N. 4 - Aprile 2008
(XXXV)
BOICOTTAGGI
olimpici
PRIMA DI PECHINO 2008...
di Matteo Liberti
Da
una parte c'è lo Sport, la passione degli atleti, il
loro impegno e i valori che si vorrebbero alla base di
un evento olimpico.
Dall'altra parte ci sta la
Politica con i suoi interessi.
E dietro a tutto ciò, la
vita. In questo caso quella dei monaci e del popolo
tibetano ostaggio, da quasi sessant'anni, dell'esercito
cinese.
Che in risposta alla
politica violenta e repressiva della Cina verso il Tibet
qualche federazione sportiva decida di boicottare le
prossime Olimpiadi di “Pechino 2008” è cosa
incerta e forse improbabile. Alla fine tutto filerà
lisciò, almeno nell'apparenza. Come tutto filò liscio
nel 1936, durante le Olimpiadi di Berlino
che si svolsero sotto le bandiere naziste, e che non
furono oggetto di alcun boicottaggio...
In
ogni caso, ad
agire dovrebbero essere i governi, più che gli atleti, o
le federazioni, e questo a prescindere dall’evento
olimpico, che dopo un mese passerà. Oppure i cittadini,
gli uomini e le donne di ogni paese, che potranno
intraprendere boicottaggi trasversali limitando
gli affari dei grandi sponsor dell’evento. Ma,
anche in questo caso, occorrerebbe la serietà di un
gesto che non si limiti a quel mese.
Quel che è certo è che una qualsiasi
forma di boicottaggio olimpico, non
sarebbe una novità... Nella nostra epoca se ne contano
almeno tre, datati rispettivamente 1976, 1980 e 1984.
La prima volta avvenne a “Montreal
1976”.
L’antefatto fu, in quel caso, un tour che
la nazionale neozelandese di rugby, i noti All
blacks, aveva fatto in Sudafrica qualche
mese prima dell’evento olimpico.
Il paese africano era stato escluso nel
1964 dal Movimento olimpico a causa delle sue
leggi razziali, e l’iniziativa dei neozelandesi
provocò presto le proteste di alcuni paesi africani,
Congo e Tanzania su tutti.
La
Nuova Zelanda non subì però alcun provvedimento, e in
risposta a ciò quasi tutti gli stati africani
decisero di non presentarsi all’Olimpiade di Montreal.
Le uniche eccezioni furono quelle di
Costa d'Avorio e Senegal.
La questione si chiuse definitivamente
solo una ventina di anni più tardi, quando, abbandonato
orma il regime di Apartheid, il Sudafrica fu
riammesso dal Comitato Olimpico. Era il 1992.
Quel che avvenne nell’estate del 1980
a Mosca fu invece un episodio di boicottaggio
perfettamente inseribile nel contesto degli ultimi anni
della Guerra Fredda.
Nel
Natale del 1979 era iniziata l'invasione
sovietica dell'Afghanistan, che sarebbe durata
per un decennio e avrebbe segnato la fine dello stato
sovietico, passando alla Storia come una sorta di "Vietnam
russo".
Gli Stati Uniti, in
risposta alla politica sovietica, dichiararono
l'intenzione di boicottare il le Olimpiadi di Mosca,
chiedendo ai loro alleati occidentali di aderire
anche loro al boicottaggio.
Il risultato fu che una sessantina di
nazioni si rifiutarono di partecipare all'evento
moscovita, compresi alcuni stati arabi.
Altre nazioni parteciparono mettendo
comunque in mostra varie forme di protesta. Qualcuno
sfilò alla cerimonia di apertura sventolando solo la
bandiera olimpica al posto di quella nazionale,
rinunciando poi, durante le premiazioni, al proprio
inno. Altri lasciarono libertà ai propri atleti di
aderire o meno, altri ancora, come la Nuova Zelanda,
sfilarono con una bandiera nera.
L'Italia scelse un
via di compromesso,
depennando dalla lista degli atleti per
l'Olimpiade solamente quelli appartenenti a forze
militari.
Il boicottaggio dei giochi di Mosca non
produsse alla fine alcun tipo di conseguenza di rilievo,
la presenza sovietica in Afghanistan non venne meno e
l'unico risultato fu la vendetta russa nelle
successive Olimpiadi americane.
Los Angeles,
1984. L'Unione Sovietica, scottata
dall'atteggiamento dei boicottatori delle
olimpiadi moscovite, decise di fare altrettanto,
decretando la non iscrizione alle olimpiadi di Los
Angeles dei
paesi aderenti al blocco sovietico.
La scelta fu motivata
da presunte carenze di garanzia d'incolumità per gli
atleti e dirigenti sovietici.
Le
uniche voci fuori dal coro furono allora quelle della
Jugoslavia, della Romania e della Cina...
I rapporti tra il governo cinese e quello
statunitense si stavano in fondo rasserenando, dopo le
tensioni dei decenni precedenti.
Quel rasserenamento
era il preludio alla splendida alleanza
commerciale che oggi lega i due paesi in vari settori.
Se nel 1955 la
CIA ricevette l'incarico di aiutare la resistenza
tibetana in funzione anti-cinese, è notizia recente la
scelta americana di togliere la Cina dalla lista di quei
paesi in cui viene meno il rispetto dei diritti umani...
Da una parte c'è lo Sport,
dall'altra la Politica, che è sempre più figlia
dell'Economia.
La cosa difficile sarà a
questo punto trovare una spiegazione che coniughi le
immagini sane dello Sport con quelle di certi monaci
tibetani massacrati nelle strade di Lhasa. |