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N. 30 - Giugno 2010
(LXI)
Camillo Hindard Barany
un personaggio dimenticato
di Marco Baratto
[qA
Lodi,
in
Piazza
Medagli
d'oro,
ai
piedi
dell'imponente
monumento
alla
libertà
e
alla
resistenza,
un
piccolo
cippo
,
ricorda
i
lodigiani
insigniti
della
Medaglia
d'oro
al
Valor
Militare.
Un
momumento
che,
nel
caos
cittadino
e
nei
rumori
della
città
sempre
indaffarata
sfugge
ai
più
distratti
dalle
leggittime
problematiche
ci
scordiamo
che
i
nomi
che
sono
li
iscritti
hanno
combattutto
per
un
ideale
e
forse
conoscere
meglio
la
loro
vicenda
umana
sarebbe
da
monito
alle
giovani
generazioni.
Tra
i
tanti
nomi
di
illustri
lodigiani,
sicuramente
spicca
quella
di
Camillo
Hindard
Barany.
Scorrendo
il
suo
stato
di
servizio
militare
si
rimane
impressionanti,
ecco,
e
non
sono
tutte,
alcune
delle
medaglie
ricevute:
Medaglia
della
rivoluzione
messicana
1909,
Medaglia
delle
Argonne
1914.
Medaglia
della
battaglia
di
Verdun
1915,
Medaglia
di
Bronzo
V.
M.
1915/18,Medaglia
d'Argento
V.
M.
1915/18,
Croce
di
Guerra
al
Merito
1915/18,
Croce
di
Guerra
Interalleata
1915/18Medaglia
Legionario
Fiumano
1919,
Medaglia
Volontario
Libico
1925,
Medaglia
d'Oro
guerra
d'Africa
1935.
Tanto
ardimento
probabilmente
lo
aveva
preso
dal
nonno,
il
quale
faceva
parte
di
quella
Legione
Ungherese
,
che
agli
ordini
di
uomini
del
calibro
di
István
Türr
,
aveva
contribuito
alla
vittoriosa
impresa
di
Garibaldi
nel
1860
in
Sicilia.
Camillo
Hindard
Barany
nasce
a
Paullo
il
26
Aprile
1889
,
figlio
di
un
pacifico
agricoltore
di
religione
israelitica
che
sente
con
forza
scorrere
nel
suo
sangue
lo
spirito
del
nonno
garibaldino.
Appena
ragazzo,
probabilmente
attirato
dagli
echi
della
guerra
russo
giapponese,
decise
di
lasciare
la
tranquilla
vita
della
campagna
per
recarsi
in
Giappone.
Nel
1909,
rispondendo
all'appello
di
Peppino
Garibaldi
–
nipote
dell'eroe
dei
due
mondi
- é
in
Messico
e si
arruola
nelle
file
dei
rivoluzionari
messicani
che
combattano
la
dittatura
di
Porfiro
Diaz
. Vi
resta
fino
al
1914,
quando
arriva
notizia
che
in
Europa
é
scoppiato
un
grosso
pasticcio
(la
Prima
Guerra
Mondiale)
molla
tutto,
ritorna
nel
Vecchio
Continente
e ,
quasi
a
voler
seguire
le
orme
del
nonno,
entra
a
far
parte
della
Legione
Garibaldina
– un
corpo
di
circa
5.000
volontari
italiani
inquadrato
come
“4°reggimento
di
marcia
del
1°
straniero”
e
posto
agli
ordini
di
Peppino
Garibaldi
ma
che
tra
i
propri
ufficiali
conta
anche
Sante,
Bruno,
Ezio
e
Costante
Garibaldi-
ed è
in
questa
formazione
che
il
nostro
concittadino,
partecipa
alle
battaglia
delle
Argonne
e
nella
sanguinsa
battaglia
di
Verdun.
Il 6
Marzo
1915
la
Legione
Garibaldina
viene
sciolta,
ma
nel
Maggio
dello
stesso
anno
anche
l'Italia
entra
in
guerra
e
Camillo,
non
stanco
di
servire
il
suo
Paese,
si
arruola
volontario
negli
Alpini,
dove
è
nominato
Sottotenente
ma,
essendo
indisciplinato,
benché
valorosissimo,
resta
tale
fino
al
termine
del
conflitto.
Nel
1919,
Gabriele
D'Annunzio,
va'
a
liberare
Fiume,
si
arruola
e
così,
finita
l'impresa
fiumana,
per
punizione
il
governo
lo
congeda.
Mutato
il
Governo,
Benito
Mussolini,
nel
1925,
ordina
al
Generale
Graziani
di
riconquistare
la
Libia,
che
allora
era
colonia
italiana,
e
lui
parte
e si
arruola.
Finita
anche
quella,
pare
che
il
bollente
Camillo
abbia
messo
la
testa
a
posto,
si
sposa,
ha
dei
figli
e si
occupa
nella
Società
Bonifiche
Sarde,
dove
partecipa
alla
fondazione
della
città
di
Mussolinia
(ora
Arborea)
Passa
quindi
alle
dipendenze
dell'Opera
Nazionale
Combattenti
e
Reduci,
con
la
quale
collabora
alla
bonifica
dell'Agro
Pontino
e
alla
fondazione
di
Littoria
(ora
Latina).
Nel
1935
Mussolini
proclama
la
guerra
d'Africa
e
lui
non
può
mancare,
lascia
moglie,
figli,
lavoro,
tutto
e si
arruola
nelle
Camicie
Nere,
nominato
Centurione,
durante
un
furioso
combattimento
per
la
conquista
del
monte
Amba
Aradam
(monte
conquistato
e
perso
molte
volte,
ancora
oggi,
ci
sono
persone
che
per
indicare
una
situazione
confusa
usano
il
termine
ambaradan)
riporta
una
ferita
al
braccio
che
glielo
spezza.
Sommariamente
medicato
all'ospedale
da
campo,
poiché
è il
comandante
della
18
compagnia
Littoria,
della
Divisione
CC:
NN:
3
Gennaio,
vuole
ritornare
tra
i
suoi
commilitoni
e
quando
una
numerosissima
colonna
abissina
sorprende
e
avvolge
la
compagnia,
é
lui
ad
esporsi
per
primo.
Ancora
colpito,
sentendo
vicina
la
fine,
incoraggia
i
suoi
dicendo:
“non
perdete
tempo
per
me,
andate
avanti,
Viva
il
Duce!”.
Il
suo
copo
troverà
degna
sepoltura
a
Macallè
.
La
storia
di
Camillo
Hindard
Barany,
è
una
delle
tante
pagine
del
valore
e
dell'amore
per
l'Italia
che
gli
israeliti
presenti
nella
nostra
Penisola
hanno
saputo
offrire
gratuitamente
e
spontaneamente
al
proprio
Paese.
Gli
ebrei
italiani
,
infatti,
pur
essendo
una
piccola
minoranza,
hanno
dato
per
l'unità
e
l'indipendenza
della
Patria
più
di
tutti.
Basti
semplicemente
ricordare
che
l'Annuario
del
1895
dell'Esercito
conteneva
700
ufficiali
ebrei
e,
nel
corso
della
Prima
guerra
mondiale
, si
contarono
ben
21
generali
israeliti.
Dati
questi
che
fanno
ulteriormente
riflettere
su
quanto
furono
ingiuste
e
disumane
le
leggi
anti
ebraiche
emanate
1938
da
Mussolini
con
l'avallo
incondizionato
di
Casa
Savoia.
Con
un
semplice
tratto
di
penna
il
nostro
Paese
decretò
la
fine
di
una
delle
pagine
più
gloriose
della
propria
storia,
quella
degli
ebrei
italiani
che
dal
1848
avevano
combattuto
per
l'unità
e l'inidipendenza
della
Patria.
La
morte
prematura
di
Camillo
Barany
lo
salvò,
in
certo
senso,
dall'infamia
di
essere
espulso
dal
mondo
militare
come
invece
accade
per
altri
ufficiali
e
soldati
del
nostro
esercito.
Il
suo
nome
oggi
, e
la
sua
memoria
,
oggi
oltre
che
a
Lodi
è
tramandata
ad
Arborea
(nome
assunto
dalla
città
di
Mussolinia
nel
1944)
dove
a
questo
nostro
conterraneo
è
dedicato
un
grande
parco
pubblico
ed
un
monumento
.
Anche
la
cità
di
Latina
(nome
assunto
dalla
città
di
Littoria
nel
1946)
vi è
una
via
e
una
caserma
(oggi
sede
dell'università
dell'agro
pontino).
A
questo
elenco
manca
solo
Paullo
,
dove
l'avventura
umana
di
questo
combattente
ha
avuto
inizio.
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