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filosofia & religione


N. 70 - Ottobre 2013 (CI)

Blaise Pascal

la vita e il pensiero di un genio precoce
di Roberta Fameli

 

Blaise Pascal  nacque a Clermont-Ferrand il 19 giugno del 1623. È  stato un grande matematico, fisico, filosofo e teologo francese.

Blaise fu un bambino precoce e venne istruito direttamente dal padre. Grazie al suo genio sono stati chiariti molti concetti scientifici tra cui quello di pressione e di vuoto che ampliarono il lavoro svolto da Torricelli.
 
Pascal scrisse molti testi  importanti sul metodo scientifico basti pensare che a soli sedici anni scrisse un trattato di geometria proiettiva mentre nel 1654, all’età di trentuno anni,  lavorò con Pierre de Fermat sulla teoria delle probabilità che tanto influenzerà nei secoli a venire  teorie economiche e le scienze sociali.

Il 1654 del resto fu un anno fondamentale nella vita di questo studioso che ebbe un terribile incidente sul ponte di Neuilly “nel quale i cavalli finirono oltre il parapetto ma la carrozza si salvò miracolosamente”. In seguito a questa esperienza Pascal  visse una profonda esperienza mistica che lo indusse ad abbandonare definitivamente lo studio della matematica e della fisica per dedicarsi alla filosofia e alla teologia.

Da quel momento si rifugiò nell'abbazia di Port-Royal divenendo membro della setta fondata e guidata dal vescovo Giansenio, di cui faceva già parte la sorella. In questo luogo di pace, Pascal trascorse il resto della sua breve vita dedito  alla meditazione e allo studio.

Ricorderemo a tal proposito che in quel periodo “si era accesa un'aspra controversia tra i giansenisti e i teologi dell'Università della Sorbona di Parigi, ed egli intervenne in tale disputa in difesa del Giansenismo”.

Nel  1656  furono pubblicate le sue prime lettere ,scritte da un provinciale ad uno dei suoi amici, sulle dispute della Sorbona, con lo pseudonimo di Louis de Montalte.

A quell’epoca Pascal era un trentaduenne che partendo da una curiosità puramente intellettuale per  “le infuocate controversie teologiche sui temi della grazia e della salvezza” finisce per appassionarsi a tal punto da assumere una posizione ben precisa. Le prime dieci lettere seguono uno schema “ad intervista” da riferire all’amico Antoine Arnauld (1612-1694) “massimo teologo del gruppo dei giansenisti di Port Royal”. Dalla XI alla XVI lettera la forma cambia perché sono rivolte ai  “reverendi padri gesuiti” e quindi sono delle requisitorie.

Al gesuita padre Annat  furono dedicate la XVII e XVIII lettera. Seguirono altre 17 lettere, l'ultima è datata 24 marzo 1657. Nel 1660, il re Luigi XIV ordinò  la distruzione delle Lettere provinciali di Pascal.

A suo avviso contrarie al Cristianesimo. È morto a Parigi il 19 agosto 1662: due mesi dopo il suo 39º compleanno. Il suo corpo fu sottoposto ad autopsia rivelando  “gravi disturbi a carico dello stomaco e dell'addome, nonché danni al tessuto cerebrale”.  

Dal punto di vista matematico ricordiamo specialmente la teoria del cosiddetto triangolo di Pascal (noto anche  come Triangolo di Tartaglia), “che è un modo di presentare i coefficienti binomiali, e porta appunto il suo nome, anche se i matematici conoscevano tali coefficienti già da tempo”.

Ricorderemo anche il caso della cosiddetta retta di Pascal: “il caso particolare in cui i sei punti sono contenuti in una conica degenere, cioè l'unione di due rette, si traduce nel teorema di Pappo-Pascal”.

Si interessò allo studio dei fluidi inventando la pressa idraulica e la siringa. Fece inoltre brillanti considerazioni sulla teoria della probabilità, e all'età di sedici anni elaborò un trattato sulle sezioni coniche. Pascal “è anche considerato uno dei precursori dell'informatica poiché, appena diciottenne, progettò e costruì circa cinquanta esemplari di un calcolatore meccanico, detto Pascalina, capace di eseguire addizioni e sottrazioni”.  

Il fulcro della filosofia  di Pascal e la “profonda analisi della condizione umana”, in rapporto alla verità divina rivelata dal Cristo. La condizione umana non è nient’altro se non  estrema precarietà e volubilità. L’uomo vive nell'illusione e nell'errore.

Per tutti questi motivi è fondamentale la cultura senza la quale  non saremo quello che siamo oggi. Viceversa il divertissement è, per Pascal, la peggiore piaga del mondo perché induce l’uomo a dimenticare la sua miserabilità.  

È ovvio che per un cristiano il divertissement è la cosa  più ignobile che esista perché allontana dalla meditazione. Nel divertimento non ci si può essere avvicinamento a Dio condannandoci a non riceverne la Misericordia e la Grazia.

Secondo Pascal nel mondo sono possibili due forme  di conoscenza che partono da quelli che sono due presupposti diversi: da una parte c’è il cosiddetto esprit de geomètrie o "spirito di geometria" che è la conoscenza razionale,; dall’altra invece si pone l’esprit de finesse, o "spirito della finezza", che rappresenta invece la conoscenza esistenziale dell’uomo.  

All’uomo  non basta l’esprit de geometrie per comprendere la realtà perché per gli elementi esistenziali dell’uomo è necessario il cuore, “inteso come fulcro stesso dell’interiorità umana”.

Non a caso una delle sue massime più famose è: “il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce” (Pensieri,277).

Tuttavia non è buona cosa lo “spirito di finezza” senza lo “spirito di geometria” come pure il contrario perché, per Pascal, scienza e filosofia non hanno due direzioni totalmente differenti ma sono l'una il completamento dell'altra.



 

 

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