N. 46 - Ottobre 2011
(LXXVII)
Quattro salti nella storia del cinema
Quando Catania era “capitale”...
di Simona Caltabiano
Ancora in clima di Festival del cinema di Venezia che resiste imperterrito alle crisi economiche ai declassamenti ecc. come dire che a noi italiani basta un tappeto rosso e un divo americano per ubriacarci di una realtà di lustrini ormai anacronistica.
Ma
conformandoci
a
questo
costume
di
uso
pubblico
della
memoria
con
fini
sicuramente
più
nobili
ci
“tuffiamo”
nella
storia
nazionalpopolare
del
cinema
per
portare
alla
luce
una
“chicca
storica”
anche
se
non
crediamo
che
la
storia,
che
dovremmo
ricordarci
essere
una
“scienza
umana”,
dovrebbe
essere
fatta
a
chicchi,
o a
specchietti...
per
le
allodole
ecc.
Forse
il
caro
Senatur
rabbrividirebbe
sapendo
che
tra
il
1913
e il
1918
la
capitale
del
cinema
in
Italia
non
era
una
città
del
profondo
nord,
ma
una
piccola
realtà
meridionale
come
Catania.
La
storia
del
cinema
a
Catania
si
intreccia
con
quella
più
conosciuta
dello
zolfo.
Le
raffinerie
costruite
già
dalla
seconda
metà
dell’ottocento
avevano
cambiato
la
stessa
struttura
della
città
che
si
era
conformata
alle
esigenze
della
commercializzazione
dell’“oro
giallo”.
A
Catania
grazie
allo
zolfo
avviene
il
primo
effettivo
decollo
industriale.
La
zona
della
stazione
in
cui
erano
collocate
la
maggioranza
delle
raffinerie
è
considerato
da
alcuni
il
primo
vero
esperimento
di
zona
industriale
nel
Mezzogiorno.
Non
a
caso
il
cavalier
Alfredo
Alonzo,
personaggio
molto
influente
nella
Catania
nei
primi
anni
del
novecento,
era
il
proprietario
di
una
raffineria
di
zolfo,
ed è
l’amministratore
della
casa
di
produzione
Etna
film
che
venne
fondata
nel
1913.
Il
Cavalier
Alonzo
non
guardò
al
risparmio
e
fece
arrivare
a
Catania
quanto
di
meglio
esisteva
allora
in
fatto
di
attori,
registi,
tecnici
e
sceneggiatori.
Comperò
le
attrezzature
cinematografiche
più
avanzate
facendole
arrivare
da
tutto
il
mondo
e
scritturò
quanto
di
meglio
offriva
il
mercato
nel
campo
degli
attori.
Quello
che
fece
più
effetto
fu
l’immenso
stabilimento
costruito
in
sei
mesi
seguendo
i
più
moderni
criteri
e
nel
quale
lavorarono,
secondo
le
cronache,
quasi
500
operai.
“Sarà
il
più
grande
d’Italia!” scrisse su un periodico un attore scritturato dall’Etna. Era una piccola
città
del
cinema
che
anticipò
i
fasti
della
Cinecittà
romana
di
fascista
memoria
e
che
probabilmente
la
ispirò.
Anche
il
commediografo
Nino
Martoglio
con
una
sua
casa
di
produzione,
la
Morgana
Film,
insieme
al
grande
attore
Giovanni
Grasso,
produsse
pellicole
che
divennero
delle
pietre
miliari.
Le
altre
case
produttrici
nate
a
Catania
sono
state
la
Katana
Film,
la
Sicula
Film,
e la
Jonio
Film.
Il
risultato
di
questa
età
dell’oro
fu
la
produzione
di
kolossal
del
cinema
muto
internazionale
che
fecero
molto
effetto
all’epoca.
Cabiria,
Il
più
famoso
di
questi
film,
conosciuto
anche
dai
neofiti
della
materia,
fu
in
parte
girato
a
Catania.
Di
questo
Impero
costruito
sulla
pellicola
non
è
rimasto
niente,
tranne
l’amore
e la
vocazione
di
una
città
che
per
le
sue
caratteristiche
intrinseche
resta
molto
“cinematografica”.
Oggi
si
preferisce
investire
nella
costruzione
di
Centri
commerciali
che
hanno
invaso
la
città
e le
zone
limitrofe.
Forse
anche
in
questo
i
nostri
predecessori
erano
culturalmente
più
illuminati.
Dopo
questa
passeggiata
nella
memoria,
ritorniamo
alla
nostra
realtà
fatta
di
manovre
politiche
e di
crisi
economiche,
ma
anche
di
Festival
del
Cinema,
Miss
Italia
ecc.
che
sono
celebrati,
ogni
anno,
come
una
liturgia
pagana
a
settembre
guarda
caso
e
forse
non
proprio
per
caso.