N. 50 - Febbraio 2012
(LXXXI)
la censura durante il salazarismo
storia di una democrazia negata
di Fabrizio Mastio
Portogallo.
Correva
l'anno
1932.
Nell'Europa
attraversata
dai
totalitarismi,
Antonio
de
Oliveira
Salazar,
artefice
di
un
meno
noto,
ma
non
meno
duro
regime
di
tipo
fascista,
dichiarava:
“Io
comprendo
che
la
censura
li
irriti,
perchè
niente
più
del
suo
pensiero
e
dell'espressione
del
pensiero
stesso
è
più
sacro
per
un
uomo.
Vado
oltre:
giungo
ad
essere
d'accordo
col
fatto
che
la
censura
è
un'istituzione
difettosa,
ingiusta,
a
volte,
soggetta
al
libero
arbitrio
dei
censori,
alla
diversità
del
loro
carattere
o
del
loro
cattivo
umore.
Una
cattiva
digestione,
una
semplice
discussione
familiare
possono
incidere,
ad
esempio
nel
taglio
di
una
notizia
o
del
passaggio
di
un
articolo.
Io
stesso
fui
vittima
della
censura
e
confesso
che
mi
arrabbiai,
che
mi
irritai,
che
giunsi
ad
avere
pensieri
rivoluzionari(...).
Proprio
la
censura,
in
antitesi
a
dichiarazioni
di
facciata
come
quella
sopracitata,
diverrà
uno
di
pilastri
del
salazarismo:
un
vero
strumento
di
controllo
e di
condizionamento
e
manipolazione
delle
idee
che
trasformò
il
Portogallo
in
un
Paese
virtuale,
nel
quale
realtà
e
apparenza
si
persero
nei
meandri
dell'insindacabile
giudizio
dei
censori
di
Stato.
Salazar
utilizzò
in
modo
sempre
più
oppressivo
lo
strumento
della
censura.
Ogni
notizia
e
fonte
di
informazione
veniva
sottoposta
all'esame
dei
censori
e le
opere
in
cui
fossero
presenti
critiche,
anche
velate
al
regime
e
alla
sua
politica
venivano
immediatamente
censurate.
Il
regime
si
serviva
di
differenti
tipi
di
censura
e di
un
grande
apparato
di
propaganda.
Nel
1933
venne
istituito
il
Secretariado
da
propaganda
Nacional
(SPN)
che
fra
i
suoi
compiti
annoverava
quello
di:
-
Censurare
qualsiasi
forma
di
espressione
che
assumesse
carattere
pubblico.
-
Manipolare
l'informazione.
-
Dirigere
la
propaganda
del
regime
all'interno
e
all'estero.
-
Coordinare
l'azione
di
divulgazione
dei
valori
politici,
ideologici
e
culturali
del
regime.
-
L'SPN
dipendeva
direttamente
dal
presidente
del
consiglio
e
venne
articolata
in
una
sezione
interna
ed
una
esterna.
Alla
prima
spettava
la
gestione
dei
rapporti
tra
la
stampa
e i
poteri
dello
Stato,
la
pubblicazione
di
informazioni
sull'attività
dello
Stato
e
della
nazione
portoghese,
l'organizzazione
di
manifestazioni
e
feste
pubbliche
di
“educazione”
e
“propaganda”,
la
soppressione
di
idee
ritenute
eversive
dal
regime
e lo
sviluppo
di
una
letteratura
accentuatamente
nazionalista.
Tra
i
compiti
della
seconda
sezione
vi
era
quello
relativo
alla
collaborazione
con
gli
organismi
portoghesi
di
propaganda
esistenti
all'estero
e la
promozione
delle
attività
del
regime
nelle
proprie
colonie.
Durante
l'intero
arco
temporale
del
regime
salazarista,
lo
strumento
di
censura
si
mantenne
inalterato
nella
sostanza,
mutando
esclusivamente
nella
forma
le
proprie
attività.
A
tal
proposito,
si
può
citare
la
nascita
di
un
nuovo
organo
di
propaganda
nel
1944:
lo
SNI
(
Secretariado
Nacional
da
Informaçao,
Cultural
Popular
e
Turismo).
I
motivi
che
indussero
Salazar
ad
istituire
un
nuovo
organo
di
censura
e
propaganda
è da
ricercarsi
nell'evoluzione
della
seconda
guerra
mondiale
a
favore
delle
potenze
Alleate
e
del
profilarsi
di
una
rovinosa
sconfitta
dei
paesi
dell'Asse,
al
quale
il
regime
portoghese
aveva
aderito
ideologicamente.
Il
nuovo
organo
di
censura
avrebbe
dovuto,
in
tal
modo,
rigenerare
l'immagine
di
un
paese
eccessivamente
compromesso
con
nazismo
e
fascismo,
ormai
prossimi
alla
disfatta.
Nonostante
ciò,
l'attività
del
SPN/SNI
rimase
immutata
e la
censura
vibrò
colpi
durissimi
alla
società
civile
lusitana.
Vi
erano
due
tipi
di
censura:
diretta
e
indiretta.
La
prima
si
esplicava
tramite
la
cosiddetta
censura
previa
e a
posteriori,
la
seconda
mediante
l'autocensura.
La
censura
previa
si
applicava
obbligatoriamente
a
quotidiani,
riviste,
immagini,
settimanali,
e
più
in
generale
a
tutti
i
tipi
di
pubblicazioni
portoghesi
e
straniere
che
si
occupassero
di
questioni
sociali
e
politiche.
Le
Commissioni
di
Censura
erano
costituite
da
ufficiali
e
sergenti
dell'Esercito
che
vigilavano
continuamente
sui
contenuti
di
ciò
che
veniva
pubblicato
e in
ultima
istanza
dipendevano
dalla
Presidenza
del
Consiglio.
Oltre
alla
stampa
erano
soggetti
a
censura
i
programmi
televisivi,
cinematografici,
radiofonici
e
gli
spettacoli
teatrali.
Uno
storico
oppositore
del
regime,
Mario
Soares,
descriveva
in
modo
eloquente
la
censura
in
quegli
anni:
“La
censura
non
esiste
solamente
sulla
stampa,
sulla
radio,
sulla
televisione.
Nello
stesso
modo
viene
applicata
ai
libri,
alle
opere
teatrali,
ai
film
e a
ogni
tipo
di
spettacolo.
Persino
i
recital
di
poesia
classica
sono
sottoposti
ad
essa,
come
le
parole
dei
fados,
i
piccoli
annunci
e i
pettegolezzi
mondani
sui
giornali.
E'
impossibile
ricorrere
contro
i
tagli,
i
divieti
e le
scelte
della
censura:
la
decisione
finale
spetta
al
Presidente
del
Consiglio...Per
anni
e
anni,
un
buon
numero
di
opere
fu
sistematicamente
vietato,
come
alcune
frasi
e
persino
alcune
parole
che
venivano
giudicate
sovversive.
Inoltre,
i
nomi
di
certe
personalità
non
potevano
essere
citati
per
nessuna
ragione.
Era
la
pena
del
silenzio,
o
meglio,
della
morte
civile
alla
quale,
in
un
modo
o
nell'altro,
tutti
gli
oppositori
del
regime
erano
condannati
senza
possibilità
di
appello.”
Fra
i
vari
strumenti
utilizzati
per
controllare
l'opinione
pubblica,
occorre
menzionare
la
rete
televisiva
nazionale,
RTP.
Questa
costituì
un
importante
organo
di
propaganda
per
il
regime
e fu
gestita
da
un
Consiglio
di
Amministrazione
composto
da
elementi
vicini
al
governo.
La
televisione
in
quegli
anni
procedette
ad
una
sistematica
omissione
delle
notizie
o
all'alterazione
delle
medesime
in
funzione
della
ragion
di
Stato.
Alla
stessa
regola
non
sfuggiva
la
radiodiffusione:
funzionari
dell'SPN/SNI
vigilavano
permanentemente
sulla
messa
in
onda
dei
programmi
radiofonici
e
sulla
scelta
degli
intervistati
e
del
contenuto
stesso
delle
interviste.
La
seconda
tipologia
di
censura,
ossia
quella
indiretta
o
definibile
anche
come
autocensura,
non
ebbe
origine
da
precise
disposizioni
giuridiche,
ma
fu
una
conseguenza
psicologica
derivante
dalla
repressione
attuata
dal
regime.
Scrittori,
artisti,
giornalisti
furono
condizionati
dal
punto
di
vista
intellettuale
e
culturale
da
un
sistema
che
atrofizzava
lo
spirito
critico
e la
creatività
e
che
tendeva
ad
omogeneizzare
il
pensiero
della
massa
e ad
appiattirlo
sulla
cultura
di
Stato.
La
censura
operò,
ovviamente,
anche
nelle
colonie
portoghesi
in
difesa
dell'impero
coloniale
e
contro
la
propaganda
in
favore
dell'indipendenza
di
quei
territori.
Nel
1968,
con
il
passaggio
del
potere
da
Salazar
a
Marcelo
Caetano,
vi
furono
alcune
modifiche
dell'istituto
della
censura,
volte
a
renderlo
autonomo
dalla
presidenza
del
consiglio,
ma
si
trattò
di
modifiche
meramente
formali
che
non
ne
intaccarono
le
prerogative.
Se
si
analizza
in
modo
comparativo
la
percentuale
di
opere
cinematografiche
sottoposte
a
tagli
o a
censura
durante
l'intera
durata
del
regime,
si
può
constatare
un'
uniformità
dell'attività
censoria:
la
percentuale
di
film
sottoposti
a
censura
si
attestò
stabilmente
al
di
sopra
del
50%
del
totale
dei
prodotti
cinematografici.
In
conclusione,
si
può
affermare
che
la
censura
costituì,
fino
alla
fine,
uno
strumento
di
repressione
delle
idee
e
della
libertà
del
popolo
portoghese
che
troverà
la
fine
il
25
Aprile
del
1974,
con
quella
che
resterà
nota
come
la
Rivoluzione
dei
Garofani,
una
delle
rivoluzioni
più
incruente
della
storia
contemporanea.
Riferimenti
bibliografici:
De
ADe
ADe
azevedo
Candido,
in A
Censura
de
Salazar
e
Marcelo
Caetano,
Editorial
Caminho,
SA,
Lisboa,
1999.
De
ADe
Azevedo
Candido,
in
Mutiladas
e
proibidas,
Editorial
Caminho,
SA,
Lisboa,
1997.
Soares
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in
L'opposizione
democratica
in
Portogallo,
Edizioni
il
Formichiere,
Milano,
1974.