N. 119 - Novembre 2017
(CL)
CANOSA DI PUGLIA E I SUOI PERCORSI STORICO ARCHEOLOGICI
UN ITINERARIO PUGLIESE TRA ANTICHITÀ E FASCINO - PARTE IV
di Vincenzo La Salandra
La
quarta
e
ultima
parte
del
nostro
percorso
archeologico
di
Canosa
comprende
la
necropoli
di
Lamapopoli
e la
Basilica
di
Santa
Sofia,
la
famosa
Cattedrale
di
San
Sabino,
il
famosissimo
Mausoleo
di
Boemondo
e il
Castello,
per
chiudersi
con
il
Museo
Civico
della
città,
che
chiude
idealmente
anche
il
nostro
percorso
archeologico
in
quattro
tappe.
Nel
settembre
del
1951
a
seguito
di
una
forte
alluvione,
vennero
alla
luce
lungo
il
torrente
di
Lamapopoli,
i
resti
di
una
necropoli.
Sulla
riva
vennero
rinvenuti
numerosi
sarcofagi
e
monumenti
sepolcrali
costruiti
in
laterizio
o
con
mattoni
e
tufello,
ricoperti
con
volta
a
botte
e
intonacati
all’interno.
Al
centro
di
quest’area
si
trova
una
basilica
con
pianta
rettangolare
terminante
con
abside.
L’ingresso
presenta
una
soglia
in
pietra
di
Trani
che
conduce
in
un
ambiente
provvisto
di
quindici
sepolture
tra
cui
una
particolarmente
importante
situata
al
centro
dell’abside
e
costituita
da
un
sarcofago
in
pietra
poggiato
su
una
base
con
due
gradini.
Nei
fianchi
della
collina
è
stata
peraltro
scoperta
una
catacomba
chiamata
poi
di
Santa
Sofia
e
composta
da
diverse
gallerie
e
cunicoli
che
conducono
a
quattro
ipogei
e a
numerose
altre
sepolture.
Al
momento
della
scoperta
furono
rinvenute
diverse
lucerne
cristiane
che
sono
attualmente
curtodite
presso
il
Museo
Civico.
La
necropoli
si
trova
in
via
Barletta
a
circa
duecento
metri
dall’uscita
della
città,
il
complesso
è
nell’insieme
suggestivo
e di
assoluto
interesse
storico-archeologico.
Ed
eccoci
alla
celebre
Cattedrale
di
San
Sabino,
in
corso
San
Sabino,
risalente
al
X-XI
secolo
d.C.
Le
prime
notizie
relative
a
questa
importante
chiesa
risalgono
al
IX
secolo
d.C.
allorché
il
vescovo
Pietro
vi
trasportò,
dalla
cattedrale
di
San
Pietro,
il
corpo
del
Santo
Vescovo
del
secolo
VI,
che
sarebbe
stato
collocato
in
profondità
nella
cripta-sacello
dell’attuale
Duomo.
La
chiesa
venne
successivamente
restaurata
dai
Normanni
nell’XI
secolo
con
la
probabile
aggiunta
delle
navate
laterali
e
venne
dedicata
a
San
Sabino
nell’anno
1101
dal
Papa
Pasquale
II.
La
navata
centrale
del
Duomo
è
separata
dalle
laterali
in
virtù
di
pilastri
e
archi
a
tutto
sesto.
Il
ciborio
della
navata
centrale
imita
quello
antico;
alle
spalle
troviamo
la
sedia
vescovile
poggiata
su
due
elefantini
in
pregevole
marmo.
Sui
laterali
sporgono
delle
teste
di
sfingi
e
grifi,
la
spalliera
è
delimitata
da
due
liste
marmoree
con
le
scritte
invitanti
i
sacerdoti
ad
essere
fedeli
al
Vangelo.
Di
pari
notevole
eleganza
scultorea
è
l’ambone
dello
scultore
Acceptus,
operante
in
Puglia
nel
secolo
XI:
poggiante
su
quattro
colonne
ottagonali,
mostra
sulla
lastra
laterale
il
nome
del
committente,
il
prete
Guilberto
e
quello
dell’artefice,
il
nostro
scultore
Acceptus.
L’Ambone
termina
con
un
leggio
finemente
lavorato
e
con
una
pregevole
e
realistica
aquila
che
sembra
staccarsi
dal
pergamo.
Il
Mausoleo
di
Boemondo
è
annesso
alla
Cattedrale
di
San
Sabino
ed è
visitabile
dall’esterno
transitando
nella
villa
comunale.
Il
Mausoleo
venne
fatto
costruire
dalla
vedova
Costanza
di
Francia
ed
annesso
alla
Cattedrale
di
San
Sabino
nel
XII
secolo
d.C.
allorché
venne
a
mancare
il
principe
Boemondo.
La
Facciata
esterna
è
rivestita
di
pezzi
di
marmo
bianco
greco
riutilizzati
da
elementi
provenienti
dal
tempio
di
Giove
Toro.
Ha
una
pianta
centrale
con
una
piccola
abside
ad
est
che
contiene
un
altare.
Il
tutto
è
stato
ricostruito
e
oggi
si
presenta
a
forma
di
tamburo
ottagonale
rivestito
di
marmi
e
con
colonne
agli
spigoli,
da
cui
diparte
la
suggestiva
cupola
semisferica.
La
porta
in
bronzo
a
due
battenti
è
opera
dello
scultore
Ruggero
da
Melfi
e
presenta
tre
dischi
lavorati
con
iscrizioni
che
riguardano
la
vita
di
Boemondo,
due
figure
inginocchiate
in
atto
di
pregare
ricavate
per
incisione,
in
basso
altre
tre
figure
maschili
che
si
tengono
per
mano.
All’interno,
sul
pavimento
vi è
una
lastra
con
la
scritta
‘Boemundus’
e
agli
angoli
sono
deposte
due
colonne
di
marmo
con
capitelli
a
foglie
di
acanto.
Chiude
l’itinerario
medievale
dei
monumenti
il
Castello
di
Canosa,
in
via
Boccaccio:
dal
Castello
è
visibile
un
panorama
bellissimo,
vero
gioiello
di
Puglia,
che
si
estende
dal
Vulture
al
Gargano.
Lo
sguardo
ampio
dal
Castello
di
Canosa
spazia
dall’Adriatico,
verso
il
solco
del
fiume
Ofanto
e
fino
all’ampia
distesa
del
Tavoliere
verso
Cerignola.
Il
Castello
è
oramai
distrutto
ed
in
condizioni
di
rudere:
occupa
la
zona
più
alta
della
città
sul
luogo
dell’antica
Acropoli.
Del
complesso
castellare
sono
attualmente
visibili
alcune
torri
e
parte
del
muro
di
cinta.
Il
Castello
presenta,
ben
distinguibili,
almeno
due
epoche
e
fasi
diverse
di
costruzione,
di
cui
una
medievale:
ricordato
in
molte
testimonianze
scritte
e
fonti
del
Medioevo,
fu
specialmente
famoso
nel
corso
del
VIII
secolo
per
essere
stato
adibito
a
prigione
di
notabili
e
personaggi
illustri.
È
probabile
che
il
Castello
subì
anche
alcune
incursioni
saracene,
nei
secoli
IX-X,
ed è
probabile
che
già
da
questo
periodo
se
ne
possa
segnalare
la
‘precoce’
decadenza.
Finalmente
il
Museo
Civico
di
Canosa,
situato
in
via
Terenzio
Varrone
e
collocato
in
un
bellissimo
edificio
settecentesco
che
presenta
stanze
dalle
volte
affrescate
con
gusto
dal
famoso
pittore
dell’epoca:
il
celebre
Paloscia.
Il
Museo
contiene
circa
duemila
reperti
di
notevole
bellezza,
la
cui
datazione
va
dai
secoli
VI-V
a.C.
ai
secoli
IX-X
d.C.:
coprendo
una
fascia
cronologica
di
circa
1.500
anni.
Tra
le
stanze,
la
più
rappresentativa
è
forse
quella
degli
Specchi,
che
ospita
gli
askoi
con
figure
plastiche
ritrovate
nella
Tomba
degli
Ori,
oltre
ai
vari
oggettini
in
pasta
vitrea
e
bronzo
che
completavano
il
corredo.
Altre
bacheche
conservano
lekanoi,
kantaros
e
guttus
policromati
in
buono
stato
di
conservazione.
Non
mancano
certamente
le
ben
note
e
caratteristiche
ceramiche
a
motivo
geometrico
che
predominano
nella
collezione
costituita,
peraltro,
e
impreziosita
da
importanti
iscrizioni
iapigie,
greche
e
latine
con
capitelli
zoomorfi
e
teste
in
pietre
e
marmo.
Di
notevole
importanza
è la
statua
fittile
di
una
donna
in
preghiera,
le
cui
fattezze
sono
eccezionalmente
raffinate.
Concludono
la
raccolta
le
selci
di
età
neolitica
e i
frammenti
di
ceramica
medievale
detta
invetriata,
molto
rara
per
la
scarsezza
di
testimonianze
rinvenute,
non
solo
in
Puglia
ma
anche
in
Italia
e in
tutta
Europa.
Le
tracce
degli
insediamenti
umani
a
Canosa,
come
in
altre
città
della
Puglia
settentrionale
e
centrale,
a
San
Severo
e
Foggia,
Barletta,
Andria,
Molfetta
e
fino
a
Bari,
sono
certamente
antichissime;
e si
respira
in
questa
cittadina
pugliese
una
bellissima
variante
locale
della
cultura
pugliese,
fatta
di
terre
e
antiche
vestigia,
segni
della
storia,
campagne
ubertose
e
sapori
buonissimi
dei
cibi
e
umanissime
tradizioni
dalla
radici
profonde.