N. 8 - Agosto 2008
(XXXIX)
Calamità
naturali
È Dio il
responsabile?
di Carlo Siracusa
Tragedie come la
catastrofe provocata dallo Tsunami in Asia, avvenuta
nel dicembre del 2004, che ha ucciso circa 300.000
persone, o l’uragano Katrina, che nell’agosto del
2005 ha colpito il sud degli Stati Uniti ,
distruggendo interi paesi e uccidendo 970 persone…
sicuramente ci coinvolgono, se non direttamente, ci
provano emotivamente.
In questi casi, non è
insolito sentire commenti in cui si coinvolge Dio nella
questione, chiedendo: “perché non interviene; perché
permette che accadano cose del genere?”
Per capire le motivazioni
che inducono la gente ad esprimere pensieri così forti,
prendendosela con Dio, quasi fosse il responsabile di
questi eventi, notate qual è il tipo di risposta che
alcuni “addetti ai lavori” danno a quanti chiedono:
“perché Dio non interviene?”. Un vescovo cattolico, alla
domanda "Dov'era Dio?" quando lo tsunami seminava
distruzione e morte, rispose: "Dio ci ama. Dio è
sempre con noi. Noi non sappiamo perché succedono questi
fatti. Ma sappiamo di sicuro che anche da queste tristi
vicende Dio può trarre il bene".
Davanti a una
dichiarazione del genere, è assolutamente comprensibile
che la gente si chieda: ‘ma quale bene può trarre Dio
dalla morte e dalla distruzione? E quale bene possono
trarne i parenti delle vittime, o chi è rimasto in mezzo
a una strada, perché ha perso tutto ciò che si era fatto
nel corso di una vita?
Cercano di dare conforto
dicendo: “si faccia la volontà di Dio”, oppure: “Dio sta
mettendo alla prova la nostra fede”, ma non si rendono
conto che in tal modo presentano Dio come un essere
insensibile, sadico, crudele. Per questo, migliaia di
persone si allontanano sempre di più dalla fede, vedendo
una netta contraddizione: da una parte la Bibbia, che
descrive il Creatore come un Dio d’amore,
dall’altra calamità e terremoti, attribuiti a Dio, quali
unità di misura per quantificare la grandezza della
nostra fede!
Come stanno le cose? E’
davvero Dio il responsabile dei disastri e delle
calamità?
Secondo studi scientifici,
alcuni ricercatori hanno notato che il tasso delle
catastrofi naturali, negli ultimi anni è aumentato
notevolmente: sia nella frequenza che nella
distruttività. Si è riscontrato, inoltre, che le vittime
non dipendono tanto dalla potenza distruttiva della
calamità in sé stessa, quanto dalla condizione in cui
vivono le persone! Infatti, di solito, ad averne la
peggio, sono proprio quelli che vivono nei paesi più
poveri.
Uno dei fattori che
determina l’aumento delle vittime, in occasione delle
calamità, è la crescita demografica, che è tipica dei
paesi poveri. E poi c’è il fatto che spesso la gente non
tiene conto degli avvertimenti. Secondo un sociologo, le
responsabilità che ha l’uomo, in questi casi, non sono
indifferenti: le forze della natura possono innescare il
cataclisma, ma la responsabilità relativa al numero
delle vittime e all’entità dei danni è da attribuirsi
all’attività dell’uomo in campo sociale, economico e
politico. Sarebbe necessario poter modificare le
circostanze che non lasciano alle persone altra scelta
che vivere in zone a rischio o in modi che rovinano
l’ambiente.
In realtà, lo stato di
salute del nostro pianeta, dipende molto dalle attività
dell’uomo:
- L’abuso dell’ambiente:
il disboscamento, che provoca frane,
terremoti;
- L’inquinamento:
distrugge l’ecosistema, scatenando quelle che poi
chiamiamo ‘calamità naturali’, ma che di fatto
sono delle manifestazioni di difesa della terra, contro
le violenze e le forzature provocate dall’uomo. Ha
contribuito persino all’aumento delle malattie tumorali,
legate al buco dell’ozono, per il mancato filtraggio dei
raggi ultravioletti;
- Il modo di vivere della
gente: che costruisce nei pressi del letto di un
torrente, sui vulcani, vicino alle dighe; (vedi ad
esempio l’esperienza della Valle del Vajont, nel 1963).
La terra è un pianeta
attivo, e l’attività vulcanica lo dimostra: questa è
essenziale, in quanto funge da valvola di sfogo! La
terra ha il suo codice genetico, il suo “DNA”: quando
l’uomo cerca di modificarlo, intervenendo contro la
natura stessa, la terra reagisce ribellandosi, e
manifestando la sua ribellione attraverso maremoti,
uragani, terremoti, frane: segni di un malessere che
vive l’ambiente. Attribuire, dunque, le responsabilità a
Dio, è mancanza di conoscenza e superstizione, che hanno
portato molti a credere in questi eventi della natura,
come se fossero castighi di Dio.
E’ vero che la Bibbia
parla dei disastri e delle calamità, come di un “segno
dei tempi”! - (Ap. 6:5-8)
Ma, il fatto che le
Scritture profetizzavano l’avvento di catastrofi e
disastri provocati dalle forze della natura, non vuol
dire che sia Dio a provocarli e a volerli!
Un genitore può prevedere
la fine che farà il proprio figlio, vedendo le compagnie
malsane che frequenta; anche un meteorologo può
prevedere il tempo di domani, sulla base delle correnti
e dei venti. Questo non significa però che il genitore o
il meteorologo abbiano voluto o siano in qualche modo
responsabili di ciò che hanno previsto. Allo stesso
modo, Dio può aver determinato in anticipo l’esito di
ciò che sarà, a motivo della sua onniscienza. (Is.
46:9,10) Le calamità non sono eventi voluti e causati
da Dio, ma sono eventi previsti, annunciati, a motivo
della tendenza dell’uomo nelle scelte che fa e nelle
opere che compie. Non è onesto quindi, attribuire a Dio
responsabilità che invece appartengono all’uomo, il
quale, farebbe bene a soppesarne l’entità e la gravità,
piuttosto che scaricarle a Dio, quale capro espiatorio!
Qualcuno però, ha
sollevato un’opportuna osservazione: la Bibbia non narra
di calamità naturali come il diluvio, la pioggia di
fuoco e zolfo su Sodoma e Gomorra, o le dieci piaghe
d’Egitto? Queste calamità, non accaddero per volere di
Dio? Come si fa, dunque, a stabilire i parametri per
determinare se quello specifico evento sia opera di Dio
o no?
Dobbiamo partire dal
presupposto che i castighi summenzionati, descritti
nella Bibbia come causati o voluti da Dio, sono sempre
preceduti da un avvertimento e da specifiche istruzioni
su come salvarsi per sopravvivere all’evento
apocalittico. A titolo d’esempio, analizziamo il
racconto del diluvio, e vediamo in che modo questa
specifica calamità risulti differente rispetto ai
disastri comuni, chiamati ‘calamità naturali’:
1. Scopo della calamità
punitiva: “… la malvagità
degli uomini era grande sulla terra e il loro cuore
concepiva soltanto disegni malvagi in ogni tempo”.
(Gn 6:5)
2. Non fu
una punizione indiscriminata: “Noè
trovò grazia agli occhi del Signore”.
(Gn 6:8)
3. L’evento fu
preannunciato: “Ecco, io sto per far venire il
diluvio delle acque sulla terra, per distruggere sotto
il cielo ogni essere in cui è alito di vita; tutto
quello che è sulla terra perirà”. (Gn
6: 17)
4. Dio concesse una via di
scampo: “Ma io stabilirò il
mio patto con te; tu entrerai nell'arca: tu e i tuoi
figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli con te”.
(Gn 6:18)
Anche Gesù evidenziò che,
il diluvio e il fuoco piovuto dal cielo su Sodoma e
Gomorra, furono eventi voluti e provocati da Dio, per
uno scopo ben preciso. Ciò non significa però che ogni
cataclisma, ogni disastro o calamità sia da Dio, o che
ne sia in qualche modo responsabile!
Se guardassimo con maggior
attenzione ai bisogni del pianeta in cui viviamo,
sicuramente non avremmo motivo di scomodare Dio,
addossandogli responsabilità che non Gli appartengono, e
questo sguardo attento ci aiuterebbe a fare azioni
concrete per ristabilire questo pianeta, ormai in
prognosi riservata.