N. 20 - Gennaio 2007
CASINI E IL GRANDE CENTRO
Due opposizioni al governo Prodi
di
Stefano De Luca
Il 2 dicembre si è consumata la separazione dell’ex “coppia
di fatto” Pier Ferdinando Casini - Silvio
Berlusconi. Il primo ha radunato il popolo dell’Udc al
Palasport di Palermo, nella terra di don Sturzo, il
secondo quello che resta della Cdl in piazza San
Giovanni a Roma con i “fedeli” Fini e Bossi. Una
separazione che ha lasciato uno strascico di polemiche
che si perpetreranno a lungo.
La rottura della Cdl e la nascita di due opposizioni
al governo Prodi cambia in modo netto il quadro
politico italiano, per più di un decennio fondato su
due poli alternativi: un centro-destra e un
centro-sinistra che Casini vuole scompaginare giocando
la battaglia politica della sua vita, il ritorno di un
“grande centro” capace di guidare il Paese
senza concedere spazi alle ali estreme degli attuali
schieramenti.
“La tradizione della Dc oggi esce
dalla subalternità per tornare ad essere protagonista.
Lanciamo un appello ai democristiani, perchè non
possono terminare la loro vicenda politica con
Diliberto e i Verdi. Facciamo appello ai liberi e
forti per un'alternativa moderata”. Così tuonava
Casini durante il suo intervento a Palermo.
“Dopo 12 anni siamo stanchi del bipolarismo che
si fonda sulle disgrazie altrui, siamo stanchi dei
soliti riti e siamo stanchi di corteggiare le frange
più estreme”. L’Udc, almeno per ora, va per la sua
strada, ma invitando le forze politiche ex-Dc a
seguire la via del grande centro per scompaginare il
bipolarismo incompiuto e ritrovarsi ancora una volta
tutti lì, in quell’Italia di mezzo che il pioniere
Marco Follini è già andato ad esplorare.
Pronta la reazione di Berlusconi: "prima o poi il
figliol prodigo tornerà e ammazzeremo insieme il
vitello grasso”. Una battuta non gradita dal leader
Udc. “È legittimo che l'Udc voglia rafforzare il
centro in una logica di alternativa alla sinistra – ha
replicato il leader di An Fini - quello che condivido
meno è la cancellazione dell'esperienza del
centrodestra, della Casa delle Libertà che è la vera
alternativa perchè il sistema bipolare è una realtà”.
Reazioni contrarie Casini le ha ricevute anche dall’interno
del suo partito. Di rottura definitiva con gli alleati
della Cdl Carlo Giovanardi non ne vuole nemmeno
sentire parlare. Al prossimo Congresso assicura che
presenterà una propria mozione: l’ex Ministro per i
rapporti col Parlamento il 2 dicembre ha partecipato
alla convention Udc a malincuore, per "disciplina di
partito", con la convinzione che il posto giusto fosse
un altro: piazza San Giovanni.
Interesse all’iniziativa di Casini l’ha espressa senza
mezzi termini il Ministro della Giustizia Clemente
Mastella, leader dell’Udeur che, a margine di un
convegno a Vicenza, ha rilevato come l’Udc “non può
restare nel limbo all'infinito”. E che un intesa si
può realizzare già per le europee del 2009.
Un altro segnale è arrivato dal parlamentare della
Margherita, e leader della corrente dei teodem, Enzo
Carra. A proposito della posizione espressa da Casini
in merito ai pacs, Carra ha auspicato un accordo
perchè "non si vede perchè non ci possano essere
convergenze quando il centrosinistra esprime posizioni
condivisibili dall'Udc su questioni di libertà di
coscienza. L'ha già detto anche Rutelli, non ci sono
accordi sotto banco, non sono richiesti, quando si
affrontano insieme questioni che si basano sui valori
si può tranquillamente andare avanti su convergenze,
come è già capitato con la fecondazione assistita".
Un accordo su un singolo tema in agenda non è sicuramente
un accordo politico tra due partiti, ma che in molti
tra gli ex-Dc di entrambi gli schieramenti guardino
con favore e anche con un cero orgoglio la battaglia
di Casini non è un mistero per nessuno.
Di certo il leader Udc ha posto sotto gli occhi di tutti un
problema di fondo della “Seconda Repubblica”: il
sistema bipolare, in Italia, è un processo incompiuto.
Due sono gli scenari per il futuro. O l’iniziativa di
Casini raccoglierà consensi e permetterà
l’aggregazione al centro di forze moderate che
sappiano tenere le frange più radicali della destra e
della sinistra fuori dal governo, o favorirà un
ricompattamento del centro-destra e del
centro-sinistra che, di fatto, sancirebbe la sconfitta
politica del coraggioso leader Udc. |