N. 23 - Aprile 2007
Celebrazione dei Trattati di Roma
Guardare al passato per
pensare al futuro
di
Federica Santamaria
Il 25 marzo 1957, alla presenza delle
più alte cariche istituzionali dei sei stati europei
(Italia, Germania, Lussemburgo, Belgio, Paesi Bassi e
Francia), avveniva la firma dei Trattati di Roma, che
salutavano la nascita della CEE e dell’Euratom e
l’inizio di quel percorso, che avrebbe portato alla
costituzione di quella che noi oggi chiamiamo Unione
Europea.
Cinquant’anni, che hanno visto il
susseguirsi di molti governi, l’adesione di ulteriori
paesi, l’istituzione di una moneta unica (l’obiettivo
più alto conseguito da un’integrazione economica), ma
che sono stati anche testimoni di molte delusioni,
come la mancata ratifica del Trattato costituzionale
da parte di due dei paesi firmatari dei Trattati. E in
occasione di questa festa che coinvolge ormai
ventisette paesi, è stata tenuta una conferenza presso
l’Istituto Luigi Sturzo, il 26 febbraio scorso, che ha
annoverato tra i suoi relatori, il vice presidente
della Commissione Europea, l’On. Franco Frattini.
La
conferenza è stata organizzata dal cosiddetto Gruppo
dei 10, un insieme di convinti assertori dell’idea
europea, che proprio in quel giorno hanno presentato
al pubblico un volume che raccoglie dei documenti
redatti tra il 2000 e il 2007, che può essere visto
come un prezioso contributo dato dalla conoscenza
attenta delle Istituzioni comunitarie.
La
conferenza è iniziata con un’introduzione del vice
Presidente della Corte Costituzionale, Prof. Giovanni
Maria Flick, che ha sottolineato lo stretto legame che
ormai intercorre tra la Corte di Giustizia e la Corte
Costituzionale italiana ed ha espresso il suo
rammarico per le contraddittorie bocciature al
Trattato costituzionale, avvenute, secondo lui, perché
c’è troppa Europa (dal punto di vista quantitativo) e
poca Europa (sul piano del welfare, del sociale).
L’Unione Europea, deve avere la capacità di saper
affrontare i problemi che si pongono nel presente e
nell’immediato futuro, deve saper guardare al proprio
travagliato passato ed aspirare ad un futuro di pace e
di regole comuni per salvaguardarlo e, infine, deve
rafforzare la sua posizione, parlando con una sola
voce, rispettando e valorizzando le diversità
culturali, presenti all’interno e all’esterno di essa.
L’Ambasciatore Luigi Ferraris e, con lui,
l’Ambasciatore Calamia, hanno evidenziato come il
Gruppo dei 10, di cui essi fanno parte, attraverso
questi documenti, abbiano fornito dei suggerimenti
preziosi in sede comunitaria.
Lo
rilevano almeno due documenti, presenti nel volume da
loro pubblicato: l’uno che guarda alla Commissione,
redatto nel maggio 2004, tendente a proporre
l’affidamento al Consiglio Europeo della revisione
della sua composizione; l’altro, del novembre 2005,
che propone la presenza europea nel Consiglio di
Sicurezza dell’ONU, richiamando l’articolo 305 del
Trattato Costituzionale, che prevede la partecipazione
del Ministro degli Affari Esteri dell’Unione come
rappresentante dell’Europa unita.
Nel
suo intervento, invece, l’On. Maria Pandolfi, già Vice
presidente della Commissione Europea, ha ripercorso la
strada, risultata talvolta impervia, della Comunità
europea e poi dell’Unione Europea, esprimendo nel
contempo cinque linee di movimento in cui si è mossa e
si deve ancora muovere l’Unione.
La
conferenza si è infine conclusa con l’intervento
dell’On. Frattini, che ha riflettuto sulla necessità
di azioni concrete che devono essere portate a termine
per un’Europa più forte e sulla creazione di un nuovo
sogno, come quello che è nato nel 1957, che riavvicini
i cittadini europei alle istituzioni.
Egli
ha affermato che un’azione concertata di tutti i paesi
membri, per esempio nella lotta al terrorismo, può
rendere l’Europa più ferma nel raggiungimento
dell’obiettivo. Infine ha posto il problema del
modello di Europa che si vuole presentare all’elezioni
per il Parlamento Europeo del 2009: se questo non
avverrà ne conseguirà una fase di disaffezione nella
partecipazione elettorale e nel rapporto tra il
cittadino e le istituzioni europee.
Per
concludere, le affermazioni del Vice Presidente della
Commissione UE e degli altri relatori fanno riflettere
sulla necessità di lavorare insieme per creare
un’Unione Europea capace di saper affrontare e
risolvere i problemi che derivano dalla
globalizzazione e dall’allarme ambientale. Questi
cinquant’anni devono essere il punto di partenza per
un futuro più grande dell’Unione Europea e non il suo
punto d’arrivo.
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