N. 97 - Gennaio 2016
(CXXVIII)
IN SOCCORSO DEI BOAT-PEOPLE
UNA
MISSIONE
UMANITARIA
QUASI
DIMENTICATA
di
Dario
Escher
Le
prime
notizie
sul
Vietnam
risalgono
al
IV
secolo
a.C.
per
una
temporanea
conquista
della
regione
del
Tonchino,
cioè
il
delta
del
Fiume
Rosso,
da
parte
dei
cinesi.
Le
lotte
per
l'indipendenza
si
susseguono
nei
secoli
seguenti
con
alterne
fortune
finché
nel
XIII
secolo
con
la
dinastia
Tran
il
Vietnam
si
afferma
definitivamente
come
stato
indipendente.
Subito
dopo
inizia
l'espansione
verso
sud
e
viene
conquistato
prima
l'Annam
(nel
1471)
sottraendolo
al
regno
del
Siam
e
successivamente
tra
il
1700
e il
1760
la
Cocincina,
cioè
la
regione
del
delta
del
Mekong,
sottraendola
alla
Cambogia.
La
penetrazione
francese
nella
regione
inizia
in
sordina
nel
periodo
napoleonico
con
un'intensa
attività
di
missionari.
Sotto
la
spinta
di
interessi
mercantili
e
con
la
volontà
di
non
perdere
troppo
terreno
nei
confronti
della
Gran
Bretagna,
che
in
quel
periodo
stava
consolidando
il
suo
impero
coloniale,
nel
1857
il
governo
francese
decide
di
iniziare
l'occupazione
di
quel
territorio.
Nel
1859
viene
occupata
la
zona
attorno
a
Saigon,
nel
1863
la
Cambogia,
nel
1883
l'Annam,
nel
1885
il
Tonchino
(dopo
una
breve
guerra
con
la
Cina)
e
nel
1893
il
Laos.
L'occupazione
avviene
con
il
regime
del
protettorato,
lasciando
sul
trono
le
dinastie
locali
ma
esercitando
di
fatto
tutti
i
poteri.
La
pressione
culturale
francese
nella
regione
è
molto
forte
e
gli
intellettuali
locali
trovano
naturale
recarsi
in
Francia
per
fare
utili
esperienze
o
per
frequentare
le
università
francesi.
Nel
1905
le
lingue
locali
abbandonano
l'alfabeto
ideografico
di
derivazione
cinese
e
vengono
translitterate
nell'alfabeto
latino,
sia
pure
con
grande
abbondanza
di
segni
diacritici.
Il
graduale
peggioramento
della
situazione
economica
provoca
le
prime
manifestazioni
popolari
anti-francesi.
Negli
ambienti
politici
locali
si
formano
due
correnti:
la
prima
fa
capo
a
Phan
Boi
Chau,
che
vuole
cacciare
subito
i
francesi
dal
Vietnam
con
la
violenza,
e la
seconda
che
ha
riferimento
in
Phan
Chu
Trinh,
che
invece
ritiene
utile
la
presenza
francese
per
favorire
la
modernizzazione
del
paese.
Egli
riteneva
che
la
liberazione
del
Vietnam
sarebbe
avvenuta
con
l'istruzione
della
popolazione,
il
superamento
delle
istituzioni
di
derivazione
feudale
e
con
i
metodi
democratici
appresi
dai
francesi.
Tra
i
giovani
vietnamiti
che
si
recavano
a
Parigi
per
fare
esperienze,
ostili
ai
francesi
ma
sensibili
al
fascino
della
capitale
della
bella
époque,
nel
1909
c'è
Nguyen
Ai
Quoc
che
vuole
diventare
pasticciere.
A
Parigi
fa
svariati
mestieri
finché
riesce
ad
entrare
nella
scuola
del
famoso
Auguste
Escoffier.
Il
grande
chef
apprezza
il
suo
talento
come
cuoco
ma
disapprova
le
sue
“bizzarre
idee
rivoluzionarie”
ed
insiste
perché
si
specializzi
nella
confetteria.
Nguyen
non
gli
dà
ascolto
ed
entra
negli
ambienti
socialisti
di
Parigi.
Nel
1918
indirizza
una
petizione
al
governo
francese
chiedendo
l'indipendenza
dell'Indocina,
ma
ovviamente
viene
ignorato.
Negli
anni
venti
si
avvicina
al
Comintern
e
diviene
l'informatore
della
Terza
Internazionale
del
Comunismo
per
l'estremo
oriente.
Nel
1923
lascia
la
Francia
e a
Hong
Kong
fonda
assieme
ad
altri
il
Partito
Comunista
Indocinese.
Nel
1930
ritorna
in
Europa
e
per
un
periodo
fa
il
pasticciere
in
un
ristorante
di
Milano
presso
Porta
Garibaldi,
poi
nel
1941
cambia
il
suo
nome
in
Ho
Chi
Minh
(che
significa
“volontà
che
illumina”)
e
ritorna
in
Vietnam.
Il
paese
è
stato
appena
invaso
dai
giapponesi
e Ho
Chi
Minh
ne
approfitta
per
fondare
il
movimento
indipendentista
Viet
Minh
e
dichiarare
l'indipendenza
della
nazione.
Organizza
azioni
militari
contro
l'occupante
giapponese
e
dopo
la
fine
della
Seconda
Guerra
Mondiale
anche
contro
i
francesi
che
vogliono
rioccupare
la
loro
colonia.
La
guerra
d'indipendenza
inizia
il
19
dicembre
1946
e si
protrae
con
alterne
vicende
fino
al
1950
quando
i
guerriglieri
del
Viet
Minh
cominciano
a
ricevere
sostanziosi
rifornimenti
dalla
Cina.
A
quel
punto
i
francesi
perdono
via
via
terreno
fino
alla
caduta
del
campo
trincerato
di
Dien
Bien
Phu
il 7
maggio
1954.
Nel
frattempo
sono
stati
avviati
a
Ginevra
dei
negoziati
per
risolvere
la
situazione.
Il
12
luglio
1954
vien
finalmente
firmato
il
cessate
il
fuoco
con
la
divisione
dell'Indocina
in
quattro
stati:
Cambogia,
Laos,
Vietnam
del
Sud
(filo-occidentale)
e
Vietnam
del
Nord
(filo-comunista).
Il
confine
tra
i
due
Vietnam
viene
fissato
al
17°
parallelo
e Ho
Chi
Minh
confermato
presidente
del
Vietnam
del
Nord
mentre
il
presidente
del
Vietnam
del
Sud
è il
cattolico
Ngo
Dinh
Diem.
La
pace
però
dura
poco:
nel
1957
inizia
la
guerriglia
comunista
nel
Sud
dove
i
guerriglieri
hanno
assunto
il
nome
di
“viet
cong”.
Il
governo
del
Sud
riceve
un
appoggio
crescente
dagli
Stati
Uniti,
intesi
a
contrastare
l'avanzata
comunista
in
quest'area.
L'esercito
americano
non
riesce
a
prevalere
sui
guerriglieri
che
vantano
un
diffuso
appoggio
nella
popolazione
e
devono
far
ricorso
a
mezzi
drastici:
bombardamento
massiccio
delle
città
del
Nord
e
largo
uso
di
napalm
e di
agenti
desfolianti
nel
Sud.
Questi
ultimi
avevano
i
nomi
in
codice
di
Agente
Bianco,
Agente
Blu,
Agente
Arancio,
Agente
Rosa
e
Agente
Porpora
dal
colore
delle
etichette
sui
fusti.
Irrorati
con
elicotteri
sulla
boscaglia
facevano
cadere
tutte
le
foglie
dagli
alberi
mettendo
in
evidenza
qualsiasi
struttura
dei
viet-cong.
Si
calcola
che
oltre
4
milioni
di
vietnamiti
siano
stati
contagiati
da
questi
prodotti.
Sopra
tutto
l'Agente
Arancio
era
altamente
cancerogeno
e
teratogeno
(l'associazione
svizzera
dei
vietnamiti
in
esilio
stima
che
ancora
oggi
in
conseguenza
dell'Agente
Arancio
circa
2
milioni
di
persone
in
Vietnam
soffrano
di
tumori
alla
pelle
e vi
siano
650.000
nati
dopo
la
guerra
con
gravi
malformazioni
fisiche
o
psichiche).
L'andamento
sfavorevole
delle
operazioni
belliche
e la
pressione
dell'opinione
pubblica
contraria
portano
al
ritiro
degli
statunitensi
dal
conflitto
nel
marzo
del
1973.
Privo
del
sostegno
americano
il
Vietnam
del
Sud
non
riesce
a
sostenere
l'offensiva
viet-cong.
All'inizio
del
1975
il
Vietnam
del
Nord
sferra
l'attacco
finale
e il
30
aprile
1975
viene
occupata
Saigon.
Poco
dopo
i
due
Vietnam
vengono
unificati
in
un
unica
repubblica.
Già
negli
ultimi
mesi
della
guerra,
con
l'avanzare
delle
truppe
nordiste,
molti
sudvietnamiti
incominciano
ad
abbandonare
il
loro
paese
con
tutti
i
mezzi
a
disposizione:
i
più
ricchi
e
fortunati
in
aereo,
gli
altri
via
mare
con
ogni
tipo
di
imbarcazioni,
perché
la
fuga
via
terra
è
preclusa
dato
che
la
Cambogia
è
nelle
mani
dei
Khmer
rossi.
Nel
Vietnam
unificato
inizia
una
campagna
di
rieducazione
della
popolazione
al
verbo
comunista:
“La
vita
è
impossibile,
controlli
continui,
lavoro
gratuito
per
l'esercito
vietnamita,
tutto
è
proprietà
dello
stato,
una
serie
di
divieti
che
soffocano,
lunghe
serate
di
riunioni
politiche
in
cui
bisogna
fare
l'autocritica
e
accusare
gli
altri...”
(frase
riportata
dal
missionario
Pietro
Gheddo
raccolta
da
un
profugo
vietnamita
citata
in
Corti
E.,
L'esperimento
comunista,
Edizioni
Ares,
Milano,
1991,
pag.
111).
Inoltre
la
guerra
ha
prostrato
il
paese:
il
cibo
è
scarso,
la
povertà
estrema,
i
contadini
hanno
gravi
rischi
nel
riprendere
a
coltivare
le
loro
risaie
piene
di
mine
antiuomo.
Il
numero
di
chi
ha
tentato
di
fuggire
è
difficile
da
stabilire
ma
potrebbe
essere
vicino
al
milione
e
mezzo
di
vietnamiti.
Chi
abbandona
il
Vietnam
via
mare
cerca
di
raggiungere
la
Malaysia,
le
Filippine,
la
Thailandia,
Hong
Kong
o
l'Indonesia.
In
tutti
questi
paesi
vengono
allestiti
campi
di
fortuna
in
attesa
di
inviarli
ad
altri
paesi
disposti
ad
accoglierli.
Molti
periscono
nel
tentativo
per
le
cattive
condizioni
del
tempo,
per
gli
stenti
nelle
traversate
o
per
gli
attacchi
dei
pirati
malesi
che
cercano
di
impadronirsi
delle
poche
cose
che
questi
poveretti
portano
con
sé.
Ma
con
l'aumentare
degli
arrivi
i
paesi
sopra
citati
incominciano
a
respingerli:
il
loro
numero
incomincia
a
creare
problemi
per
la
loro
assistenza
ed
inoltre
i
governi
incominciano
a
temere
che
l'equilibrio
tra
le
varie
etnìe
possa
essere
modificato
e
dare
inizio
a
tensioni
interne.
Nel
1978
in
Italia
l'attenzione
al
problema
è
molto
blanda:
siamo
nel
periodo
di
massima
allerta
per
gli
attacchi
del
terrorismo
delle
Brigate
Rosse
e
Nere.
Solo
tra
dicembre
'78
e
gennaio
'79
lo
scrittore
Tiziano
Terzani
pubblica
su
“La
Repubblica”
una
serie
di
servizi
dedicati
alla
disastrosa
situazione
dei
profughi,
in
particolare
alle
due
navi
Huey
Fong
e
Tung
An
che
con
2700
e
2300
fuggiaschi
allo
stremo
delle
forze
sono
ancorate
al
largo
delle
baie
di
Hong
Kong
e
Manila,
senza
che
le
autorità
locali
autorizzino
lo
sbarco.
All'inizio
dell'estate
del
1979
l'esodo
sta
per
finire,
ma
la
situazione
è
diventata
drammatica:
le
navi
in
transito
nel
Mar
Cinese
Meridionale
segnalano
la
presenza
di
imbarcazioni
sovraccariche
ed
in
precarie
condizioni.
La
nave
italiana
“Pertussola”
raccoglie
un
primo
gruppo
di
fuggiaschi
allo
stremo
(il
Piccolo,
2
giugno
1979).
Il
mercantile
belga
Maaskroon
incrocia
motovedette
della
marina
malaysiana
che
respingono
due
barche
di
vietnamiti
e li
rimorchia
fino
in
Giappone
(La
Repubblica,
21
giugno
1979).
Un
medico
francese
operante
nel
campo
profughi
di
Pulo
Tengah
riferisce
di
aver
assistito
allo
speronamento
da
parte
di
una
motovedetta
malese
di
una
barca
di
profughi
facendoli
annegare
(La
Repubblica,
25
giugno
1979).
Il
mare
è
pattugliato
anche
dalle
motovedette
vietnamite
che
intercettano
i
profughi
e li
costringono
a
ritornare
a
riva.
La
nave
tedesca
Alexandertum
che
rimorchia
un
battello
alla
deriva
viene
fatta
segno
a
colpi
d'arma
da
fuoco
e
obbligata
a
dirigersi
ad
un
porto
vietnamita
per
sbarcare
i
fuggitivi
(La
Repubblica,
6
luglio
1979).
Il
ripetersi
di
questi
episodi
mobilita
l'opinione
pubblica
internazionale
e
diversi
stati
incominciano
a
fare
pressione
diplomatica
sulla
Malaysia
affinché
ponga
fine
ai
respingimenti.
Il
Segretario
Generale
dell'ONU
allora
in
carica
Kurt
Waldheim
si
attiva
per
organizzare
una
conferenza
internazionale
a
Ginevra
a
metà
luglio
con
tutti
i
paesi
coinvolti
nell'esodo
ed i
paesi
più
disponibili
ad
accogliere
i
profughi.
Poiché
l'atteggiamento
del
Vietnam
lascia
presumere
che
questa
conferenza
non
approderà
a
nulla,
le
principali
nazioni
decidono
di
muoversi
autonomamente:
la
Francia
invia
la
nave
appoggio
Ventose,
gli
Stati
Uniti
la
nave
Wabash.
L'Italia
affida
all'on.
Zamberletti,
già
Commissario
straordinario
del
Governo
per
il
coordinamento
dei
soccorsi
ai
terremotati
del
Friuli
(1976)
l'incarico
di
allestire
un
piccolo
gruppo
navale
formato
dagli
incrociatori
lanciamissili
e
portaelicotteri
Andrea
Doria
e
Vittorio
Veneto
e
dalla
nave
appoggio
Stromboli.
Le
navi
vengono
attrezzate
con
un
rinforzo
delle
strutture
mediche:
sala
operatoria
ed
ospedale
per
complessivi
832
posti
letto.
A
bordo
vengono
pure
imbarcati
gli
interpreti
vietnamiti:
padre
Filippo
Tran
Van
Hoai
sulla
Vittorio
Veneto,
padre
Domenico
Vu
Van
Thien
sull'Andrea
Doria
e lo
studente
Domenico
Nguyen
Hun
Phuoc
sulla
Stromboli.
La
partenza
del
gruppo
è il
giorno
4
luglio
1979
e
dopo
una
navigazione
senza
scalo
di
oltre
12.000
km
arriva
a
Singapore
il
21
luglio.
Dopo
il
rifornimento
delle
tre
unità
il
25
luglio
il
gruppo
inizia
a
perlustrare
il
triangolo
formato
dalle
coste
thailandesi
del
Golfo
del
Siam,
la
Malaysia
e le
isole
Anambas
(Indonesia)
dove
le
autorità
di
Singapore
hanno
rilevato
la
presenza
di
barche
di
profughi
respinti
dalle
autorità
malesi.
Il
giorno
26
un
elicottero
della
Vittorio
Veneto
in
perlustrazione
segnala
il
primo
avvistamento
di
un
barcone
alla
deriva.
La
Vittorio
Veneto
raggiunge
rapidamente
la
zona
e,
prima
di
iniziare
le
operazioni
di
soccorso,
l'interprete
con
l'altoparlante
legge
il
seguente
messaggio:
“Le
navi
vicino
a
voi
sono
della
Marina
militare
italiana
e
sono
venute
per
aiutarvi.
Se
volete,
potete
imbarcarvi
sulle
navi
italiane
come
rifugiati
politici
ed
essere
trasportati
in
Italia.
Attenzione,
le
navi
vi
porteranno
in
Italia,
ma
non
possono
portarvi
in
altre
nazioni
e
non
possono
rimorchiare
le
vostre
barche.
Se
non
volete
imbarcarvi
sulle
navi
italiane
potete
ricevere
subito
cibo,
acqua
e
assistenza
medica.
Dite
cosa
volete
fare
e di
cosa
avete
bisogno”.
Né i
profughi
di
questa
barca
né
nessuno
delle
successive
ha
scelto
la
seconda
alternativa.
Nella
prima
barca
vi
erano
128
persone
(66
uomini,
39
donne
e 23
bambini)
superstiti
di
un
gruppo
di
403
che
aveva
abbandonato
il
Vietnam
un
mese
prima.
Avevano
subito
l'attacco
di
pirati
malesi,
poi
avevano
raggiunto
Trengganu
(Malaysia)
ma
le
loro
imbarcazioni
erano
state
poco
dopo
rimorchiate
al
largo
da
navi
della
marina
malese,
i
cavi
di
rimorchio
erano
stati
tagliati
ed
avevano
ripreso
ad
andare
alla
deriva.
Nella
tarda
serata
dello
stesso
giorno
viene
raccolta
un'altra
imbarcazione
con
68
profughi.
Il
31
luglio
la
Vittorio
Veneto
intercetta
una
motovedetta
malese
che
sta
rimorchiano
al
largo
quattro
piccole
imbarcazioni.
Dopo
un
rapido
scambio
di
messaggi
tra
le
navi,
vengono
accolti
a
bordo
altri
319
profughi
(164
sulla
Veneto,
108
sul
Doria
e 47
sullo
Stromboli).
Il
giorno
dopo
vengono
raccolti
altri
194
profughi
essi
pure
più
volte
assaliti
dai
pirati
e
più
volte
riportati
al
largo
dalle
navi
malesi.
Il
gruppo
non
ha
più
disponibilità
logistica
e il
giorno
1
agosto
ritorna
a
Singapore.
Le
più
gravi
affezioni
dei
profughi
sono
state:
grave
denutrizione
e
disidratazione,
disvitaminosi,
affezioni
acute
enteriche,
dermopatie
di
varia
natura,
pediculosi.
Nel
gruppo
vi
sono
alcune
gestanti
e vi
è un
unico
parto
a
bordo
(il
bambino
decederà
qualche
giorno
dopo).
A
Singapore
vengono
ricoverati
3
ammalati
tanto
gravi
da
non
essere
in
grado
di
sopportare
il
viaggio
fino
in
Italia.
Il 2
agosto
inizia
il
viaggio
di
ritorno
e si
conclude
il
21
agosto
a
Venezia.
Nel
complesso
sono
stati
soccorsi
903
profughi
(359
uomini,
301
donne
e
243
bambini).
La
gran
parte
viene
sistemata
sul
territorio
italiano,
una
parte
riesce
ad
ottenere
un
visto
per
ricongiungersi
con
parenti
già
residenti
in
altri
stati
europei
o
nordamericani.
Nell'agosto
2009
l'associazione
della
comunità
vietnamita
in
Italia
ha
voluto
tenere
a
Jesolo
una
manifestazione
celebrativa
con
la
presenza
dei
marinai
ed
ex
profughi
dal
titolo
“Festa
di
Ringraziamento
a
coloro
che
ci
hanno
ridato
la
vita”.
Alla
manifestazione
ha
partecipato
pure
l'on.
Zamberletti
che
all'epoca
era
stato
il
responsabile
della
missione.