi dieci ore tenendo a tracolla i figli piccoli, o quelle delle donne rinchiuse in prigione con i loro bambini.

 

I bambini soldato si cerca di reintegrarli attraverso l'insegnamento dei mestieri più diffusi, e la scuola potrebbe far molto di più al riguardo se alcune centinaia di edifici scolastici non fossero a rischio di apertura a causa dell'alta instabilità in cui versa il paese. La sicurezza è infatti sempre più messa a rischio dai talebani, che si stanno rafforzando repidamente.

 

Sono famigerate le lettere di minacce ricevute spesso da genitori ed insegnanti per tenere i figli a casa, le cosiddette lettere notturne.

Nei primi mesi di quest’anno si sono inoltre verificati più di quaranta attacchi contro le stesse scuole.

 

Anche l'accessibilità agli aiuti umanitari sta diventando costantemente più difficile in alcune zone del paese. Decine di distretti (circa il 40%) sono già stati classificati dall’ONU ad alto rischio, a volte completamente irraggiungibili dagli operatori umanitari.

Spesso si utilizzano le giornate di tregua per attraversare il paese e procedere con le vaccinazioni.

 

E qualche nota positiva questo sforzo sembra averlo prodotto, come nel caso della poliomelite, i cui casi sono calati di un terzo nell’ultimo anno.


Il Child Alert esorta però a intervenire anche contro l’elevato tasso di mortalità materna, uno dei più alti al mondo.

Ciò è dovuto al fatto che spesso le donne non hanno un sufficiente accesso ai servizi sanitari, condizione peraltro peggiorata dall'estendersi dei conflitti a nuove aree del paese.

 

Malgrado gli aiuti, la sicurezza del paese è così sempre più a rischio ed in progressivo peggioramento: oltre agli attentati da parte dei talebani, in cui le vittime sono spesso i bambini, anche le operazioni dell’Occidente non sono a volte meno pericolose.

 

Una commissione indipendente sui Diritti Umani sostiene infatti che nessuna delle due parti in conflitto abbia rispettato le basilari leggi sui conflitti armati, con i bambini spesso vittime finali. Basti pensare che a volte sono proprio i più piccoli ad essere usati come kamikaze, attraverso folli inganni...

 

Il rapporto include anche le cifre di questa situazione allarmante: sono circa 900 i bambini che muoiono ogni giorno in Afghanistan, e 60.000 quelli costretti a vivere in strada.

 

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