N. 36 - Dicembre 2010
(LXVII)
camille Claudel
Una donna, un'artista
di Michele Broccoletti
“…
Ha
una
natura
profondamente
personale,
che
attira
per
la
grazia
ma
respinge
per
il
temperamento
selvaggio…”
[Auguste
Rodin]
Trent'anni
di
isolamento
e
reclusione
manicomiale
segnarono
profondamente
l'esistenza
di
Camille
Claudel,
la
cui
vita
fu
piena
di
genio,
amore
e
passione,
ma
anche
tormentata
da
miseria,
solitudine
e
follia.
Nata
da
un'agiata
famiglia
appartenente
alla
piccola
borghesia
francese,
l'8
dicembre
1864,
a
Villeneuve-sur
Fère,
che
è un
piccolo
villaggio
francese
situato
nella
regione
della
Champagne,
Camille-Rosalie
Claudel
fin
da
giovanissima
iniziò
ad
assecondare
la
sua
fantasia
e la
sua
creatività
avvicinandosi
alla
scultura.
Il
padre
di
Camille,
Louis
Prosper,
direttore
dell'Ufficio
delle
Imposte,
da
subito
incoraggiò
la
vocazione
della
figlia
che,
dopo
essersi
procurata
la
creta
nelle
campagne
della
provincia
francese,
era
solita
plasmare
le
proprie
figure
prendendo
come
modelli
i
fratelli
minori
(Luise
nata
nel
1866
e
Paul
nel
1868),
i
quali,
essendo
i
suoi
soggetti
preferiti,
a
turno
erano
costretti
a
posare
per
lei.
Un
importante
ruolo
nel
processo
creativo
era
poi
ricoperto
dalla
cuoca
di
famiglia,
la
quale,
in
perfetta
complicità
con
Camille,
provvedeva
a
cuocere
nel
forno
di
casa
le
sculture
che
puntualmente
la
giovane
le
affidava.
Saltando
quindi
tutti
gli
iter
di
apprendimento
accademici,
Camille
Claudel
si
formò
direttamente
“sul
campo”,
e
durante
l'adolescenza,
attingendo
dalla
biblioteca
del
padre,
ebbe
anche
modo
di
crearsi
una
approfondita
ed
eccezionale
cultura
personale.
La
sua
passione
però,
se
da
un
lato
era
fortemente
incoraggiata
dal
padre,
era
invece
ostacolata
dalla
madre,
Louise
Cerveaux,
che,
profondamente
segnata
dalla
perdita
del
suo
primogenito
(morì
a
soli
quindici
giorni
dalla
nascita),
era
una
donna
infelice,
legata
alle
convenzioni,
conservatrice
e di
rigidi
principi
morali.
La
madre
di
Camille
non
fu
mai
capace
di
manifestazioni
di
affetto
nei
confronti
della
figlia,
la
quale,
insieme
alle
sue
attitudini
ed
aspirazioni,
non
venne
mai
completamente
accettata.
Una
donna
scultrice
era
una
presenza
sconveniente
e
Camille
presto
divenne
la
vergogna
della
famiglia:
le
critiche
materne
la
atterrivano
e la
figura
della
madre
divenne
per
la
giovane
quasi
irraggiungibile.
Per
contro
comunque,
il
padre
di
Camille,
anche
insieme
al
fratello
Paul
(che
presto
diverrà
un
famoso
poeta
e
diplomatico),
non
smise
mai
di
credere
nell'abilità
della
figlia,
e
nel
1879
ebbe
l'idea
di
mostrare
le
opere
della
ragazza
allo
scultore
Alfred
Boucher,
ed
al
direttore
dell'École
des
Beaux
Arts.
Quest'ultimo
chiese
subito
se
la
giovane
avesse
preso
lezioni
da
Rodin,
mentre
Boucher,
rimanendo
particolarmente
impressionato
dal
talento
di
Camille,
si
propose
come
suo
insegnante.
Nel
frattempo
la
giovane
artista,
attratta
dalla
vivace
vita
culturale
ed
artistica
di
Parigi,
riuscì
a
convincere
il
padre
a
trasferirsi,
e
dalla
provincia
francese,
nel
1881,
la
famiglia
Claudel,
ad
esclusione
proprio
del
padre
che
rimase
a
vivere
a
Wassy-sur-Blaise
per
motivi
di
lavoro,
si
spostò
nella
capitale,
precisamente
al
Boulevarde
Montparnasse,
dove
Camille
fu
istantaneamente
catturata
e
stregata
dalla
frizzante
atmosfera:
il
nuovo
mondo
incuriosì
la
giovane
che
iniziò
a
girare
per
la
città
con
passo
svelto,
fiera
ed
energica,
percorrendo
i
boulevard
alberati
alla
scoperta
della
grande
metropoli.
Appena
approdò
a
Parigi
Camille
ebbe
subito
conferma
del
fatto
che
non
sarebbe
diventata
una
donna
come
tante,
ma
avrebbe
seguito
una
strada
precisa
e
definita:
sarebbe
diventata
un’artista…!
Perciò,
con
un
entusiasmo
oltremodo
accresciuto,
Camille,
dopo
aver
affittato
un
atelier
con
tre
amiche
inglesi
al
117
di
rue
Notre
Dame-des-Champs,
continuò
a
seguire
le
lezioni
di
Boucher
all'Académie
Colarossi,
e lo
stesso
Boucher
prese
la
puntuale
abitudine
di
recarsi
all'atelier
di
Camille
ogni
venerdì,
per
osservare
e
correggere
i
lavori
dell'allieva.
Poco
più
tardi
però,
nel
1883,
Boucher
vinse
il
Prix
de
Rome
e
perciò
si
assentò
per
godere
del
soggiorno-premio
in
Italia
ma,
prima
di
partire,
chiese
ad
Auguste
Rodin,
a
quei
tempi
non
molto
famoso,
di
sostituirlo
nell'insegnamento
e
quindi
anche
nella
visita
settimanale
all'atelier.
Rodin,
allora
ultraquarantenne
(aveva
24
anni
più
di
Camille),
noto
nel
mondo
dell'arte
soprattutto
per
la
sua
innovativa
e
geniale
maniera
di
trattare
la
materia,
capì
subito
che
Camille
Claudel
era
dotata
di
uno
straordinario
talento
e
rimase
colpito
soprattutto
dalla
compatta
solidità
e
dall'espressività
delle
sue
sculture.
Rodin
iniziò
a
seguire
con
entusiasmo
il
lavoro
di
Camille
e
dopo
poco
tempo
la
accettò,
con
le
mansioni
di
modella
e
sbozzatrice,
nel
suo
atelier
di
rue
de
l'Universitè,
dove,
poco
più
tardi,
la
giovane
artista
vi
si
trasferì
in
pianta
stabile,
abbandonando
lo
studio
precedentemente
affittato
con
le
amiche
e
colleghe
inglesi.
In
quel
periodo,
ovvero
nel
1884,
Rodin
stava
lavorando
alla
Porte
de
l'Enfer
e
Camille
venne
subito
coinvolta
nell'impresa:
cominciando
a
posare
per
Rodin,
prestò
il
suo
corpo
a
più
di
un
dannato
e
non
è
nemmeno
escluso
che
la
giovane
abbia
anche
modellato
personalmente
alcune
figure.
È
comunque
certo
che
il
grande
scultore
parigino,
nel
corso
degli
anni,
permetterà
solamente
a
Camille
di
modellare
mani
e
piedi
di
alcune
sue
grandi
composizioni.
Fu
così
che
l'incontro
tra
i
due
artisti
fece
nascere
una
sorta
di
collaborazione
professionale
che
presto
si
trasformò
in
un
rapporto
amoroso
caratterizzato
da
un'indomabile
passione.
Camille
continuò
ad
abitare
con
la
famiglia
fino
al
1888,
anno
in
cui
decise
di
trasferirsi
in
Boulevard
d'Italie:
nella
stessa
via
aveva
affittato
un
nuovo
studio
anche
lo
stesso
Rodin,
che
probabilmente
in
questo
periodo
iniziò
a
remunerare
Camille
per
l'attività
che
svolgeva
collaborando
con
lui.
La
relazione
tra
Camille
e
Rodin
divenne
così
ancora
più
intensa,
ed
anche
se
molto
più
giovane
del
rinomato
artista,
Camille
diventò
la
sua
stabile
amante,
nonostante
Rodin
fosse
ufficialmente
legato
ad
un'altra
donna
(Rose
Beuret
–
per
altro
da
tempo
abituata
alle
numerose
avventure
del
compagno)
dalla
quale
aveva
avuto
un
figlio
che
era
più
giovane
di
appena
un
paio
d'anni
rispetto
a
Camille.
Fra
i
due
artisti
esplose
una
travolgente
passione
caratterizzata
da
un
indissolubile
intreccio
tra
arte
e
amore.
Il
loro
legame
travalicava
il
rapporto
amoroso:
nel
pulviscolo
dell'atelier
in
Boulevard
d'Italie,
gli
sguardi
dei
due
amanti-artisti
si
cercavano
in
continuazione,
la
loro
arte
si
contaminava
ed i
loro
corpi
si
univano.
È
così
che
Camille,
spinta
dall’amore
per
Auguste
Rodin,
si
immerse
completamente
nel
lavoro,
impastando
il
gesso,
modellando
l'argilla
e
scolpendo
il
marmo
con
grande
precisione
ed
energia.
Proprio
grazie
alla
sua
caparbietà,
iniziò
presto
a
raggiungere
grandi
risultati
e,
nel
1888,
riuscì
ad
esporre
al
Salon
des
Artistes
français
presentando
Sakountala
(conosciuta
anche
come
L'Abbandono),
che
costituì
il
primo
riconoscimento
ufficiale
della
sua
arte.
Quest’opera,
che
si
ispira
all’antico
dramma
del
poeta
indù
Kalidasa,
narra
una
delle
tante
traversie
affrontate
proprio
dalla
protagonista
Sakountala,
la
quale
cerca
disperatamente
il
suo
sposo
scomparso
a
causa
di
un
malefico
sortilegio.
La
composizione
di
Camille
raffigura
l’incontro
dei
due
amanti
che
si
abbracciano
in
una
finale
apoteosi
altamente
armoniosa
ed
erotica,
nella
quale
si
raggiunge
l’estasi
dei
sensi.
La
scultura
di
Camille,
con
la
sua
carnale
passionalità,
ricorda
chiaramente
Le
Baiser
di
Rodin,
che
venne
scolpita
dall’artista
francese
proprio
verso
la
fine
degli
anni
ottanta
del
XIX
secolo.
Fu
così
che
Camille,
dopo
aver
esposto
la
sua
prima
opera
al
Salon,
iniziò
ad
attirare
l’interesse
dei
critici,
anche
continuando
a
portare
avanti
la
relazione
con
Rodin,
con
il
quale
soleva
viaggiare
e
spostarsi
per
brevi
soggiorni.
Il
forte
legame
con
Auguste
inoltre
mantenne
sempre
viva
in
Camille
la
speranza
che
lo
stesso
artista
potesse
un
giorno
decidere
di
lasciare
Rose
Beuret
per
rendere
stabile
il
loro
legame.
Ciò
però
non
avvenne
mai:
Camille
rimase
anche
incinta,
ma
abortendo,
decise
di
non
accogliere
il
frutto
di
un
amore
profondo
e
tormentato
allo
stesso
tempo,
e si
procurò
una
ferita
che
non
poté
mai
lenire.
La
giovane
Camille
presto
iniziò
a
sentirsi
usata
dal
vecchio
Rodin,
che
sembrava
sfruttarla
sessualmente
ed
artisticamente,
ed
anche
i
critici,
i
quali
avevano
acclamato
Camille
per
la
sua
prima
esposizione
al
Salon,
iniziarono
a
vedere
l’artista
come
un’appendice
del
famoso
scultore
francese,
la
cui
ombra
probabilmente
non
permise
a
Camille
di
emergere
davvero.
A
causa
della
relazione
con
Rodin,
Camille
si
allontanò
anche
dagli
artisti
suoi
coetanei,
rimanendo
così
tagliata
fuori
da
rapporti
che
avrebbero
potuto
essere
fruttuosi
per
il
suo
lavoro.
La
storia
tra
Camille
e
Rodin,
nonostante
si
trascinò
fino
al
1898,
iniziò
a
deteriorarsi
nei
primi
anni
’90,
quando
Camille,
proprio
allo
scopo
di
ingelosire
Rodin,
instaurò
una
breve
relazione
con
il
musicista
Claude
Debussy.
Alla
fine,
fu
con
molta
sofferenza
che
Camille
decise
di
troncare
il
legame
con
Rodin,
il
quale,
tra
mille
tradimenti,
rimase
comunque
sempre
legato
alla
sua
compagna
Rose
Beuret.
In
seguito
alla
rottura
con
Rodin,
Camille
dovette
cercare
di
ritrovare
un
suo
equilibrio
interiore
e di
rinascere
artisticamente,
ed
in
questo
le
venne
nuovamente
incontro
l'intramontabile
passione
per
la
scultura,
grazie
alla
quale
poté
esprimere
e
manifestare
tutta
la
sua
sensibilità:
non
è
casuale
il
fatto
che
la
scultrice
realizzò
alcune
tra
le
sue
opere
migliori,
come
La
suonatrice
di
flauto
e
L'implorante,
proprio
dopo
la
separazione
da
Rodin.
Tra
queste
ricordiamo
anche
La
Valse
(Il
Valzer,
1895-1905),
dove
Camille
riesce
a
trovare
un
equilibrio
tra
staticità
e
movimento:
la
figura
della
donna
infatti
è
saldamente
ancorata
al
terreno
dal
panneggio
dell’abito,
ma
allo
stesso
tempo
sembra
volteggiare
nell’aria,
esprimendo
quasi
una
potenzialità
del
tutto
femminile,
relativa
alla
capacità
di
“volare
alto
ed
agire
nel
concreto”.
Altro
gruppo
scultoreo
importante
è
Les
Causeauses,
che
riprende
una
scena
della
vita
reale
raffigurante
quelle
relazioni
femminili,
come
il
rapporto
tra
madre
e
figlia
o il
legame
tra
sorelle,
che
sono
indispensabili
per
crescere
e
per
vivere,
ma
che
allo
stesso
tempo
mancarono
totalmente
alla
stessa
Camille.
Cercando
di
liberarsi
dall’influenza
di
Rodin,
Camille
cominciò
ad
intraprendere
un
percorso
di
autoaffermazione,
ed
iniziò
ad
orientarsi
verso
una
scultura
di
piccole
dimensioni
e
lavorando
con
accanimento
ed
assiduità,
riempì
presto
gli
armadi
del
suo
atelier
di
piccole
figure,
anche
se
purtroppo
cominciò
a
vivere
in
uno
stato
di
semi-miseria:
il
padre
ed
il
fratello
sono
gli
unici
che
continuarono
ad
aiutarla
di
nascosto
dalla
madre
e
dalla
sorella,
mentre
i
pochi
guadagni
di
Camille,
insufficienti
per
vivere,
derivarono
da
bozzetti
creati
per
la
realizzazione
di
oggetti
d’uso
quotidiano.
Tuttavia
Camille
tenacemente
riuscì
quasi
ogni
anno
ad
esporre
qualche
sua
opera
nei
Salon
parigini,
attirando
su
di
sé
l’attenzione
di
critica
e
collezionisti.
Allo
stesso
tempo
però,
documenti
e
testimonianze
evidenziano
i
progressi
di
un’interiore
malattia
che
portò
l’artista
verso
una
crescente
disperazione,
in
cui
una
delle
sue
più
grandi
ossessioni
risiedeva
nel
plagio
dovuto
al
fatto
di
aver
concesso
a
Rodin
una
parte
della
sua
genialità,
ormai
impossibile
da
riprendere.
Proprio
dalle
opere
del
celebre
scultore
è
evidente
che
la
convivenza
tra
passione
e
creazione
condusse
ad
una
diffusa
contaminazione
di
stili,
contaminazione
che
però
fu
assolutamente
reciproca
e
dettata
dalla
situazione
in
cui
i
due
amanti-artisti
operarono
insieme
negli
stessi
luoghi
e
sugli
stessi
soggetti.
È
anche
vero
comunque
che
tutti
i
testimoni
ricordavano
Camille
come
un’accanita
lavoratrice,
nota
per
produrre
opere
di
grande
qualità
che,
per
contro,
sono
inspiegabilmente
rintracciabili
in
numero
limitato
nel
periodo
risalente
alla
collaborazione
con
Rodin…
È
forse
anche
per
questo
che
Camille
si
ritrovò
pressoché
inerme
nel
momento
in
cui,
cessata
la
relazione
e la
collaborazione
con
Auguste,
avvertì
un’immensa
disperazione
data
dalla
certezza
di
essere
stata
spogliata
e
derubata
della
propria
vitale
creatività
ed
energia.
Mentre
Rodin
avanzava
verso
la
gloria,
Camille
affondava
nelle
psicosi,
arrivando
a
distruggere
le
sue
opere,
bruciando
nel
focolare
del
suo
studio
le
carte
e i
bozzetti,
e
distruggendo
a
colpi
di
martello
le
sue
piccole
sculture,
per
evitare
che
venissero
“rubate”.
Anche
in
famiglia
Camille
viene
continuamente
rimproverata
e
condannata
dalla
madre
e
dalla
sorella,
mentre
è
solo
il
vecchio
padre
che
la
aiuta
e la
aiuterà
sino
alla
morte.
Un'opera
che
ben
rappresenta
lo
stato
d'animo
di
Camille
rispetto
alla
relazione
con
Rodin,
è
senz'altro
L'Age
mûr
(L'età
matura),
dove
vi è
raffigurata
una
giovane
donna
inginocchiata
implorante,
come
in
una
sorta
di
preghiera
d'amore,
le
cui
mani
non
riescono
a
trattenere
quelle
dell'anziano
uomo
voltato
di
spalle
e
trascinato
via
da
un'altra
donna
anch'essa
anziana.
Nel
gruppo
scultoreo,
che
possiamo
considerare
come
il
più
importante
capolavoro
di
Camille
Claudel,
portato
a
termine
nel
1913,
sono
facilmente
riconoscibili,
nella
giovane
donna
e
nell'uomo
anziano,
Camille
e
Rodin,
mentre
la
donna
anziana
rappresenta
presumibilmente
Rose
Beuret
o,
più
simbolicamente
la
morte.
É
però
proprio
nel
1913
che
Camille,
dopo
la
morte
del
padre
e a
causa
delle
sue
ossessioni
e
psicosi
e
delle
sue
manie
di
persecuzione,
venne
ricoverata
in
manicomio
vicino
Parigi,
per
essere
poi
trasferita
nel
manicomio
di
Montdevergues.
È
questo
l'inizio
della
fine:
Camille
rimase
in
manicomio
sino
al
19
ottobre
1943
(giorno
della
sua
morte),
in
completa
solitudine
ed
abbandono,
aspettando
inutilmente
la
visita
della
sorella
e
della
madre,
alla
quale
aveva
chiesto
più
volte
di
essere
riaccolta
in
casa.
Camille
rimase
internata
per
trenta
lunghi
anni,
durante
i
quali
la
sua
produzione
si
interruppe
totalmente,
nonostante
siano
in
molti
a
tentare
di
convincerla
del
contrario:
"...
vorrebbero
forzarmi
a
fare
delle
sculture,
qui
all'istituto,
e
vedendo
che
non
ci
riesco,
mi
si
impone
un
sacco
di
seccature.
Ciò
non
mi
convincerà
di
certo,
al
contrario..."
A
noi
però
piace
ricordare
altri
aspetti
di
Camille
Claudel.
A
noi
piace
ricordare
una
Camille
piena
di
vitalità
ed
energia,
costantemente
ancorata
agli
ideali
di
schiettezza
ed
immediata
semplicità
che
la
resero
estranea
ai
compromessi
quotidiani
ed
alle
trame
collettive
dell’intrattenimento
mondano,
ma
innescarono
in
lei
un’autonoma
coscienza
volta
a
sopperire
con
le
proprie
forze
ai
contrasti
ed
alle
difficoltà
esistenziali.
A
noi
piace
rivolgerci
a
Camille,
nella
maniera
in
cui
vi
si
rivolge
la
scrittrice
Anne
Delbéè
scrivendo
il
suo
romanzo
biografico
proprio
dedicato
Camille
Claudel:
“…
tu
sai
quello
che
Michelangelo
aggiungeva:
solo
le
opere
che
si
possono
far
rotolare
dall’alto
di
una
montagna
senza
che
se
ne
rompa
neppure
un
pezzo
sono
valide;
tutto
ciò
che
si
frantuma
durante
una
simile
caduta
è
superfluo.
Tu
appartieni
a
quella
razza,
nulla
potrà
spezzarti,
per
quanto
alta
possa
essere
la
montagna.
Sei
tagliata
in
un
materiale
eterno!”