N. 78 - Giugno 2014
(CIX)
SUL
BRIGANTAGGIO
CRONOLOGIA
DEGLI
EVENTI
di Federica Campanelli
Il 21 ottobre 1860, dopo l’annessione delle province meridionali al Regno di Sardegna, iniziano i le rivolte anti-unitarie da parte dei primi gruppi di briganti. Nel frattempo, i Borbone si trovano a Gaeta, sotto assedio dal 5 novembre. Nello stesso mese, un migliaio di napoletani viene rinchiuso nella fortezza piemontese di Fenestrelle.
Il
1º
febbraio
1861
l’Esercito
Meridionale
garibaldino
viene
sciolto
e il
14
dello
stesso
mese
il
re
Francesco
II
di
Borbone
si
arrende,
recandosi
in
esilio
a
Roma
assieme
alla
moglie
Maria
Sofia.
La
situazione
precipita
e le
rivolte
si
moltiplicano
in
tutto
il
Sud.
L’esercito
borbonico
viene
disciolto
e i
soldati
che
non
prendono
servizio
in
quello
piemontese
si
ritrovano
a
spasso,
andando
spesso
a
ingrossare
le
fila
dei
briganti.
Stessa
sorte
tocca
ad
alcuni
garibaldini
ritrovatisi
senza
occupazione.
Il
17
marzo
1861
è
ufficializzata
la
nascita
del
Regno
d’Italia.
Il
14
agosto
si
registra
il
massacro
di
Pontelandolfo
e
Casalduni
(comuni
del
beneventano),
strage
compiuta
dal
Regio
Esercito
come
punizione
ai
danni
di
centinaia
di
civili.
Il
25
aprile
1862
viene
dichiarato
lo
stato
d’assedio
nell’ex
Regno
delle
Due
Sicilie,
sancendo
così
l’illegittimità
della
“resistenza”
delle
popolazioni
del
Sud.
Il
numero
di
soldati
schierati
contro
le
bande
di
briganti
sfiora
quota
120.000,
oltre
a
80.000
individui
nelle
fila
della
Guardia
Nazionale
e a
quasi
8.000
carabinieri.
A
dicembre
la
Camera
nomina
una
commissione
d’inchiesta
per
analizzare
il
fenomeno
del
brigantaggio.
Nel
mese
di
maggio
1863,
la
suddetta
commissione
conclude
i
propri
lavori,
e
pubblica
una
relazione
nel
giornale
Il
Dovere.
Tra
le
altre
cose,
vi
si
propone
l’adozione
di
una
legge
speciale,
che
verrà
varata
il
15
agosto
con
il
nome
di
Legge
Pica
che
assoggetta
tutto
il
Sud
viene
ai
tribunali
militari.
Le
cifre
della
relazione
parlano,
fino
a
quel
momento,
di
circa
1.000
briganti
fucilati,
poco
meno
di
2.500
morti
in
combattimento
e
quasi
3.000
arrestati.
Tra
il
1864
e il
1866
si
contano
circa
400
bande
di
briganti,
per
un
totale
di
oltre
50.000
ribelli
e
altrettanti
individui
tra
civili
e
sacerdoti
pronti
ad
aiutarli.
In
parallelo,
anche
il
numero
di
soldati
dell’Esercito
Regio
tocca
il
suo
apice.
Il
24
febbraio
1867
il
governo
italiano
e lo
Stato
Pontificio
giungono
alla
Convenzione
di
Cassino,
un’intesa
che
consente
ai
soldati
di
dare
la
caccia
ai
briganti
anche
dentro
i
territori
pontifici.
Tra
il
1868
e il
1869
vengono
catturati
i
capi
delle
ultime
grandi
bande,
fino
a
che,
nel
1870,
viene
tolto
lo
stato
d’assedio:
la
lotta
al
brigantaggio
è
terminata,
e a
sancirne
la
fine
è
ufficialmente
la
presa
di
Roma,
avvenuta
il
20
settembre
1870,
e la
sua
successiva
annessione
al
Regno
d’Italia.
Lo
Stato
Pontificio,
tra
i
maggiori
sponsor
dei
briganti,
appartiene
ormai
al
passato,
così
come
il
brigantaggio
stesso,
per
una
conta
dei
morti
che
oscilla
tra
gli
8.000
e i
21.000
per
quel
che
concerne
i
soldati
regi
e
tra
i
30.000
e i
100.000
per
quanto
riguarda
i
briganti
e i
civili
uccisi
(oltre
a
circa
50.000
imprigionati).
Tali
divergenze
dipendono
sia
dalla
mancanza
di
statistiche
“ufficiali
e
inoppugnabili”,
sia
dalla
difformità
di
vedute
(pro
Borbone
o
pro
Unità)
degli
storici
che
di
volta
in
volta
si
sono
cimentati
con
i
conteggi.