N. 3 - Marzo 2008
(XXXIV)
"LA
REGATA"
180
ANNI DI STORIA
di Simone Valtieri
The
Boat Race, letteralmente la gara dei battelli, o più
semplicemente la Regata, non a caso con la maiuscola. La
tradizionale sfida che ogni anno si celebra a fine
inverno sulle acque del Tamigi mette di fronte da quasi
180 anni gli studenti delle due più blasonate e
prestigiose università inglesi: Oxford e Cambridge.
Stiamo
parlando di canottaggio, sport “minore” dicono, che
balza agli onori della cronaca solamente in rare
occasioni, Olimpiadi su tutte, e che in Italia è stato
reso celebre dalle gesta di una famiglia, gli Abbagnale.
A partire dagli anni ’80 fino al 2002 vinsero, prima con
Carmine e Giuseppe, poi col più piccolo dei fratelli,
Agostino, 5 ori ed un argento olimpico. Mettiamo ordine:
Il canottaggio è disciplina dura, completa, sollecita
ogni singolo muscolo del corpo, più ancora del nuoto; ci
sei tu, l’imbarcazione, il tuo remo, nella maggior parte
dei casi i tuoi compagni di armo, e l’acqua. Sei spalle
al traguardo, e quello che bisogna fare, per usare un
gergo ciclistico, è “testa bassa e pedalare”, stando
molto attenti, visto che i movimenti necessari a vogare
comprimono i polmoni, a ben dosare respirazione e ritmo
di remata durante tutti i 2000 metri che ti separano
dalla fine di questo sforzo immane.
Sport
antico il canottaggio, la cui nascita si perde nella
notte dei tempi. Non si ha una data certa, ma gare di
imbarcazioni a remi venivano menzionate già da Omero
nell’Iliade, riguardo ai giochi organizzati in onore
della morte di Patroclo. Il termine “regata” nasce in
Italia, a Venezia, dove nel XIII secolo si disputava un
festival comprendente anche competizioni tra
imbarcazioni, così chiamato. Per le prime imbarcazioni
si utilizzava il materiale galleggiante per eccellenza,
il legno, oggi si è passati alla fibra di carbonio e,
solo per le più avanzate imbarcazioni di regata, a
materiali compositi. La forma dell’armo è lunga e
stretta, per ridurre al minimo la resistenza dell’acqua,
e il pericolo di ribaltamento, soprattutto per i più
inesperti, è molto concreto.
Torniamo a Londra. Le prime regate moderne vengono
disputate proprio sul Tamigi, nel XVIII secolo, tra
barcaioli locali. Il primo armo a otto vogatori compare
nel 1815 al Brasenose College di Oxford, uno dei
prestigiosi college privati, insieme a Eton, Westminster,
Winchester, Harrow, Rugby, che a quel tempo garantivano
una corsia preferenziale d’accesso alle due università
inglesi esistenti, Oxford (a vocazione
umanistico-letteraria) e Cambridge (a vocazione
scientifica). In un’Inghilterra ancora fortemente
classista e tradizionalista, si fa largo anche negli
ambienti più conservatori l’idea che l’attività fisica
possa essere strumento per disciplinare gli studenti più
irrequieti, e nella storia anglosassone le sfide
sportive iniziano a sostituire i duelli all’arma bianca
come soluzione dei contrasti d’onore. E’ in questa
realtà sociale che nascono le leggendarie sfide tra le
due accademie anglosassoni. Già nel 1927 ci si
affrontava a cricket; due anni più tardi l’idea di un
confronto sulle acque del Tamigi viene a due studenti,
Charles Merivale, di Cambridge, e il suo amico Charles
Wordsworth (nipote del più noto poeta inglese William
Wordsworth). Seguendo il cerimoniale dei duelli, il 12
marzo 1829 viene recapitata a Cambridge la lettera di
sfida a Oxford, il 10 giugno, ad Haley, due otto con
timoniere si confrontano con due rudimentali
imbarcazioni a fasciame sovrapposto. Gli studenti di
Oxford hanno le maglie blu scuro, Cambridge sfoggia una
divisa a fasce diagonali rosa. La sfida ha attirato
l’attenzione di circa ventimila curiosi assiepati lungo
le rive del fiume, in un’epoca in cui ancora non
esistevano collegamenti ferroviari. Vince Oxford, lo
sconfitto rinnoverà la sfida solo 7 anni più tardi.
La
seconda Boat Race si sposta nel tratto londinese del
Tamigi tra Westminster e Putney, scelta a dire il vero
non felicissima, poiché la regata si disputa tra le
acque di un fiume torbido, dove si scaricano rifiuti, in
una città ancora priva di un sistema fognario, e che
diffonde spaventose epidemie di tifo e di colera. La
folla però è addirittura maggiore dell’anno del debutto
e si gode lo spettacolo di ragazzi borghesi impegnati a
dannarsi l’anima per conquistare la vittoria. Vince
Cambridge, in divisa azzurra, colore che sopravvivrà,
perlomeno nei soprannomi (Light Blue), fino ai
giorni nostri.
A
proposito di colori e tradizioni, Blues è la
parola che caratterizza i vogatori titolari dei due
equipaggi che ogni anno si sfidano, i Light Blue,
come detto, di Cambridge, e i Dark Blue di
Oxford. Le due barche, viva la fantasia, sono chiamate
Blue Boat. La gara ha subito pochi cambiamenti di
percorso durante la sua storia. Fino al 1942 si è corso
sul tragitto da Westminster a Putney, dopodiché ci si è
spostati su un tratto meno inquinato tra Putney e
Mortlake, percorso che è diventato quello ufficiale e
caratterizzante della Regata.
Piccola
parentesi: a New London (Nuova Londra), negli Stati
Uniti, sull’omonimo fiume Thames (Tamigi) nasce nel 1852
una competizione del tutto simile alla Oxford-Cambridge:
la “Harvard-Yale Regatta”, una gara che vede impegnate
le università di Yale nel New Haven, e quella di
Cambridge in Massachussets. Le due accademie rivali,
gareggiano ancora oggi vestite dei loro colori
tradizionali, rispettivamente il blu e il rosso, in
quella che è la più antica competizione statunitense tra
quelle ancora oggi esistenti.
La Boat
Race si disputa con imbarcazioni composte da otto
vogatori e un timoniere (8 con). Non ci sono restrizioni
di peso, e sono permesse anche le donne, sebbene la
prima che vi partecipò, e solo in qualità di timoniere,
fu Sue Brown nel 1981 che guidò Oxford alla vittoria.
Nel 1986 stessa sorte toccò a Carole Burton stavolta per
Cambridge, e nel 1989 entrambi i timonieri furono donne,
Allison Norrish per i Dark Blue e Carole Burton per i
Light Blue.
Prima
della partenza i presidenti dei club lanciano in aria
una moneta per decidere la parte del fiume dove vogliono
far regatare il proprio armo. Questa decisione è
influenzata dalle condizioni del tempo o dalle
preferenze dell’equipaggio, In condizioni di acque
calme, chi sceglie il lato nord percorre meno strada nel
primo e nell’ultimo tratto, mentre il lato sud
avvantaggia nella parte centrale della regata. Per
questo motivo si vedono spesso delle rimonte nella parte
finale di competizione.
Come da
tradizione si parte da Putney, e attraverso Hammersmith
e Barnes, si va da est a ovest lungo la “esse” descritta
dal fiume fino a Mortlake. 4 miglia e 374 yards, o se
volete 6779 metri, di storia, che solo in quattro
edizioni sono stati percorsi con invertiti i siti di
arrivo e di partenza (1846, 1856, 1862 e 1863). La
Regata si disputa controcorrente, ma la partenza
coincide con l’orario in cui la marea comincia a
crescere, in modo che gli equipaggi gareggino con le
correnti più rapide possibili. Quando c’è vento forte
l’acqua si increspa e spesso si corre in condizioni in
cui le gare di canottaggio internazionale vengono
annullate, ma da queste parti la tradizione sfida le
intemperie e spesso vince, sebbene in alcuni casi ci
siano state difficoltà: Oxford naufragò nel 1925, nel
1951 e nel 1912, anno in cui la stessa sventura capitò
ad entrambe le imbarcazioni e costrinse a una
ripetizione della gara. Cambridge dal canto suo affondò
anche nel 1859, prima volta nella storia, e nel 1978,
evento ricordato dalla nota televisione Inglese Channel
4, come uno dei cento momenti più emozionanti della
storia dello sport.
Tornando al percorso, partenza e arrivo sono segnalate
da due pietre sulla banchina sinistra del Tamigi, le
“University Race Boat Stones”, il percorso è diviso in
una miriade di tappe e luoghi tradizionali visibili
anche dalle imbarcazioni. La Black Bouy, o “Boa
nera” dopo la partenza segnala la fine della Putney Boat
Houses, si passa poi per la piana di Fulham, dove
l’acqua bassa rallenta le imbarcazioni. Il primo miglio,
tradizionale punto di rilevamento intermedio, è
contrassegnato dal busto di Steve Fairbairn, leggendario
vogatore e coach inglese che rivoluzionò il canottaggio
grazie ai suoi studi sui sedili mobili nelle
imbarcazioni che consentirono e consentono tutt’ora di
sfruttare in acqua non solo la spinta delle braccia ma
anche quella delle gambe. Fairbairn partecipò dal 1882
al 1886 alla Regata per Oxford, vincendo quattro
edizioni su cinque. Si passa poi davanti al leggendario
pub Crabtree, al deposito delle forniture Harrod’s (oggi
ospita appartamenti) e sotto l’Hammersmith Bridge. Ci si
lascia poi alle spalle la St.Paul’s School prima di
arrivare al Chiswick Eyot, un isolotto disabitato sul
fiume. E ancora si raggiungono la birreria Fuller,
Chiswick Pier, il Crossing, Brandstand e il Barnes
Bridge, un ponte ferroviario sotto la cui arcata
principale passano le imbarcazioni. A questo punto prima
del traguardo e dell’ultimo ponte, quello di Chiswick a
Mortlake, si oltrepassa un ultimo riferimento visivo, la
storico pub Stag Brewery, celebre soprattutto negli anni
’60 e ’70. Con tutte queste birrerie è conseguente
tradizione che il pubblico lungo il percorso, come nel
rugby, assista alla regata con il bicchiere in mano.
Storico
fu quello che accadde nel 1877, anno dell’unico pareggio
tra le due compagini. Leggenda vuole che nel 1877 il
giudice “Honest John” Phelps, si addormentò sotto un
arbusto nelle fasi conclusive della regata, e che perciò
fu spinto, si dice dall’equipaggio di Oxford, a
dichiarare una dead heat, ossia una situazione di
parità. In realtà le cronache ufficiali, tra cui quella
del “Times”, riportano una versione differente. Oxford,
parzialmente danneggiato, si stava sforzando di
mantenere il suo vantaggio sugli avversari, che dopo
aver risparmiato le energie nella parte iniziale stavano
remando all’unisono e rinvenendo decisamente. Al ritmo
di quaranta colpi al minuto i Light Blue erano in
rimonta e la gara finiva con lo sparo dell’arrivo in una
scena di rara eccitazione della folle circostante. Fu
impossibile decretare immediatamente il risultato, fin
quando l’imbarcazione della stampa non si recò dai
giudici per avere un chiarimento. John Phelps, giudice
di gara, rispose che la prua delle due barche era troppo
vicina tra loro per raggiungere un verdetto sicuro,
perciò fu deciso un pari merito.
Nel
1895 La Regata fu oggetto di una delle prime pellicole
della storia, diretta da Birt Acres, fotografo e
pioniere della cinematografia. Dal 1939 poi la
manifestazione è stata coperta in diretta prima
radiofonica, poi televisiva dalla BBC, che nel 2005,
dopo 66 anni, ha ceduto i diritti a ITV. Per la
Oxford-Cambridge del 2007 è stata registrata un’audience
di 9 milioni di spettatori nella sola Gran Bretagna e di
400 milioni in tutto il pianeta.
Come la
quasi totalità degli eventi sportivi, la Regata ebbe una
pausa durante la seconda guerra mondiale, anni in cui
vennero comunque disputate alcune competizioni non
ufficiali, con percorsi alternativi, a Hanley (1940), a
Sandford (1943) e a River Great House (1944)
Non
sempre tutto è filato liscio nell’ultrasecolare storia
della manifestazione: si registrano ad esempio due
ammutinamenti da parte degli equipaggi di Oxford. Il
primo nel 1959, quando gli studenti si ribellarono ai
metodi triviali del loro allenatore “Jumbo” Edwards, e
organizzarono sotto la guida di Reed Rubin, proveniente
da Yale negli Stati Uniti, un altro armo, pronto a
sfidare quello di Edwards in una sorta di eliminatoria,
per guadagnarsi l’accesso alla Regata. Vinse Edwards che
grazie anche al rientro in squadra di tre dei dissidenti
sconfisse successivamente anche Cambridge.
Nel
1987 ci fu una seconda rivolta, da parte degli studenti
americani di Oxford, tra cui Chris Clark, sostituito dal
coach Dan Topolski con un elemento britannico e difeso
dai suoi quattro connazionali che abbandonarono l’armo
anch’essi per solidarietà e protesta. Dan Topolski
riuscì in ogni caso a vincere la sfida con Cambridge,
facendo gareggiare un equipaggio composto in gran parte
da riserve. La vicenda ha poi ispirato un film, “True
Blue”, nel 1996 tratto dall’omonimo libro scritto
proprio da Dan Topolski.
A
proposito di riserve, dal 1965 si svolge anche una
competizione ad esse riservata: si sfidano gli Isis
di Oxford e i Goldie di Cambridge, questi ultimi
vincitori 28 volte contro le 15 dei rivali. Sono oggi in
programma nel weekend di regata anche competizioni
sempre rigorosamente con otto membri dell’equipaggio,
tra compagini esclusivamente femminili, e di pesi
leggeri, sia maschili che femminili.
Nel
1976 si affacciano gli sponsor. La somma incassata viene
prevalentemente utilizzata per comprare attrezzature e
per sostenere le spese degli allenamenti. Gli sponsor
non hanno loghi sulle imbarcazioni ma hanno diritto al
loro nome accanto al nome ufficiale della
manifestazione. Ultimamente gli studenti hanno deciso di
scrivere il nome dello sponsor anche
sull’equipaggiamento da regata in cambio di un aumento
di denaro.
Gli
allenamenti sono abbastanza onerosi e di sicuro molto
impegnativi. Si parte da sei mesi prima della gara, ci
si allena da settembre per sei giorni alla settimana. A
novembre iniziano i primi test, e molti canottieri
vengono spediti ai campionati inglesi indoor sulla
distanza di due chilometri. Alcuni membri degli
equipaggi vengono inviati a partecipare anche alla “Head
of the River Race”, una manifestazione che si svolge sul
percorso inverso della Boat Race, quindi da Mortlake a
Putney, e alla quale partecipano molti vogatori
professionisti. E’ difficile paragonare il valore dei
Blues a quello di equipaggi professionisti, visto anche
il fatto che i questi ultimi corrono su una distanza
molto inferiore rispetto alla Boat Race (2 chilometri
contro 7), ma per fare un esempio nel 2007 Cambridge
partecipò col suo equipaggio a questa Head of the River
Race: la gara fu annullata dopo che molti equipaggi
erano affondati o avevano imbarcato acqua a causa delle
avverse condizioni atmosferiche, ma fino a quel momento
l’equipaggio di Cambridge era stato il più veloce tra
tutti coloro che avevano completato il percorso. A
dicembre vengono decisi due equipaggi, che partecipano
alle selezioni per l’armo titolare e hanno dei nomi
fantasiosi scelti dagli studenti. Nel 2004 i due armi di
Cambridge avevano nomi maori come Kara e Whakamanawa,
che richiamavano concetti quali forza e onore, mentre a
Oxford optarono per i più classici Indiani contro
Cowboys. Durante il periodo natalizio ai training
camp vengono decisi i nomi degli otto titolari. Una
volta che i componenti sono scelti affrontano durante
gli ultimi mesi i più forti canottieri dell’isola in
gare di preparazione che si svolgono da Putney
all’isolotto di Chiswick.
Ma chi
può partecipare alla Regata e per quante volte? Dal 1978
al 1983 Oxford vinse ripetutamente e del suo equipaggio
faceva parte Boris Rankov, laureato da più anni ed
elemento chiave che favorì l’imbarcazione Dark Blue in
quel periodo. Sebbene Rankov fosse in buona fede, questi
risultati spinsero i giudici a proporre una regola
informale, “the Rankov rule” alla quale le due
università aderiscono da quel periodo, secondo la quale
nessun canottiere può competere alla gara più di quattro
volte come studente e di quattro come laureato. La
competizione è prettamente riservata agli studenti
dilettanti delle due università e non esistono borse di
studio speciali come nei college americani, perciò in
teoria ogni studente ottiene un posto nella sua
università per merito. La cronaca parla però di accuse
reciproche tra le due università di aver ammesso
studenti solo per vincere la Regata. Nel 2008 però tra
gli esclusi figurerà anche Thorsten Engelmann, di
Cambridge, poiché per sostenere gli allenamenti con la
nazionale tedesca in vista delle olimpiadi di Pechino
2008, ha sospeso gli studi e non figura oggi come attivo
nei corsi dell’università.
Come
tutte le manifestazioni sportive di livello, la Boat
Race ha annoverato tra i suoi partecipanti nomi di
assoluto prestigio internazionale, quali ad esempio, nel
recente passato, il quattro volte oro olimpico nonché
leggenda vivente del canottaggio Matthew Pinsent (Oxford
1990-91-93), i campioni di Sydney 2000 Tim Foster
(Oxford 1997), Luka Grubor (Oxford 1997) e Kieran West
(Cambridge 1999-2000-06-07) e quello di Atene 2004 Ed
Coode (Oxford 1998) o nel passato dell’olimpionico Colin
Moyinihan (Oxford 1977). Tra quelli divenuti celebri per
meriti extrasportivi si annoverano tra i partecipanti
alla Regata nomi come lo scienziato e termodinamico Lord
Kelvin (Cambridge 1843), l’alpinista Andrew Irvine
(Oxford 1923), Il fotografo vincitore di un premio Emmy
Lord Snowdon (Cambridge 1950), Il politico democratico
David Rendel (Oxford 1974) e il recentemente noto Doctor
House della omonima serie televisiva Hugh Laurie
(Cambridge 1980).
Negli
ultimi anni di competizione si è registrato un
susseguirsi di edizioni drammatiche e interessanti: nel
2002 i favoriti di Cambridge persero distanziati di
centinaia di metri a causa dello svenimento di un membro
del loro equipaggio. Nel 2003 Wayne Pommen dei Light
Blues si infortunò a causa di una collisione e forse
proprio a causa di questa defezione Cambridge perse con
il minimo margine della storia, un piede, circa 30 cm.
C’è da aggiungere una curiosità: in questa edizione
gareggiarono per le due università due coppie di
fratelli tra loro in competizione, Matt Smith e David
Livingston per Oxford, Ben Smith e James Livingston per
Cambridge. Nel 2004 Cambridge vinse una regata tesa
segnata da scontri di remi nelle fasi iniziali e dal
disarcionamento del prodiere di Oxford. Nel 2006 questi
ultimi vinsero nella tempesta, grazie anche a una
pompetta, non vietata dal regolamento ma neanche
utilizzata dagli avversari, che espelleva l’acqua
dall’imbarcazione. Nel 2007 gli sfavoriti di Oxford
dimostrarono di poter reggere il confronto perdendo
dignitosamente di mezza lunghezza, anche grazie ad una
buona linea di navigazione e alla scelta inopinata di
Cambridge di schierare in barca un otto pesantissimo,
con alcuni componenti della crew che superavano i
100 chili.
In
tutti questi anni l’imbarcazione più veloce è stata
quella di Cambridge, che nel 1998, a una media di 15,5
miglia l’ora ha completato il percorso in 16 minuti e 19
secondi. Sin dagli albori della competizione “Boat Race”
divenne sinonimo nel linguaggio popolare della classe
operaia inglese, di “sfida”, non a caso la concitazione,
la passione, le emozioni che vengono trasmesse da questa
regata sono e rimangono uniche nel loro genere. Il
fascino di 180 anni di storia può far perdere il senno
anche alle figure più autorevoli e professionali:
storiche in tal senso le parole dette da John Snegge,
commentatore della BBC, il quale durante
un’entusiasmante regata nel 1949 pronunciò urlando nel
marasma generale la celeberrima frase: “Non riesco a
vedere chi sia in testa ma è sicuramente uno tra Oxford
e Cambridge”. |