.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

contemporanea


N. 97 - Gennaio 2016 (CXXVIII)

IN SOCCORSO DEI BOAT-PEOPLE

UNA MISSIONE UMANITARIA QUASI DIMENTICATA

di Dario Escher

 

Le prime notizie sul Vietnam risalgono al IV secolo a.C. per una temporanea conquista della regione del Tonchino, cioè il delta del Fiume Rosso, da parte dei cinesi. Le lotte per l'indipendenza si susseguono nei secoli seguenti con alterne fortune finché nel XIII secolo con la dinastia Tran il Vietnam si afferma definitivamente come stato indipendente. Subito dopo inizia l'espansione verso sud e viene conquistato prima l'Annam (nel 1471) sottraendolo al regno del Siam e successivamente tra il 1700 e il 1760 la Cocincina, cioè la regione del delta del Mekong, sottraendola alla Cambogia.

 

La penetrazione francese nella regione inizia in sordina nel periodo napoleonico con un'intensa attività di missionari. Sotto la spinta di interessi mercantili e con la volontà di non perdere troppo terreno nei confronti della Gran Bretagna, che in quel periodo stava consolidando il suo impero coloniale, nel 1857 il governo francese decide di iniziare l'occupazione di quel territorio. Nel 1859 viene occupata la zona attorno a Saigon, nel 1863 la Cambogia, nel 1883 l'Annam, nel 1885 il Tonchino (dopo una breve guerra con la Cina) e nel 1893 il Laos. L'occupazione avviene con il regime del protettorato, lasciando sul trono le dinastie locali ma esercitando di fatto tutti i poteri.

 

La pressione culturale francese nella regione è molto forte e gli intellettuali locali trovano naturale recarsi in Francia per fare utili esperienze o per frequentare le università francesi. Nel 1905 le lingue locali abbandonano l'alfabeto ideografico di derivazione cinese e vengono translitterate nell'alfabeto latino, sia pure con grande abbondanza di segni diacritici. Il graduale peggioramento della situazione economica provoca le prime manifestazioni popolari anti-francesi. Negli ambienti politici locali si formano due correnti: la prima fa capo a Phan Boi Chau, che vuole cacciare subito i francesi dal Vietnam con la violenza, e la seconda che ha riferimento in Phan Chu Trinh, che invece ritiene utile la presenza francese per favorire la modernizzazione del paese. Egli riteneva che la liberazione del Vietnam sarebbe avvenuta con l'istruzione della popolazione, il superamento delle istituzioni di derivazione feudale e con i metodi democratici appresi dai francesi.

 

Tra i giovani vietnamiti che si recavano a Parigi per fare esperienze, ostili ai francesi ma sensibili al fascino della capitale della bella époque, nel 1909 c'è Nguyen Ai Quoc che vuole diventare pasticciere. A Parigi fa svariati mestieri finché riesce ad entrare nella scuola del famoso Auguste Escoffier. Il grande chef apprezza il suo talento come cuoco ma disapprova le sue “bizzarre idee rivoluzionarie” ed insiste perché si specializzi nella confetteria. Nguyen non gli dà ascolto ed entra negli ambienti socialisti di Parigi.

 

Nel 1918 indirizza una petizione al governo francese chiedendo l'indipendenza dell'Indocina, ma ovviamente viene ignorato. Negli anni venti si avvicina al Comintern e diviene l'informatore della Terza Internazionale del Comunismo per l'estremo oriente. Nel 1923 lascia la Francia e a Hong Kong fonda assieme ad altri il Partito Comunista Indocinese. Nel 1930 ritorna in Europa e per un periodo fa il pasticciere in un ristorante di Milano presso Porta Garibaldi, poi nel 1941 cambia il suo nome in Ho Chi Minh (che significa “volontà che illumina”) e ritorna in Vietnam.

 

Il paese è stato appena invaso dai giapponesi e Ho Chi Minh ne approfitta per fondare il movimento indipendentista Viet Minh e dichiarare l'indipendenza della nazione. Organizza azioni militari contro l'occupante giapponese e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale anche contro i francesi che vogliono rioccupare la loro colonia. La guerra d'indipendenza inizia il 19 dicembre 1946 e si protrae con alterne vicende fino al 1950 quando i guerriglieri del Viet Minh cominciano a ricevere sostanziosi rifornimenti dalla Cina. A quel punto i francesi perdono via via terreno fino alla caduta del campo trincerato di Dien Bien Phu il 7 maggio 1954.

 

Nel frattempo sono stati avviati a Ginevra dei negoziati per risolvere la situazione. Il 12 luglio 1954 vien finalmente firmato il cessate il fuoco con la divisione dell'Indocina in quattro stati: Cambogia, Laos, Vietnam del Sud (filo-occidentale) e Vietnam del Nord (filo-comunista). Il confine tra i due Vietnam viene fissato al 17° parallelo e Ho Chi Minh confermato presidente del Vietnam del Nord mentre il presidente del Vietnam del Sud è il cattolico Ngo Dinh Diem.

 

La pace però dura poco: nel 1957 inizia la guerriglia comunista nel Sud dove i guerriglieri hanno assunto il nome di “viet cong”. Il governo del Sud riceve un appoggio crescente dagli Stati Uniti, intesi a contrastare l'avanzata comunista in quest'area. L'esercito americano non riesce a prevalere sui guerriglieri che vantano un diffuso appoggio nella popolazione e devono far ricorso a mezzi drastici: bombardamento massiccio delle città del Nord e largo uso di napalm e di agenti desfolianti nel Sud. Questi ultimi avevano i nomi in codice di Agente Bianco, Agente Blu, Agente Arancio, Agente Rosa e Agente Porpora dal colore delle etichette sui fusti. Irrorati con elicotteri sulla boscaglia facevano cadere tutte le foglie dagli alberi mettendo in evidenza qualsiasi struttura dei viet-cong. Si calcola che oltre 4 milioni di vietnamiti siano stati contagiati da questi prodotti. Sopra tutto l'Agente Arancio era altamente cancerogeno e teratogeno (l'associazione svizzera dei vietnamiti in esilio stima che ancora oggi in conseguenza dell'Agente Arancio circa 2 milioni di persone in Vietnam soffrano di tumori alla pelle e vi siano 650.000 nati dopo la guerra con gravi malformazioni fisiche o psichiche).

 

L'andamento sfavorevole delle operazioni belliche e la pressione dell'opinione pubblica contraria portano al ritiro degli statunitensi dal conflitto nel marzo del 1973. Privo del sostegno americano il Vietnam del Sud non riesce a sostenere l'offensiva viet-cong. All'inizio del 1975 il Vietnam del Nord sferra l'attacco finale e il 30 aprile 1975 viene occupata Saigon. Poco dopo i due Vietnam vengono unificati in un unica repubblica.

 

Già negli ultimi mesi della guerra, con l'avanzare delle truppe nordiste, molti sudvietnamiti incominciano ad abbandonare il loro paese con tutti i mezzi a disposizione: i più ricchi e fortunati in aereo, gli altri via mare con ogni tipo di imbarcazioni, perché la fuga via terra è preclusa dato che la Cambogia è nelle mani dei Khmer rossi.

 

Nel Vietnam unificato inizia una campagna di rieducazione della popolazione al verbo comunista: “La vita è impossibile, controlli continui, lavoro gratuito per l'esercito vietnamita, tutto è proprietà dello stato, una serie di divieti che soffocano, lunghe serate di riunioni politiche in cui bisogna fare l'autocritica e accusare gli altri...” (frase riportata dal missionario Pietro Gheddo raccolta da un profugo vietnamita citata in Corti E., L'esperimento comunista, Edizioni Ares, Milano, 1991, pag. 111). Inoltre la guerra ha prostrato il paese: il cibo è scarso, la povertà estrema, i contadini hanno gravi rischi nel riprendere a coltivare le loro risaie piene di mine antiuomo.

 

Il numero di chi ha tentato di fuggire è difficile da stabilire ma potrebbe essere vicino al milione e mezzo di vietnamiti. Chi abbandona il Vietnam via mare cerca di raggiungere la Malaysia, le Filippine, la Thailandia, Hong Kong o l'Indonesia. In tutti questi paesi vengono allestiti campi di fortuna in attesa di inviarli ad altri paesi disposti ad accoglierli. Molti periscono nel tentativo per le cattive condizioni del tempo, per gli stenti nelle traversate o per gli attacchi dei pirati malesi che cercano di impadronirsi delle poche cose che questi poveretti portano con sé. Ma con l'aumentare degli arrivi i paesi sopra citati incominciano a respingerli: il loro numero incomincia a creare problemi per la loro assistenza ed inoltre i governi incominciano a temere che l'equilibrio tra le varie etnìe possa essere modificato e dare inizio a tensioni interne.

 

Nel 1978 in Italia l'attenzione al problema è molto blanda: siamo nel periodo di massima allerta per gli attacchi del terrorismo delle Brigate Rosse e Nere. Solo tra dicembre '78 e gennaio '79 lo scrittore Tiziano Terzani pubblica su “La Repubblica” una serie di servizi dedicati alla disastrosa situazione dei profughi, in particolare alle due navi Huey Fong e Tung An che con 2700 e 2300 fuggiaschi allo stremo delle forze sono ancorate al largo delle baie di Hong Kong e Manila, senza che le autorità locali autorizzino lo sbarco.

 

All'inizio dell'estate del 1979 l'esodo sta per finire, ma la situazione è diventata drammatica: le navi in transito nel Mar Cinese Meridionale segnalano la presenza di imbarcazioni sovraccariche ed in precarie condizioni. La nave italiana “Pertussola” raccoglie un primo gruppo di fuggiaschi allo stremo (il Piccolo, 2 giugno 1979). Il mercantile belga Maaskroon incrocia motovedette della marina malaysiana che respingono due barche di vietnamiti e li rimorchia fino in Giappone (La Repubblica, 21 giugno 1979). Un medico francese operante nel campo profughi di Pulo Tengah riferisce di aver assistito allo speronamento da parte di una motovedetta malese di una barca di profughi facendoli annegare (La Repubblica, 25 giugno 1979).

 

Il mare è pattugliato anche dalle motovedette vietnamite che intercettano i profughi e li costringono a ritornare a riva. La nave tedesca Alexandertum che rimorchia un battello alla deriva viene fatta segno a colpi d'arma da fuoco e obbligata a dirigersi ad un porto vietnamita per sbarcare i fuggitivi (La Repubblica, 6 luglio 1979).

 

Il ripetersi di questi episodi mobilita l'opinione pubblica internazionale e diversi stati incominciano a fare pressione diplomatica sulla Malaysia affinché ponga fine ai respingimenti. Il Segretario Generale dell'ONU allora in carica Kurt Waldheim si attiva per organizzare una conferenza internazionale a Ginevra a metà luglio con tutti i paesi coinvolti nell'esodo ed i paesi più disponibili ad accogliere i profughi. Poiché l'atteggiamento del Vietnam lascia presumere che questa conferenza non approderà a nulla, le principali nazioni decidono di muoversi autonomamente: la Francia invia la nave appoggio Ventose, gli Stati Uniti la nave Wabash.

 

L'Italia affida all'on. Zamberletti, già Commissario straordinario del Governo per il coordinamento dei soccorsi ai terremotati del Friuli (1976) l'incarico di allestire un piccolo gruppo navale formato dagli incrociatori lanciamissili e portaelicotteri Andrea Doria e Vittorio Veneto e dalla nave appoggio Stromboli. Le navi vengono attrezzate con un rinforzo delle strutture mediche: sala operatoria ed ospedale per complessivi 832 posti letto. A bordo vengono pure imbarcati gli interpreti vietnamiti: padre Filippo Tran Van Hoai sulla Vittorio Veneto, padre Domenico Vu Van Thien sull'Andrea Doria e lo studente Domenico Nguyen Hun Phuoc sulla Stromboli.

 

La partenza del gruppo è il giorno 4 luglio 1979 e dopo una navigazione senza scalo di oltre 12.000 km arriva a Singapore il 21 luglio. Dopo il rifornimento delle tre unità il 25 luglio il gruppo inizia a perlustrare il triangolo formato dalle coste thailandesi del Golfo del Siam, la Malaysia e le isole Anambas (Indonesia) dove le autorità di Singapore hanno rilevato la presenza di barche di profughi respinti dalle autorità malesi.

 

Il giorno 26 un elicottero della Vittorio Veneto in perlustrazione segnala il primo avvistamento di un barcone alla deriva. La Vittorio Veneto raggiunge rapidamente la zona e, prima di iniziare le operazioni di soccorso, l'interprete con l'altoparlante legge il seguente messaggio: “Le navi vicino a voi sono della Marina militare italiana e sono venute per aiutarvi. Se volete, potete imbarcarvi sulle navi italiane come rifugiati politici ed essere trasportati in Italia. Attenzione, le navi vi porteranno in Italia, ma non possono portarvi in altre nazioni e non possono rimorchiare le vostre barche. Se non volete imbarcarvi sulle navi italiane potete ricevere subito cibo, acqua e assistenza medica. Dite cosa volete fare e di cosa avete bisogno”. Né i profughi di questa barca né nessuno delle successive ha scelto la seconda alternativa.

 

Nella prima barca vi erano 128 persone (66 uomini, 39 donne e 23 bambini) superstiti di un gruppo di 403 che aveva abbandonato il Vietnam un mese prima. Avevano subito l'attacco di pirati malesi, poi avevano raggiunto Trengganu (Malaysia) ma le loro imbarcazioni erano state poco dopo rimorchiate al largo da navi della marina malese, i cavi di rimorchio erano stati tagliati ed avevano ripreso ad andare alla deriva.

 

Nella tarda serata dello stesso giorno viene raccolta un'altra imbarcazione con 68 profughi. Il 31 luglio la Vittorio Veneto intercetta una motovedetta malese che sta rimorchiano al largo quattro piccole imbarcazioni. Dopo un rapido scambio di messaggi tra le navi, vengono accolti a bordo altri 319 profughi (164 sulla Veneto, 108 sul Doria e 47 sullo Stromboli). Il giorno dopo vengono raccolti altri 194 profughi essi pure più volte assaliti dai pirati e più volte riportati al largo dalle navi malesi.

 

Il gruppo non ha più disponibilità logistica e il giorno 1 agosto ritorna a Singapore. Le più gravi affezioni dei profughi sono state: grave denutrizione e disidratazione, disvitaminosi, affezioni acute enteriche, dermopatie di varia natura, pediculosi. Nel gruppo vi sono alcune gestanti e vi è un unico parto a bordo (il bambino decederà qualche giorno dopo). A Singapore vengono ricoverati 3 ammalati tanto gravi da non essere in grado di sopportare il viaggio fino in Italia. Il 2 agosto inizia il viaggio di ritorno e si conclude il 21 agosto a Venezia.

 

Nel complesso sono stati soccorsi 903 profughi (359 uomini, 301 donne e 243 bambini). La gran parte viene sistemata sul territorio italiano, una parte riesce ad ottenere un visto per ricongiungersi con parenti già residenti in altri stati europei o nordamericani.

 

Nell'agosto 2009 l'associazione della comunità vietnamita in Italia ha voluto tenere a Jesolo una manifestazione celebrativa con la presenza dei marinai ed ex profughi dal titolo “Festa di Ringraziamento a coloro che ci hanno ridato la vita”. Alla manifestazione ha partecipato pure l'on. Zamberletti che all'epoca era stato il responsabile della missione.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.