Ernesto Guevara, conosciuto
dalla Storia come il Che, è finito
all’asta.
Una sua ciocca di capelli del
Comandante (pare fossero circa un centinaio,
conservati in un taccuino) è stata infatti venduta,
insieme ad altri oggetti appartenuti all’eroe
argentino, ad un collezionista di Houston.
Costo complessivo dell’acquisto,
circa 120.000 dollari.
Questa sorta di reliquia laica è
stata offerta all’astain questione (tramite la
Heritage Auction Galleries) da un ex
agente (di origine cubana) della CIA, che
risponde al nome di Gustavo Villoldo,
ultrasettantenne che fu tra i partecipanti alla
caccia all’uomo che vene scatenata contro il Che
in Bolivia.
Fu proprio lui, noto all'epoca col
soprannome di Gus e
con un passaporto a nome Eduardo Gonzalez,
a strappare con evidente disprezzo quella ciocca di
capelli dal corpo del guerrigliero. Avvenne il 9
ottobre del 1967, a La Higuera, poco
prima che venisse seppellito.
Ancora oggi, d'altronde, Gus
non nasconde la sua antipatia ed il cattivo
giudizio, spesso vicino all'odio, per il Che.
Dell’acquirente si sa invece che
possiede un negozio di cimeli (è lì che la
ciocca verrà esposta), che si chiama Bill Butler
e che oltre ad i capelli si è aggiudicato alcuni
manoscritti appartenuti ad un compagno del
Che.
Il
giudizio
di Butler sul Comandante è ovviamente ben
diverso da quello del venditore. Il texano è infatti
un suo ammiratore fin da ragazzo, considerandolo
“uno dei più grandi rivoluzionari del 20° secolo”
e nelle dichiarazioni successive all'acquisto ha
dichiarato che in ogni caso non si sarebbe fermato
di fronte a nessuna cifra pur di aggiudicarsi il
cimelio in questione.
L’evento pare abbia peraltro attirato
anche l’interesse del presidente venezuelano Hugo
Chavez (entusiasta estimatore di Enrnesto Che
Guevara e presunto acquisitore di un catalogo
dell’asta). Secondo molti degli addetti ai lavori vi
sarebbe lui dietro quello che gli organizzatori
hanno definito un misterioso possibile
acquirente venezuelano in concorrenza con Butler.
Pur svoltasi in un’atmosfera
tranquilla, l’asta è stata però preceduta da molte
lettere di minaccia verso gli organizzatori,
tanto da indurre la
Auction Galleries a rafforzare
significativamente la sicurezza interna, con molti
agenti in borghese che hanno preso posto comodamente
tra il pubblico.
Essendoci sul banco
delle proposte all'asta anche una serie di mappe
della Cia, di fotografie del cadavere e addirittura
un cartoncino riportante le impronte digitali
del Che, c'è pure chi è arrivato a ipotizzare una
complicità stretta tra gli organizzatori ed i
personaggi coinvolti nell'assassinio del
rivoluzionario argentino.
Le proteste, non
infondate, sono state spontanee e hanno tutte avuto
lo stesso tenore: il disaccordo verso chi, più o
meno in buona fede, si apprestava a compiere
l'ennesima mercificazione dell'immagine di
Ernesto Guevara...