[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 159 / MARZO 2021 (CXC)


medievale

FORMAZIONE D'UNA COSCIENZA

SULLA RICEZIONE DELLA NARRATIVA NIBELUNGICA

di Costanza Marana

 

La letteratura costituisce un corpus documentario fondamentale per appropriarsi del sentire di un’epoca, interiorizzandolo attraverso un processo deduttivo. La narrativa, la prosa, la poesia si schierano quale bardo dell’identità “nazionale” e si esemplificano vettori della formazione di una coscienza.

 

La consuetudine come fonte stigmatizza un ampio consenso pubblico che risulta legato a scenari narrativi familiari, basati su una tradizione orale, immaginifica, sensoriale, caratterizzata da topos “invicti”.

 

Nella saga nibelungica risiede l’humus identitario della formazione nordica; in quegli antri, radure, laghi, ruscelli si disperde e si contiene lo spirito germanico. Il Canto di Sigfrido dalla pelle di corno è un documento che inserisce nella dialettica Riforma-Controriforma la tradizione della nazione tedesca. Nella sua stesura segna l’ibrido del passaggio tra descrittiva medievale e moderna. Riposiziona la figura di Sigfrido nell’alveo dottrinale del contesto storico in fieri e apre un dibattito nel mondo intellettuale laico e cristiano.

 

Difatti la letteratura di stampo eroico costituisce un monito per il mondo religioso poiché diviene strumento del comparto laico per sensibilizzare sempre maggiori accoliti di parte popolare. Ciò preoccupa il versante clericale poiché questo genere non investe di habitus cristiano la prosa, nonostante si notino i risvolti in tale ambito.

 

Il punto è che non avvalora un’edificazione in tal senso, bensì costituisce strumento efficace per una laicizzazione diffusa, anche grazie all’utilizzo della stampa che può raggiungere tutti gli strati sociali.

 

I contenuti nascono profani, sebbene strutturati con uno scheletro cristiano dall’intenzione didattica di educare le genti, commisti al mero desiderio di intrattenimento. La volontà di guidare verso ciò che è bene, verso una vita attiva che ne sublimi gli aspetti maligni, è la linea etica alla base del Canto. Ciò non rifugge dall’impatto epico dell’opera e dal senso di voler carpire l’attenzione del lettore attraverso artifizi letterari.

 

Il corso della storia è vivificato da un linguaggio scarno, sebbene ridondante, come la ripetitività delle vicende narrate che creano un loop ideale dove l’origine e la fine si fondono in un circolo infinito. Una certa retorica espressiva che dona suggestione e confidenza al clima narrativo in cui si immerge il lettore.

 

La volontà espressiva risiede nel mantenere viva la tradizione germanica nella sua esemplificazione resa spuria però dal trapasso letterario in atto tra Medioevo e Età Moderna. Le formule sintattiche risentono di questo passaggio chiudendosi nella poca originalità espressiva della ridondanza di voler trattenere ciò che ineluttabilmente sfugge per dar passo ad altro, rimanendo in uno stato larvale eternamente.

 

L’input tradizionale letterario della saga nibelungica sopravvive con i suoi tornanti fantasiosi che circuiscono l’intelletto tra lotte con i draghi, antri oscuri, principesse sconosciute, in verità note, eroi invicti e morali fattive che deplorano la presunzione in virtù dell’umiltà. La verità nella sua somma personificazione che dileggia la spavalderia punendo la tracotanza.

 

Sigfrido dopo aver eroicamente ucciso il drago, dai suoi corni ottiene un liquido che rende impenetrabile il suo corpo, tranne un punto rimasto scoperto, irraggiungibile, che sarà la sua vulnus di morte.

 

Attraverso l’esperienza Sigfrido diventa un modello di riferimento per il lettore, poiché acquisisce virtù sociali nel sequel narrato; diviene regale come esempio di compostezza e fattività.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

V. Santoro, La ricezione della materia nibelungica tra Medioevo ed età moderna. Der hürnen Seyfrid, Schola salernitana. Studi e testi, Laveglia e Carlone Editori, Salerno 2003.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]