N. 46 - Ottobre 2011
(LXXVII)
La Chiesa Bulgara del X secolo
Inchiesta sulla Chiesa Madre dell’Ortodossia Slava
di Maria Todorova Vassileva
Immaginate di trovarvi in un ambiente immerso nello splendore liturgico, dove oltre il sapiente uso delle luci e alle fragranze dell’incenso, vi sentite circondare da un’aura di sacralità rappresentata dalle immagini sacre che puntualmente all’arrivo i fedeli si chinano a baciare con spirito di totale venerazione, come se le stesse immagini incarnassero le santità rappresentatevi. Sentite la presenza traboccante dello spirito di sacralità e vi accorgete che tutto gira intorno a un simbolismo penetrante: ogni vaso sacro, ogni candela accesa e il melodico canto liturgico, ogni singolo elemento vi suggeriscono la solennità e la bellezza della celebrazione liturgica, che altro non è che l’elemento più caratterizzante dell’ortodossia.
La
valenza
simbolica
dell’abito
liturgico,
che
ha
quasi
una
funzione
misterica
nella
misura
in
cui
esso
esprime
visibilmente
la
presenza
reale
del
Cristo,
sommo
sacerdote
della
cristianità,
è il
cuore,
se
non
proprio
la
mente,
del
liturgista
ortodosso:
è
l’elemento
ritualistico
l’origine
del
culto
ortodosso.
Torniamo
indietro,
quando
le
Chiese
del
Cristianesimo,
Ortodossa
e
Cattolica,
si
consideravano
ancora
gemelle
nel
primo
millennio,
prima
del
Grande
Scisma
tra
l’Oriente
e
l’Occidente
cristiano.
L’auto-definizione
di
entrambe
le
Chiese,
formulata
sulla
base
di
due
diverse
caratteristiche
della
chiesa
indivisa,
rappresenta
un’evidente
forma
di
contrapposizione.
Ognuna
delle
Chiese
rivendica
il
pieno
possesso
dell’ortodossia
della
fede
(ortodossia
=
retta
fede),
relegando
l’altra
a
una
deviazione
locale,
sta
a
oriente
o a
occidente
secondo
la
prospettiva
dell’unica
Chiesa
diffusa
su
tutto
l’ecumene
(terra
conosciuta).
In
termini
semplici,
la
Chiesa
cattolica
si
ritiene
l’unica
ortodossa,
mentre
la
Chiesa
ortodossa
la
vera
cattolica.
La
fisionomia
dell’ortodossia
si
andò
rafforzando
nel
451
successivamente
al
concilio
di
Calcedonia,
l’ultimo
ecumenico
riconosciuto
dalla
Grande
Chiesa,
e
non
dopo
il
Grande
Scisma
(1054).
Chi
è il
fedele
cattolico
e
chi
quello
ortodosso?
Il
fedele
ortodosso
è
connotato
da
una
sensibilità
per
la
rettitudine
della
fede
e
della
sua
integrità
come
principale
valore
per
il
raggiungimento
della
salvezza,
mentre
il
fedele
cattolico
è
nativamente
sensibile
alla
necessità
che
la
propria
fede
in
Dio,
in
Cristo
e
nella
Chiesa
sia
testimoniata
da
opere
a
essa
conformi
(ortoprassi).
La
differenza
più
eclatante
è
che
per
gli
ortodossi
non
vi è
una
separazione
tra
l’ortoprassi
(comportarsi
rettamente)
e
l’ortodossia
(credere
rettamente
in
senso
etimologico),
ovvero
un
ortodosso
autentico
proclama
la
prevalenza
dell’essere
sul
fare:
“la
verità
sulla
virtù”.
L’unica
differenza
che
possiamo
attribuire
alle
due
confessioni
cristiane,
simili
nel
dogmatismo,
è
data
dalle
loro
diverse
sintesi
culturali.
Le
divergenze
tra
le
due
Chiese
La
scissione,
che
viene
datata
al
1054
(detta
anche
la
controversia
degli
azzimi),
in
realtà
è
solo
una
data
simbolica
da
manuale,
poiché
la
reale
scissione
avvenne
due
secoli
prima
(ci
furono
due
scissioni
ben
più
gravi,
una
nel
482
e
una
nell’867).
La
scissione
stava
disegnandosi
a
partire
dal
XIII
secolo,
quando
la
Chiesa
romana
d’occidente
cominciò
a
dilagarsi
nell’Oriente
ortodosso,
in
concomitanza
con
la
crociata
del
1204
quando
per
la
prima
volta
dei
cristiani
attaccarono
altri
cristiani,
con
i
conseguenti
distruzione
e
saccheggio
di
Costantinopoli,
la
capitale
dell’ortodossia,
profanata
e
saccheggiata
delle
sue
reliquie
e
icone
sacre.
Ancora oggi la Chiesa
ortodossa
non
riesce
a
dimenticare
questo
affronto
da
parte
dei
cattolici,
poiché
esso
esprime
le
reciproche
estraneità
e
ostilità
arcaiche.
Le
divergenze
principali
si
presentano
in
tre
punti:
a) la rispettiva teologia
trinitaria:
differenza
sulla
processione
dello
Spirito
Santo.
Secondo
i
teologi
ortodossi
la
processione
dello
Spirito
Santo
procede
solo
dal
Padre.
Al
massimo
essi
accettano
la
formula
“procede
dal
Padre
attraverso
il
Figlio”.
La
teologia
franco-cattolica
crede
invece
nel
Filioque
(“e
dal
Figlio”),
procede
anche
dal
figlio:
“
qui
ex
partire
(filioque)
procedit”
–
“procede
dal
Padre
(e
dal
Figlio)”.
Il
patriarca
di
Costantinopoli
condannò
tale
aggiunta
come
eretica.
b)
l’ecclesiologia:
i
contrasti
esistenti
da
sempre
sul
primato
della
Chiesa
di
Roma.
Le
due
sedi
della
cristianità
rimaste
in
seguito
alla
disgregazione
della
pentarchia
(le
cinque
sedi
della
cristianità
originale:
Gerusalemme,
Antiochia,
Alessandria,
Costantinopoli
e
Roma)
presero
il
ruolo
di
nuclei
della
Chiesa
cristiana:
mentre
Roma
rimase
la
sede
di
origine
degli
apostoli
Paolo
e
Pietro,
del
loro
martirio
e
della
loro
professione,
Costantinopoli
fu
considerata
la
Roma
d’Oriente,
dove
l’apostolo
san
Andrea
(fratello
maggiore
di
Pietro,
detto
anche
“Pietro
prima
di
Pietro”)
era
il
simbolo
della
capitale.
La
controversia
sul
primato
di
Roma
ebbe
inizio
soprattutto
quando
il
Papa
rivendicò
il
suo
primato
in
quanto
conferitogli
dal
diritto
divino,
mentre
per
gli
ortodossi
tutti
i
vescovi
hanno
parità
e
nessuno
è
superiore
ad
altri,
solo
in
relazione
gerarchica.
Il
vescovo
che
riceve
il
massimo
titolo,
sempre
ricevuto
per
diritto
ecclesiastico,
viene
nominato
Patriarca.
c)
l’escatologia:
ovvero
la
controversia
escatologica
individuale
per
la
sorte
delle
anime
dopo
la
morte.
Secondo
gli
ortodossi
non
esiste
la
dottrina
del
Purgatorio,
poiché
tutte
le
anime,
subito
dopo
la
morte,
vengono
esaminate
e
sottoposte
a
processo
di
fronte
al
Divino,
così
i
loro
vizi
sono
esaminati
dai
demoni
e
difesi
dagli
angeli.
Bulgaria:
La
Chiesa
Madre
di
tutta
la
Slavia
ortodossa
L’uniformità
rappresenta
la
caratteristica
base
dell’ortodossia,
che
è
riuscita
a
omologare
un
insieme
di
nazioni,
popoli
culturalmente
e
geograficamente
tutti
distanti
tra
loro
(dal
Medio
Oriente
ai
Balcani
fino
alla
Russia,
e
oggi
anche
l’India,
il
Giappone
e
l’America),
fino
a
renderli,
attraverso
l’unità
dogmatica
e la
comunione
sacramentale,
tutti
uguali
nell’ideologia
e
nella
condivisione
di
una
sola
fede,
quella
ortodossa.
La
mentalità
religiosa
tra
greci,
russi,
bulgari,
georgiani,
finlandesi,
giapponesi,
arabi
è la
stessa
e
non
vi è
alcuna
deviazione
nel
Credo.
È
indubbio
che
la
Chiesa
ortodossa
universale
è
composta
anche
da
Chiese
locali
o da
Chiese
particolari,
le
quali
hanno
raggiunto
una
propria
autonomia:
ovvero
l’autocefalia,
una
possibilità
di
essere
una
Nazione
con
la
propria
indipendenza
religiosa,
avere
un
proprio
capo
religioso.
La
più
giovane
Nazione
della
cristianità
ad
aver
raggiunto
l’indipendenza,
ovvero
la
libertà
di
essere
autocefali,
è
stata
la
Bulgaria,
quando
nel
1870
i
bulgari,
cristiani
ortodossi
dipendenti
dal
patriarcato
costantinopolitano,
ricevettero
il
riconoscimento
di
nazione
autonoma
all’interno
dell’Impero
ottomano.
Sicuramente
non
è
stato
l’unico
episodio
dove
il
popolo
dei
bulgari
ha
saputo
farsi
rispettare
di
fronte
alle
insaziabili
manie
di
potere
del
mondo
bizantino.
Più
avanti
toccherò
il
tema
della
secolare
rivalità
tra
l’Impero
dei
bulgari,
allora
considerato
solo
un
popolo-tribù
di
barbari
invasori,
e la
potente
Bisanzio,
nonché
centro
dell’Impero
d’Oriente.
La
Bulgaria
è
stata
protagonista
assoluta
anche
di
un
secondo
momento
cruciale
nella
storia
della
cristianità
ortodossa:
è
stata
il
luogo
di
sintesi,
nonché
il
vero
laboratorio,
dal
quale
uscì
un
nuovo
modello
culturale
di
ortodossia,
è
stato
il
luogo
di
nascita
del
cirillico.
Nella
Bulgaria
del
X
secolo
si
sono
raccolti
tutti
gli
elementi
che
costituirono
il
patrimonio
religioso
della
Slavia
ortodossa.
Nei
due
grandi
centri
dell’Impero
bulgaro,
Ochrida
e
Preslav,
si
compì
il
grande
sogno
dei
fratelli
missionari
Cirillo,
Costantino
il
Filosofo,
e
Metodio:
dalla
Chiesa
bulgara
uscì
una
risposta
alternativa
a
quella
greco-latina,
ovvero
celebrare
la
liturgia
in
lingua
slava
e
scriverla
con
alfabeto
cirillico.
Il
cirillico
nasce
a
Preslav,
nella
Bulgaria
orientale,
tra
il
IX e
il X
secolo.
Fu
una
sostituzione
del
glagolitico,
la
lingua
slava
che
un
secolo
prima
Cirillo
e
Metodio
avevano
adoperato
come
proposta
innovativa
per
un
uso
liturgico
della
lingua
slava
anche
all’interno
del
cattolicesimo:
di
scarso
successo
ovviamente,
poiché
oggi
ci
rimangono
davvero
poche
tracce
di
questo
esperimento
dei
primi
anni
del
Cristianesimo.
Mentre
nell’Occidente
cristiano
ebbe
poco
successo,
tale
innovazione
fu
accolta
con
entusiasmo
presso
le
Chiese
d’Oriente,
soprattutto
quelle
che
volevano
adottare
un
modello
alternativo
a
quello
greco
e a
quello
latino.
Dunque
la
Chiesa
che
diventò
il
terzo
polo
cristiano,
ovvero,
della
cristianità
slava,
fu
la
Chiesa
bulgara
del
X
secolo:
luogo
di
inculturazione
dal
quale
verrà
tradotto
il
metodo
in
termini
linguistico-culturali
slavi
e
poi
mossi
verso
gli
altri
centri
ortodossi
(Russia,
Serbia).
La
Lingua
Bulgara/Български
език
Il
nome
"antico
bulgaro"
venne
largamente
usato
nel
tardo
XIX
secolo
e
nella
prima
metà
del
XX
secolo
come
sinonimo
di
antico
slavo
ecclesiastico,
per
descrivere
la
lingua
letteraria
usata
da
numerosi
popoli
slavi
dal
IX
al
XII
secolo.
Anche
se
"antico
bulgaro"
viene
ancora
usato
come
sinonimo
di
questa
antica
lingua
panslava,
la
tendenza
è
oggi
quella
di
usare
questa
denominazione
per
la
lingua
dei
manoscritti
del
primo
impero
bulgaro,
escludendo
le
varianti
usate
al
di
fuori
di
questo
stato.
L'Antico
slavo
ecclesiastico
è
caratterizzato
da
una
quantità
di
manoscritti
relativamente
ristretta,
scritta
per
la
maggior
parte
nel
tardo
X e
nel
primo
XI
secolo.
La
lingua
ha
una
base
slava
meridionale
con
un'aggiunta
di
caratteri
slavi
occidentali
acquisiti
durante
la
missione
dei
santi
Cirillo
e
Metodio
nella
Grande
Moravia
(863-885).
I soli manoscritti ben
preservati
delle
recensioni
morave,
i
Folia
di
Kiev
sono
caratterizzati
dal
rimpiazzamento
di
alcune
caratteristiche
fonetiche
e
lessicali
slave
meridionali
con
altre
slave
occidentali.
I
manoscritti
del
regno
bulgaro
medievale
hanno,
d'altra
parte,
un
minor
numero
di
caratteristiche
slave
occidentali.
La
nascita
del
cirillico/кирилица
La
nascita
dell'alfabeto
glagolitico
è
strettamente
connessa
a
motivazioni
politiche
e
culturali.
Nell'886
il
vescovo
di
Nitra,
di
provenienza
franco-orientale,
proibì
questo
alfabeto
e
imprigionò
i
seguaci
di
Cirillo
e
Metodio
(per
lo
più
studenti
dell'accademia
originale).
Essi
vennero
dispersi
o,
secondo
alcune
fonti,
venduti
come
schiavi.
Tre
di
loro,
comunque,
raggiunsero
la
Bulgaria
e
Boris
I di
Bulgaria
commissionò
loro
l'insegnamento
e
l'istruzione
del
futuro
clero
dello
Stato
in
lingua
slava.
Dopo
l'adozione
del
Cristianesimo
in
Bulgaria
nell'865,
le
cerimonie
religiose
venivano
condotte
in
greco
da
un
clero
proveniente
da
Bisanzio.
Temendo un aumento dell'influenza
bizantina
e
l'indebolimento
dello
Stato,
Boris
vide
nell'Antico
slavo
ecclesiastico
e
nell'alfabeto
glagolitico
i
mezzi
per
preservare
l'indipendenza
della
Bulgaria:
anch'egli
riteneva
che
il
possesso
di
una
propria
lingua
scritta
e un
proprio
sistema
di
scrittura
potessero
far
uscire
lo
Stato
dall'orbita
straniera.
Perciò
vennero
fondate
due
accademie,
a
Ocrida
e a
Preslav,
da
parte
dei
seguaci
dei
due
missionari.
L'alfabeto cirillico
deriva
dall'alfabeto
glagolitico
("glagolitza"),
una
scrittura
creata
nella
metà
del
IX
secolo
(863)
da
Costantino
il
Filosofo
(detto
Cirillo)
e
suo
fratello
Metodio
originari
di
Salonicco
o
Tessalonica
(in
greco
Θεσσαλονίκη,
Thessaloniki),
e fu
diffuso
fino
alla
fine
del
XI
secolo.
I
caratteri
sono
variazioni
del
greco
bizantino.
Alcuni
di
essi,
specie
quelli
che
rappresentano
suoni
inesistenti
nel
greco
medievale,
conservano
la
forma
glagolitica
originaria.
Contemporaneamente all'alfabeto
glagolitico,
sin
dalla
seconda
metà
del
IX
secolo,
si
sviluppò
anche
un
alfabeto
di
grafia
più
semplice
che
rimase
nella
storia
con
il
nome
"kirilitza"
(cirillico);
una
gran
parte
di
studiosi
suppone
che
la
kirilitza
fosse
stata
creata
da
uno
degli
allievi
di
Cirillo
e
Metodio,
San
Clemente
d'Ocrida
(Sveti
Kliment
Ohridski),
ma
si
ritiene
più
probabile
che
l'alfabeto
sia
stato
creato
e si
sia
sviluppato
alla
Scuola
letteraria
di
Preslav
nella
Bulgaria
nord-orientale,
dove
sono
state
ritrovate
le
più
antiche
iscrizioni
in
cirillico
datate
all'incirca
940.
Quest'ipotesi
viene
supportata
dal
fatto
che
l'alfabeto
cirillico
aveva
soppiantato
il
glagolitico
nel
nord-est
bulgaro
già
alla
fine
del
X
secolo,
mentre
alla
Scuola
letteraria
di
Ohrid
dove
operò
San
Clemente,
si
continuò
a
usare
il
glagolitico
fino
al
XII
secolo.
Un
secolo
dopo
la
creazione
dell'alfabeto
cirillico
e
dell'introduzione
di
esso
in
Bulgaria,
alla
fine
del
X
secolo,
missionari
bulgari
portarono
in
Russia
libri
bulgari
e vi
diffusero
l'alfabeto
cirillico.
La
Russia
infatti
introdusse
l'alfabeto
cirillico
e si
convertì
al
cristianesimo
ortodosso
un
secolo
dopo
la
Bulgaria,
alla
fine
del
X
secolo.
La
letteratura
apocrifa
e
ufficiale
creatasi
in
Bulgaria
verso
la
fine
del
IX e
durante
il X
secolo
contribuisce
all'affermazione
della
lingua
e
delle
lettere
slave,
alla
formazione
e al
consolidamento
della
nazionalità
bulgara,
unificata
maggiormente
dalla
nuova
cultura
originale.
Questa
cultura
incide
favorevolmente
anche
sullo
sviluppo
culturale
degli
altri
popoli
slavi
vicini.
Conclusioni
In
conclusione
la
cristianizzazione
dei
popoli
slavi
è
stato
un
lungo
processo
di
trasformazione
culturale.
La
Bulgaria
e la
Chiesa
bulgara
sono
state
il
laboratorio
per
eccellenza
dove
elaborare
questo
nuovo
modello
culturale.
È
innegabile
la
difficoltà
di
offrire
una
visione
panoramica
della
storia
e
della
civiltà
dei
popoli
slavi.
Ciò
permette
di
ricordare,
per
inciso,
come
la
barriera
linguistica
sia
stata
sino
ai
nostri
tempi
una
delle
ragioni
principali,
che
ha
impedito
in
Occidente
la
circolazione
di
importanti
ricerche
storiche
sui
singoli
popoli
e
sulle
loro
vicende
medievali.
La “nuova lingua” è stata
il
movente
principale
che
ha
definitivamente
creato
un’autonomia
socio-culturale
di
questo
lato
dell’Europa
che
da
troppo
tempo
veniva
considerato
un
fenomeno
marginale
e
transitorio
per
la
Chiesa
di
Roma,
incentrata
sul
ruolo
universale.
Da
tempi
lontani
la
Chiesa
occidentale
nutriva
un
atteggiamento
culturale
carico
di
pregiudizi
e
soprattutto
di
scarsa
conoscenza
nei
confronti
delle
popolazioni
slave,
considerate
ancora
etnie
barbariche
che
conservava
atteggiamenti
e
usanze
pagane.
Così
a
partire
dai
nuovi
concetti
di
“evangelizzazione
spontanea”
e di
“spedizione
missionaria”
ben
presto
si
arrivò
a
piantare
il
nuovo
seme
della
nascente
cristianità
orientale,
quella
ortodossa,
nata
dal
grembo
della
nuova
civiltà
slava.
Riferimenti
bibliografici:
Enrico Morini ,” La Chiesa
Ortodossa.
Storia,
disciplina
e
culto”,
Edizione
Studio
Domenicano.1996
E.
Morini
,“
Gli
Ortodossi”,
in
Farsi
un’idea,
2005
Celora
Giorgio,
“Evdokimov
voce
dell'ortodossia
in
Occidente”,
EDB
Peri
Vittorio,
“La
grande
Chiesa
bizantina.
L'ambito
ecclesiale
dell'ortodossia”,
Queriniana