[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 152 / AGOSTO 2020 (CLXXXIII)


moderna

La rivolta dei Camisards

Le ultime guerre di religione in Francia

di Enrico Targa

 

I camisardi erano ugonotti (protestanti francesi) che abitavano nella regione allora selvaggia e isolata delle Cévennes e del Vaunage nel sud della Francia. All’inizio del 1700 sollevarono un’insurrezione contro le persecuzioni a seguito della revoca dell’Editto di Nantes da parte di Luigi XIV che rese illegale il protestantesimo in tutto il Regno di Francia.

 

I camisard operarono in tutta la regione delle Cévennes, principalmente protestanti, incluso il Vaunage e le parti della Camargue attorno ad Aigues Mortes. La prima fase della rivolta durò dal 1702 al 1704 mentre la seconda fase della guerriglia durò fino al 1710 e la pace finale sarà firmata nel 1715. Nel 1787 Luigi XVI mise ufficialmente fine alle persecuzioni degli ugonotti con l’Editto di tolleranza, ma la restituzione piena dei diritti ai protestanti avrà luogo solo due anni dopo, con la Rivoluzione francese che riconobbe la libertà religiosa in tutto il regno di Francia.

 

Questi eventi affondano le radici nella vicende politiche segnate dalla fine delle drammatiche guerre religiose (marzo 1562-aprile 1598) che insanguinarono e lacerarono politicamente e socialmente il regno di Francia.

 

Nell’aprile del 1598, Enrico IV di Borbone firmò l’Editto di Nantes con il quale il cattolicesimo fu proclamato religione di Stato ma i protestanti ottennero la libertà di professare la loro confessione – tranne che a Parigi e in poche altre città –, il diritto di accedere alle cariche pubbliche, di godere di privilegi fiscali e di mantenere un proprio esercito di 25.000 uomini e duecento fortezze a garanzia della loro sicurezza e pose fine alle guerre religiose.

 

Questa “legge fondamentale e irrevocabile” fu mantenuta dal figlio di Enrico, Luigi XIII. Nell’ottobre 1685, il nipote di Enrico, Luigi XIV (il re Sole), revocò l’Editto di Nantes, emanando l’Editto di Fontainebleau. Luigi era determinato a imporre una sola religione in Francia: quella di Roma. Già nel 1681 istituì i dragonnades militari che convertirono con la forza e la violenza i protestanti francesi e per questo furono etichettati come “missionari con gli stivali”: gli squadroni dei dragoni furono autorizzati a vivere nelle case dei protestanti con lo scopo di convertirli oppure li costringevano a emigrare.

 

Il culmine fu raggiunto con l’Editto di Fontainebleau che rimosse tutti i diritti e le protezioni garantite agli ugonotti. Seguirono circa venti anni di persecuzioni. Il culto riformato e le letture private della Bibbia furono messi fuorilegge. A poche settimane dal nuovo editto oltre 2.000 chiese protestanti furono bruciate, sotto la direzione di Nicholas Lamoignon de Basville, l’amministratore reale della Linguadoca, e interi villaggi furono massacrati e bruciati in una serie di atrocità sbalorditive.

 

I pastori e i fedeli furono catturati e successivamente esiliati, inviati alle galere, torturati o uccisi. Settantacinque sacerdoti missionari sotto il comando dell’abate François Langlade furono inviati alle Cévennes. I soldati che trasportavano croci sui loro moschetti costrinsero i contadini a firmare dei documenti attestanti la loro conversione e a partecipare alla messa di rito cattolico. In gran segreto i contadini protestanti continuarono a celebrare le messe secondo la fede riformata. Gli ugonotti più ricchi e facoltosi fuggirono nei paesi vicini (in particolare in Germania e nelle Province Unite). Il re, ben consapevole dei danni che poteva causare una così vasta fuga di capitali e di esperti artigiani all’economia francese animata dalla filosofia del colbertismo, rispose chiudendo loro i confini.

 

I contadini protestanti del Vaunage e delle Cévennes stanchi dei soprusi e delle violenze della soldataglia e sotto la guida di un certo numero di teologi e pastori noti come “profeti”, in particolare François Vivent e Claude Brousson, decisero di opporre resistenza. Vivent incoraggiò i suoi seguaci ad armarsi nel caso in cui fossero stati attaccati dai soldati realisti.

 

Alcuni dei più noti fra i profeti furono torturati e giustiziati, François Vivent nel 1692 e Claude Brousson nel 1698. Molti altri furono esiliati, lasciando la guida delle congregazioni a predicatori meno istruiti e più mistici, come il pettinatore di lana Abraham Mazel. La Chiesa cattolica fu paragonata alla Bestia dell’Apocalisse e i profeti clandestini affermarono di averla vista nei sogni profetici.

 

Mazel, in sogno, vide buoi neri nel suo giardino e sentì una voce che gli diceva di cacciarli via. Questi capi assurgevano spesso il ruolo di profeti, figure analoghe alle omonime dell’Antico Testamento. In questo modo la rivolta assunse, per i rivoltosi, al rango di una guerra santa; contadini e artigiani, incoraggiati dall’oratoria profetica dei loro capi, quando attaccavano si sentivano protetti da Dio, quindi invincibili e pare che assalissero i nemici al canto di salmi biblici.

 

Secondo lo storico Dino Carpanetto, nel 1685, con la revoca dell’Editto di Nantes, molti ugonotti decisero di abbandonare la Francia per non dover cedere alla conversione forzata, cercando rifugio a Ginevra, nelle Provincie Unite, in Inghilterra o negli stati tedeschi. In esilio, si interrogarono con tale intensità sui temi della tolleranza, della libertà, del rapporto tra obbedienza al sovrano e rispetto della propria coscienza da coinvolgere nella riflessione la nascente opinione pubblica europea e spingersi a immaginare nuovi modelli di convivenza civile. La lotta per la tolleranza si trasformò allora in lotta per i diritti di libertà dell’individuo: fu il punto di partenza per uno dei fondamenti politici delle società contemporanee.

 

Le ostilità iniziarono il 24 luglio 1702, con l’assassinio a Le Pont-de-Montvert dell’abate François Langlade, accusato di aver arrestato e torturato un gruppo di sette protestanti rei tentata fuga dalla Francia. La neocostituita banda dei Camisards sotto la guida di Abraham Mazel, chiese pacificamente la liberazione dei prigionieri, ma al rifiuto da parte delle autorità di rilasciare i loro compagni reclusi i protestanti diedero inizio alle violenze che culminarono con l’assassionio di Langlade dichiarato rapidamente martire dalla Chiesa cattolica.

 

Guidati dal giovane Jean Cavalier e da Pierre Laporte (Rolland), i Camisards reagironno alle devastazioni dell’esercito reale con metodi di guerra irregolari e resistettero contro forze superiori in diverse battaglie campali (grazie ai metodi di guerriglia già sperimentati dai contadini tedeschi durante la guerra dei Trent’anni e successivamente applicati dagli spagnoli durante l’occupazione napoleonica e da quest’ultimo episodio nasce il termine di guerriglia).

 

La violenza aumentò da entrambe le parti: massacri ci furono anche nei villaggi cattolici come Fraissinet-de-Fourques, Valsauve e Potelières da parte dei camisard. Il governatore Basville, con una reputazione fondata sulla tortura, deportò l’intera popolazione di Mialet e Saumane. Quindi nell’autunno del 1703, con il consenso del re, distrusse 466 frazioni esiliandone la popolazione. Altri protestanti, come quelli di Fraissinet-de-Lozère, sotto l’influenza delle élite dei villaggi, scelsero un atteggiamento lealista e combatterono i Camisard. Erano comunque ugualmente vittime della giustizia reale venendo i loro beni confiscati.

 

A fianco dei realisti si schierarono i camisardi bianchi, noti anche come “Cadetti della Croce” (da una piccola croce bianca che indossavano sui loro cappotti), erano cattolici di comunità vicine come St. Florent, Senechas e Rousson che nel vedere i loro vecchi nemici in fuga, si organizzarono in compagnie armate per saccheggiare e dare la caccia ai ribelli ugonotti. L’atto più cruento fu l’uccisione di 52 persone nel villaggio di Brenoux, tra cui donne incinte e bambini.

 

Altri oppositori dei protestanti includevano seicento tirapiedi del Rossiglione assoldati come mercenari dal re. Nel 1704, Claude Louis Hector de Villars, il comandante reale, offrì vaghe concessioni ai protestanti e la promessa a Cavalier di un comando nell’esercito. L’accettazione dell’offerta da parte di Cavalier interruppe la rivolta, sebbene altri, tra cui Laporte, si rifiutarono di deporre le armi a meno che l’editto di Nantes non fosse restaurato.

 

I combattimenti sparsi continuarono fino al 1710, quando con l’arrivo nelle Cévennes del ministro protestante Antoine Court fu ricostituita una piccola comunità ugonotta ma fu soprattutto dopo la morte di Luigi XIV nel 1715 che i protestanti ritornarono alla tranquillità.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Dino Carpanetto, Nomadi della fede, Ugonotti, ribelli e profeti tra Sei e Settecento, Claudiana, 2012.

Philippe Joutard, Les Camisards, Gallimard, 1976.

Claude Viala, Grottes et caches camisardes, Presses du Languedoc, 2005. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]