N. 92 - Agosto 2015
(CXXIII)
LA CASA DEL NULLA
RACCONTI DAL CARCERE DEGLI ANNI SETTANTA
di Filippo Petrocelli
Storie di gattabuie e galeotti, lotta anticarceraria e disumane torture, il tutto con un gergo rigorosamente da “duristi”, ovvero rapinatori (una dura è appunto una rapina). Un viaggio anche etimologico alla scoperta del linguaggio che si parla “dietro le sbarre”, delle storie e delle esperienze di chi ha avuto una mala vita.
Un
racconto
dal
di
dentro,
senza
censure,
crudo
e
doloroso
ma
privo
di
quella
retorica
sensazionalistica
che
tutto
omologa,
trasformandolo
in
asettico,
fittizio
e
artefatto.
Non
una
storia
verosimile,
piuttosto
una
cronaca
che
ha
il
privilegio
di
godere
anche
di
momenti
puramente
narrativi,
non
solo
un
documentario
di
carta.
È
questo
in
poco
parole
La
casa
del
nulla
scritto
a
quattro
mani
da
Giuliano
Naria
e
Rossella
Simone,
uscito
per
la
prima
volta
nel
maggio
1988
per
la
Tullio
Pironti
editore
e
recentemente
ripubblicato
da
Milieu,
con
una
nuova
prefazione
dell’autrice.
E se
nella
premessa
all’edizione
originale
gli
autori
ricordano
che:
“Questo
è un
documento
di
storia
orale”
e
che
loro
riportano
“storie
narrate
da
altri,
spesso
trasfigurate
dal
ricordo
e
dall’entusiasmo
di
colui
che
le
raccontava”,
al
centro
della
narrazione
resta
l’anomalia
italiana
degli
anni
Settanta
e
Ottanta
quando
nelle
carceri
speciali
venivano
rinchiusi
banditi
e
rivoluzionari,
in
un
osmotico
rapporto
di
condivisione
e
scambio
di
conoscenze
all’insegna
dell’illegalità
diffusa.
Naria
e la
Simone
hanno
condiviso
molto:
l’amore,
la
militanza
politica
e il
carcere,
ma
anche
l’esperienza
purificatrice
dello
scrivere
insieme.
Eppure,
e
questa
è
una
delle
cose
più
singolari
di
questo
lavoro,
qui
si è
anche
consumato
il
loro
addio.
E
questo
scritto
a
suo
modo
rappresenta
l’epilogo
umano
di
una
relazione.
Giuliano
Naria
incolpato
ingiustamente
dell’omicidio
del
magistrato
Coco
si
consuma
nelle
detenzione
e
diventa
anoressico.
Accusato
di
essere
un
membro
delle
Brigate
rosse,
trascorre
9
anni
in
giro
per
l’Italia
fra
carceri
speciali,
isolamento
e
privazioni.
Intraprende
una
strenua
lotta,
usando
più
volte
lo
strumento
dello
sciopero
della
fame.
La
sua
compagna,
Rossella
Simone
viene
arrestata
insieme
a
lui
e
incarcerata
per
un
anno
e
mezzo.
Poi
la
libertà
e la
carriera
da
giornalista.
Ma
questo
libro
va
oltre
le
vicende
persoli
e si
divide
in
quattro
“sezioni”
capaci
di
offrire
una
panoramica
sul
mondo
delle
prigioni
italiane:
nella
prima
si
discute
del
“tipo”
di
carcerato,
si
passi
dai
coatti
ai
turisti,
in
una
specie
di
descrizione
sulla
fisionomia
dell’abitante
delle
patrie
galere.
Nella
seconda
si
racconta
senza
filtri
la
brutalità
del
carcere
e
dei
suoi
regolamenti
non
scritti,
mentre
nella
terza
sotto
i
riflettori
ci
sono
le
molte
rivolte
carcerarie
e le
successive
brutali
repressioni
dell’ordine
costituito.
L’ultima
parte
invece
è
dedicata
alle
evasioni
–
riuscite
e
non
– e
alla
loro
mitologia
che
rappresenta
per
i
galeotti
più
di
un
feticcio.
E
leggere
La
casa
del
nulla
è un
buon
modo
per
rievocare,
senza
retorica,
le
storie
dei
criminali
e
della
violenza
politica
negli
anni
Settanta
e
Ottanta,
ma
anche
per
ricordare,
senza
fronzoli,
uno
spaccato
d’Italia
troppo
spesso
dimenticato.