N. 91 - Luglio 2015
(CXXII)
Agli albori della cartografia musulmana
I
viaggiatori
che
tessero
gli
itinerari
del
sapere
di Federica Campanelli
I
grandiosi
capolavori
della
cartografia
musulmana
sorti
tra
basso
Medioevo
ed
epoca
moderna
–
come
il
Kitāb
Ruğar
e la
Tabula
Rogeriana
che
Idrisi
elaborò
per
Ruggero
II
di
Sicilia
durante
"l'età
dell'oro"
islamica,
o la
Mappa
del
Mondo
e il
portolano
del
Mediterraneo
Kitāb-i
bahriyyè
di
Piri
Reis,
realizzati
nell'alveo
della
superpotenza
ottomana
–
affondano
le
proprie
remote
radici
nei
coraggiosi
spostamenti
di
studiosi,
viaggiatori
o
semplici
mercanti
e
pellegrini
arabi
che,
al
termine
dei
loro
itinerari,
fornivano
variopinti
e a
volte
semileggendari
resoconti
da
cui
potevano
essere
estratte
ed
elaborate
le
più
disparate
informazioni
di
carattere
geografico
e
topografico.
.
La
Mappa
del
Mondo
di
Idrisi
(copia
del
XIII
secolo)
.
La Sicilia in una mappa
di
Piri
Reis
(dal
Kitab-i
Bahriye,
XVI
secolo)
Fu
questo
un
lungo
processo
–
iniziato
in
epoca
altomedievale
–
fatto
di
continue
ricerche,
integrazioni
e
approfondimenti
che
permise
di
superare
l'ostacolo
della
scarsa
precisione
dei
rilevamenti
su
larga
scala
e
l'inattendibilità
delle
prime
descrizioni
(spesso
attinte
da
fonti
essenzialmente
orali),
e
infine
di
raggiungere
un
complesso
sistema
cartografico
fornito
di
saldo
fondamento
scientifico
di
cui
gioverà
anche
tutto
l'Occidente,
ancora
vincolato
a
rappresentazioni
più
ideologiche
che
realistiche
del
proprio
territorio.
La
prestigiosa
e
fiorente
Bayt
al-ḥikma
con
sede
a
Baghdad,
capitale
del
califfato
Abbaside
(750-1250)
nonché
fervente
crocevia
di
saperi
e
culture,
fu
la
prima
istituzione
culturale
ad
adottare,
a
partire
dal
IX
secolo,
un
programma
di
ricerca
in
grado
di
perfezionare
il
calcolo
del
meridiano
terrestre
con
enormi
risvolti
teorici
e
pratici.
Il
punto
di
partenza
furono
i
grandi
trattati
geografici
e
astronomico-matematici,
ancora
del
tutto
sconosciuti
in
Europa,
che
Tolomeo
compilò
nel
II
secolo:
trattasi
della
Geografia
e di
quell'opera
che
gli
Arabi
chiamarono
al-Maǧisṭī,
latinizzato
Almagesto,
entrambi
tradotti
per
la
prima
volta
dal
greco
nella
Baghdad
abbaside
del
IX
secolo.
Agli
albori
del
processo
di
mediazione
operata
dal
mondo
arabo
tra
la
cultura
scientifica
classica
e le
rinnovate
esigenze
conoscitive,
non
potevano
dunque
mancare
i
ricchi
contributi
apportati
dagli
itinerari
tessuti
da
coloro
che,
numerosissimi,
lasciavano
i
rispettivi
Paesi
per
intraprendere
lunghi
viaggi,
finanche
oltre
i
confini
del
Califfato.
Tra
i
primi
viaggiatori
arabi
di
cui
si
hanno
notizie,
sebbene
molto
limitate,
si
menziona
Hārūn
ibn
Yaḥya,
probabilmente
siriano,
vissuto
nella
seconda
metà
del
IX
secolo.
Dai
resoconti
del
Kitāb
al-a'lāq
an-nafīsa (Libro
delle
gemme
preziose)
del
geografo
persiano
Ibn
Rustah
(IX-X
secolo)
sappiamo
che
in
Palestina,
tra
gli
anni
880
e
890,
Hārūn
venne
catturato
dai
bizantini
e
condotto
prigioniero
a
Costantinopoli.
Durante
il
periodo
di
negoziazione
del
suo
riscatto,
gli
fu
concesso
di
lasciare
il
carcere
e
sostare
in
città
fino
al
termine
delle
trattative.
Hārūn
ne
approfittò
per
visitare
e
conoscere
a
fondo
Costantinopoli,
e da
questa
esperienza
prese
corpo
una
delle
più
notevoli
descrizioni
della
città
bizantina
in
epoca
altomedievale.
Ottenuto
il
rilascio,
Hārūn
ibn
Yaḥya
seguì
un
itinerario
che
lo
condusse
a
Roma,
dove
soggiornò
per
qualche
tempo.
Da
quell'esperienza
nacque
un
fantasioso
resoconto
in
cui
l'Urbe
appariva
avvolta
da
una
stereotipata
aura
mitica,
a
dimostrazione
di
quanto
il
nome
di
Roma
fosse
ancora
legato
a
sentimenti
di
prestigio
e
grandezza.
Tra
IX e
X
secolo
si
colloca
il
geografo
e
burocrate
Ibn
Khurdādhbah,
persiano
del
Khorasan,
regione
a
Nord-Est
dell'Iran.
Avendo
ricoperto
per
qualche
anno
un
ruolo
amministrativo
nella
gestione
del
sistema
postale
abbaside,
che
implicava
anche
un’attività
di
spionaggio
politico
per
il
califfato
di
al-Mu'tamid
(870-892),
Ibn
Khurdādhbah
ebbe
modo
di
approfondire
la
conoscenza
dei
luoghi,
dei
traffici
e
dei
popoli
delle
provincie
abbasidi
e
dei
territori
limitrofi.
Negli
anni
'40
del
IX
secolo
scrisse
il
Kitāb
al-masālik
w’al
mamālik
(Libro
delle
vie
e
dei
regni),
contenente
ricchi
riferimenti
al
Sud
del
continente
asiatico
tra
cui
le
isole
Andaman
nel
golfo
del
Bengala,
la
Malesia
occidentale,
Giava
e
persino
la
Cina
dei
Tang,
la
Corea
e il
Giappone.
Altra
personalità
di
quel
tempo
fu
al-Mas'ūdī,
gran
viaggiatore,
poligrafo
ed
eclettico
conoscitore
originario
di
Baghdad,
dove
nacque
nell'897.
Le
sue
opere,
qualificate
da
raffinato
approccio
critico,
ricchezza
di
contenuti
interdisciplinari
e
grande
valore
storiografico,
godettero
di
buona
reputazione
nell'ambiente
culturale
arabo-persiano
almeno
fino
al
XV
secolo,
tanto
da
giustificare
all'autore
l'appellativo
di
"Erodoto
degli
Arabi".
Il
suo
scritto
dal
titolo
Murūǧ
al-Ḏahab
wa
ma'ādin
al-ǧawhar
(Prati
d'oro
e
miniere
di
gemme)
rappresenta
un
generoso
e
sistematico
compendio
delle
conoscenze
storiche,
culturali
e
geografiche
dei
vari
Paesi
visitati;
conoscenze
acquisite
non
solo
attraverso
le
fonti
scritte,
ma
anche
(e
soprattutto)
tramite
il
contatto
diretto
con
la
realtà
di
quei
territori.
In
tale
opera
al-Mas'ūdī
tratta
del
Mediterraneo
soffermandosi
sull'Emirato
di
Sicilia
(la
prima
forma
di
autonomia
amministrativa
dell'Isola)
con
riferimenti
ai
territori
pugliesi
di
Bari
e
Taranto
da
poco
tornati
in
mano
bizantina
(871
Bari
e
880
Taranto)
dopo
una
breve
parentesi
saracena.
Contemporaneo
di
al-Mas'ūdī
fu
Ibn
Ḥawqāl,
anch'egli
partito
da
Baghdad
(nel
943)
inizialmente
a
scopo
commerciale,
per
un
lungo
itinerario
che
gli
farà
attraversare
tutto
il
mondo
musulmano,
dal
Medio
Oriente
al
Nord
Africa,
dalla
Sicilia
all'al-Andalus.
Dal
soggiorno
siciliano
di
Ibn
Ḥawqāl
è
particolarmente
interessante
la
descrizione
topografica
che
egli
fa
della
Palermo
del
X
secolo,
arricchita
da
informazioni
sull'organizzazione
sociale
della
città
e le
condizioni
economico-culturali
dell’isola
in
generale.
Oggi
a
Palermo
una
via
porta
il
suo
nome.
.
.
Il
Mondo
secondo
Ibn
Ḥawqāl
Fondamentale
per
la
conoscenza
dei
Paesi
asiatici
ed
europei
estranei
al
mondo
islamico
fu,
infine,
l’opera
del
già
citato
Ibn
Rustah,
geografo
ed
esploratore
persiano
originario
di
Isfahan.
Attraverso
Ibn
Rustah
si
poterono
raccogliere
informazioni
su
alcuni
popoli
e
territori
dell'Est
Europa
e
della
Russia
occidentale;
egli
compilò
inoltre
la
prima
dettagliata
rappresentazione
della
città
persiana
di
Isfahan.