filosofia & religione
SANTA MARIA IN TRASTEVERE
UNA STORIA ECCLESIASTICA LUNGA DUEMILA
ANNI
di Matteo Buzzurro
“Molti prodigi si verificarono prima e
dopo quel tempo
(tra l’altro sgorgò olio presso il fiume
Tevere)”
Con questo passo lo storico romano Dione
Cassio menzionava un prodigio religioso,
avvenuto nella Taberna Meritoria nel 38
a.C., di notevole importanza per la
religiosità ultra Tiberim:
dell’olio improvvisamente eruttò dal
terreno inondando la Taberna
Meritoria, luogo dove un tempo
avvenivano spettacoli marittimi e dove
in epoca imperiale venivano ricoverati i
militari hospitia militum.
Non
sappiamo molto sulla storia del Capitolo
in epoca antica e neanche tanto è
rimasto per l’epoca altomedievale. Nel
112 abbiamo la prima informazione sul
titolo dove fu posto al comando
Calepodio, esponente di una famiglia
latina importante e successivamente
martirizzato dalla furia anticristiana
dei romani. Secondo la testimonianza di
Elio Lampridio, fu Alessandro Severo nel
III secolo a concedere a papa Callisto I
la Taberna Meritoria per il culto
cristiano, divenendo con ciò il primo
luogo di culto a Trastevere:
“Hic
constituit ieiunium die sabbati ter in
anno fieri, frumenti, uini et olei,
secundum prophetiam. Hic fecit basilicam
trans Tiberim”.
Già con
papa Giulio I si ha notizia di una prima
ricostruzione della chiesa, che con ogni
probabilità fu radicale, modificando non
poco l’aspetto originario. Nel 357 la
basilica diede rifugio all’antipapa
Felice II durante la disputa con papa
Liberio, come narrano le Gesta:
“Felix
notatus a senatu vel populo de urbe
propellitur. et post parum temporis
impulsu clericorum, qui peiurauerant,
inrumpit in urbemet stationem in
basilica Iuli trans Tiberim dare
praesumit".
La fine dell’Impero Romano segnò un
crollo profondo nelle attestazioni
riguardanti il titulus Iulii et
Calixti, dovuto al periodo di
profonda crisi che colpì Roma nel IV-V
secolo. Già con l’VIII secolo è
testimoniata la presenza in molti titoli
e basiliche patriarcali di Roma, di
comunità di monaci residenti in pianta
stabile nei luoghi di culto della città.
Anche Santa Maria in Trastevere fu tra
queste basiliche: “Cumque haec omnia
quae superius leguntur a quarti huius
intemeratae sedis papa Gregorio, Deo
favente, liberius consumata fuissent
atque perfecta, piger esse nullatenus
volens, caepit indifferenter post curam
gregum de cultura sive meliratinibus
venerabilium tractare locorum, ut suis
temporibus novo culu reformata
consolidata fuissent (…) Ideo cum talia
presulatus sui animo volveret et
hesitans cogitaret, repente ad memoriam
sui recurrunt quod iustum non esset si
amplius ecclesia sanctae Dei genetricis,
quae more veterum nunc usque Calisti
trans Tiberim dicitur sine monacorum
officio constituisset”.
Il monastero, dimorato dai monachos
canonicos dove cohabitantur et dormiunt,
secondo le fonti sorse a fianco alla
chiesa nell’827 per opera di Gregorio IV,
in un’area in completo abbandono:
“(…)
Tunc demum divinitus conpunctus, corde
et Dei omnipotentis roboratus ac fretus
iuvanime, iuxta latus praenominate
basilicae monasterium a fundamentis
statuit”.
Il
controllo e la cura non furono i soli
compiti; ad essi fu richiesta anche la
preghiera e la cura d’anime:
“Adgregavit, qui inibi officium facerent
et omnipotenti Deo grate set laudes
diebus singulis et noctibus prosecutis
intimo cordis spiamine decantarent”.
I monaci di questo convento, secondo
attestazioni molto tarde, furono fedeli
alla regola di Sant’Agostino, ma di ciò
non possiamo avere una certezza vera e
propria, in quanto anche in questo caso
ci dobbiamo arrendere a una scarsità di
fonti che non permette una
individuazione certa e completa della
regola professata.
Dall’XI secolo, grazie a una ripresa
delle attestazioni benché leggera,
ritroviamo Santa Maria in Trastevere
molto mobile nel territorio urbano, in
quel periodo densamente popolato e in
quello extraurbano dove appare evidente
sin da subito un interessamento del
territorio sede dell’antichissima
Domusculta di Galeria.
Il primo documento che ci attesti una
titolarità fondiaria è del 1123 con la
bolla di Callisto II “Cum omnibus
ecclesiis”, dove venivano stabiliti
i possedimenti nel territorio
extraurbano e quelli delle chiese
filiali. Con l’inizio del 1130
Trastevere fu al centro dello scontro
scismatico che vide opposte le due
famiglie, i Pierleoni comandati dal
cardinale Pietro Pierleoni, titolare di
Santa Maria in Trastevere e i Frangipane
capeggiati e protetti dal cardinale
Gregorio Papareschi, che ascenderà non
più tardi al soglio pontificio con il
nome di Innocenzo II, facente parte di
una delle famiglie più importanti di
Trastevere.
La morte nel 1138 dell’antipapa Anacleto
II, nome con il quale fu chiamato il
cardinale scismatico Pietro Pierleoni,
indusse papa Innocenzo II come
damnatio memoriae a cancellare tutto
l’operato dell’antipapa demolendo tra
l’altro in primo luogo la basilica e
ricostruendo il monastero adiacente
affidandolo alla cura dei benedettini.
L’opera di Innocenzo II non fu
completata in vita e ci vollero ben
sessant’anni per la sua definitiva
consacrazione, avvenuta il 15 novembre
1203 in pompa magna da parte di
Innocenzo III.
Nel Duecento il Capitolo, stabilizzatosi
dal punto di vista politico, amministrò
in piena autonomia un patrimonio
fondiario imponente che si estendeva
lungo un arco molto ampio che aveva come
estremi le vie Portuense e Aurelia,
nella zona chiamata Galeria in piena
zona di competenza della diocesi di
Porto e la zona della Flaminia tra le
zone di Rignano e Orciano come si evince
dalla bolla del 1123 Cum omnibus
ecclesiae di papa Callisto II.
Sotto Onorio IV sembra che sì grande
territorio sia stato incluso nel
testamento del papa vedendosi ridurre le
dimensioni. Nel 1340 Benedetto XII
riconfermò, su richiesta di Iacopo
Caetani Stefaneschi cardinale
commendatario di Santa Maria in
Trastevere, i possedimenti fondiari
della bolla del 1123.
Al ritorno da Avignone del papato, la
situazione romana divenne incandescente,
al punto da costringere papa Urbano VI
nel 1378 a rifugiarsi nel monastero
adiacente di Santa Maria in Trastevere
dove tenne il 18 settembre il concistoro
per la creazione di ventinove nuovi
cardinali. Il Quattrocento, con l’epoca
degli scismi, la situazione degenerò e
papa Eugenio IV fu costretto a
rifugiarsi prima a San Crisogono e poi a
Santa Maria in Trastevere, dove nel 1434
emise la scomunica per coloro che
avessero depredato i beni della basilica
trasteverina da parte dei rivoltosi che
avevano costituito una Repubblica in
quell’anno. Il 25 giugno del 1439
Eugenio IV fu deposto.
Durante lo scisma del 1439 che portò
all’elezione dell’antipapa Felice V, il
titolo Santa Maria in Trastevere visse
un momento di guerra intestina, infatti
gli scismatici, ritenendo nulli gli atti
e le nomine di Eugenio IV elessero come
titolari in carica della Basilica
trasteverina prima Juan de Segovia e poi
Jordi D’Ornos figure che andarono a
sovrapporsi al titolare in carica
nominato da Eugenio IV Gerardo Landriani
Capitani.
Nel 1441 in piena disputa scismatica
Eugenio IV decise di normare la vita dei
canonici e fu redatto il primo statuto
capitolare di Santa Maria in Trastevere.
A questi statuti seguirono nel 1467 e
nel 1606 delle nuove versioni di
aggiornamento. Il Concilio di Trento,
diventò per il Capitolo di Santa Maria
in Trastevere un momento determinante
per la sua esistenza, sia dal punto di
vista della cura delle anime sia dal
punto di vista amministrativo; fu sotto
il pontificato di papa Pio V che il
cambiamento divenne radicale.
Papa Ghislieri effettuò nel suo
pontificato un numero altissimo di
visite apostoliche per analizzare lo
stato dei capitoli e la loro
funzionalità amministrativa. Nel 1566
avvenne la visita apostolica all’interno
di Santa Maria in Trastevere. In
quell’anno furono aggregati ai canonici
un collegio di beneficiati, ovvero dei
chierici beneficiari di beni dati loro
in usufrutto vitalizio con una funzione
amministrativa. Nel 1571 papa Pio V con
il breve papale Et si omnibus fu
inglobata in un complesso di undici
vicarie perpetue ovvero circoscrizioni
amministrative.
Alla morte di papa Ghislieri, Gregorio
XIII provvide ad aumentare i benefici al
Capitolo sopprimendo tre parrocchie
Santa Rufina, San Lorenzo e San Biagio
assoggettandole a Santa Maria in
Trastevere per la cura delle anime. Con
i nuovi benefici oltre a un allargamento
delle competenze sacrali il Capitolo di
Santa Maria in Trastevere acquisì nuovi
territori estendendo i suoi confini fino
a quattro miglia fuori Porta Portese,
Porta San Pancrazio fino ad arrivare
alle tenute di Casetta Mattei, la Pisana
e la Maglianella penetrando in piena
Diocesi Suburbicaria di Porto con la
quale ebbe sin da subito ostilità
marcate.
Nel 1618 con la costruzione del nuovo
convento di San Callisto il Capitolo
vide un brusco ridimensionamento dei
beni immobiliari in favore del nuovo
istituto. La cessione forzata provocò
anche un abbassamento dei proventi ma
ciò non ostacolarono i lavori di
ristrutturazione della Basilica. Nel
Settecento il Titolo non ebbe grossi
sussulti e continuò stabilmente a
controllare i beni. Nell’Ottocento Santa
Maria in Trastevere subì in pieno la
ventata rivoluzionaria e durante la
Repubblica Romana subì insieme agli
altri capitoli romani confische di beni
e ridimensionamenti territoriali. Nel
1870 con l’entrata dei piemontesi a Roma
Santa Maria in Trastevere perse
moltissimi benefici che furono
restituiti in modica parte con i patti
Lateranensi l’11 febbraio 1929.
Con la fine della guerra, che vide il
Capitolo accogliere al proprio interno
numerosissimi rifugiati, e l’inizio del
Concilio Vaticano II il Capitolo
gradualmente perse tutti i benefici
mantenendo solo l’aspetto della cura
delle anime.
Riferimenti bibliografici:
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Dione, Storia Romana, BUR, Milano
2018.
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M., Le chiese di Roma dalle origini
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Romana, Roma 1887.
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C., Le Chiese di Roma illustrate.
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in Campitelli, Sant’ Onofrio al
Gianicolo, San Vitale e SS. Marcellino e
Pietro, Danesi, Roma 1933.
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romano nel Medioevo, Viella, Roma
2002.
Spagnoli L., Mastroianni B., Indagine
preliminare per una ricostruzione del
tessuto insediativo medievale del Rione
Trastevere, CROMA, Roma 2003.
Lombardi F., Roma. Le chiese
scomparse. La memoria storica della
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Brezzi
P., Roma e l’impero medievale
(774-1252), Cappelli, Bologna 1947.
Sbrana C., Traina R., Sonnino E., Gli
Stati delle anime a Roma dalle origini
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Liber pontificalis,
Libreria Ateneo Salesiano, Roma 1978.
A.A.V.V., Enciclopedia dei papi,
Istituto della Enciclopedia italiana
Roma 2000. |