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N. 16 - Aprile 2009 (XLVII)

RIVOLUZIONARI NELLA CULTURA
il centenario del Futurismo

di Laura Novak

 

Il titolo riporta le parole di Antonio Gramsci, dalle storiche pagine dell’“Ordine Nuovo”.


Seppure con notevoli sfumature ed eccezioni, la celebrazione che in questi giorni sta invadendo città come Milano e Roma, ha per obiettivo trovare conferma dell’opinione del grande teorico socialista.

La distanza tra le posizioni politiche gramsciane e quelle futuriste è enorme.


Ma la corrente che vide luce nei primi anni del 1900, è, nella sua bellezza ed asprezza, un flusso culturale eterogeneo e complesso.

La mostra “Futurismo. Avanguardia-Avanguardie” di Roma, confezionata in collaborazione con la Tate Modern di Londra (di cui si sente l’impronta realizzativa fatta di classe e finezza) ed il Centro Pompidou di Parigi, tenta di rendere omaggio non solo ad un passaggio storico fondamentale per l’Italia, ma ad un movimento artistico di largo respiro, che ha modificato il corso dell’Arte nazionale ed Internazionale.

Seppur con qualche piccola pecca di allestimento, di illuminazione e di scelta di alcuni pezzi (soprattutto nella seconda parte della mostra), le Scuderie del Quirinale diventano lo spazio espositivo ideale per una mostra di gran potenza espressiva; dove le opere di Carrà, Boccioni e Russolo si mescolano, scandendo meravigliosamente il tempo e lo spazio delle imponenti sale delle Scuderie.

Moltissime le opere che rendono gioiello la Mostra alle Scuderie: dalla goliardica e fluorescente Risata di Boccioni, a Funerale dell’anarchico Galli di Carrà, e poi Severini, e ancora i Tre Stati D’animo, trittico dai colori incantevoli sempre del maestro Boccioni.


Ma il nucleo della comunicazione visiva è senza dubbio il messaggio filosofico e culturale del Futurismo del suo fondatore, Tommaso Marinetti.

Analizzandolo nella sua caratteristica di corrente artistica assolutamente d’avanguardia, alla luce del suo Manifesto, le influenze esercitate su altri movimenti sono chiare e rilevanti.


Il futurismo nasce in un periodo storico d’importanti evoluzioni sociali. Le guerre mondiali e la loro distruzione sproporzionata, non erano l’unico fattore nuovo nell’assetto politico italiano.

La società viveva un momento di incredibile fermento motorio, dove le classi sociali si trasformavano, rigenerandosi ed adattandosi alle esigenze della nuova ondata industriale dei primi del Novecento.

Una nuova realtà si affacciava nella quotidianità dell’essere umano: La velocità. Velocità non solo nell’accezione motoria, con la costruzioni in massa di nuove e modernistiche automobili, ma soprattutto nel senso di velocità di comunicazione e di atti umani.

La catena di montaggio delle fabbriche abbatteva di molto i vecchi tempi di produzione, allargando costantemente il mercato, fino a dilatarlo a macchia d’olio.

I mezzi di comunicazione avveniristici, come il telegrafo o la radio, accorciavano le distanze, creando una rete ininterrotta d’informazioni.

Lo studio di questi mutamenti diventa quindi l’unica possibilità di comprendere la società all’orizzonte e di esserne parte attiva.

Il Manifesto del Futurismo, datato 1909, ad opera del poeta Marinetti, era intriso di profonda ammirazione per il dinamismo moderno, in netto contrasto con la decadenza e l’antica fermezza dell’800.

Il fanatismo interventista e la tendenza al sentimento belligerante, diventano però le sue più spiccate caratteristiche. L’Italia, paese di eroi e nazionalisti coraggiosi, deve primeggiare nella I guerra mondiale, rendendo giustizia al suo ruolo naturale nel quadro del potere internazionale.

La seconda fase del Futurismo (1918-1938), nata da una costola della sua forma primaria, è un movimento prettamente artistico/pittorico, in cui l’ideologia di base diventa lo spunto per una ricerca pittorica di uno stile nuovo e coraggioso, a passo con le dinamiche del tempo.
Se quindi la forma si evolve notevolmente, la sostanza/il contenuto non cambia, anzi.

Ed è forse questa la sua pecca maggiore.

Il cinema, che, in quegli anni, acquisiva lentamente lo status di nuova forma espressiva, era il dinamismo per eccellenza, associato a contenuti spesso nuovi.

Non è, inoltre, un mistero che molti di coloro che aderirono al movimento, abbracciarono l’ideologia fascista italiana, diventandone veicoli comunicativi importanti.

Influenzato e influenzatore di altre correnti artistiche, quali il postcubismo ed il surrealismo, il Futurismo cede il passo negli anni ’40 con la fine della sua Terza Fase; anni nei quali il mondo e le sue espressioni sociali saranno nuovamente ridisegnate.

A distanza di tempo, e lontano da implicazioni politiche di parte, il movimento riacquista il fascino moderno che lo aveva reso grandioso al tempo.

 

Nessun aspetto della cultura era stato tralasciato nel suo potente vortice stilistico e visivo: teatro, prosa, letteratura, cinema futurista, propaganda politica, arte, architettura.


Un potenza centripeta sensazionale, di cui ancora se ne sente il flusso.

Il suo anniversario, celebrato tra Roma, Milano, Rovereto e Venezia, ha raccolto in giro per il mondo le sue perle irripetibili, rendendoli alla patria che ne ha visto la nascita.

Mostre impegnative, sopra gli standard italiani, in cui il Futurismo è di nuovo protagonista indiscusso della sua epoca, ma, in maniera straordinaria, anche di oggi.

Ed è questa la sua più grande rivoluzione.


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