N. 144 - Dicembre 2019
(CLXXV)
la magia del natale
charles
dickens
e i
"Christmas
Books"
di
Giovanna
D'Arbitrio
“Era
prossimo
il
Natale,
in
tutta
la
sua
onestà
cordiale
e
gioconda
era
la
stagione
dell’ospitalità,
dell’allegria,
della
franchezza
di
cuore.
L’anno
vecchio
s’andava
preparando,
come
un
filosofo
dell’antichità,
a
chiamarsi
intorno
gli
amici,
e a
morire
dolcemente
fra
il
suono
delle
feste
e
dei
conviti“
(Il
Circolo
Pickwick).
Questa
è
forse
una
delle
descrizioni
dickensiane
più
note
dedicate
al
Natale
tra
le
tante
che
il
grande
scrittore
creò
per
descrivere
la
particolare
atmosfera
natalizia
nei
ben
noti
“Christmas
Books”.
Scritti
tra
il
1843
e il
1848,
i “Racconti
di
Natale”
di
Dickens
costituiscono
una
straordinaria
e
magica
raccolta
di
storie
popolate
da
fantasmi,
folletti
e
fate
in
cui
appaiono
molto
sottili
i
confini
tra
la
realtà
e
fantasia:
da
una
lato
infatti
egli
ritrae
le
iniquità
sociali
degli
slums
londinesi,
dall’altro
le
sue
utopie
natalizie
fanno
ravvedere
i
malvagi
e
consentono
agli
umili
un
lieto
fine
davanti
a
tavole
imbandite,
grazie
a
interventi
soprannaturali.
Tempo
fa
ho
ritrovato
con
una
certa
emozione
un
vecchio
libro,
regalato
dai
miei
genitori,
includente
alcuni
dei
suddetti
racconti:
A
Christmas
Carol,
The
Chimes,
The
Cricket
on
the
Hearth,
scritti
in
quel
particolare
stile
“dickensiano”
che
è un
mix
di
fantasia,
sentimento,
humour,
senso
etico
e
spirito
umanitario.
Da
bambina
mi
colpì
in
particolare
“A
Christmas
Carol”,
romanzo
ambientato
in
una
fredda
vigilia
di
Natale
a
Londra
e
centrato
sul
personaggio
di
Scrooge,
un
vecchio
avido
commerciante
che
non
ama
il
Natale,
rifiuta
l’invito
a
cena
di
suo
nipote
Fred,
nega
di
donare
cibo
e ai
poveri
e
vorrebbe
eliminare
la
paga
natalizia
del
suo
sfruttato
impiegato,
Bob
Cratchit.
Quella
stessa
notte,
tuttavia,
Scrooge
viene
visitato
dal
fantasma
di
Marley
che
vaga
per
la
Terra
con
pesanti
catene
e
salvadanai
riempiti
con
la
sua
avarizia.
Marley
avverte
Scrooge
che
ha
una
sola
possibilità
per
riabilitarsi
o
sarà
costretto
a
portare
catene
più
pesanti
delle
sue.
L’avido
Scrooge
e
gli
Spettri,
personaggi-simbolo,
ci
invitano
in
fondo
a
ritrovare
il
vero
significato
del
Natale
in
un
mondo
cinico
ed
egoista.
É
incredibile
costatare
quanto
tutto
ciò
sia
ancora
attuale!
Riflettendo
sulla
vita
e le
opere
di
Dickens,
ci
rendiamo
conto
che
è
uno
scrittore
senza
tempo:
i
terribili
contrasti
sociali
della
sua
epoca,
generati
dalla
Rivoluzione
Industriale,
sono
ritornati
oggi
alla
ribalta
con
le
gravi
crisi
economiche
orchestrate
da
un
potere
sempre
più
impietoso
e
globalizzato
che
come
al
solito
colpisce
le
classi
meno
abbienti
e i
paesi
più
poveri,
costretti
a
subire
sfruttamento
e
ingiustizie.
In
fondo
anche
l’Umanità
è
rimasta
la
stessa
con
la
sua
lotta
tra
bene
e
male,
giusto
e
ingiusto,
morale
e
immorale.
Forse
proprio
per
questi
ricorrenti
aspetti
da
Dickens
ben
rappresentati,
cinema,
teatro
e
televisione
hanno
riproposto
costantemente
le
sue
opere
in
numerosi
film,
spettacoli
e
sceneggiati.
Ci
sembra
giusto,
quindi,
ricordarne
brevemente
la
vita
e le
opere:
nato
a
Portsmouth
nel
1812
da
Elizabeth
Barrow
e
John
Dickens,
piccolo
funzionario
della
Marina,
Charles
ricevé
un’educazione
incompleta
per
problemi
familiari
e
quando
il
padre
venne
imprigionato
per
debiti,
a
soli
12
anni
fu
costretto
a
lavorare
in
una
fabbrica
di
lucido
per
scarpe,
poi
a 15
anni
entrò
nello
studio
legale
di
Ellis
&
Blackmore
come
praticante.
In
seguito
decise
di
studiare
stenografia
e
sorse
in
lui
il
desiderio
di
diventare
cronista
parlamentare.
Vi
riuscì
nel
1832
quando
cominciò
a
scrivere
per
la
cronaca
parlamentare
su
vari
giornali,
pubblicando
anche
bozzetti
di
costume
che
apparvero
in
un
volume
tra
il
1836
e il
1837
(“Sketches
by
Boz”),
nel
quale
benché
sotto
l’influsso
della
saggistica
settecentesca,
evidenziò
già
un
acuto
spirito
di
osservazione
nel
descrivere
la
vita
londinese
con
toni
tra
il
patetico
e il
grottesco.
Nel
1836
sposò
Catherine
Hogarth,
ma
il
matrimonio
non
fu
felice,
mentre
sembra
che
le
sue
cognate,
Mary
e
Georgina,
fossero
più
vicine
al
suo
ideale
di
donna.
Quando
Mary
morì
improvvisamente
a
soli
16
anni,
Charles
ne
fu
molto
scosso:
ricordandola,
delineò
eroine
che
le
somigliavano
(come
Little
Nell,
Agnes
Wickfield,
Little
Dorrit)
e
quando
si
separò
dalla
moglie,
fu
Georgina
che
l’aiutò
ad
aver
cura
dei
suoi
figli.
Sempre
nel
1836
un
editore
gli
chiese
di
scrivere
il
testo
per
alcune
vignette
sportive
di
Robert
Seymour:
nacquero
così
The
Postmous
Papers
of
the
Pickwick
Club
nei
quali
creò
una
sessantina
di
personaggi
comici
impregnati
di
puro
umorismo
britannico.
Ebbe
un
enorme
successo,
guadagnò
parecchio
e
cominciò
a
dedicarsi
al
romanzo
sociale,
pubblicando
il
romanzo
a
puntate
Oliver
Twist
(1837-1839),
storia
di
un
trovatello
che
cade
nelle
mani
di
una
banda
di
ladri
e si
deve
destreggiare
tra
delinquenti,
come
l’ebreo
ricettatore
Fagin
e
l’assassino
Bill
Sikes,
i
primi
di
una
serie
di
loschi
individui
“scolpiti”
dalla
la
sua
abile
penna.
Seguirono
Nicholas
Nickleby,
The
Old
Curiosity
Shop,
Burnaby
Rudge
in
cui
appare
via
via
sempre
più
chiaro
il
desiderio
di
difendere
gli
umili
e
gli
onesti
contro
tutte
le
sopraffazioni
e
ingiustizie,
un
obiettivo
che
raggiunse
pienamente
nel
suo
capolavoro,
David
Copperfield,
ricco
di
elementi
autobiografici,
pathos,
humour
e
grande
potenza
di
caratterizzazione
nel
delineare
i
personaggi.
Dickens
amava
i
viaggi
e
visitò
diversi
paesi
come
l’Italia,
la
Francia
e
soprattutto
gli
Stati
Uniti
dove
tenne
una
serie
di
conferenze
per
presentare
le
sue
opere.
Disgustato
da
alcuni
aspetti
della
società
americana
come
razzismo,
prevaricazione
e
ipocrisia,
scrisse
una
violenta
satira,
Martin
Chuzzlewit,
in
cui
si
servì
in
particolare
del
grottesco
e
malvagio
personaggio
di
Mr.
Pecksniff
per
esprimere
tutta
la
sua
disapprovazione.
Contro
la
schiavitù
scrisse:
«Così
le
stelle
ammiccano
alle
sanguinose
strisce
e la
libertà
si
cala
il
berretto
sugli
occhi».
Il
libro
suscitò
molte
polemiche,
ma
Charles
modificò
il
suo
duro
giudizio
solo
dopo
molti
anni.
Tornato
in
patria,
continuò
a
lottare
per
i
suoi
ideali
fondando
un
periodico
All
the
Year
Round
che
ebbe
un
grande
successo.
La
sua
vita
privata
invece
stava
attraversando
una
drammatica
crisi
sia
per
la
morte
improvvisa
di
una
figlia,
sia
per
la
definitiva
separazione
dalla
moglie
da
lui
accusata
di
non
aver
saputo
mai
badare
a
figli
e
alla
famiglia.
Come
se
ciò
non
bastasse
nel
1865
fu
coinvolto
nel
grave
incidente
ferroviario
di
Staplehurst,
mentre
tornava
dalla
Francia
dove
era
andato
a
trovare
in
segreto
l’attrice
Ellen
Ternan
di
cui
si
era
innamorato.
Nonostante
fosse
uscito
incolume
da
tale
disastro,
l’episodio
lo
segnò
profondamente
e la
sua
salute
in
qualche
modo
ne
risentì.
Continuò
comunque
a
scrivere
e a
denunciare
anche
nelle
sue
ultime
opere
i
mali
dell’Età
Vittoriana,
lottando
per
una
società
più
equa
e
sensibile
alle
istanze
sociali.
Tra
esse
ricordiamo
Bleak
House,
Hard
Times,
Little
Dorrit,
Our
Mutual
Friend,
A
tale
of
Two
Cities,
The
Mystery
of
Edwin
Drood,
quet’ultimo
rimasto
incompleto
per
la
sua
morte
avventa
nel
1870
per
un’emorragia
cerebrale.
Fu
sepolto
a
Londra,
nell’abbazia
di
Westminster,
nel
famoso
“Angolo
dei
Poeti”.