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N. 20 -
Agosto 2009
(LI)
CANNABIS
TRA FOGLIE ED EFFETTI
di Cristiano Zepponi
I
cannabinoidi
sono
compresi
nella
categoria
delle
sostanze
psicoattive,
ed
estratti
dalla
canapa
(Cannabis
Sativa
è il
nome
latino
della
pianta):
consiste
nelle
foglie,
nei
fiori
e
nei
gambi
essiccati
da
questa
ottenuti,
oltre
ad
essere
presenti
nei
semi
e
nella
resina
della
pianta
femmina.
Tra
i
diversi
principi
attivi
in
essa
contenuti,
il
principale
è il
THC
(tetraidrocannabinolo),
scarso
nella
pianta
maschio.
Occorre
però
precisare
una
differenziazione
a
seconda
della
specie
dalla
quale
derivano,
fra
cui:
olio
di
cannabis
=
ottenuto
distillando
la
resina
della
pianta.
marijuana
=
costituita
dalle
foglie
e
sommità
fiorite
seccate.
hashish
=
ottenuto
dalla
resina
delle
estremità
fiorite.
La
sostanza
può
essere
fumata,
inalata
o
ingerita
oralmente:
la
principale
ragione
per
cui
se
ne
fa
uso
è la
sua
capacità
di
produrre
un
senso
di
benessere,
di
riduzione
d’ansia
e
d’attenzione.
Gli
effetti,
avvertibili
dopo
3-4
minuti
e di
durata
media
intorno
alle
2-3
ore
dall’assunzione,
sono
tipicamente
psichedelici
(euforia,
rilassamento,
benessere,
facilità
nei
rapporti
interpersonali,
intensificazione
delle
percezioni,
sensazione
di
dilatazione
del
tempo
oppure
–specie
in
dosi
elevate
–
depressione,
apatia,
riso
immotivato,
occasionalmente
ritiro
sociale)
e,
dal
punto
di
vista
fisico,
l’aumento
della
frequenza
cardiaca
e la
secchezza
delle
fauci
(seppur
varino,
come
ogni
sostanza,
da
soggetto
a
soggetto).
L’attenzione
del
consumatore
viene
focalizzata
su
aspetti
specifici
(aumento
delle
capacità
creative
e
introspettive)
mentre
perdono
di
valore
ed
importanza
tutti
gli
altri
interessi
e le
persone
che
non
condividono
l’esperienza:
per
questo,
genericamente,
la
cannabis
è
consumata
in
gruppo.
Inoltre,
la
percezione
del
tempo
e
dello
spazio
risulta
essere
alterata.
Questi
effetti
non
durano
più
di
qualche
ora
e
non
generano
né
dipendenza
né
crisi
d’astinenza,
anche
se
potrebbe
instaurarsi
una
dipendenza
psicologica
in
caso
di
assunzione
reiterata
nel
tempo:
la
cannabis,
infatti,
è
generalmente
considerata
una
sostanza
a
basso
potenziale
d’abuso.
La
frequenza
con
cui
viene
usata
la
sostanza,
d’altra
parte,
distingue
l’utilizzatore
sperimentale,
occasionale,
quotidiano
e
cronico.
Ad
ogni
modo,
il
cosiddetto
“uso
ricreativo
della
sostanza”
consiste
in
un
uso
infrequente
–
solitamente
inferiore
ad
una
volta
alla
settimana
– e
in
occasioni
in
cui
la
sostanza
è
disponibile
(ad
es.
fra
amici);
i
fumatori
abituali,
invece,
fumano
da
tre
a
cinque
volte
alla
settimana,
di
solito
in
circostanze
specifiche;
l’uso
diviene
cronico
quando
la
pratica
è
giornaliera:
gli
effetti
cronici,
ovviamente,
si
manifestano
solo
in
questi
individui
(soprattutto
alle
vie
respiratorie,
proporzionali
alla
quantità
di
sostanza
fumata).
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