N. 58 - Ottobre 2012
(LXXXIX)
LA FUNZIONE DEI CARAIBI PER GLI USA
l'indipendenza e il protettorato – Parte IV
di Christian Vannozzi
Il
1°
gennaio
del
1899
il
governo
dell’Isola
passò
dagli
spagnoli
agli
Stati
Uniti.
Quando
il
primo
Governatore
nordamericano,
il
generale
John
R.
Brooke,
occupò
ufficialmente
il
governo
dell’isola,
gli
Stati
Uniti
videro
materializzarsi
una
delle
loro
più
care
e
vecchie
ambizioni:
consideravano
infatti
la
Grande
Antilla
vitale
per
la
loro
strategia
economica,
politica
e
militare.
Tuttavia,
in
quel
momento
non
era
ancora
stato
decisa
la
forma
in
cui
avrebbe
esercitato
il
suo
dominio.
Pretendere
di
annettersi
l’isola,
incontrava
seri
ostacoli
tanto
a
Cuba
come
in
patria.
Non
mancavano
nel
paese
occupato
sostenitori
dell’annessione,
tuttavia
eventuali
passi
in
questa
direzione
si
sarebbero
inevitabilmente
scontrati
con
l’aspra
resistenza
delle
forze
patriottiche.
D’altra
parte,
c’era
un’opposizione
molto
forte
ai
progetti
annessionisti
dentro
agli
stessi
Stati
Uniti.
L’eroica
lotta
del
popolo
cubano
si
era
guadagnata
la
simpatia
di
ampi
settori
della
società
statunitense,
che
chiedevano
che
venisse
rispettata
la
Risoluzione
dell’11
aprile
del
‘98
che
dichiarava
che
Cuba
doveva
essere
libera
e
indipendente.
Inoltre,
una
parte
influente
delle
stesse
classi
più
agiate,
come
i
produttori
di
zucchero
e di
tabacco,
vedevano
nell’annessione
un
grave
pericolo
per
i
loro
interessi
per
la
concorrenza
che
i
prodotti
cubani
avrebbero
potuto
esercitare
a
loro
discapito.
La
lotta
tra
questi
fattori
provocò
indecisioni
nel
governo
che
non
poté
fissare
a
priori
lo
status
successivo
di
Cuba
né
la
durata
stessa
dell’occupazione.
Ma,
indipendentemente
dalla
forma
di
dominazione
che
sarebbe
poi
stata
adottata
(annessione
o
protettorato),
gli
Stati
Uniti
avevano
ostacoli
più
importanti
da
superare.
Il
Governatore
Brooke
strinse
rapidamente
relazioni
con
i
settori
della
popolazione
che
avrebbero
potuto
divenire
suoi
alleati:
la
grande
borghesia
zuccheriera,
commercianti
importatori,
latifondisti,
alto
clero
ed
anche
intellettuali
di
tendenza
conservatrice,
che
si
mostravano
propensi
alla
tutela
statunitense.
L’isola
giaceva
in
condizioni
disastrate,
i
campi
erano
devastati,
molte
abitazioni
e
zuccherifici
erano
stati
distrutti,
decine
di
migliaia
erano
i
senzatetto.
L’amministrazione
era
del
tutto
inesistente.
Inoltre,
le
strade
di
campagna
erano
infestate
dai
banditi.
Senza
consultare
minimamente
il
popolo
cubano
né
le
sue
istituzioni,
Brooke
organizzò
un
governo
civile;
divise
l’isola
in
sette
dipartimenti
diretti
da
governatori
nordamericani;
nominò
i
governatori
civili
nelle
province,
così
come
i
sindaci
e i
consiglieri
nei
municipi,
e
addirittura
mantenne
nelle
loro
cariche
molti
funzionari
del
governo
coloniale
spagnolo.
Inoltre
ordinò
il
disarmo
generale
della
popolazione,
e
trascurando
l’esercito
rivoluzionario,
creò
un
corpo
repressivo,
la
Guardia
Rural,
e
una
polizia
municipale.
La
Rural
sarà,
a
partire
da
allora,
il
più
geloso
guardiano
degli
interessi
della
gran
borghesia
zuccheriera
e
dei
latifondisti.
L’amministrazione
nordamericana
costituì
anche
il
Potere
Giudiziario,
mantenendo
gli
stessi
codici,
civile
e
penale,
del
precedente
governo
coloniale
spagnolo.
All’amministrazione
Brooke,
segui
l’amministrazione
Leonard
Wood,
l’economia
cubana,
grazie
ai
massicci
capitali
nordamericani,
fu
del
tutto
risollevata.
L’università
di
l’Avana,
che
non
funzionò
per
tutto
il
XIX
secolo,
fu
di
nuovo
resa
efficiente.
Nonostante
tutto,
la
popolazione
chiedeva
il
ritiro
degli
Stati
Uniti,
anche
se
molti
proprietari
terrieri,
favorivano
apertamente
l’annessione
all’Unione.
Nel
1900,
Wood
indisse
le
prime
elezioni,
per
un’assemblea
costituente,
a
cui
avrebbe
trasferito
i
poteri,
ma
il
governo
di
Washington,
pose
delle
condizioni
per
concedere
l’indipendenza,
il
cosiddetto
emendamento
Platt
(dal
nome
del
senatore
Orville
Platt
del
Connecticut).
Questo
celebre
documento,
in
larga
misura
stilato
da
Elihu
Root,
e
approvato
dal
Congresso,
mirava
a
limitare
le
attività
della
repubblica
cubana
in
modo
da
farne
un
vicino
duttile
e
sicuro.
In
base
alle
clausole
di
questo
documento,
il
governo
dell’isola
non
era
libero
di
stipulare
trattati
con
nazioni
straniere,
o di
contrarre
prestiti.
Inoltre,
doveva
garantire
scali
commerciali
per
il
rifornimento
del
carbone,
agli
Stati
Uniti,
e
lasciava
in
sospeso
la
questione
dell’isola
dei
Pini,
territorio
di
circa
1700
chilometri
quadrati
al
largo
della
costa
sud-orientale.
Infine,
l’ultima
parte
dell’emendamento,
stabiliva
che
Cuba,
concedeva
agli
Stati
Uniti,
il
diritto
di
intervenire
per
la
conservazione
dell’indipendenza,
per
il
mantenimento
di
un
governo
adeguato
alla
protezione
della
vita,
della
proprietà
e
delle
libertà
individuali.
Nonostante
numerose
proteste
all’assemblea
costituente,
l’emendamento
Platt
fu
inserito
nella
costituzione
cubana
nel
giugno
del
1901.
Il
primo
presidente
di
Cuba,
fu
Tomàs
Estrada
Palma,
collaboratore
di
Josè
Martì,
del
movimento
per
l’indipendenza
che
si
riuniva
a
New
York.
Wood
nel
maggio
del
1902,
lasciò
i
poteri
al
nuovo
presidente,
e si
imbarcò
con
i
suoi
consiglieri
per
gli
Stati
Uniti,
accompagnato
da
un
tripudio
della
popolazione
cubana,
che
si
riteneva
ora
in
grado
di
autogovernarsi.
Estrada
Palma,
ottenne
anche
che
le
richieste
degli
Stati
Uniti,
fossero
mitigate,
per
quanto
riguarda
i
porti,
concesse
infatti
la
sola
zona
di
Guantanamo,
che
questi
accettarono,
come
zona
a
loro
riservata.
La
caduta
di
Palma,
causò
un
intervento
armato
degli
Stati
Uniti,
che
dovettero,
garantire
ripetutamente,
con
l’ausilio
delle
armi,
la
stabilità
dell’isola.
Riferimenti bibliografici:
H.
Thomas,
Storia
di
Cuba,
1762-1970,
Einaudi
1973.
H.
Herring,
Storia
dell’America
Latina,
Rizzoli
1971.