N. 95 - Novembre 2015
(CXXVI)
BISENTI
PICCOLO GIOIELLO DELLA VESTINIA
di Giorgio Giannini
Il paese di Bisenti (Teramo) si trova nell’alta Valle del Fino, su una collina posta alla confluenza del Fino con il torrente Fossato,a 274 m. s.l.m. Il Comune ha una superficie di circa 30 Kmq e poco più di 2.000 abitanti. Il Patrono è S. Pasquale Baylon (o Baylonne),che si festeggia il 17 maggio. Gli abitanti si chiamano Bisentini (in italiano) o bisindòsi (in dialetto).
Lo stemma comunale
ha
subito
nel
corso
degli
anni
delle
varianti.
Attualmente
è
formato
da
un
castello
con
tre
torri,che
nel
Settecento
erano
separate
e
sopra
quella
centrale
c’era
una
stella
a
sei
punte.
Il centro storico di
Bisenti
era
diviso,
fino
all’Ottocento,
in
undici
Rioni,
di
cui
ne
sono
rimasti
solo
tre:
Codacchio,
Rampigno
e
Supporto.
Anticamente
vi
erano
anche
una
trentina
di Contrade,
di
cui
ne
rimangono
poche.
Il territorio della
Valle
del
Fino
è
stato
devastato
da
varie
epidemie,
la
più
grave
delle
quali
fu
la
peste
del
1656-57,
in
seguito
alla
quale
sopravvisse
solo
un
terzo
degli
abitanti,
e la
carestia
e la
febbre
tifoide
del
1816-1817,
che
causarono
la
morte
di
un
quarto
degli
abitanti
(oltre
500
decessi
su
circa
2000
abitanti).
Di Bisenti parla anche
il
poeta
Gabriele
D’Annunzio
(la
cui
famiglia,
probabilmente,
è
originaria
del
paese)
nelle
Novelle
della
Pescara.
Fino
alla
costituzione
della
Provincia
di
Pescara,
nel
1927,
Bisenti
faceva
parte
del
Circondario
di
Penne
(poi
aggregato
a
Pescara).
Fino
alla
riforma
dell’Ordinamento
Giudiziario,
era
Capoluogo
di
Mandamento
e
sede
della
Pretura.
È nota la rivalità dei
Bisentini
con
gli
abitanti
di
Castiglione
M.
R.
che
sono
chiamati
“matti”
(li
mìtte
di
Castiùne).
Nel
2008,
Bisenti
si è
gemellata
con
la
cittadina
di
Delegyhaza
(Ungheria).
La cerimonia del gemellaggio
si è
svolta
durante
la
Sagra
dell’uva
e
del
vino
Montonico,
che
si
tiene
nel
primo
fine
settimana
di
ottobre.
A
Bisenti
ha
sede
il
Gruppo
dell’Associazione
Nazionale
Alpini-ANA,
della
Valle
del
Fino,
gemellato
con
quello
della
cittadina
di
Buttapietra
(Verona).
Il nome deriva probabilmente
dal
termine
antico
Visentium
(dall’italico
Vesentia)
o
dal
latino
Biseptum
(tra
due
corsi
d’acqua)
o
Bisemptum
(venduto
due
volte).
Secondo
altre
interpretazioni
sarebbe
un
prediale
dal
latino
Visentius.
La denominazione dell’abitato
ha
avuto,
nel
corso
del
tempo,
numerose
varianti:
nel
Catalogo
dei
Baroni
(Catalogus
Baronum,
detto
anche
Quaternus
magne
expeditionis),compilato
nel
150-1186
sotto
la
dominazione
normanna
per
registrare
la
leva
straordinaria
nelle
Provincie
di
terraferma
del
Regno
di
Sicilia,
è
chiamato
Besent
(o
Bisanto);
nella
Bolla
del
Papa
Alessandro
III
del
1176,
è
chiamato
Bifenum
ed è
tributario
dell’Abbazia
di
Montecassino;
nel
Diploma
emanato
da
Carlo
d’Angiò
ad
Alife
il 5
ottobre
1273,
per
costituire
i
Giustizierati
di
Abruzzo
Ulteriore
e
Citeriore
(separati
dal
fiume
Pescara)
è
chiamato
Bisentum;
nel
Cartulario
della
Chiesa
Teramana
del
1123
è
chiamato
Besento
e
nel
Catalogo
dei
Baroni
del
1150-1186
Besent;
nelle
Decime
Vaticane
del
1324,
è
chiamato
Bisenti.
Secondo alcuni storici,
Bisenti
sarebbe
stata
una
colonia
greca
mentre
secondo
altri
era
la
ricca
colonia
romana
di
Berethra.
La zona è abitata sicuramente
dall’età
del
ferro
(I°
millennio
a.C.).
Infatti,
risalgono
al
VII
secolo
a.
C.
due
fibule
in
bronzo,
con
staffa
a
disco,
trovate
nella
località
Castello
di
Bisenti.
Inoltre,
sono
state
rinvenute
delle
necropoli
del
VIII-VI
secolo
lungo
le
strade
per
Arsita
e
per
Castiglione
M.
R. e
in
alcune
Frazioni
(Chioviano,Colle
della
battaglia..)
e
durante
i
lavori
di
costruzione
della
Scuola
Elementare.
Nel periodo italico,
Bisenti
fa
parte
della
Vestinia
(territorio
dei
Vestini,
di
cui
Pinna-Penne
era
il
centro
principale),separata
dal
fiume
Fino
dal
territorio
dei
Sabini
Adriatici
(l’Ager
Hadrianus)
con
capoluogo
Hadria-Atri.
Al tempo dei Romani il
Fino,nel
tratto
inferiore,
segna
il
confine
(finis)
tra
la
Regione
(Regio)
IV
Sabina
e
Sannio
e la
Regione
V
Piceno.
Alcuni
studiosi
la
identificano
con
la
colonia
romana
di
Beretra
o
Beregra.
Successivamente, nel
periodo
longobardo,il
Fino
segna
il
confine
tra
il
Ducato
di
Spoleto
(a
nord)
ed
il
Ducato
di
Benevento
(a
sud),
del
cui
territorio
Bisenti
fa
parte?
Il primo documento scritto
è il
Chronicon
Casinensis,
in
cui
è
scritto
che
nell’ottobre
1085
il
Conte
teatino
(Teate-Chieti)
Trasmundus
III,figlio
di
Attone
IV e
di
Gisela,
dona
all’Abate
del
Monastero
di
Montecassino,
Desiderius
(Desiderio),
tre
castelli
della
Contea
di
Penne,
tra
i
quali
quello
di
Bisenti.
Gli
altri
due
sono
i
Castelli
di
Bacuccum
e di
Arseta.
Nel 1123, nel Cartulario
della
Chiesa
Teramana
è
citato
un
certo
Attonis
de
Besento.
Secondo il Catalogo
dei
Baroni
(Catalogus
Baronum),
compilato
nel
1150-1186,
sotto
la
dominazione
normanna,
per
registrare
la
leva
straordinaria
delle
Province
di
terraferma
del
Regno
di
Sicilia,Besent
è
feudo
del
Barone
Oderisius,
insieme
a
Bacucco
ed
Arseta,
nella
Contea
di
Penne,con
due
militi
(circa
260
abitanti).
Nel 1275, è feudo di
Rainaldo
di
Acquaviva
e di
Fortebraccio
di
Romania.
Nel
1279
diventa
feudo
degli
Acquaviva,
insieme
ad
Bacucco-Arsita,
in
seguito
alla
concessione
del
primo
marzo
dell’imperatore
Enrico
VI a
Riccardo
d’Acquaviva.
Nel
XIII
secolo,
i
Celestini
vi
fondano
un
Monastero,
oggi
scomparso.
Il 9 ottobre 1320, a
Napoli,
i
Maestri
Razionali
della
Regia
Corte,
stabiliscono
l’importo
della
sovvenzione
annua
di
Bisentum
in
10
once,7
tarì
e 1
grano.
Nel
1339,
i
Signori
di
Bisenti
sono
Niccolò,Matteo
e
Ludovico,
figli
di
Francesco
di
Acquaviva.
Nel 1439, il Capitano di
ventura
Micheletto
degli
Attendoli,
al
servizio
di
Renato
d’Angiò,
occupa
Bisento.
Il
22
luglio
1446,
Alfonso
d’Aragona,
a
Gaeta,
concede
a
Giosia
d’Acquaviva,
figlio
di
Andrea
Matteo
I e
quinto
Duca
di
Atri,i
feudi,
tra
cui
Bisemptum,
posseduti
dal
nipote
Andrea
Matteo
che
si
era
schierato
contro
gli
Aragona
e
dalla
parte
di
Francesco
Sforza.
Il 27 settembre 1462, a
Lucera,
il
Re
Ferrante
I
d’Aragona
restituisce
a
Giulio
Antonio
Acquaviva,dopo
averlo
assolto
dal
reato
di
lesa
maestà,
i
possedimenti
del
padre
Giosia,
tra
i
quali
c’è
Bisenti.
La
restituzione
è
confermata
dal
Re
il 6
gennaio
1464
da
Monopoli.
Il
15
maggio
1481,
a
Matera,
Ferdinando
d’Aragona
conferma
la
terra
di
Bisenti
a
Andrea
Matteo
III,figlio
primogenito
di
Giulio
Antonio,
Marchese
di
Bitonto,Conte
di
Conversano
e di
S.
Flaviano
e
settimo
Duca
di
Atri.
Il 20 novembre 1506, nel
Palazzo
regio
di
Castelnuovo
a
Napoli,
il
Re
Ferdinando
d’Aragona
(il
Cattolico)
restituisce
a
Matteo
Andrea
III
i
suoi
feudi,
in
seguito
agli
accordi
della
Pace
di
Blois
con
il
Re
Luigi
XII
di
Valois-Orleans,
secondo
la
quale
i
nobili
che
avevano
parteggiato
contro
di
lui
dovevano
essere
reintegrati
nei
loro
possedimenti.
Nel 1558, Bisenti è posseduto
da
Fabio
di
Giovanni
Antonio
Maiorano,
al
quale
subentra,
nel
1563,
la
madre
Dorotea
Gattola.
Dopo
l’estinzione
della
Casata
degli
Acquaviva
nel
1757-1760,
non
avendo
la
Duchessa
Isabella
d’Acquaviva
di
Aragona
eredi,
lo
Stato
di
Atri,
di
cui
fa
parte
Bisenti,è
devoluto
al
Regno
di
Napoli.
Nel 1760, Governatore
del
Distretto
di
Bisenti
è
Giuseppe
Sebastiani,
di
Cermignano.
Successivamente
il
territorio
di
Bisenti
è
ceduto
a
varie
famiglie
nobili
(Sforza,
Foliero,
Maiorano,
Gattola,
D’Annunzio).
Alla fine del Settecento,
arrivano
i
Francesi,
portatori
degli
ideali
della
Rivoluzione,
i
quali
piantano
in
tutte
le
città
e
paesi
l’Albero
della
Libertà.
Però,la
popolazione
abruzzese,
come
quella
del
resto
del
Meridione,
è
tenacemente
attaccata
ai
valori
tradizionali
cattolici
ed
alla
dinastia
dei
Borboni,
per
cui
ben
presto
si
ribella
all’occupazione
francese
e si
diffonde
il
fenomeno
del
brigantaggio,
soprattutto
per
sottrarsi
agli
obblighi
della
leva
militare.
La
repressione
è
molto
dura:
sono
condannate
a
morte
varie
persone,
tra
le
quali
Nicola
Liberati
e
Donato
D’Agostino
di
Bacucco
(Arsita),che
sono
impiccati
ed
il
loro
corpi
sono
lasciati
appesi
agli
alberi
per
alcuni
giorni,
come
monito
per
la
popolazione.
Nell’Ottocento, si diffonde
in
Abruzzo
la
Carboneria,
alla
quale
aderiscono
anche
alcune
personalità
di
Bisenti,
tra
le
quali
don
Alessandro
Barone
ed
il
medico
condotto
Nicola
Costantini,
il
quale
è
uno
dei
Capi
dell’insurrezione
antimurattiana
del
1814.
Nel 1806, sono aggregati
a
Bisenti
le
Università
(Comuni)
di
Bacucco-Arsita
e di
Appignano.
Bacucco
diventa
Comune
autonomo
nel
1830
ed
Appignano
nel
1833
è
aggregato
al
Comune
di
Castiglione
Messer
Raimondo.
Nel 1807, i “briganti”
filo
borbonici
incendiano
il
Comune
e
vanno
distrutti
molti
documenti
utili
per
ricostruire
la
storia
antica
di
Bisenti.
Nel
1832,
le
Frazioni
Castagna
e
Colle
costituiscono
il
nuovo
Comune
di
Castel
Castagna.
Dopo l’unione al Regno
d’Italia,
continua
la
protesta
filoborbonica
della
popolazione
locale
(come
anche
di
altre
regioni
del
Sud),
tanto
che
il
Governatore
di
Teramo
è
costretto
a
chiedere
l’intervento
delle
truppe.
Fino alla costituzione
della
Provincia
di
Pescara
(nel
1927),
Bisenti
fa
parte
del
Circondario
di
Penne
e
della
Provincia
di
Teramo
(che
è il
Capoluogo
dell’Abruzzo
Ulteriore
Secondo).
Fino agli anni trenta
del
Novecento,
Bisenti
è il
paese
più
importante
della
Valle
del
Fino
ed è
sede
di
Mandamento
(con
la
Pretura
e le
carceri),dell’Ufficio
Distrettuale
delle
Imposte,
del
Catasto
e
delle
Scuole
Medie
e
Superiori.
Nel 1932, l’Agip insedia
un
cantiere
per
la
ricerca
di
idrocarburi,che
nel
1934
è
distrutto
da
un
incendio
ed
il
progetto
è
abbandonato.
Durante il periodo fascista,
si
sono
alcune
manifestazioni
contro
il
regime;
molto
partecipata
è
quella
che
si
svolge
il
1°
maggio
1934
nella
Contrada
Colle
Marmo.
Dopo l’8 settembre 1943,in
località
Valviano
(Contrada
del
Comune
di
Cermignano)
si
costituisce
una
banda
partigiana,
che
effettua
varie
operazioni
nella
zona.
Nella Frazione Villa
Scipione,
nella
primavera
1944,
si
scatena
la
rappresaglia
tedesca,
in
seguito
all’uccisione
di
un
soldato
tedesco
a
Colle
Marmo,
che
causa
la
morte
di
10
persone,
tra
le
quali
una
donna
incinta.
Nella primavera 1944,
alcuni
aerei
americani
tentano
di
bombardare
il
presidio
tedesco,
ma
colpiscono
la
Frazione
di
S.
Savino,
senza
causare,
per
fortuna,
alcuna
vittima.
Il
13
giugno
1944,
durante
la
ritirata
tedesca,
sono
uccisi
dai
partigiani
due
soldati
germanici,
nella
località
Piedifinati,
per
fortuna
senza
alcuna
rappresaglia.
Quindi, Bisenti e gli
altri
paesi
della
Valle
del
Fino
sono
“liberati”
dagli
Inglesi.
Nel
dopoguerra,
in
seguito
al
fenomeno
dell’immigrazione
(sia
verso
l’estero,
soprattutto
il
Belgio,
che
verso
la
costa
pescarese),
Bisenti
ha
subito,
come
anche
gli
altri
paesi
della
Valle
del
Fino,
un
notevole
spopolamento,
tanto
che,attualmente,
la
popolazione
si è
ridotta
alla
metà.
Grandi aspettative per
lo
sviluppo
economico
del
territorio
si
hanno
negli
anni
settanta
con
il
progetto
di
una
grande
diga
sul
fiume
Fino
per
produrre
energia
elettrica
e
per
scopo
irriguo.
Negli
anni
ottanta
sono
espropriate
le
case
che
sarebbero
state
sommerse
dall’invaso
(i
terreni
non
possono
essere
espropriati
perché
vincolati
a
destinazione
agricola
e
gravati
da
usi
civici).Però,
la
diga
non
è
stata
più
realizzata
e la
Regione
ha
autorizzato
la
retrocessione
delle
case
espropriate
ai
proprietari.
Dagli anni sessanta si
parla
della
realizzazione
di
una
superstrada
di
collegamento
con
Val
Vomano
e
l’Autostrada
A 24
per
L’Aquila-
Roma,
di
cui
è
stato
realizzato
negli
anni
novanta
solo
il
tratto
Val
Vomano-
Capsano.
Si
spera
che
i
lavori,
inseriti
nel
Progetto
della
Pedemontana
Abruzzo-Marche,
possano
riprendere
presto
per
realizzare
finalmente
un
collegamento
rapido
con
la
Valle
del
Vomano
e
quindi
con
l’Autostrada
A
24.
Negli anni novanta è
stata
realizzata
la
Strada
Provinciale
di
fondovalle,
lungo
il
Fino,
che
consente
di
raggiungere
più
facilmente
la
costa
adriatica.
Il centro storico è costituito
da
due
nuclei:
il
più
antico
è
quello
del
Castello,a
forma
ovoidale,
con
al
centro
la
torre,
risalente
al
XII
secolo,
sotto
la
dominazione
normanna;
il
secondo
nucleo,
più
recente,
cinto
da
nuova
mura,
realizzato
nel
XIV
secolo
sotto
gli
Acquaviva,
comprende
la
Parrocchiale
e la
Casa
Abbadiale
dei
Celestini.
La Chiesa Parrocchiale
di
S.
Maria
degli
Angeli,
la
cui
festività
ricorre
il 2
agosto.
E’
stata
realizzata
nel
XV
secolo,
probabilmente
su
una
chiesa
precedente,di
cui
rimane
il
rosone
rinascimentale,
ed è
stata
ingrandita
nella
seconda
metà
del
XVIII
secolo,
su
progetto
di
Giovanni
Fontana
di
Penne
(un
architetto
di
origine
ticinese,che
ha
realizzato
altre
Chiese
nella
zona
ed è
vissuto
a
Penne).
I
lavori
durarono
dal
1776
al
1796.
La
chiesa
fu
riaperta
al
culto
nel
giugno
1798.
è una delle più grandi
Chiese
abruzzesi,
essendo
lunga
31
metri,
alta
16 e
larga
10.
Il
campanile,
costruito
insieme
con
la
Chiesa,
è
alto
41
metri.
Ospita
tre
campane:
una
grande,
che
dà
verso
la
Piazza;
una
mediana
rivolta
ad
Ovest;
una
piccola,
volta
a
Sud.
La
campana
grande
è
stata
rifusa
nel
1927
recando
incisi
i
nomi
dei
caduti
nella
Grande
Guerra.
Secondo
una
storia
locale,
in
passato
vi
era
una
quarta
campana,che
è
stata
messa
nel
campanile
del
Duomo
di
Teramo.
Le
tre
campane
sono
suonate
secondo
delle
regole,che
gli
abitanti
conoscono
bene.
L’interno è ad unica
navata,
con
una
volta
a
vela
in
cui
ci
sono
tre
grandi
medaglioni
di
forma
ovale,
con
affreschi
che
rappresentano
il
Giudizio
di
Salomone,
Il
Miracolo
dell’acqua
di
Mosè
e
La
Cacciata
di
Eliodoro
dal
Tempio
di
Gerusalemme,
attribuiti
a
Giacinto
Diana
ed
ai
suoi
discepoli
Ignazio
Danti
e
Giovannangelo
Ronzi.
In una nicchia, alla
sinistra
dell’altare,
c’è
una
pregevole
statua
in
pietra,
policroma
e
dorata,
raffigurante
la
Madonna
degli
Angeli,
attribuita
all’artista
Gianfrancesco
Gagliardelli,
del
XVI
secolo.
Si
tratta
di
una
Madonna
in
trono
con
Bambino
che
rappresenta
la
Santa
Vergine
seduta,
con
le
mani
giunte
ed
il
capo
inclinato
e
rivolto
verso
il
Bambino,
posto
sulle
sue
ginocchia.
Secondo
la
leggenda,
la
statua
comparve
sulla
sponda
del
fiume
Fino
e fu
portata
nella
Chiesa
dalla
popolazione,
con
una
solenne
processione
e
grande
festa.
Ci sono sei altari laterali:
tre
a
destra,
dedicati
alla
Madonna
del
Rosario,alla
Circoncisione
ed
alla
Madonna
di
Loreto;
tre
a
sinistra,
dedicati
all’Annunziata,
a S.
Antonio
da
Padova
ed
all’Assunzione.
Sopra l’altare principale,
nella
abside
semicircolare,
c’è
una
grande
pala,
raffigurante
l’Assunzione
della
Vergine,
di
Giovannangelo
Ronzi.
In una cappella, sul
lato
sinistro,
c’è
un
medaglione,
con
una
tela
settecentesca,
che
raffigura
S.
Emidio
con
il
pastorale,
che
tiene
in
mano
il
paese,
in
cui
ci
sono
tre
torri.
Nella cantoria,
nella
controfacciata
all’interno
della
Chiesa,
c’è
un
pregevole
organo
a
canne,
costruito
da
Ponziano
Bevilacqua
nel
1985,
che
ha
sostituito
quello
costruito
nel
1800-1801
dal
celebre
organista
Giovanni
Gennari
di
Rovigo,
che
era
posto
nell’abside,
sopra
l’altare
maggiore
e fu
rimosso
durante
i
lavori
di
ristrutturazione
nel
1952.
Nella Chiesa è conservata
anche
una
croce
processionale
in
argento,
del
Cinquecento.
In una cappella laterale,
è
conservato
il
corpo
di
Pasqualino
Canzii,
nato
a
Bisenti
nel
1915
e
morto
nel
1930,
alla
giovane
età
di
15
anni,
mentre
era
in
seminario
a
Penne,
in
odore
di
santità
e
quindi
proclamato
Servo
di
Dio.
La Chiesa di S. Antonio
Abate,
del
XV
secolo,
ubicata
alla
confluenza
del
torrente
Fossato
con
il
Fino,
in
cui
c’è
una
statua
del
Santo,
patrono
degli
animali.
La Chiesa di S. Pietro,
nella
frazione
omonima,
lungo
la
strada
per
Arsita,
a
565
m.
s.
l.
m.,
a
navata
unica
con
tetto
a
capanna
(a
capriate),
realizzata
nel
XIV
secolo,
con
pietre
di
fiume
e
laterizi,
probabilmente
su
una
preesistente
costruzione
religiosa,
forse
un
tempio
italico
d’altura,
e
rimaneggiata
ampiamente
nei
secoli
successivi.
Sul
lato
sinistro
si
aprono
due
ingressi
e
due
monofore
strombate.
All’interno
c’è
un
altare
settecentesco
e
due
acquasantiere
a
cippo.
È citata nella Bolla di
Alessandro
III
del
1176
come
possesso
dell’Abbazia
di
Montecassino
con
il
nome
di
Sancti
Petri
in
Pinnensis.
E’
stata
a
lungo
contesa
tra
Bisenti
e
Bacucco-Arsita.
La Torre medioevale,a
pianta
quadrata,realizzata
probabilmente
del
XII
secolo,in
pietre
locali
di
fiume
semilavorate
e
giustapposte
con
malta.
è
l’unica
rimasta
delle
tre
torri
della
cinta
muraria
realizzata
nel
periodo
normanno,
di
cui
ancora
oggi
sono
visibili
alcuni
tratti.
E’
dimezzata
rispetto
all’altezza
originaria.
La Casa di Pilato,è
una
costruzione
medioevale
realizzata
su
un
precedente
insediamento,
che,
secondo
la
leggenda,
è la
casa
natale
di
Ponzio
Pilato,
Governatore
romano
della
Giudea
dal
26
al
36
d.
C.,menzionato
nei
Vangeli
per
il
fatto
che
sotto
il
suo
mandato
fu
crocifisso
Gesù.
La Casa Abbadiale dei
Celestini,realizzata
nel
XV
secolo
dagli
Acquaviva
per
la
congregazione
religiosa,
che
presenta
un
portico
con
due
ampi
archi
tardo-gotici
a
sesto
acuto
ribassato,
con
ghiera
in
mattoni.
Sulla
facciata
è
posto
uno
stemma
con
la
data
1479.
La Fonte Vecchia,
che
è un
kanat
(una
fonte
di
origine
mediorientale,
costituita
da
una
serie
di
canali
“a
spina
di
pesce”,
scavati
a
livello
dello
strato
impermeabile
per
poter
attingere
sempre
acqua
dalla
falda
freatica),
collegato
al
pozzo
della
Casa
di
Pilato.
Forse nei pressi sorgeva
la
Badia
di
S.
Salvatore,
con
Monastero,
citata
nelle
Decime
Vaticane
del
1324
ed
officiata
fino
al
1626.
Il Monastero di S.
Salvatore,
forse
fondato
dai
Celestini,
è
citato
in
un
documento
del
13
novembre
1495,
con
cui
il
Papa
Alessandro
VI,
dalla
Basilica
romana
di
S.
Pietro,
ordina
all’Abate
del
Monastero
di
indagare,
come
Vicario
del
Vescovo
di
Atri-Penne,
sulle
violenze
compiute
contro
l’Abbazia
di
S.
Salvatore
di
Castelli.
La Chiesa di S. Pasquale,
di
origine
medioevale,
abbattuta
nel
1883
nonostante
le
proteste
dell’Abate
Florestano
Catitti
che
inviò
una
supplica
al
Prefetto
di
Teramo.
Era ubicata in Largo
Regina
Margherita,
vicino
alla
Porta
da
Piedi,
una
delle
due
porte
della
cittadina,
insieme
con
la
Porta
da
Capo,
distrutte
nell’Ottocento.
La Chiesa di S. Lorenzo,
in
Contrada
Campomarino,
è
citata
in
un
documento
del
3
marzo
1466,
con
cui
il
Vescovo
di
Atri
e
Penne,
Antonio
Probi,
nomina
il
Canonico
atriano
Battista
Gherardini
Rettore
della
Chiesa,
dopo
la
morte
del
titolare,
Antonio
d’Atri.
L’Ospedale della SS.
Annunziata,
citato
in
un
documento
del
23
agosto
1750
in
cui
figura
come
Procuratore
Loreto
Di
Domenico.
La Chiesa di S. Maria,
nella
Frazione
Troiano,
di
cui
è
documentata
nel
medioevo
la
presenza.
La
Chiesa
di
S.
Martino,
nella
Frazione
omonima
di
S.
Martino,
di
cui
è
rimasto
il
toponimo.
La Sagra dell’uva e
del
vino
Montonico,
che
si
tiene
dal
1975
il
primo
fine
settimana
di
ottobre,
con
la
sfilata
dei
carri
allegorici.
In passato esisteva un
Gruppo
folkroristico
che
rappresentava
la
cerimonia
del
matrimonio
abruzzese
e la
Corale
“Lamberto
De
Carolis”.
Attualmente
c’è
il
“Gruppo
Folk
di
Bisenti”.