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N. 117 - Settembre 2017 (CXLVIII)

CANOSA DI PUGLIA E I SUOI PERCORSI STORICO ARCHEOLOGICI
UN ITINERARIO PUGLIESE TRA ANTICHITÀ E FASCINO - PARTE III

di Vincenzo La Salandra

 

Questa terza parte del più ampio itinerario archeologico canosino comprende i resti dell’antica cattedrale di San Pietro, gli scavi di San Leucio e il battistero di San Giovanni con la vasca battesimale ettagonale e con l’adiacente chiesa di San Salvatore. L’itinerario paloeocristiano di Canosa parte necessariamente dai resti della scomparsa cattedrale di San Pietro: localizzata in Vico San Pietro e risalente al IV secolo d.C., la cattedrale copriva il sito dove attualmente sorge un colle situato tra via Corsica e via Costantinopoli.

 

La Cattedrale esisteva nella zona ancora prima della nascita di San Sabino, ed era già sede dell’episcopato di Stercorio, successivamente, intorno al 566, vennero qui sepolte le spoglie del Santo Patrono. Secondo alcune fonti, già discusse dal Morea, si narra che il principe Capece-Minutolo asportò numerosi marmi e tra questi una preziosa colonna di granito orientale scuro. Seguendo le ricerche della Di Gioia, le suggestive sei colonne di marmo verde appoggiate ai pilastri di sostegno della volta della Cattedrale di San Sabino, dovrebbero provenire direttamente dall’antica chiesa di San Pietro.

 

Nei pressi della strada vicinale Santa Lucia si trovano gli scavi di San Leucio, databili al V secolo d.C.; il complesso è situato sul colle omonimo in contrada Sant’Angelo e presenta un impianto di Chiesa cristiana sorto su un tempio ellenistico. L’opera di trasformazione fu realizzata dal Vescovo Sabino nel corso del V secolo. La Basilica ha una pianta centrale quadrata di circa cinquanta metri per lato ed ognuno dei lati ha al centro un abside delimitando all’interno un altro quadrato con le stesse caratteristiche del precedente ma con i lati di circa trenta metri. Nell’ambulacro sono disposte dodici coppie di pilastri dove si impostavano gli archi o delle volte a botte: il pavimento è rivestito di bei mosaici tra cui figurano il pavone e vari uccelli, simboli paradisiaci inconfondibili nel periodo del Cristianesimo tardoantico e successivo. L’attuale stato di conservazione dell’edificio testimonia l’evento devastante di un terremoto che fece crollare gran parte della struttura e, allo stesso tempo, stupisce e fa meraviglia la volontà tenace della popolazione dell’epoca di ricostruirlo in tempi brevi utilizzando i materiali esistenti in loco.

 

Fa parte dell’itinerario paleocristiano l’interessante battistero di San Giovanni, in via Piano San Giovanni, del V-VI secolo d.C., che fino a non troppi anni addietro veniva ancora utilizzato come frantoio: sfortunatamente una tale destinazione d’uso ha distrutto gran parte delle strutture compromettendo seriamente le fondazione del battistero. In seguito, e grazie alla costruzione dei pilastri con volte a vela, è stato possibile realizzare una copertura che ha salvato in qualche modo le strutture rimanenti. In merito all’età del monumento sono state avanzate varie ipotesi che hanno attribuito la costruzione ai primi secoli d. C., che venne successivamente trasformata, e solo nel periodo Sabiniano, in chiesa cristiana; secondo altre opinioni l’opera fu invece realizzata nel VI secolo. La pianta interna si articola su quattro vani rettangolari disposti sugli assi principali alternati da altri ambienti; un anello decagonale colonnato circondava la vasca battesimale. Seguiva un ulteriore giro di colonne lungo le pareti del poligono. Il grande corpo di fabbrica era preceduto dal nartece, che era un tempo decorato con tasselli marmorei, al di fuori è visibile un interessante mosaico con stelle a cinque punte inserite in cerchi.

 

Ultima tappa dell’itinerario paleocristiano è la chiesa di San Salvatore, sempre in via Piano San Giovanni, annessa al Battistero e risalente ai secoli V-VI d.C. La scoperta del mosaico con stella a cinque punte innanzi al nartece del Battistero, ha spinto gli archeologi a proseguire gli scavi lungo l’asse centrale dell’edificio stesso scoprendo i resti di una piccola basilica: la basilica del San Salvatore. In tutta la zona sono emersi dei muri costruiti da blocchi di tufo che, paralleli tra loro, definiscono uno spazio quadrangolare con un’abside sulla parete di fondo.

 

Sempre a sud sono stati rinvenuti quattro gradini in pietra locale che riutilizzano una iscrizione del municipio canosino. Nelle immediate vicinanze sono emersi anche tratti di pavimentazione musiva risalenti sia al periodo della costruzione del Battistero e sia al X secolo per la parte inerente all’aula absidata. In una fase successiva, come già avvenne sia per Giove Toro come per San Leucio, l’area fu invasa da tombe del tipo a cassa e proprio in una di queste fu ritrovata una spilla preziosissima che utilizzava una moneta d’oro dell’imperatore Zenone.

 

Concludiamo la terza parte del nostro itinerario archeologico ricordando l’importanza del ruolo fondamentale di Sabino nella Canosa cristiana: durante il suo lungo episcopato, durato ben52 anni, il restaurator ecclesiarum stimolò un vero fervore edilizio. Canosa rivestiva infatti nel VI secolo un ruolo di supremazia come diocesi metropolitana della Provincia Apulia et Calabria: lo documentano le ricchezze dei monumenti cristiani e specialmente la Basilica di San Leucio che, come abbiamo ricordato, si ergeva sui resti del tempio ellenistico dedicato a Minerva. Tuttavia, già verso la fine del VI secolo la bellissima civitas dell’età di San Sabino non esiste quasi più: le conquiste longobarde del VII secolo e le devastazioni saracene del secolo IX segnarono e completarono una lenta ma inarrestabile decadenza medievale.

 

Oggi a Canosa si respira una delle più caratteristiche ‘arie’ pugliesi, è una città operosa e viva che rappresenta una fetta di Puglia per tante ragioni: dal punto di vista storico-archeologico la notevole stratificazione delle ere successive è tra le più interessanti in tutta la regione, con monumenti unici e rare testimonianze artistiche.



 

 

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