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N. 10 - Marzo 2006

ASPETTANDO LA PRIMAVERA

A Roma inaugurata la campagna elettorale dell'Ulivo

di Stefano De Luca

 

Liberare l’Italia dal berlusconismo, questa la promessa fatta da Romano Prodi all’inaugurazione della campagna elettorale dell’Ulivo svoltasi al Palalottomatica di Roma il 25 febbraio. “Quest’anno la primavera inizia il 10 di aprile, e decreterà la fine di un inverno durato cinque anni”. L’inverno della destra al governo. L’Italia riparte, questo lo slogan della kermesse e della campagna elettorale che seguirà, con due obiettivi prioritari: difendere i principi espressi nella Carta Costituzionale del 1948, ed attuare una politica economica rispettosa dei veri interessi del paese.

 

Il primo intervento è stato del politico progressista francese Dominique Strauss-Kann, che ha espresso la sua profonda “ammirazione per il successo delle primarie” italiane, un esempio che può far strada in tutta Europa. Ha scaldato gli animi quando ha ironizzato che “non dobbiamo battere Gesù o Napoleone, ma solamente Berlusconi, che il 9 e 10 aprile troverà nelle urne la sua Waterloo”.

 

In un Palalottomatica dove le bandire della Quercia, della Margherita e dell’Ulivo sventolano all’unisono a sottolineare lo spirito di unità delle forze politiche riformiste, ha preso parola tra gli applausi il Sindaco di Roma Walter Veltroni, che ha portato i dati incredibili della crescita della capitale come paradigma per un’Italia che deve ritrovare fiducia in se stessa e nel proprio avvenire.

 

E’ seguito lo show di Maurizio Crozza, che non ha lesinato battute nemmeno ai politici presenti. Ha ironizzato sulla differenza evidente che c’è tra il programma del centro-sinistra, di 282 pagine, e quello del centro-destra, di appena 20: “Silvio ha scritto un programma di 20 pagine in modo che anche Bondi in quattro mesi riuscirà a leggerlo”. Pezzo conclusivo dell’esecuzione, per il piacere dei presenti, il tormentone Zapatero Zapatera.

 

Uno dei temi principali che dovrà affrontare il centro-sinistra se vincerà le prossime elezioni è la difesa dei principi della Costituzione, modificati più di una volta in modo frettoloso e prepotente dall’attuale governo. Sono intervenuti direttamente alcuni tra i padri costituenti ancora in vita: Leopoldo Elia, Vittorio Foa, Oscar Luigi Scalfaro. Particolarmente toccanti le parole di Foa che, rivolgendosi ai leaders dell’Ulivo, li ha invitati a “ricostruire per tutti i valori di giustizia, di libertà e di solidarietà costruiti dalla Costituente e che il berlusconismo ha attaccato. Ridare agli italiani il senso della dignità e del prestigio del Paese in Europa e nel mondo. Quella dignità che l’attuale governo ha abbandonato e lasciato deteriorare”.

 

Accompagnata dalle note di un pianoforte l’attrice Michela Cescon ha elencato i numeri negativi che ha registrato il centro-destra negli ultimi cinque anni, dalla crisi economica e di bilancio alle 15 leggi ad personam approvate nel corso della legislatura. A concludere la manifestazione e ad inaugurare simbolicamente la prossima campagna elettorale gli interventi dei tre leaders dell’area ulivista, uniti per far nascere un unico grande Partito Democratico capace di epurare dal centro-sinistra le faide intestine che tanti danni hanno arrecato in passato.  

 

Il Presidente della Margherita Francesco Rutelli ha sottolineato l’importanza enorme che avranno le prossime elezioni, per “liberare l’Italia da Berlusconi e mettere al primo posto il Paese, dopo cinque anni in cui certa gente ha preteso di avere il Paese al proprio servizio”. Ha puntato poi sulla Costituzione, “che non è un supermercato ma la base della nostra convivenza civile”, rimarcando che il centro-sinistra “ha risposto compatto con la raccolta di firme per il referendum, che  farà anche saltare l'alleanza tra la destra e la Lega”.

 

Per il Segretario dei DS Piero Fassinoc'è un enorme divario tra le aspettative che aveva dato Berlusconi e quella che è la realtà della nostra economia. Le imprese denunciano solitudine, le famiglie sono chiamate a fare i conti con la precarietà del lavoro dei figli”. L’Italia merita un governo che si interessi di lei, ha bisogno di fiducia e di crescere nella sua economia. Per ultimo è intervenuto Romano Prodi, il candidato premier del centro-sinistra scelto dagli italiani durante le elezioni primarie, che dovrà essere capace di gestire tutte le forze che compongono la coalizione per attuare un programma sul quale c’è finalmente un accordo non solo elettorale, ma politico. Si è scagliate contro i cambiamenti costituzionali imposti dal centro-destra, che “ha tentato di azzerare sessanta anni di Storia portandoci ad un passaggio decisivo per il nostro paese e per la Repubblica. La posta in gioco e’ la sua Costituzione: dunque non il suo passato ma il suo futuro”. Anch’egli ha sostenuto con forza il Referendum, che ha già superato le 500.000 firme, per cancellare le modifiche apportate al testo a colpi di maggioranza negli ultimi cinque anni.

 

Prodi ha parlato di “declino morale” italiano, un declino imposto dal governo “preferendo la menzogna alla verità, la prepotenza all’intelligenza. Si e’ cercato non di convincere ma di sedurre il paese, in un delirio di manipolazione mediatica che non ha riscontro in nessun grande paese del mondo, falsificando ogni relazione e comunicazione”. La riforma della legge elettorale votata all’unisono dal centro-destra a pochi mesi dalle elezioni ne è una prova. Ci vuole responsabilità e serietà. Per questo, ha aggiunto il Professore, “abbiamo messo il programma al centro della nostra azione politica, facendone il fulcro della nostra iniziativa. Non abbiamo cercato facili scorciatoie, non abbiamo privilegiato la demagogia degli slogan”.

 

La serata si è conclusa in un clima di fiducia nell’avvenire, per voltare pagina, per far tornare a crescere l’Italia e ripristinare i suoi valori violati. Per questo fine serve unità, e la soluzione del Partito Democratico che raccolga tutte le forze riformiste è l’unica che possa garantire la governabilità e la stabilità nell’arco di tutta la legislatura. A tal fine l’attuale legge elettorale, che fa dell’instabilità il suo primo fine, andrà cancellata. riproponendo il sistema maggioritario che ha permesso a chi oggi governa di rimanere al suo posto per cinque lunghi anni.

 

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