.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

storia & sport


N. 53 - Maggio 2012 (LXXXIV)

UN ALTRO ANNO con i CAVALLI IN FIERA
Tra gli acrobati del Carnevale romano

di Denisa Kucik

 

Dal 12 al 15 aprile si è svolta a Roma la terza edizione del “Salone internazionale dell’equitazione e dell’ippica”, ormai da tradizione soprannominata RomaCavalli.

 

Tra stand e padiglioni animati da tanti curiosi e appassionati, con un po’ di disorganizzazione iniziale e di calca per vedere le gare di salto e di potenza, c’è stato il tutto esaurito nonostante il maltempo.

 

88.000 visitatori, più di 100 competizioni, 2.000 cavalli di differenti razze, sia nazionali che internazionali, 45.000 metri quadrati di superficie espositiva, con al centro della struttura il cuore “commerciale” della fiera.

 

Per quanto riguarda le gare ricordiamo il record assoluto della giovanissima Alice Petagna, del Circolo Ippico Flaminio, che in sella a Zibro ha riportato il record assoluto della categoria Potenza Pony con 156 cm.

 

Nel Gran Premio IBL Banca, vinto da Simone Coata in sella a Whycoconah Ter Linde con un percorso netto; grande delusione invece per la Potenza Cavalli, dove l’uscente campione italiano ha dovuto abbandonare la competizione da subito a causa di due disobbedienze del suo cavallo; la competizione è stata vinta Antonio Campanelli con Virma, che ha superato i 180 cm.

 

Ancora una volta abbiamo avuto la possibilità, dopo la manifestazione di piazza del Popolo di febbraio scorso, di ammirare le spettacolari acrobazie a cavallo degli artisti del Carnevale romano.

 

Nei secoli scorsi, dal Quattrocento fino al XIX secolo, giungevano a Roma visitatori da tutta Europa per la tradizionale corsa dei bàrberi lungo il rettifilo di via Lata, tutta imbandierata, poi divenuta via del Corso proprio dalla corsa dei cavalli che vi aveva luogo, come ricorda Johann Wolfgang Goethe nella descrizione del Carnevale di Roma dell’anno 1788, fatta nel suo Viaggio in Italia.

 

Lo scrittore tedesco descrive così la festa: «Il carnevale di Roma non è precisamente una festa che si offre al popolo, ma una festa che il popolo offre a se stesso».

 

Oltre a Goethe, anche Stendhal, Dickens e Dumas descrissero la frenesia del Carnevale romano, mentre pittori come Shor, Orlov e Caffi dipinsero le corse o la festa dei moccoletti, ovvero i lumi che si accendevano nell’ultimo giorno di festa, il martedì grasso, e che rallegravano i balconi di tutti i palazzi romani, o erano portati a mano per il corso, in una coreografica sfilata.

 

I cavalli di Barberia (la regione dei Berberi in Africa) correvano senza fantino e senza finimenti, ma con delle palle irte di punte legate al dorso, che servivano a mo’ di frusta, per spronarli al galoppo; punto di partenza era l’attuale piazza del Popolo, l’arrivo nella piazza dove, alla metà del Cinquecento, sorse Palazzo Venezia.

 

La corsa era soprannominata “a vuoto”, proprio perché senza cavaliere in sella; per l’occasione, lungo la via Lata, si allestivano palchi e tribune e addirittura c’era chi affittava i propri balconi o le proprie finestra, che affacciavano sulla lunga via, in occasione della corsa dei bàrberi.

 

Questa antica razza equina, bella come quella araba, è d’indole paziente, molto abile, dalla forte tempra e soprattutto velocissima; è da questa razza che proviene il purosangue inglese. Ha una peculiarità: si monta a redini lente e si può portare al galoppo all’impazzata per poi farlo fermare improvvisamente; così nel passato i cavalieri stupivano il pubblico facendo credere di non riuscire a domare il cavallo che, impazzito, si voleva schiantare contro un muro.

 

Nell’Amleto di Shakespeare si parla di una scommessa fatta dal re in occasione del tragico duello finale; il re scommette sei cavalli di Barberia per Amleto, contro sei spade e sei pugnali di Francia per Laerte:

 

six Barbary horses
against six French swords, their assigns, and three
liberal-conceited carriages; that's the French bet
against the Danish. Why is this 'imponed,' as you call it?

(Hamlet; act V, scene II)

 

L’ultimo carnevale equestre si svolse a Roma nel 1874, fu la fine di una festa di secolare tradizione, “istituzionalizzata” durante il pontificato di Paolo II, che nel 1466 trasferì i festeggiamenti per il Carnevale dai prati di Testaccio alla via Lata.

 

La tradizione del Carnevale romano è ripresa due anni fa, nel 2010, ricreando per le vie del centro di Roma quell’atmosfera festosa e riportando in piazza i bravissimi atleti dell’Accademia del teatro equestre, con spettacoli ideati e curati da Marco Lepre, che è riuscito a portare in piazza del Popolo anche alcuni tra i migliori artisti mondiali, come la campionessa francese di dressage Alizee Froment, Manolo del Theatre du Centaure, e Lorenzo, il francese volante.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.