N. 63 - Marzo 2013
(XCIV)
CHI HA ASSASSINATO RASPUTIN?
la vita, il sesso e i miracoli del “diavolo santo”
di Giovanna D’Arbitrio
Domenico
Vecchioni,
già
diplomatico
di
carriera
e
oggi
divulgatore
storico
in
diversi
libri
di
successo,
ha
di
recente
pubblicato
“Chi
ha
assassinato
Rasputin?
–
Vita,
sesso
e
miracoli
del
diavolo
santo”,
un
nuovo
interessante
testo
edito
dalla
GBE
(Ginevra
Bentivoglio
Editoria).
Da
esperto
saggista
si è
distinto
per
agili
volumi
di
biografie
storiche,
esaurienti
e
semplici
(qualità
non
facili
da
abbinare),
utili
per
la
conoscenza
di
personaggi
come
Evita
Peron,
Raúl
Castro,
Raoul
Wallenberg
e
altri:
opere
di
grande
rigore
storico
nel
rispetto
di
verità
e
fatti,
ma
che
si
leggono
tutte
d’un
fiato,
come
quella
più
recente
su
Rasputin,
quasi
un
thriller
che
avvince
il
lettore
fino
all’ultima
pagina,
pur
nella
consapevolezza
che
l’autore
racconta
un
storia
vera,
riassumendola
con
abilità
in
poco
più
di
170
pagine.
“Chi
era
davvero
Rasputin?”
egli
si
chiede
nell’attenta
e
avvincente
analisi
di
un
personaggio
ricco
di
sfaccettature
e
contraddizioni.
Demonio
malefico,
profeta
illuminato,
guaritore
con
poteri
paranormali,
peccatore,
santo?
Nella
storia
moderna
poche
figure
sono
state
tanto
calunniate
quanto
quella
di
Grigorij
Efimovitch
Rasputin
(Pokrovskoe
1869
–
Pietroburgo
1916),
celebre
consigliere
alla
corte
dell'ultimo
zar
di
Russia,
Nicola
II
Romanov,
ammirato
dalla
zarina
Alessandra
Fëdorovna
come
guaritore
in
grado
di
curare
la
grave
forma
di
emofilia
del
figlio,
Alessio,
principe
ereditario.
La
sua
dissolutezza
in
campo
sessuale,
i
suoi
veri
o
presunti
intrighi
politici,
la
sua
stessa
morte,
avvenuta
in
circostanze
tragiche,
hanno
alimentato
una
vera
e
propria
leggenda
nera
assegnandogli
un
posto
di
rilievo
tra
i
personaggi
“maledetti”
della
storia.
Ma
al
di
là
della
leggenda,
l’autore
sembra
voler
dimostrare
che
l'odio
implacabile
di
una
parte
dell’high
society
russa,
potente,
corrotta
e
ben
radicata
nei
suoi
privilegi,
sia
stata
la
causa
della
tragica
fine
di
Rasputin,
osteggiato
per
la
sua
ferma
opposizione
alla
prima
guerra
mondiale
e la
sua
dichiarata
aspirazione
ad
una
maggiore
giustizia
sociale.
A
ciò
si
aggiunse
una
meschina
gelosia
di
casta,
nei
confronti
di
un
uomo
del
popolo,
di
un
ex
mugjk
che
era
riuscito
a
rendersi
indispensabile
alla
corte
di
Pietroburgo.
Non
gli
giovò
senz’altro
la
sua
discutibile
popolarità
fra
le
dame
dell'aristocrazia
per
un
singolare
uso
di
misticismo
e
sensualità
abilmente
mescolati,
pratiche
apprese
come
seguace
della
setta
dei
“Flagellanti”:
tra
estasi,
preghiere,
visioni
e
penitenze,
sostenute
da
vigorosa
virilità,
l’
ex
contadino
siberiano
non
si
dimostrò
certo
insensibile
alle
grazie
del
gentil
sesso.
A
decidere
la
sua
morte
fu
dunque
un
pugno
di
nobili
debosciati
guidati
da
Felix
Yusupov,
giovane
aristocratico
omosessuale
ossessionato
dal
perverso
fascino
di
Rasputin,
ma
secondo
l’autore
anche
i
servizi
segreti
inglesi
furono
implicati
nella
congiura,
preoccupati
per
la
sua
influenza
presso
i
sovrani
russi
nel
perseguire
un
fermo,
sensato
programma
di
pace
(anche
di
pace
separata,
se
necessario).
L’opera
di
Vecchioni
ripercorre
con
abilità
le
oscure
trame
dei
rapporti
internazionali
a
cui
si
aggiungono
quelle
“di
palazzo”
intorno
al
potere
zarista
in
declino
in
una
Russia
travolta
da
una
grave
crisi
economica
e
politica
all’inizio
del
‘900.
Presenti
nel
volume
molteplici
testimonianze
epistolari,
nonché
il
referto
dell’autopsia
sul
corpo
del
“diavolo-santo”
e un
estratto
del
rapporto
del
1993
attestante
gli
esiti
del
primo
esame
autoptico
che
spazzò
via
tante
ricostruzioni
fantasiose.
Un
libro
davvero
interessante
che
consiglio
senz’altro
di
leggere.