N. 19 - Dicembre 2006
IL CAPITANO KIDD E IL TESORO NASCOSTO
La storia di un pirata leggendario e delle sue
scorrerie
di
Luigi Buonanno
Era l’8 maggio 1701.
Sul molo delle esecuzioni di Londra, dieci uomini,
dieci pirati, membri dell’Adventure Galley stavano
per essere giustiziati. Il molo era colmo di
gente, in migliaia ad assistere all’evento, il
porto era pieno zeppo di navi, le quali erano
straripanti di persone.
Tutti in attesa
dell’impiccagione. La voce era girata e la lunga
attesa era ormai finita.
Di sicuro qualcuno
tra la folla si sarà chiesto il perché di tutto
questo clamore. Il perché di tutta questa gente ad
assistere ad un ormai comune evento di quel
periodo?
Probabilmente perché
non era un comune evento. Tra quei dieci uomini
c’era il leggendario capitano Kidd.
Attualmente le
persone accomunano la pirateria ad una cosa
fantasiosa, non veridica. Di storie inventate e
ingrandite come spunti per favole, film, racconti
e quant’altro. Gran parte della colpa è proprio
del capitano Kidd, il quale diede vita a numerose
storie su tesori nascosti, per confondere le idee
degli altri pirati e soprattutto per sviarli su
isole che non intralciavano i suoi interessi. In
realtà molte cose sono davvero accadute, documenti
e testimonianze scritte lo confermano, anche se il
mistero più grande riguarda proprio il tesoro da
lui nascosto.
Figlio di un
ministro presbiteriano, William Kidd nacque
intorno al 1645 a Greenock, porto scozzese nei
pressi del fiordo di Clyde. Della sua adolescenza
si conosce prevalentemente poco, ma il suo primo
tentativo di imbarcarsi avvenne già da adolescente
e nel 1689, divenne capitano di una nave corsara
che trafficava nei Caraibi.
Alcuni mesi dopo,
mentre si trovava al comando della nave pirata
Blissed William, decise di unirsi alla flottiglia
del capitano Heweston della prestigiosa Royal Navy,
che mise a ferro e fuoco l’isola francese di Marie
Galante. Senza volerlo, si ritrovò in un’epica
battaglia al fianco delle navi britanniche contro
cinque navi da guerra spagnole al largo dell’isola
St Martin. Kidd non si è mai considerato un
pirata, come ripetutamente affermava anche nei
processi, ma i suoi uomini della Blessed William
non erano dello stesso interesse. Mentre lui era
interessato a combattere per il proprio paese, i
suoi uomini, subito dopo aver gettato l’ancora
nell’arcipelago delle St Kitts and Nevis,
s’impossessarono della nave e di corsa salparono
senza di lui. Rimasto sull’isola di Nevis, il
governatore della colonia britannica fu molto
grato per le sue azioni patriottiche, tanto da
donargli un vascello francese, ribattezzato poi
col nome Antigua.
Nel 1691, con la
stessa nave, giunse a New York. Il 16 maggio di
quello stesso anno, sposò la benestante vedova
Sarah Oort, per poi trasferirsi in un’elegante
casa all’estremità meridionale di Manhattan
(nell’attuale quartiere Coney Island), vicino le
banchine del vecchio porto. Per quattro anni Kidd
coltivò l’interesse per gli affari, creandosi
molte amicizie nell’ambito della politica e non
solo, ma nonostante questo, non abbandonò le sue
azioni corsare. Nel 1695, infatti, stanco della
moglie, salpò per l’Inghilterra, nella speranza di
accumulare una grossa fortuna con le sue solite
spedizioni pirata.
Giunto a Londra
nello stesso anno e con l’aiuto di Robert
Livingstone, un imprenditore newyorkese, si mise
alla ricerca di finanziatori per una grossa
spedizione corsara. Il sostegno si chiamava Lord
Bellomont, membro del parlamento e sostenitore del
partito liberale allora al governo. Bellomont era
in cerca di denaro e di una certa fama politica,
in quanto avrebbe svolto un ruolo fondamentale
nella storia, infatti, da poco era stato nominato
governatore del Massachussetts.
Questo fu un errore
vitale da parte Kidd. Nella pirateria vigeva una
legge non scritta, dove era considerata quasi un
suicidio l’alleanza “sotto banco” con politici o
in ogni caso immischiarsi nella politica. Fu
proprio a causa di quest’ultima che il leggendario
capitano si ritrovò più tardi con un cappio al
collo.
Kidd, Bellomont e
Livingstone, elaborarono un piano atipico per
arricchire le loro tasche: formare
un’associazione, comprare una potente nave da
guerra e dare la caccia ai pirati che
saccheggiavano i mercantili nell’Oceano Indiano,
per poi rivendere le merci così recuperate ai
mercanti di New York. Laddove il capitano pirata
s’impegnò a comandare la nave e a reclutare pirati
con il consueto sistema corsaro di “niente preda,
niente paga”, gli altri due si misero alla ricerca
d’altri finanziatori.
La vicenda prese
un’incredibile forma. Inaspettatamente, altri
quattro nobili liberali furono convinti, i Lord
Somers, Orford, Romney e Shrewsbury. Al quale si
unirono poi il ricco mercante Edmond Harrison, e
un direttore della Compagnia delle Indie orientali
e insieme si recarono dall’ammiraglio per ottenere
l’autorizzazione. Strano ma vero, in quell’epoca
si poteva richiedere l’autorizzazione per
attaccare navi corsare, a patto che una certa
somma del ricavato finisse nelle mani del paese e
soprattutto comprendeva l’autorizzazione ad
attaccare navi di paesi nemici. In pratica si
aveva l’occasione di diventare un pirata
autorizzato.
In quegli anni,
Inghilterra e Francia erano ancora in guerra,
quindi non fu difficile ottenere una lettera di
corsa che li autorizzava ad attaccare navi
francesi. Il permesso non si estendeva alla
cattura di navi pirata, ma il problema fu
facilmente risolto grazie a una licenza del
guardasigilli, ovvero Lord Somers stesso. Con
questa seconda concessione, Kidd poteva dare la
caccia a “pirati, filibustieri e corsari”, nel
documento veniva poi precisato il nome di quattro
pirati in particolare: Thomas Tew, John Ireland,
Thomas Wake e William Waze, in più ricercati di
quel periodo.
Alla fine, l’aspetto
più sorprendente dell’intera faccenda, fu che lo
stesso re Guglielmo III venne persuaso a prenderne
parte. Concedendo in seguito la sua approvazione
formale, firmando un’autorizzazione secondo la
quale i soci potevano tenere per se tutti i
profitti delle imprese di Kidd.
Il vascello scelto
fu l’Adventure Galley, dotato di trentaquattro
cannoni. Il 10 aprile del 1696 la nave gettò
l’ancora e il timoniere del Tamigi sbarcò a New
York, alla ricerca dell’equipaggio da reclutare.
Non fu difficile e 152 membri descritti poi come
“morti di fame dal destino disperato”, presero
parte a quest’incredibile vicenda.
Il viaggio verso le
coste africane fu molto duro, in molti si
ammalarono di scorbuto e ancor di più furono
coloro che morirono a causa di malattie tropicali.
I sopravvissuti iniziarono a diventare irrequieti
per lo scarso bottino ottenuto fin a quel momento
e per di più, il caretteraccio di Kidd non fu di
molto aiuto all’intero ambiente.
Il capitano fu
costretto a prendere delle affrettate decisioni e
neanche tanto fortunate. Nel 1697, decise di
attaccare una flotta di pellegrini nei pressi del
Mar Rosso, un tale attacco talaltro non era
consentito dall’autorizzazione che portava con se
e quindi sarebbe stato difficile poter
giustificare un attacco del genere.
La flotta dei
pellegrini, era scortata da tre navi europee, tra
cui la Sceptre, comandata dal famoso Edward Barlow.
Quest’ultimo avvistò l’Adventure Galley, battente
bandiera rossa (che insieme al jolly roger
rappresentava il simbolo delle navi pirata), issò
la bandiera delle Compagnie delle Indie orientali
e fece ciò che Kidd avrebbe dovuto fare:
l’attaccò.
Il vascello di Kidd
venne colpito più volte, abbandonò le speranze di
conquista e si allontanò.
William Kidd,
nonostante fosse considerato tra i più bravi
capitani della storia della pirateria, il suo
carattere non aveva una grossa fama. In molti lo
consideravano un’idiota ed una testa calda. I
fatti che seguiranno, saranno, infatti, rilevanti
per la su sorte.
L’Adventure Galley,
imbarcava acqua, le provviste scarseggiavano e
l’equipaggio diventava sempre più ribelle. Kidd
era disperato e addirittura decise di attaccare un
piccolo mercantile battente bandiera inglese nei
pressi di Malabar. Numerosi marinai del mercantile
furono torturati senza motivo e Kidd dopo essersi
impossessato delle provviste, costrinse il
capitano del Vascello, Parker, a fargli da
timoniere.
Le voci dell’attacco
di Kidd alla flotta dei pellegrini e al mercantile
aveva rapidamente fatto il giro tra i porti della
regione. Tanto che il governo portoghese decise di
inviare due navi da guerra alla ricerca dell’Adventure
Galley. Almeno questa volta la fortuna fu dalla
sua parte, una delle navi venne affondata e Kidd
riuscì ad allontanarsi indenne. Ma arrivati alle
isole Laccadive, il suo equipaggio si rilevò ancor
di più piratesco. Le barche locali furono fatte a
pezzi, le donne furono stuprate e gli abitati
malmenati. Ovviamente anche questa notizia
raggiunse la terra ferma.
Come se non basti,
il 30 ottobre del 1697, Kidd discusse con il suo
cannoniere, William Moore, per poi ucciderlo,
aumentando così il disappunto del suo equipaggio.
Nel 1698, Kidd si
impossessò di un bottino alquanto sostanzioso e
una volta approdato in Madagascar, abbandonò l’Adventure
Galley e prese il comando di una nave
precedentemente conquistata, ribattezzandola col
nome di Adventure Prize. Nell’anno che seguì,
venne a sapere che il governo britannico lo aveva
ormai dichiarato un pirata e quindi perseguitato
dalla legge. Kidd iniziò una disperata fuga,
cambiò nave, la Saint Antonio. Alla fine, decise
di ritornare a New York, nel tentativo di
negoziare con il suo ormai ex socio d’affari Lord
Bellomont, portando con se un tesoro quasi
inestimabile.
L’ormai governatore
del Massachussets, giocò sporco. Fece arrestare
Kidd con l’accusa di pirateria, salvaguardando
così il suo ruolo politico.
William Kidd a sua
insaputa era diventato una leggenda in tutta
l’America del nord e in tutta la Gran Bretagna. Le
sue scorribande erano diventate dei pretesti per
altri pirati, di scorrerie lungo l’Oceano Indiano
e quindi colpevole anche di ciò che non aveva
fatto. I suoi legami politici fecero cadere i
liberali in Inghilterra e di conseguenza
mettendoseli tutti contro. Talaltro, il governo
francese e indiano, accusarono quello inglese
degli assalti fatti da Kidd ai loro mercantili,
per non parlare dei vascelli inglesi stessi.
Finendo senza volerlo, in un conflitto politico
inglese-franco-indiano e lui era il capo
espiatorio.
I liberali formarono
contro di lui un processo schiacciante, con
tantissimi testimoni, tra cui due membri del suo
equipaggio che cercavano di salvarsi la pelle:
Dundee e l’italiano Ventura. Kidd era accusato
dell’omicidio di Moore, di aver saccheggiato e
attaccato mercantili inglesi, francese, indiani e
addirittura di un piccolo vascello armeno.
Non ebbe scampo, e
insieme a lui furono accusati e riconosciuti dai
testimoni altri nove membri del suo ormai
striminzito equipaggio. L’8 maggio del 1701, fu
impiccato sul molo di Londra davanti a migliaia di
persone.
Negli anni che
seguirono, Lord Bellomont mise a setaccio
Gardiners Island, isola lungo la costa newyorkese,
il luogo in cui Kidd e suoi più stretti uomini
nascosero un tesoro che si aggirava sulle 400.000
sterline, in attesa di un’insperata risoluzione
del processo. Bellomont e tutti gli uomini che
cercarono senza sosta il tesoro non ebbero mai
fortuna. Le ricerche proseguirono fino a Long
Island e alcuni anni fa, dei ricercatori ne
imitarono le gesta.
William Kidd fu una
vittima delle circostanze, della sfortuna, delle
alleanze sbagliate e soprattutto di un carattere
non carismatico.
Almeno ha avuto la
soddisfazione, anche se da morto, di aver vinto la
sua battaglia… il suo tesoro non è mai stato
trovato. |