N. 79 - Luglio 2014
(CX)
I CALCIATORI PIÙ AMATI DI SEMPRE
PARTE I - RONALDO
di Francesco Agostini
Si
può
essere
campioni
sul
campo,
segnare
molte
reti
e
far
vincere
alla
propria
squadra
tutti
i
trofei
del
mondo
ma,
se
non
si
ha
carisma,
difficilmente
si
riesce
a
entrare
nel
cuore
dei
tifosi.
Ci
sono
stati
molti
giocatori
che
hanno
risposto
a
questo
tipo
di
profilo:
sono
stati
apprezzati
per
le
loro
doti
sul
campo,
indubbiamente,
ma
hanno
resistito
all’inesorabile
scorrere
del
tempo?
Hanno
saputo
attraversare
epoche
rimanendo
nella
memoria
collettiva?
Sicuramente
no.
Dopo
qualche
anno
il
loro
ricordo
è
cominciato
a
sbiadire
lentamente
per
poi
dissolversi
nel
nulla.
Di
certo,
però,
questo
non
è
accaduto
a un
fenomeno
vero,
un
calciatore
che
è
entrato
a
fondo
nel
cuore
e
nella
memoria
di
tutti:
Ronaldo.
Quello
che
potremmo
chiederci
è il
perché
di
tutto
questo
affetto
nei
suoi
confronti.
La
risposta
può
avere
due
diverse
sfaccettature,
di
cui
una
semplice
e
l’altra
piuttosto
complessa.
La
prima,
assai
banale,
riguarda
la
sua
bravura
sul
campo
e il
suo
talento
assoluto
nel
gioco
del
calcio.
Raramente
fino
alla
sua
comparsa
si
era
visto
un
giocatore
così
rapido,
scattante,
abilissimo
nel
dribbling
e
freddo
sotto
porta:
Ronaldo
Luis
Nàzario
De
Lima
era
la
seconda
punta
ideale,
l’uomo
che
riusciva
a
risolvere
le
partite
anche
da
solo.
Da
qui
l’idolatria
dei
tifosi
nei
suoi
confronti.
La
seconda,
più
cervellotica,
risiede
forse
nella
sua
vita
sregolata
e
nelle
numerose
disgrazie
capitategli
nel
corso
della
sua
carriera.
Questo
fattore
prettamente
psicologico
è da
ricercare
nella
necessità
da
parte
del
pubblico
di
immedesimarsi
con
un
modello
vicino,
a
portata
di
mano
quasi,
e
non
con
un
uno
inarrivabile,
distante
e
sempre
vincente.
Una
causa
è
sicuramente
la
sua
carnalissima
(e
tipicamente
brasiliana)
passione
per
il
gentil
sesso,
che
lo
ha
visto
suo
malgrado
protagonista
di
alterne
vicende.
Nel
1998
arriva
il
primo
matrimonio
con
la
calciatrice
Milene
Domingues,
all’epoca
chiamata
“Ronaldinha”
in
onore
del
suo
illustre
marito.
Da
questa
unione
arriverà
il
primo
figlio
maschio,
Roland,
e il
mondo
intero
sorride
di
fronte
all’immagine
idilliaca
che
sembrano
avere
i
tre.
Ma
le
cose
non
stanno
esattamente
così.
Ronaldo
oltre
che
essere
un
immenso
campione
è
anche
un
ragazzo
e le
eccessive
attenzioni
sul
suo
conto
incidono
fortemente
sul
suo
animo
inquieto.
Così,
dopo
soli
pochi
anni
arriva
la
separazione
dalla
bella
Milene
e
Ronaldo
convola
in
seconde
nozze
con
Danielle
Cicarelli.
Quando
ormai
tutti
credono
che
sia
la
volta
buona
e
che
il
campione
brasiliano
abbia
messo
la
testa
a
posto,
è il
momento
di
ricredersi.
Anche
con
la
Cicarelli
le
cose
non
vanno
per
il
migliore
dei
modi
e
Ronaldo,
per
tamponare
la
crisi,
pensa
bene
di
unirsi
in
matrimonio
per
la
terza
e
ultima
(fin
qui)
volta:
sposa
Maria
Beatriz
Anthony
dalla
quale
ha
altri
due
figli,
Maria
Sofia
e
Maria
Alice.
Con
quest’ultima
Ronaldo
sembra
finalmente
aver
raggiunto
la
pace
dei
sensi,
fino
a
che
non
spunta
fuori
il
nome
di
Michelle
Umezu,
una
donna
che
fa
venire
alla
luce
del
sole
una
sua
relazione
extraconiugale
e
che
asserisce
di
avere
avuto
da
lui
un
figlio,
Alex.
Ronaldo
conferma
la
sua
versione
e
riconosce
l’ennesimo
figlio,
oramai
il
quarto.
Alla
fine,
per
ammissione
dello
stesso
calciatore
brasiliano,
deciderà
di
sottoporsi
a un
operazione
di
vasectomia
per
porre
un
freno
alla
sua
così
fitta
attività
procreativa.
Stando
a
quanto
abbiamo
detto
fin
qui,
potrebbe
sembrare
che
Ronaldo
sia
una
persona
sbandata,
stravagante
e
che
la
sua
vita
non
abbia
una
direzione
ben
precisa
in
cui
andare.
In
realtà
il
suo
caso
è
uno
dei
pochissimi
in
cui
la
vita
sul
campo
ha
un
andamento
molto
simile
alla
vita
vera:
picchi
immense
e
rovinose
cadute,
alti
e
bassi
che
diventano
una
norma
che
forgia
il
carattere
abituandolo
a
rialzarsi
ogni
volta.
Dopo
gli
esordi
nel
PSV
Eindhoven,
Ronaldo
viene
acquistato
dal
Barcellona
e
qui,
in
Spagna,
dimostra
subito
tutte
le
sue
eccellenti
doti
di
calciatore.
Il
brasiliano
viene
soprannominato
il
Fenomeno
e le
sue
giocate
diventano
famose
in
tutto
il
mondo.
Su
di
lui
piomba
quindi
il
presidente
dell’Inter
Angelo
Moratti
che
lo
porta
a
Milano
per
fare
grande
la
squadra
nerazzurra
oramai
a
secco
di
vittorie
da
molti
anni.
All’Inter
Ronaldo
prende
su
di
sé
la
maglia
numero
dieci
e
con
le
sue
giocate,
diventa
immediatamente
il
calciatore
più
forte,
la
punta
di
diamante
che
qualsiasi
squadra
al
mondo
vorrebbe
avere.
Emblematico
di
questo
periodo
è,
infatti,
il
goal
siglato
al
Piacenza
nel
1997:
una
lunga
galoppata
che
parte
da
centrocampo,
prosegue
con
un
doppio
passo
a
smarcare
due
avversari
e
termina
con
un
preciso
rasoterra
che
si
infila
nell’angolo
più
lontano
della
porta.
Con
un’annata
fantastica
alle
spalle
coronata
dal
primo
Pallone
d’Oro,
Ronaldo
e il
suo
brasile
si
presentano
ai
mondiali
del
1998
come
i
grandi
favoriti.
La
marcia
fino
alla
finale
è,
infatti,
una
marcia
trionfale
e
tutti
danno
i
verdeoro
come
campioni
prima
dell’ultimo
incontro
con
la
Francia.
Qui
però
accade
qualcosa
di
inaspettato
e
che
è
tutt’oggi
avvolto
da
un
fitto
mistero.
Stando
alle
dichiarazioni
del
c.t.
del
brasile
Zagallo
e
dei
compagni
di
squadra,
Ronaldo
la
sera
prima
della
finale
si
sente
male,
arrivando
ad
avere
un
attacco
epilettico.
La
sera
successiva
l’allenatore
decide
di
schierarlo
ugualmente
ma
Ronaldo
è un
vero
e
proprio
fantasma
completamente
avulso
dal
gioco:
come
risultato
la
Francia
vince
3-0
e
umilia
i
brasiliani,
che
dal
canto
loro
erano
già
pronti
a
festeggiare.
Al
ritorno
in
patria,
le
immagini
di
un
Ronaldo
barcollante
che
riesce
a
malapena
a
scendere
le
scalette
dell’aereo
scioccano
il
mondo
intero.
Come
poteva,
infatti,
uno
che
nemmeno
si
reggeva
in
piedi
giocare
una
finale
di
calcio?
E,
soprattutto,
a
cosa
era
dovuto
quello
strano
malore?
I
maligni
parlarono
subito
di
effetti
collaterali
di
sostanze
dopanti
ma
la
vicenda
non
è
stata
mai
chiarita
del
tutto.
La
sfortuna
di
Ronaldo
però
è
solo
all’inizio.
L’anno
successivo,
nella
partita
contro
il
Lecce,
arriva
il
primo
grande
infortunio
della
sua
carriera,
ossia
la
lesione
del
tendine
rotuleo.
L’incidente
lo
tiene
lontano
dai
campi
di
gioco
per
moltissimi
mesi
e il
rientro
in
grande
stile
è
previsto
per
la
finale
di
Coppa
Italia
contro
la
Lazio.
Qui
dopo
soli
sei
minuti,
accade
la
tragedia:
Ronaldo
tenta
un
dribbling
nei
confronti
di
Fernando
Couto
e si
accascia
a
terra
in
lacrime.
L’infortunio
è
ancora
più
grave
del
precedente
e
stavolta
il
tendine
rotuleo
non
è
più
lacerato
ma è
rotto;
negli
occhi
di
Ronaldo
c’è
tutta
la
disperazione
per
una
carriera
che
si
teme
sia
finita
lì.
Questo
è il
momento
cruciale
della
sua
carriera
ed è
qui
che
Ronaldo
passa
definitivamente
il
confine
che
lo
divide
da
campione
a
leggenda.
Nonostante
tutto
il
brasiliano
ha
la
forza
di
rialzarsi,
torna
sui
campi
da
gioco
e
nel
2002
passa
alla
squadra
più
blasonata
di
Spagna,
ossia
il
Real
Madrid.
Con
le
merengues
è
protagonista
assieme
a
Zidane
di
un’annata
straordinaria
che
culmina
con
il
successo
in
Coppa
dei
Campioni
ai
danni
della
rivelazione
dell’anno,
il
Bayer
Leverkusen.
Gli
spagnoli
vincono
per
2-0
in
un
match
senza
storia.
L’estate
dello
stesso
anno
Ronaldo
vola
in
Giappone
e
Corea
per
disputare
i
mondiali
e,
assieme
a
Ronaldinho
e a
Rivaldo,
forma
un
attacco
stellare.
Il
Fenomeno
con
i
suoi
goal
e la
sua
acconciatura
(rasato
su
tutta
la
testa
con
solamente
una
lunetta
di
capelli
più
lunghi
davanti)
trascina
il
Brasile
alla
vittoria.
In
finale
il
Brasile
sconfigge
la
Germania,
che
viene
battuta
2-0
con
il
primo
goal
targato
Ronaldo
su
papera
di
Oliver
Kahn.
È un
momento
magico
per
il
brasiliano
(gli
viene
assegnato
per
esempio
il
secondo
Pallone
d’Oro)
che
si
riprende
con
gli
interessi
quello
che
la
sfortuna
gli
aveva
tolto
nel
corso
degli
anni,
tra
infortuni,
incomprensioni
con
gli
allenatori
e
vittorie
sfuggite
da
sotto
il
naso
per
un
millimetro.
Dopo
la
vittoria
al
mondiale
la
parabola
di
Ronaldo
inizia
un
lento
e
doloroso
declino.
Il
suo
fisico
non
è
più
quello
agile
e
scattante
di
una
volta
e
inizia
a
farsi
sentire
l’ipertiroidismo,
una
malattia
che
lo
porta
ad
aumentare
vertiginosamente
di
peso.
Conclude
la
carriera
al
Corinthians
dopo
una
breve
apparizione
al
Milan;
l’evento
fu
vissuto
in
malo
modo
dai
tifosi
interisti
che
da
allora
lo
considerarono
un
traditore.
Ronaldo,
al
di
là
delle
sue
disavventure
personali,
sarà
sempre
ricordato
come
un
giocatore
in
fin
dei
conti
sfortunato,
uno
che
se
non
avesse
avuto
tutti
quei
gravi
infortuni,
forse
avrebbe
dato
molto
di
più
al
mondo
del
calcio
di
quanto
ha
dato
realmente.
Però
c’è
da
dire
anche
che
forse,
se
non
li
avesse
avuti,
sarebbe
stato
un
giocatore
normale,
uno
di
quelli
che
passano
veloci
nell’universo
calcistico
senza
lasciare
alcun
segno.
Fortunatamente
questo,
non
è di
certo
il suo
caso.