N. 70 - Ottobre 2013
(CI)
Una storia della Shoah
La brigata della carta del ghetto di Vilna
di Davide Amoroso
L’avvento
della
seconda
guerra
mondiale,
che
vide
l’Europa
travolta
dalla
barbarie
nazista,
segnò
l’inizio
di
un’incredibile
avventura
che
si
sviluppò
all’interno
del
ghetto
ebraico
di
Vilna
(Vilnius,
la
capitale
dell’attuale
Lituania)
dove
un
coraggioso
gruppo
di
intellettuali
ebrei
riuscì
a
salvare,
sacrificando
anche
sé
stessi,
il
grande
patrimonio
culturale
ebraico
situato
nella
città
ma
minacciato
dalla
presenza
dell’ERR
di
Alfred
Rosenberg,
uno
dei
massimi
ideologi
del
nazismo.
L’ERR
(Einsatzstab
Reichsleiter
Rosenberg)
era
un’unità
speciale
creata
dai
nazisti
per
raccogliere,
tramite
confische
e
razzie,
vari
documenti,
manoscritti,
incunaboli,
libri,
oggetti
culturali
delle
popolazioni
sottomesse
al
dominio
nazista.
Molto
attivi
furono
i
membri
dell’ERR
nel
requisire
opere
di
“Judaica”
e
altri
scritti
ebraici
con
il
fine
di
arricchire
gli
archivi
del
nascente
Istituto
per
la
ricerca
sulla
questione
ebraica
voluto
da
Rosenberg,
con
l’appoggio
dei
gerarchi
nazisti,
a
Francoforte.
Nel
giugno
1941
le
truppe
della
Weirmacht
entrarono
a
Vilna
e
poco
dopo
arrivarono
anche
le
SS e
membri
dell’ERR.
A
capo
della
spedizione
nella
città
lituana
fu
posto
il
dottor
Gotthardt
il
quale
cominciò
a
raccogliere
informazioni
su
libri
e
ogni
genere
di
documento
ebraico
presente
in
città
e
sugli
intellettuali
e
studiosi
ebraici
residenti
nella
capitale
baltica.
Per
questo
immenso
progetto
decise,
con
la
collaborazione
della
Gestapo,
di
arrestare
tre
dei
principali
intellettuali
lituani
dell’epoca
ovvero
Khaykl
Lunski
(che
fu
l’unico
poi
a
salvarsi),
Eliahu
Goldschmidt
e
Noah
Prilutsky
(che
dopo
il
lavoro
svolto
vennero
assassinati).
I
tre
intellettuali
ebrei
ebbero
incarico
di
stilare
gli
elenchi
richiesti
da
Gotthardt,
specie
su
libri
ed
incunaboli
posti
nella
grande
biblioteca
ebraica
Strashun
–
che
prendeva
il
nome
dalla
via
in
cui
era
sita
- a
Vilna
e
gestita
proprio
da
Lunski.
L’elenco
stilato
mostrò
ai
tedeschi
la
grande
mole
di
libri,
documenti
storici
ed
incunaboli
ebraici
presenti
a
Vilna
e
che
sarebbe
stato
impossibile
sequestrare
o
distruggere
tutto
in
poco
tempo
e
con
pochi
uomini
incaricati,
come
invece
fatto
in
altri
territori
occupati.
I
membri
dell’ERR
capirono
la
necessità
di
affidare
il
lavoro
ad
un
gruppo
studio
permanente
-
posto
ovviamente
sotto
il
controllo
degli
incaricati
dell’unità
speciale
di
Rosenberg
- e
fu
il
capo
dell’ERR
ovvero
il
dr.
Johannes
Pohl
(mandato
addirittura
da
Hitler
tra
il
1934
ed
il
1939
a
studiare
a
Gerusalemme
per
meglio
apprendere
la
lingua
e la
cultura
ebraica)
a
scegliere
la
squadra;
scelse
12
operai
del
ghetto
per
raccogliere
ed
imballare
materiali
e
affidò
incarichi
di
supervisione
al
già
citato
Lunski,
a
Herman
Kruk
(ex
membro
dell’ormai
disciolto
Bund,
ovvero
il
partito
socialista
ebreo,
di
Varsavia
e
divenuto
responsabile
della
biblioteca
del
ghetto
di
Vilna)
e
Zelig
Kalmanovich
(ex
direttore
dell’YIVO,
ovvero
l’istituto
di
ricerca
ebraica
fondato
nel
1925
e
ancora
oggi
esistente).
Questi
tre
“savi”
nominati
da
Pohl
avevano
ufficio
presso
l’Università
di
Vilna
e
qui
dovevano
essere
portati
i
libri
e i
documenti
ebrei
della
biblioteca
di
Strashun
- e
da
altre
biblioteche
della
città
-
requisiti.
Il
compito
dei
tre
intellettuali
era
quello
di
effettuare
una
selezione
del
materiale
dividendolo
in
due:
1)
materiale
da
spedire
all’Istituto
a
Francoforte;
2)
materiale
da
distruggere.
Kruk
e
Kalmanovich
riuscirono
fin
da
subito
a
mettere
in
salvo
alcuni
materiali
e
libri
ma
la
grande
impresa
doveva
ancora
avere
inizio.
Successivamente
l’attenzione
dei
funzionari
dell’ERR
si
spostò
sull’intero
patrimonio
conservato
alla
sede
dell’istituto
YIVO
di
Vilna.
Qui
vennero
fatte
confluire
tutte
le
opere
e i
documenti
sequestrati
presso
città
russe,
ucraine,
polacche
e
divenne
centro
di
deposito
e
smistamento.
La
mole
di
lavoro
crebbe
notevolmente
e
per
questo
Kruk
e
Kalmanovich
ebbero
il
permesso
di
scegliere
collaboratori
per
svolgere
il
lavoro.
I
due
membri
dell’intelligencjia
ebraica
della
città
optarono
per
chiamare
a
collaborare
alcuni
intellettuali
chiusi
nel
ghetto
e
insieme
intrapresero
la
loro
eroica
azione
creando
quella
che
sarà
presto
definita
la
“brigata
della
carta”.
I
componenti
del
gruppo
di
lavoro
presso
l’YIVO
impararono
presto
a
conoscere
espedienti
per
cercare
di
salvare
libri
e
documenti.
Ad
esempio
cercavano
di
ritardare
il
più
possibile
il
lavoro
di
selezione,
nascondendo
libri
e
documenti
sotto
i
vestiti
approfittando
della
distrazione
delle
guardie
e
poi,
a
lavoro
concluso,
portavano
tutto
con
sé
nel
ghetto
cercando
di
superare
i
controlli
all’ingresso
con
grave
pericolo
(era
più
facile
passare
se
ad
effettuare
i
controlli
c’era
la
polizia
collaborazionista
ebrea
mentre
se
c’erano
le
SS
era
molto
più
difficile
e se
scoperti
le
punizioni
erano
severe).
La
“papir-brigade”
come
presto
venne
soprannominata,
riuscì
a
salvare
migliaia
di
documenti
e
libri
tra
il
1942
ed
il
1943;
tra
i
membri
attivi,
oltre
a
Kruk
e
Kalmanovich,
c’erano
personalità
come
Abrahm
Sutzkever
e
Shmerke
Kaczerginski
acclamati
poeti
ebraici
che
stilavano
poesie
e
scritti
in
lingua
yiddish.
All’interno
del
ghetto
i
libri
salvati
vennero
nascosti
nella
biblioteca
Strashun
oppure
nelle
abitazioni
private
o in
un
bunker
usato
dai
partigiani
ebraici
(a
cui
vennero,
tra
l’altro,
donati
libri
o
manuali
su
armi
e
strategie
belliche
salvati
della
papir
brigade
con
la
speranza
che
potessero
essere
utili
alla
resistenza,
di
cui
comunque
molti
membri
della
brigata
della
carta
facevano
parte);
altri
libri
vennero
camuffati
come
testi
scolastici
nella
scuola
del
ghetto
o
altri
ancora
fatti
fuoriuscire
dal
ghetto
ebreo
e
dati
a
fidati
amici
polacchi
che
li
custodirono.
Addirittura
Sutzkever
arrivò
ad
ideare
un
nascondiglio
sotto
le
intercapedini
degli
uffici
dell’YIVO
dove
nascondere
direttamente
libri
e
documenti.
Insomma
il
coraggio
e
l’opera
di
salvataggio
mostrata
da
questi
uomini
fu
straordinario
e
salvò
migliaia
di
preziose
opere
dalla
distruzione,
anche
se
ovviamente
poco
poté
contro
l’enorme
dispersione
che
i
nazisti
stavano
effettuando,
con
studiata
cura,
sulla
cultura
ebraica.
Con
la
fine
del
1943
il
ghetto
fu
liquidato
e i
suoi
abitanti
deportati
nei
campi
di
concentramento
nazisti.
Alcuni
membri
della
papir
brigade
riuscirono
a
fuggire
ma
altri
non
ce
la
fecero,
come
Kruk
e
Kalmanovich,
e
trovarono
la
morte
per
mano
nazista.
Tra
i
pochi
a
salvarsi
ci
furono
Sutzkever
e
Kaczerginski
i
quali
tornarono
a
Vilna
al
seguito
della
loro
brigata
armata
partigiana,
ovvero
i
“Vendicatori”,
unita
all’armata
rossa
nella
primavera
1944.
I
due
ex
membri
della
papir
brigade
ebbero
il
compito
di
riesumare
tutto
il
materiale
nascosto
da
loro
e
dai
loro
ex
compagni
ma
molti
nascondigli
erano
stati
distrutti
durante
i
bombardamenti
oppure
scoperti
dai
nazisti.
Uno
dei
pochi
a
salvarsi
fu
il
bunker
sotterraneo
dove
si
trovavano
migliaia
di
documenti
e
altre
opere
od
oggetti
culturali
ebraici.
Poco
dopo
i
due
crearono
il
museo
di
arte
e
cultura
ebraica,
prima
istituzione
culturale
ebrea
a
Vilna
dopo
la
guerra
e
luogo
di
riferimento
per
i
cittadini
ebrei
sopravvissuti.
Simbolicamente
scelsero
di
porre
la
sede
presso
via
Strashun
6
laddove
una
volta
sorgeva
la
biblioteca.
Il
museo
raccolse,
con
l’alacre
lavoro
di
Sutzkever
e
Kaczerginski
e
alcuni
collaboratori,
documenti,
libri
ed
opere
d’arte
ritrovati
nei
nascondigli
oppure
anche
casualmente
-
come
negli
ex
uffici
della
Gestapo
abbandonati,
in
attesa
di
essere
distrutti
- o
vennero
consegnati
spontaneamente
da
chi,
ebreo
o
meno,
era
riuscito
a
custodirli
durante
i
difficili
anni
di
guerra.
L’iniziativa
ebbe
forti
ostacoli
da
parte
delle
autorità
sovietiche,
poco
inclini
a
far
sì
che
si
ricreassero
basi
culturali
ebraiche
a
Vilna,
seguendo
la
politica
tendenzialmente
antiebraica
di
Stalin
nel
post
guerra.
Di
fatti
Mosca
dapprima
decise
di
tagliare
i
fondi
e
poi
il
KGB
intervenne
controllando
l’attività
di
Sutzkever
e
Kaczerginski;
infine
il
museo
fu
liquidato
nel
1949
e
venne
ordinata
la
distruzione
di
migliaia
di
opere
ma
ancora
una
volta
il
patrimonio
venne
salvato.
Sutzkever
e
Kaczerginski
riuscirono
a
nascondere
e
portare
con
loro
a
Parigi
molte
opere
e
poi
le
spedirono
alla
sede
dell’YIVO
di
New
York.
L’iniziativa
dei
due
membri
sopravvissuti
della
brigata
della
carta
fu
encomiastica
e
rese
onore
agli
uomini
che
donarono
la
loro
vita
per
difendere
il
patrimonio
culturale
ebraico
dalla
distruzione
totale.
Fu
atto
che
costò
a
molti
la
vita
ma
che
nel
caos
della
seconda
guerra
mondiale
e
della
shoah
è
emblematico
della
volontà
di
resistenza
di
un
intero
popolo.
“Il
rischio
corso
nel
contrabbandare
un
pezzo
di
carta
è
enorme:
ognuno
di
essi
può
mettere
a
repentaglio
una
vita.
Ciononostante,
vi
sono
idealisti
che
lo
fanno
con
grande
abilità
[...]
a
tempo
debito
le
generazioni
a
venire
conosceranno
i
loro
nomi”
(Kruk,
Togbukh,
p.300-301).
Riferimenti
bibliografici:
Il
libro
nella
Shoah,
a
cura
di
J.Rose,
Milano,
Sylvestre
Bonnard,
2003,
pp
93-106
Shmerke
Kaczerginski,
La
notte
è il
nostro
giorno.
Diario
di
un
partigiano
ebreo
del
ghetto
di
Vilna,
Firenze,
Editrice
La
Giuntina,
2011
Zaffiri
Gabriele,
Attività
dell'
ERR,
Nicola
Calabria
Editore,
Patti
(ME),
2005
Zaffiri
Gabriele,
E.R.R.
Einsatzstab
Reichsleiter
Rosenberg,
Nicola
Calabria
Editore,
Patti
(ME),
2013.