N. 32 - Agosto 2010
(LXIII)
insediamenti tardo-antichi e medievali
a Castiglione del Lago
Parte I - dalle origini al 1550
di Michele Broccoletti
Castiglione
del
Lago
è un
borgo
fortificato
sulla
sommità
di
un
piccolo
promontorio
situato
nel
lato
ovest
del
Lago
Trasimeno.
Nato
per
esigenze
militari,
il
castello
venne
più
volte
abbattuto
e
ricostruito,
finché
verso
il
1250
assunse,
per
volontà
di
Federico
II,
la
fisionomia
che
restò
più
o
meno
definitiva
e lo
fece
diventare
uno
dei
manieri
più
inespugnabili
di
tutta
Europa.
Il
profilo
scultoreo
del
castello
s’impenna
sul
lago
con
lo
slanciarsi
del
mastio,
alto
39
metri,
e
ben
visibile
da
qualsiasi
zona
del
territorio
circostante.
L’imponenza
delle
mura
ed
il
gioco
prospettico
delle
torri,
il
quale
sembra
cambiare
man
mano
che
ci
si
avvicina,
offrono
l’impressione
di
tenerti
sotto
controllo
costantemente.
La
tardiva
utilizzazione
turistica
del
territorio
castiglionese,
ha
evitato
a
questo
angolo
dell’Umbria
il
disordine
tipico
della
selvaggia
edilizia
del
dopoguerra,
permettendo
così
di
mantenere
pressoché
intatto
il
tessuto
del
centro
storico
ed
incontaminata
la
vergine
collina
olivata
dalla
quale
la
fortezza
domina.
Lo
schema
urbanistico
di
Castiglione
del
Lago
si
basa
su
una
semplice
corrispondenza
del
modulo
del
numero
tre,
che
richiama
la
sacra
triade
religiosa
e
rispecchia
la
ripartizione
sociale
dell’epoca,
costituita
da
clero,
nobili
e
contadini.
Triangolare
è la
rocca,
tre
sono
le
strade
principali,
tre
sono
le
chiese
e
tre
le
porte
d’accesso:
Porta
Perugina,
che
conduce
direttamente
a
Palazzo
Corgna
ed
ha
alla
sua
destra
il
castello,
Porta
Senese,
che
dal
rondò
conduce
a
piazza
Mazzini
sulla
quale
si
affaccia
la
prima
sede
municipale
con
la
vecchia
Torre
del
Popolo,
e
Porta
Fiorentina,
oggi
unica
uscita
per
i
veicoli.
In
epoca
preistorica
il
territorio
di
Castiglione
del
Lago
era
interamente
sommerso
da
un
lago
pliocenico,
a
testimonianza
del
quale
sono
ancora
visibili,
nelle
cave
di
sabbia,
i
resti
di
fossili
marini.
Il
restringimento
del
lago
a
causa
dei
sedimenti
alluvionali,
ed
il
leggero
innalzamento
del
suolo,
determinarono
l'attuale
conformazione
del
territorio
che,
con
il
lago
caratterizzato
dalla
scarsa
profondità
delle
acque
e
dai
fondali
sabbiosi
che
facilitavano
la
pesca,
divenne
un
luogo
ideale
per
l’insediamento
umano.
Il
paesaggio
del
Trasimeno,
pur
possedendo
un
suo
specifico
carattere,
si
pone
come
elemento
mediante
fra
l’Orvietano
e la
Val
di
Chiana.
Chi
percorre
la
statale
Umbro
Casentinese
o
viaggia
lungo
la
tratta
della
ferrovia
Roma-Firenze,
si
trova
difronte
a
due
ambienti
abbastanza
caratteristici:
uno
rurale,
che
ha
le
caratteristiche
proprie
di
quello
della
Val
di
Chiana,
e
l’altro
lacustre,
con
connotazioni
del
tutto
particolari.
Il
palude
del
lago
costituisce
l’ecosistema
naturale,
dove
accanto
a
diverse
piante,
tra
le
quali
predominano
giunchi,
canne,
cannelloni,
ed
alghe,
è
presente
anche
un’intensa
vita
microbatterica
che
si
colloca
alla
base
delle
catene
trofiche,
e
contribuisce
ad
alimentare
la
fauna
ittica
ed
ornitologica
del
territorio.
Questo
ecosistema
resiste
dall’inizio
degli
anni
settanta
a
tutti
gli
attacchi
che
gli
vengono
costantemente
portati
dall’inquinamento
biologico.
L’isola
Polvese,
in
questo
momento,
rappresenta
l’unica
oasi
riservata
alla
protezione
della
fauna
e
della
flora
selvatica
del
Trasimeno.
Al
limite
della
palude
si
riscontra
frequentemente
la
coltivazione
del
pioppo,
anche
se a
nord
dell’aeroporto
l’equilibrio
è
stato
modificato
dalla
costruzione
di
quattro
laghetti
dedicati
alla
pesca
sportiva.
Il
lago,
che
è
vivacizzato
dal
cromatismo
delle
acque
e
dalla
frequente
trasparenza
atmosferica,
rende
più
facile,
per
contrapposizione
visiva,
l’osservazione
delle
catene
montuose
di
levante.
Sono
altrettanto
interessanti
le
sistemazioni
agrarie
dei
seminativi-arborati
del
territorio
Castiglionese,
che
ricoprono
un
importante
ruolo
nell’ambito
del
paesaggio.
Queste
sistemazioni
sono
il
retaggio
del
paziente
ed
umile
lavoro
di
generazioni
di
contadini,
i
quali
hanno
per
secoli
trasformato
l’ambiente
circostante,
adattandolo
alle
proprie
necessità
di
vita.
Frequente,
nelle
colline
più
basse,
è la
sistemazione
a
rittochino;
a
Porto,
Vaiano
e
Gioiella
prevale
il
girapoggio,
mentre
è
ancora
presente,
qua
e
là,
la
sistemazione
a
pigola.
Il
promontorio
su
cui
sorge
Castiglione
del
Lago,
ricoperto
da
un
uliveto,
è
completamente
terrazzato.
A
tal
fine
è
stato
usato
il
calcare
che
è
stato
estratto
nel
territorio
limitrofo.
La
sistemazione
a
ciglioni
invece,
che
si
riscontra
in
alcune
frazioni,
presenta
la
verticalità
della
panchina
che
è
assicurata
e
stabilizzata
dalle
erbe
selvatiche,
le
quali
vi
crescono
spontaneamente:
sul
pianale
ritroviamo
sempre
la
coltivazione
degli
ulivi.
Molto
limitata,
ma
comunque
presente,
è la
sistemazione
a
lunette.
Notevoli
sono
le
sistemazioni
a
rivale
o a
prode
che
derivano
dalla
adiacente
Valle
della
Chiana,
dove
i
lunghi
filari
di
viti
sono
intercalati
da
piante
da
frutta,
da
ulivi
oltre
che
da
aceri
e
olmi.
Quest’ultime
piante
fornivano
frasche
per
alimentare
il
bestiame
e
combustibile
per
usi
domestici.
Frequentemente
si
incontrano
poi
querce
isolate,
le
quali
ravvivano
l’euritmia
del
paesaggio
costituito
da
ampi
spazi.
In
corrispondenza
delle
case
coloniche
e
delle
loro
strade
di
accesso
invece,
sono
presenti
essenze,
quali
pini
e
cipressi,
che
simboleggiano
lo
stato
sociale
del
proprietario
della
dimora.
Nei
pochi
boschi
cedui
presenti,
oltre
che
alcune
piante
da
intreccio,
si
incontrano
querce,
ginepri,
ginestre
ed
eriche,
che
testimoniano
l’acidità
dei
terreni.
Le
strade
del
territorio
hanno
conservato
una
modesta
larghezza,
corrispondente
in
pratica
allo
spazio
necessario
al
passaggio
di
due
carri,
anche
se
molte
sono
state
leggermente
ampliate
e
asfaltate.
Tra
tutte
la
vie
di
comunicazione,
due
strade
sono
state
adattate
ai
canoni
degli
attuali
mezzi
di
trasporto:
la
Umbro-Casentinese
e la
strada
statale
N.
454,
la
quale
unisce
Castiglione
a
Montepulciano.
In
generale,
i
tracciati
delle
strade
presenti
nel
territorio,
si
sviluppano
secondo
linee
curve,
seguono
l’andamento
collinare
e
armonizzano
con
il
paesaggio.
L’unica
eccezione
è
proprio
la
strada
statale
N.
454,
che
venne
progettata
nello
scorso
secolo:
per
quasi
quattro
chilometri
percorre
una
linea
retta,
spezzando,
in
questa
maniera,
il
paesaggio
in
due
entità
simili.
Questa
concezione
è il
frutto
di
un
pensiero,
che
si
aveva
nel
secolo
scorso,
in
base
al
quale
il
paesaggio
si
considerava
ed
analizzava
in
termini
molto
romantici,
come
qualcosa
che
si
potesse
osservare
da
un
solo
punto
di
vista.
Di
conseguenza,
dal
rondò
di
Castiglione
del
Lago,
da
cui
con
lo
sguardo
si
può
abbracciare
tutto
il
territorio
Castiglionese,
fu
progettata
questa
strada
come
continuità
di
corso
Matteotti
attraverso
Porta
Senese.
Se
inseriamo
gli
elementi
sopra
descritti
nella
trama
geometrica
delle
sistemazioni
agrarie,
possiamo
individuare
un
ambiente
parecchi
evoluto
da
un
punto
di
vista
umano
e
possiamo
apprezzare
l’architettura
del
“non
costruito”.
Questo
paesaggio
sta
però
attraversando
una
lenta
ma
irreversibile
fase
di
trasformazione
e di
deterioramento.
Non
è
della
sua
perdita
che
dovremo
rattristarci,
quanto
piuttosto
preoccuparci
della
sua
sostituzione
e
dei
nuovi
rapporti
di
produzione
che
originano
gradualmente,
ma
irrimediabilmente,
un
nuovo
ambiente.
D’altra
parte
siamo
consapevoli
che
il
paesaggio
è
un’entità
dinamica
in
continuo
movimento,
ed
alla
sua
formazione
concorrono,
oltre
che
l’orografia
e
l’idrografia,
anche
le
essenze
vegetali,
le
strade,
le
case,
il
lavoro
assiduo
ed
attento
dell’uomo,
e
l’azione
continua
e
modellante
degli
agenti
endogeni
ed
esogeni.
Il
paesaggio
varia
al
mutare
delle
sue
componenti
essenziali,
quali
le
stagioni
e,
secondo
il
diverso
punto
di
osservazione
di
chi
lo
guarda,
varia
anche
in
seguito
alla
sostituzione
della
trazione
animale
con
quella
meccanica.
Quando
guardiamo
il
paesaggio
non
dobbiamo
ammirare
questo
o
quell’angolo
per
nostro
egoistico
piacere,
ma
dobbiamo
avere
la
capacità
di
individuarlo
nel
suo
insieme
ed
essere
coscienti
e
consapevoli
delle
forze
e
dei
rapporti
di
lavoro
che
lo
hanno
determinato.
Dobbiamo
inoltre
subordinare
il
piacere
soggettivo
dell’ammirazione
a
quello
oggettivo
della
produzione.
Il
territorio
di
Castiglione
del
Lago,
gia
in
era
Paleolitica
fu
abitato
dall’uomo
che
cominciò
a
costruirvi
le
prime
palafitte.
Queste
primitive
popolazioni
iniziarono
a
penetrare
all'interno
del
territorio,
dando
origine
alle
prime
opere
di
disboscamento,
le
quali
furono
poi
continuate
dal
popolo
degli
Etruschi.
Questi
ultimi
iniziarono
lo
sfruttamento
del
fertile
terreno
per
scopi
agricoli,
e
costruirono
le
prime
rudimentali
strade,
iniziando
ad
occupare,
allo
stesso
tempo,
la
zona
collinare
che
da
Vaiano
si
estende
fino
a
Petrignano
del
Lago.
In
questo
periodo
Castiglione
del
Lago
è
costituito
da
un
centro
di
piccolissime
dimensioni,
situato
nella
parte
estrema
del
promontorio
in
direzione
del
Lago
Trasimeno.
Con
la
romanizzazione,
il
paese
divenne
un
castrum
che
assunse
il
nome
di
clusinii,
ed
in
cima
al
promontorio
fu
costruita
una
piccola
torre
che
serviva
sia
per
osservazioni
sia
da
rifugio
nei
casi
di
assedi
e
scorrerie.
Naturalmente,
il
paese
subì
tutte
le
vicissitudini
che
interessarono
e
coinvolsero
il
territorio
del
lago,
in
seguito
alla
disfatta
dell’impero
Romano
ed
alle
occupazioni
barbariche.
Le
prime
notizie
storiche,
di
una
certa
precisione,
relative
a
Castiglione
del
Lago,
si
hanno
nell’817,
anno
in
cui
il
territorio
del
Lago
Trasimeno
(Castiglione
compreso)
entra
a
far
parte
dei
possedimenti
del
Vaticano.
Da
questo
momento
inizia
per
Castiglione
del
Lago
un
periodo
bellico,
il
quale
si
protrarrà
per
quasi
200
anni,
durante
i
quali
il
piccolo
promontorio
fortificato
è
protagonista
nella
contesa
fra
Cortona
e
Perugia,
entrambe
in
espansione
e,
soprattutto,
entrambe
ben
intenzionate
e
decise
a
non
lasciarselo
sfuggire.
Dopo
numerose
controversie
fra
le
due
città
contendenti,
proprio
Perugia
ebbe
la
meglio
su
Cortona
nel
1184
e
nello
stesso
anno
venne
concesso
a
Castiglione
un
proprio
statuto,
dopo
che
i
circa
900
abitanti
del
paese
si
recarono
a
Perugia
dove,
in
Piazza
San
Lorenzo,
giurarono
solenne
sottomissione.
Le
buone
intenzioni
però
durarono
poco,
poiché
dopo
appena
sei
mesi,
le
ostilità
tra
Cortona
(questa
volta
aiutata
dai
cugini
aretini)
e
Perugia
riprendono,
ma
quest’ultima
si
decide
ad
approfittare
della
presenza
in
Umbria
di
Arrigo
VI,
figlio
del
Barbarossa
e re
d’Italia
(che
era
occupato
a
domare
la
rivolta
orvietana)
per
chiedergli
di
definire
la
difficile
vertenza:
questi
conferma
Perugia
nel
possesso
del
castello
del
Trasimeno,
riservandosi
però
il
diritto
di
passaggio
sul
lago,
e
decretando
che
Castiglione
debba
essere
abbattuto,
ed
il
paese
abitato
da
soli
nativi.
Malgrado
questa
ulteriore
sconfitta,
i
toscani
non
si
arrendono
e la
vicenda
continua
tra
nuove
ricostruzioni
e
successivi
diroccamenti,
fino
quando
intervenne
Papa
Gregorio
IX
nel
1232,
che
risolse
la
vertenza
affidando
il
territorio
di
Castiglione
del
Lago
a
Perugia
ed
obbligando
i
toscani
a
versare,
proprio
nelle
casse
perugine,
la
somma
di
1200
ducati
a
titolo
di
risarcimento.
Una
svolta
nella
storia
di
Castiglione
del
Lago,
si
ha
nel
1247,
quando
Federico
II
imperatore,
dopo
aver
tentato
invano,
proprio
la
conquista
di
Perugia,
occupò
senza
difficoltà
una
Castiglione
semidisabitata,
con
mura
semidistrutte
e
diroccate,
e
considerato
poi,
sempre
con
occhio
rivolto
verso
Perugia,
il
ragguardevole
ed
importante
valore
strategico
di
quel
poggio
fortificato,
fece
abbattere
il
castello
e ne
affidò
la
completa
ricostruzione
probabilmente
a
frate
Elia
da
Cortona,
il
quale
riuscì
a
progettare
un’interessante
combinazione
d’elementi
architettonici
svevi,
combinati
con
moduli
quadrati
mediterranei.
Così
anche
dopo
la
morte
di
Federico
II,
continuò
un
lungo
periodo
di
tranquillità,
che
si
interrompe
nel
1312
quando
Arrigo
VII°,
nel
tentativo
di
ripristinare
l’unità
dell’impero,
marcia
contro
Perugia
e,
dopo
aver
inutilmente
tentato
di
prenderla,
si
rivolge
anch’esso
contro
Castiglione,
ma
avendo,
i
perugini,
previsto
anche
questa
mossa,
anche
tale
secondo
attacco
viene
sventato,
con
opportune
fortificazioni
e
con
una
buona
guarnigione
militare.
Una
nuova
minaccia
giunge
nel
1335,
ed è
portata
da
Pier
Saccone
de’
Tarlati
di
Pietramala,
il
più
irriducibile
nemico
dei
perugini,
che
alleato
con
l’agguerrito
esercito
ghibellino,
sconfigge,
incendia,
devasta
e
saccheggia
quasi
tutti
i
territori
e le
ville
del
lago
tentando,
sembra
inutilmente,
anche
la
presa
di
Castiglione.
Nel
1381
arriva
un
nuovo
attacco
da
parte
di
Boldrino
da
Panicale,
che
era
un
mercenario
al
soldo
dei
perugini
non
soddisfatto
del
compenso
ricevuto
per
le
sue
prestazioni
militari,
il
quale
decide
di
dimostrare
la
sua
insoddisfazione,
assediando
Castiglione
proprio
nella
notte
di
Natale,
cacciando
gli
abitanti
e
bruciando
alcune
case
e
parte
dell’archivio:
la
vicenda
si
risolse
quattro
anni
più
tardi,
quando
il
paese
poté
essere
liberato
in
cambio
di
14.000
fiorini
d’oro.
Un
episodio
simile
avvenne
nell’estate
del
1410,
ma
questa
volta
la
razzia
fu
compiuta
da
uno
dei
più
famosi
capitani
di
ventura
dell’epoca,
Braccio
Fortebracci
da
Montone,
che
diede
fine
alle
proprie
rappresaglie
solo
dopo
quattro
anni,
avendo
avuto
in
cambio
1.600
fiorini.
In
seguito
Perugia
piomba
in
una
crisi
politica
in
cui
regna
il
disordine
e
l’anarchia:
sono
però
tempi
tranquilli
per
il
contado
e
per
Castiglione,
un
periodo
di
quiete
che
dura
più
di
50
anni,
e
precisamente
fino
alla
nota
congiura
dei
Pazzi
nel
Duomo
di
Firenze
nel
1478,
in
seguito
alla
quale
Castiglione
del
Lago
fu
presidiata
dai
pontifici
e
per
ben
due
volte
resistette
agli
attacchi
dell’esercito
fiorentino.
Conquistare
Castiglione
era
decisivo
per
la
riuscita
di
qualunque
impresa
bellica
che
coinvolgesse
Perugia
o lo
Stato
Pontificio,
oltre
che
costituire
di
per
sé
un
titolo
di
vanto.
Le
mura
del
paese
potevano
ospitare
tranquillamente
più
di
2.000
armati,
e ne
bastavano
meno
di
un
terzo
per
tenere
a
bada
un
esercito;
dagli
spalti
erano
inoltre
facilmente
controllabili
le
immediate
rive
del
lago,
per
questo
era
possibile
far
giungere
rifornimenti,
in
caso
d’assedio
prolungato,
con
delle
semplici
barche.
Nel
1488
Castiglione
del
Lago
fu
teatro
di
un
episodio
della
sanguinosa
faida
fra
le
due
famiglie
perugine
degli
Oddi
e
dei
Baglioni:
i 37
rimasti
degli
Oddi,
infatti,
con
un
piccolo
esercito
s’insediarono
nel
castello,
dove
ricevettero
aiuti
dai
loro
alleati,
ben
decisi
a
resistere
ad
oltranza
in
attesa
di
una
decisione
pontificia.
Il
sopraggiungere
delle
truppe
dei
Baglioni
ed
il
conseguente
violento
scontro
tra
le
due
fazioni
rivali
provoca
l’intervento
di
Lorenzo
De’
Medici,
il
quale
si
propone
come
paciere
nella
contesa
inviando
il
Conte
di
Pitigliano
a
prendere
possesso
nel
Castello
di
Castiglione,
impegnandosi
a
restituirlo
agli
Oddi
nell’eventualità
di
un
placet
pontificio
in
loro
favore.
Ciò
però
non
avvenne
e
Castiglione
tornò
nelle
mani
dei
Baglioni
i
quali
ampliarono
il
primitivo
nucleo
del
futuro
Palazzo
Ducale
che
venne
usato
come
residenza
da
caccia
e da
villeggiatura.
Durante
il
primo
periodo
rinascimentale,
che
facciamo
partire
convenzionalmente
subito
dopo
la
scoperta
dell’America
nel
1492,
Castiglione
è di
proprietà
dei
Baglioni
e lo
stesso
castello
ospita
numerosi
personaggi
storici
di
un
certo
livello,
tra
cui
ricordiamo
Machiavelli,
Papa
Leone
X e
Leonardo
Da
Vinci,
che
proprio
su
interessamento
del
Machiavelli,
stava
affrontando
il
problema
delle
piene
del
lago.
Si
conserva
ancora
un
disegno
di
Leonardo
del
1503
nel
qual
è
riportato
il
castello
con
il
fossato
che
lo
circondava.
Negli
anni
successivi
però
le
scorrerie
e
gli
eccidi
sono
sempre
in
agguato,
con
l’aggiunta
di
un’epidemia
di
peste
che
attorno
al
1520
decimò
la
popolazione.
Uno
degli
eventi
più
importanti
per
la
storia
di
Castiglione
del
Lago
avvenne
il 7
settembre
del
1550,
quando
venne
eletto
papa
Giovanni
Maria
del
Monte
con
il
nome
di
Giulio
III:
fu
nominato
vescovo
e
poi
cardinale
di
Perugia
Fulvio
della
Corgna,
fu
concesso
il
Chiugi
per
nove
anni
a
Donna
Giacoma
del
Monte,
sorella
del
papa
e
madre
di
Fulvio
ed
Ascanio,
ed
in
seguito,
con
diverso
papa,
fu
elevato
a
marchesato
Castiglione
del
Lago
con
Ascanio
della
Corgna.
Con
quest’ultimo
per
Castiglione
cominciò
il
periodo
di
massimo
splendore,
anche
se
il
diventare
marchesato
ingigantì
quella
differenza
fra
nobiltà
e
popolo
che
fino
ad
allora
non
si
era
molto
notata,
poiché
ad
eccezione
di
Gianpaolo
Baglioni,
nessun
nobile
vi
aveva
mai
posto
residenza,
ma
era
stato
abitato
soltanto
da
contadini,
pescatori
e
soldati.
Specializzato
in
architettura
ed
ingegneria
militare,
allievo
dell’Alessi,
maestro
d’armi
e di
torneo,
Ascanio
della
Corgna
riassumeva
a
veemenza
del
capitano
di
ventura
non
distolta,
ma
ingentilita,
da
quella
vena
umanistica
tipica
del
Rinascimento,
presentandoci
una
figura
di
condottiero
impavido
ma
scaltro,
violento
e
diplomatico,
altero
ma
anche
colto
parlatore,
aggressivo
ma
anche
sostenitore
delle
lettere
e
mecenate.
La
sua
famiglia
era
originaria
della
zona
di
Pischiello
vicino
a
Passignano,
ma
probabilmente
Ascanio
nacque
a
Roma
il
31
luglio
1514
da
Francesco
di
Berardo
Dalla
Corgna
e
Madonna
Giacoma
del
Monte,
e a
Roma
visse
la
sua
adolescenza
presso
la
famiglia
materna
e lo
zio
cardinale,
alternando
le
discipline
sportive
–soprattutto
la
pedana
tanto
da
diventare
abilissimo
ed
imbattuto
spadaccino-
agli
studi
classici
e di
architettura.
I
primi
stretti
rapporti
con
Castiglione
del
Lago
risalgono
al
1550
quando
gli
viene
affidato
dallo
zio
materno
–il
papa
Giulio
III-
il
marchesato
delle
sue
terre
in
Castiglione
del
Lago
e
Città
della
Pieve.
Da
questo
breve
profilo,
che
si
riferisce
soprattutto
all’età
giovanile
di
Ascanio,
possiamo
immaginare
e
capire
quale
sia
stata
l’importanza
che
lo
stesso
aveva
al
suo
tempo
–
era,
infatti,
stretto
parente
del
Papa
che
in
quei
periodi
godeva
di
non
pochi
poteri
– e
di
conseguenza
possiamo
anche
dedurre
il
motivo
per
cui
Castiglione
ebbe
con
lui
e in
generale
con
la
famiglia
della
Corgna
il
periodo
di
massimo
splendore.