filosofia & religione
BLAISE PASCAL: UNA VISIONE ALTERNATIVA
PER UNA POLITICA CRISTIANA
di Raffaele Pisani
La proposta di Maria Vita Romeo nel
saggio Pascal. Una politica cristiana
è quella di mostrarci un lato poco
noto di questo genio mistico, di questo
sublime misantropo, secondo la
definizione di Voltaire, tanto preso
nella difesa del cristianesimo del XVII
secolo minacciato da nuove visioni del
mondo.
Dai Pensieri, preziosi frammenti
che indagano la realtà umana nel suo
rapporto con il divino, con una sorta di
distillazione frazionata il presente
libro tenta di cogliere i fondamenti per
una politica cristianamente intesa.
L’antropologia pascaliana è un tutt’uno
con il messaggio biblico cristiano, in
essa vediamo come le forme di
aggregazione sociale non possano
prescindere dalla considerazione della
natura lapsa, nella quale
l’umanità si è venuta a trovare in
conseguenza del peccato originale.
D’altra parte la libido dominandi,
l’amor proprio che ha allontanato l’uomo
da Dio non è così totalizzante da non
permettere una certa idea di giustizia,
il tiranno che è riuscito a imporsi
sente il bisogno di giustificare la sua
posizione. La forza non basta alla
conservazione del potere, si tratta
allora di acconsentire quel tanto di
concupiscenza affinché i sudditi possano
trovare conveniente obbedire al sovrano.
Pascal giustifica gli artifizi che il
potere mette in atto per reggersi e
consolidarsi, oltre alla forza e alla
concupiscenza di cui abbiamo detto,
trova posto l’immaginazione, altrove
definita: maestra di errore e di
falsità, qui viene recuperata, come
anche l’abitudine e la coutume,
che Pascal definisce “una seconda
natura” (Pensieri, Fr. 159,
Sellier). Tutto ciò al finedi dare
persistenza alla forza sovrana e di
garantire quindi la pace.
Per difendere il popolo da aggressioni e
invasioni di potenze straniere il
sovrano ha il diritto e il dovere di
fare la guerra, che in tal caso può
essere definita giusta. Per mantenere
l’ordine interno che garantisce il
benessere ai sudditipuò anche usare la
menzogna, facendo credere che alle
disposizioni si deve obbedire in quanto
giuste, anche se è chiaro per Pascal che
l’obbedienza è dovuta al fatto che viene
dall’autorità, alla quale si deve
comunque prestare obbedienza, a
prescindere da ogni altra
considerazione.
Tutto ciò troverebbe il suo fondamento
nelle Scritture: il dare a Cesare ciò
che è di Cesare, di cui parla lo
stesso Gesù; o San Paolo, poi ripreso da
Sant’Agostino, quando dice di come
bisogna obbedire a coloro che si
occupano delle cose umane perché “non
c’è autorità che non venga da Dio”
(Rom. 13,1).
Questo non significa per Pascal che
chiunque tenga in mano il potere sia
investito dell’autorità divina, non lo è
il tiranno che si regge solo sulla forza
senza venire incontro alle esigenze, ai
desideri dei governati, e non lo è
nemmeno chi, prevaricando il proprio
ordine che è quello della corporeità,
pretende di imporsi nell’ordine della
sapienza filosofica e teologica, delle
scienze e delle idee in generale.
La distinzione tra Stato e Chiesa
diventa la logica conseguenza,
naturalmente si tratta di quella
cattolica alla quale spetta il compito
di convertire con la persuasione gli
eretici e diffondere la giusta dottrina
a chi ancora non l’ha incontrata.
Nonostante lo Stato sia un corpo
artificiale, nonostante talvolta
degeneri in un sistema oppressivo,
Pascal esclude decisamente ogni rivolta
popolare, se una guerra può essere
giusta non lo può essere una
sollevazione che si prefigge di
scardinare le istituzioni. Le Fronde
seicentesche che interessavano la
Francia costituivano una sorta di
conferma empirica di quanto andava
teorizzando.
La soluzione sta nel passaggio dall’ordoconcupiscentiae
all’ordocaritatis, vale a dire:
la Repubblica cristiana. Lo Stato è
comunque un moderatore degli egoismi di
gruppo e individuali, il sovrano che lo
regge abbiamo visto che può essere un re
tiranno o un re di concupiscenza. Se
quest’ultimo “non si limita
semplicemente ad appagare i desideri
individuali o particolaristici dei
propri sudditi, ma si adopera anche ad
indirizzare al servizio di un bene
comune il desiderio di gloria e la
ricerca dell’utile, che sono sentiti in
ogni individuo” (p. 176), allora
afferma l’autrice siamo di fronte
all’honnêtehomme
di cui parla Pascal nel Terzo
discorso sulla condizione dei Grandi.
L’honnêté
per Pascal è certo il presupposto di una
vita sociale apprezzabile, è l’ultimo
passaggio prima di arrivare alla
Repubblica cristiana. Non è detto che
tutti lo compiano; scrivendo al giovane
duca di Cherveuse, che Pascal aveva il
compito di educare, così si esprime: “Ciò
che vi dico non va molto lontano; e se,
vi fermerete lì, finirete per perdervi;
ma almeno vi perderete da galantuomo”
(p. 178).
L’uomo si realizza pienamente solo se
trova il suo rapporto con Dioe il
compito umano è quello di “costruire
una società in cui non dovrà esserci
posto per la concupiscenza e il suo
regno e dove tutti i sudditi
respireranno solo la carità e
desidereranno solo i beni della carità”
(p. 183).
Sulla possibilità di realizzazione anche
l’autrice avanza delle perplessità,
inoltre rileva che anche qualora si
verificasse “non si identificherebbe
mai con la Città di Dio, ma sarebbe
almeno la città dell’uomo riconciliato”
(p. 184).
La coscienza tragica, che il filosofo
Lucien Goldmann aveva delineato negli
anni Sessanta del secolo scorso, pur non
essendo esplicitamente richiamata nel
testo, è presente in tante posizioni
alternative per le quali risulta
problematica una sintesi conciliativa.
L’ansia di cogliere l’assoluto si
scontra con l’impossibilità di
trasformare una società di individui in
una comunità perfetta senza dover
ricorrere a una prospettiva
escatologica.
Ma la politica riguarda tutto il cammino
storico dell’umanità, questo lungo
periodo nel quale il grano è destinato a
convivere con la zizzania; che fare
allora per rendere questa convivenza più
accettabile?
L’Autrice ha raccolto dalle opere di
Pascal quanto può servire per delineare
la sua concezione politica,
confrontandola e talvolta
contrapponendola con quella di altri
pensatori, possiamo ricordare: Agostino,
Hobbes, Montaigne e Vico.
Nelle ultimissime pagine, richiamando la
Lettera enciclica Dives in
misericordia, di Giovanni Paolo II,
appare un timido accenno all’attualità:
“Oggi – afferma la Romeo – c’è un
forte bisogno che il mondo degli uomini
diventi sempre più umano. Oggi c’è un
forte bisogno di una ripresa cristiana
in una società globalizzata e
scristianizzata, opulenta ed egoista,
che sta riducendo la vita e il consorzio
umano in un rapace sistema di
oppressione dei più deboli da parte dei
più forti oppure in una permanente
guerra di tutti contro tutti” (p.
186).
Riferimenti bibliografici:
B. Pascal, Pensée, Librairie
Général Française, 2000 Paris.
M.V. Romeo, Pascal. Una politica
cristiana, Studium Edizioni, Roma
2021. |