N. 25 - Giugno 2007
CARLO
PARLANTI: UNO DI NOI
L’odissea di un italiano
di
Alessia Ghisi Migliari
Ci sono tra noi storie che
ti aspetteresti solo in una pellicola americana.
E invece qui di americano
c’è solo una prigione, col vento del deserto e sabbia
e pochi metri quadri che non è vita.
Lo sfortunato protagonista,
invece, è italianissimo, si chiama Carlo – ed è uno di
noi.
Ma i più ancora lo
ignorano.
Carlo Parlanti è nato nel
1964, ha investito molto nella propria carriera:
brillante, abilissimo e tenace, diventa un manager
informatico e – un pò inquieto e con pensieri in
grande – fa ciò che fanno molti oggi: cerca di
migliorarsi altrove, in giro, perchè il mondo non lo
conosci mai abbastanza.
Così va negli Stati Uniti e
funziona, funziona proprio bene il lavoro: esperienza
e competenza e il futuro che promette come si deve.
In Italia resta la sua
famiglia e Katia, che non è solo una fidanzata: il
loro rapporto si è costruito e interrotto per lunghi
periodi, senza mai perdere l’affetto intenso e la
complicità. E adesso che sono di nuovo una coppia è
lei che porta avanti, caparbia e tenera, la storia del
suo uomo, l’italiano detenuto dall’altra parte
dell’oceano.
Carlo sa di piacere alle
donne. E’ sensibilissimo e idealista, sa essere
galante e affascina.
Poi, ovviamente, come
tutti, ha i propri difetti: un pò troppo preso da se
stesso, fin troppo consapevole del proprio valore, ma
onesto al punto da rifiutare di dichiararsi colpevole,
anche se ciò gli avrebbe consentito di tornare a casa
in tre mesi – invece eccolo in carcere, per nove anni.
Cosa è successo a Parlanti?
Prima di tutto, una
relazione con la propria psicologa, un rapporto che
lui decide di fermare e un rifiuto che, dall’altra
parte, non viene accettato. Almeno, questo è
l’antefatto che ha in seguito permesso di costruire
nei confronti di Carlo dei pregiudizi risultati
fatali, un’immagine di lui distorta.
Accanto, in quei momenti
spiacevoli, un’altra donna di nome Rebecca.
Quando Carlo torna in Italia, col progetto di restare,
non sa che Rebecca l’ha denunciato: sequestro di
persona, stupro e maltrattamenti – accuse gravi, fatti
crudeli raccontati nei particolari.
Solo che non si trovano
riscontri: nessuna prova medica, i dati contraddicono
la White, persino il tribunale riconosce la confusione
e la contradditorietà della presunta vittima.
Con pochi mesi
dietro le sbarre si potrebbe avere un compromesso
soddisfacente, ma Carlo non accetta.
E questa che ci racconta
l’instancabile Katia, è la sua storia.
1) Katia, il caso Parlanti
tecnicamente nasce prima della denuncia della White:
inizia dalla terapeuta con cui Carlo ha avuto una
relazione. Prima di tutto: chi è Carlo e cosa l'ha
portato n America...
Carlo è un manager
informatico, ha lavorato per multinazionali come
project manager, e intorno al 1995 iniziò a
sognare di lavorare per un po' di tempo negli Stati
Uniti. Ciò lo avrebbe fatto crescere notevolmente
sotto il profilo professionale, e si presentò
l'occasione quando prese a viaggiare spesso verso
Denver, nel 1995, per la multinazionale JDE. Questo
gli diede la grande spinta per un salto di qualità,
anche perchè in quel periodo fra noi c’erano problemi
di incompatibilità. Così è iniziata la sua avventura
statunitense: lui riesce ad avere ottimi risultati in
ciò che intraprende... l’unico problema è la sua
ingenuità nello scegliersi le persone su cui investire
affettivamente...
2) Quindi un uomo molto
capace dal punto di vista professionale. Ed è qui
negli USA che inizia, a un certo punto, una relazione
con la sua terapeuta. Una relazione che lui
interrompe. Cosa accade?
Carlo stava passando un
periodo molto stressante, professionalmente parlando,
così la sua azienda gli propose un programma di
terapia. Gli statunitensi vanno dallo psicologo come
noi andiamo al supermercato! Lui la trovò una buona
idea e così conobbe lei, una terapeuta di molti anni
maggiore di Carlo, con precedenti di matrimoni falliti
alle spalle. Lui piace alle donne: è un suo punto
forte, ma allo stesso tempo è stata la sua rovina.
Carlo dopo un pò ha cercato
di allontanarla, lasciandola, e a questo punto lei,
che conosceva tutti i retroscena della magistratura e
giustizia (spesso faceva da consulente nei tribunali)
gli avanzò un accusa molto simile a quella per cui ora
Carlo è in prigione.
Questa donna ha violato la
legge californiana e l'etica professionale, ma non è
mai stata perseguita legalmente.
3) L'accusa era di
aggressione sessuale?
No: inizialmente era di
maltrattamenti, poi in un rapporto supplementare ha
aggiunto che nei mesi di relazione Carlo la obbligava
a particolari tipi di rapporto, ma inizialmente diceva
che Carlo l'aveva picchiata per farla andare via da
casa.
A sostegno di ciò,
semplicemente la sua parola, anzi: era lui ad avere
prove contrastanti, perchè la donna aveva lasciato
subito dopo dei messaggi in segreteria in cui
dichiarava il suo amore per lui e voleva che
ritornassero insieme. Ha persino contattato il
fratello di Carlo che allora era in California, per
chiedergli di intercedere per lei.
4) Allora perchè il
Parlanti ha patteggiato?
Voleva affrontare il
processo perchè appunto era tutto in suo favore!, ma
in quel periodo era in attesa di ricevere la green
card che gli avrebbe dato una sorta di
cittadinzanza americana. Il suo avvocato gli consigliò
di patteggiare, non contestando i maltrattamenti, non
contestando di averla sbattuta con forza fuori di
casa: lo assicurò che dopo avrebbe potuto farle causa,
facendole perdere la licenza per esercitare la
professione e tornando, lui, con la fedina pulita.
Carlo ha ascoltato il suo legale: esiste una legge in
California, che è un accordo tra la magistratura e
l'associazione dei medici. In pratica, sancisce che un
medico non può avere una relazione sessuale con un
paziente nè prima nè durante nè dopo la terapia – la
psicologa in questione rischiava tutto.
E in effetti Carlo cominciò
le pratiche per la causa, ma – come già detto – lei
era ben addentrata nel retroscena giudiziario: era
consulente dei tribunali, per cui sapeva bene come
destreggiarsi. Lei cominciò a seguirlo e, paradosso,
lo diffida: Carlo non poteva avvicinarla a più di 100
metri, una vicenda da film. E’ tutto documentato con
testimonianze: era lei a presentarsi nei posti dove
era lui e chiamava la polizia per farlo arrestare e
ciò procurava non pochi problemi a Carlo, che
continuamente doveva difendersi. E’ in questo periodo
che si innesta la Whtie, una donna che Carlo aveva
conosciuto poco prima.
Lui aveva bisogno di
qualcuno di cui fidarsi e lei si offrì di aiutarlo con
gli avvocati e con la documentazione, venendo quindi a
conoscenza di fatti che avrebbe poi ‘utilizzato’ per
sè. Inoltre, per porre un freno alle ingerenze della
terapista, Carlo accettò una promozione che lo avrebbe
portato a Los Angeles. A proposito: solo la White ha
parlato di relazione sentimentale tra di lei e
Parlanti, lui non ha mai detto ciò. In quel momento
Rebecca aveva fatto causa al proprio datore di lavoro
ed era restata senza occupazione. Così Carlo le
propose di seguirlo: lui l’avrebbe sostenuta
economicamente finchè non si fosse sistemata e in
cambio avrebbe avuto una persona fidata ad aiutarlo
nella questione legale.
5) Correggimi se sbaglio: a
un certo punto, Carlo progetta di tornare in Italia...
Il sogno di Carlo era
tornare in Italia, creare una propria società e avere
una casa in Toscana, la sua terra, con la donna della
sua vita... in ogni caso, Carlo chiese alla White di
trovare un lavoro e un’abitazione: erano ormai nove
mesi che lei prometteva a vuoto. Carlo,
sentimentalmente parlando, aveva in quel momento una
relazione con una sua collega nel Mississipi, e voleva
risolvere la situazione di quella co-abitazione che
poteva risultare ambigua. Siamo nel luglio del 2002:
lui parte il 16 per un viaggio di lavoro che lo
avrebbe trattenuto per il fine settimana successivo
con la sua nuova compagna e chiede espressamente a
Rebecca di non essere ancora presente al suo ritorno.
Lei tenta di chiamarlo, ma
lui non risponde: era il 18. A questo punto, la White
va a denunciarlo di sequestro di persona, violenza
domestica e stupro.
6) Ma di questo Parlanti
non ha saputo nulla. E per molto...
La donna aveva lasciato un
messaggio in segreteria dicendo che aveva trovato un
lavoro e un’altra casa. Carlo torna in Italia in
agosto, sia per vacanza che per lavoro: aveva delle
buone proposte in Europa. La procura della contea di
Ventura è stata astuta: da noi Carlo avrebbe avuto
un’adeguata difesa: l'Italia gli avrebbe notificato il
mandato, avremmo trovato un buon avvocato e, con Carlo
non privo della libertà, ce lo saremmo potuti
permettere economicamente. Avremmo avuto i mezzi per
evidenziare tutte le prove della sua innocenza. Averlo
qui a casa, per la procura di Ventura, non sarebbe
stato conveniente: avrebbe dovuto affrontare un
processo e spendere i soldi dei contribuenti.
7) Carlo è stato fermato
dunque in un aeroporto tedesco. Che giorno era e
quanto era passato dalla denuncia?
Era il 5 luglio 2004 e la
denuncia era stata fatta il 18 luglio 2002.
8) Parlanti rimane dunque
in carcere in Germania, a lungo. Come è trascorso quel
tempo prima di essere portato negli USA?
Ci rimane undici mesi e in
quel periodo viene fatto un ricorso alla Corte Europea
dei Diritti dell’Uomo, la richiesta di luogo a
procedere in Italia – perchè un italiano accusato di
sequestro di persona e stupro è procedibile in Italia.
La Germania aspetta una richiesta competitiva da parte
italiana, che invece reputa la denuncia priva di
estremi di processo e lo estrada d'ufficio.
9) Dunque questo per il tuo
fidanzato ha significato un processo negli USA. Cosa è
accaduto in questo processo?
Dieci giorni di processo
visualizzabile su
http://www.thepeoplevscarloparlanti.com,
dove la presunta vittima ha detto tutto e il contrario
di tutto.
Lei sosteneva d’aver atteso venti giorni per
la denuncia perchè aveva paura e poi disse di temere
per l’incolumità della figlia ventiquattrenne che
viveva a San Francisco. Eppure i telefoni di Carlo
erano sotto controllo e non sono emerse prove di
quanto la donna sosteneva: affermava di avere atteso
tanto per la denuncia proprio perchè Carlo teneva
sotto controllo il suo telefono e quello della
polizia, fax compreso. La White ha anche ammesso
d’aver avuto bisogno di soldi e che suo padre glieli
avrebbe prestati se avesse denundiato Carlo. Inoltre
ha detto di avergli voluto dare un’altra possibilità,
ma di fronte al disinterresse di lui ha proceduto. E
poi i riscontri pratici: sostiene che Carlo le ha
sbattuto la testa contro una bacheca di sughero per
ben trenta volte e altre trenta contro il muro. Ciò le
avrebbe procovato lesioni e perdite di ciocche di
capelli, ma nessun segno è stato riscontrato su di
lei, persino la piccola bachechina in sughero è
intatta.
Inoltre ha raccontato di
uno stupro cruento e orribile, affermando, dopo tre
anni, che il fatto le aveva provocato una grave
emorragia, tale da sporcare pesantemente il materasso,
che invece i poliziotti non hanno sequestrato in
quanto pulito e senza alcuna traccia.
Questo per fare solo degli
esempi.
10) Carlo ha avuto un’ ‘offerta’,
da parte della legge americana?
Dopo la preliminare del 25
agosto e varie inconsistenze gli è stato offerto il
primo patteggiamento: rendersi colpevole di stupro e
tornare a casa entro tre mesi, ma Carlo, forte della
propria innocenza e fiducioso nella giustiza, rifiuta.
11) La sentenza?
E’ stata il 7 aprile 2006,
9 anni per stupro e maltrattamenti giustificati dal
giudice con questa asserzione: è vero che non ho
rapporti medici, è vero che la vittima è stata
inconsistente e contraddittoria, ma penso che lo sia
stata perchè danneggiata dal Parlanti, tanto da
divenire caratterialmente così. E io mi chiedo: e le
prove che sia stata danneggiata, quali sono?
Secondo lei Carlo avrebbe
bevuto 4 litri di vino in 5 ore e nelle 3
successivamente avrebbe compiuto un tale crimine, per
poi svegliarsi, andare in ufficio finendo la serata in
piscina e palestra. E' possibile essere stuprate in
modo disumano e non avere bisogno di un medico?, e,
una volta presentatasi alla visita, 20 giorni dopo,
non presentare alcuna lesione?
E’ stata fatta richiesta di
appello, ma in America gli appelli si stabiliscono
solo per irregolarità tecniche, e qui ci sono crimini
che non sono perseguiti. Il 15 maggio forse la corte
si pronuncerà su una riduzione della pena o su di
un’eventuale riapertura del processo.
12) Com'è la vita in
carcere per Parlanti?, come va la sua salute che so
essere molto provata? Ogni quanto riuscite tu e i
familiari a incontrarlo?
La vita in carcere negli
ultimi periodi si è fatta terribile: non riusciamo ad
avere contatti, Carlo può solo chiamare numeri di rete
fissa americani. Avevamo risolto il problema poichè
un’amica, Valerie Esposito, ha installato una linea
telefonica e fatto una deviazione su un mio numero. Ma
da una settimana, proprio quando Carlo ha cominciato
lo sciopero della fame, questa deviazione non funziona
più.
Carlo ha poi grossi
problemi di salute: soffre di piorrea allo stadio
avanzato e non gli viene nemmeno fatta una pulizia dei
denti. Soffre di una grave forma di sciatalgia e
dovrebbe essere sottoposto a un intervento, ma l'unica
cosa che gli permettono sono degli analgesici. E ha
una pesante forma di asma, ma oltre ad un fac-simile
di Ventolin non gli vien permesso altro.
12) Katia cosa vorresti
chiedere alle Istituzioni, per quanto tu l'abbia fatto
già molte volte?
Vorrei solo chiedere che mi
aiutassero a permettere le dovute investigazioni per
dimostrare l'ovvio. Vorrei chiedere che venissero
perseguiti i veri colpevoli, perchè in questo processo
sono state fatte testimonianze agli atti che sono
delle perjury, ossia un reato punibile con 3
anni di prigione statale.
13) E agli italiani cosa
vorresti chiedere?
Agli italiani vorrei
chiedere di indignarsi, perchè potrebbe succedere a
ognuno di noi, e non vorrei mai pensare che potrebbe
succedere a un mio figlio e pensarlo abbandonato...
vorrei domandare che mi aiutassero a far conoscere
questa assurda vicenda, che leggessero almeno
l'arringa degli avvocati ed esprimessero la loro
indignazione ai nostri organi statali e agli organi
americani. Sarebbe davvero molto per noi... porre la
storia di Carlo all’attenzione dei media è
fondamentale. E poi lui sarebbe sollevato di ricevere
lettere dall’Italia: gli farebbero percepire la
solidarietà e gli darebbero coraggio, oltre a farlo
sentire un poco più vicino a casa.
14) Un'ultima domanda:
com'è il Carlo che tu tanto bene conosci? E quale sarà
la prima cosa che farete, quando potrà tornare,
speriamo il prima possibile, in Italia? Una piccola
cosa, un piccolo sogno magari.
Carlo è un paladino della
giustizia e quando torna io lo aiuterò ad aiutare.
Aiutare tutte quelle persone che come noi stanno
subendo ingiustizie, soprattutto quelle che sono
all'estero, lontane dalla famiglia. So che vorrebbe
adoperarsi in questo. E poi, un piccolo progetto, è
quello di formare una grande famiglia con dei
pargoletti a cui insegnare quei valori che stiamo
difendendo. Chissà se sarà mai possibile...
Carlo Parlanti ha iniziato
uno sciopero della fame, affinchè qualcuno si decida a
prendere in mano il suo caso e studiarlo e investigare
e guardare le prove per quello che sono: oggettive,
per definizione.
Katia non si ferma: rivuole
Carlo qui, tra noi, con la sua innocenza riscattata.
A questo uomo un pò
egocentrico e generoso, colto e vitale, lei dedica le
sue energie, quelle che vengono dalla disperazione e
dalla consapevolezza d’essere limpidi.
E domanda piccole e grandi
voci che raccolgano la sua testimonianza e la facciano
scorrere. O che, semplicemente, regalino a Carlo
qualche riga di sostegno.
Il suo indirizzo, per chi
volesse, è
CARLO PARLANTI F25457
350-2-58X PO BOX 9
AVENAL, CA 93204
USA
Il sito dedicato alla
vicenda è invece www.carloparlanti.it
In una realtà che sempre e
giustamente si impegna per riportare a casa quei
connazionali rapiti all’estero o smarriti in terre di
conflitto, Carlo è ancora ignorato.
Eppure è anche lui in
guerra, lontano, rinchiuso.
Ed è uno di noi. |