[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 150 / GIUGNO 2020 (CLXXXI)


antica

La devozione mariana a Bisanzio

Il velo delle Blacherne

di Marta Caramanti


Entro la seconda metà del V secolo la famiglia imperiale bizantina aveva cominciato a promuovere la devozione mariana. Inizialmente il Cristianesimo primitivo distolse l’attenzione da Maria lasciando così insoddisfatto il bisogno umano di protezione materna e comprensione.

 

Come risultato, la vita e la persona della Vergine ricevettero un’attenzione modesta solo con il Nuovo Testamento. In più, oltre ad appagare un bisogno umano fondamentale di protezione, la figura di Maria cominciò in breve tempo ad avere un ruolo politico essenziale. La Vergine fortificò l’idea imperiale a Bisanzio e si appropriò delle funzioni delle dee Tyche e Vittoria legittimando così il potere imperiale.

 

Nel V secolo quindi la figura di Maria attrasse il patrocinio imperiale: gli imperatori Leone e Verina iniziarono diverse fondazioni mariane che aumentarono per tutto VI secolo. La più importante tra queste fondazioni fu il complesso delle Blacherne situato a quel tempo su terreni imperiali collocati fuori delle mura.

 

Iniziato nel 474 avrebbe compreso una chiesa, una cappella o soros (in cui si conservano le reliquie) e il bagno (Hagion Lousma). Divenne in breve tempo il principale luogo pubblico per il culto imperiale della Theotokos. Giustino I, loro successore, porterà avanti il patrocinio imperiale delle Blacherne e inizierà la costruzione della basilica.

 

In breve tempo, il monastero delle Blacherne a Costantinopoli divenne un luogo identificato col ruolo di Maria quale garante della vittoria imperiale e protettrice dello Stato e della città. Il posto fu associato anche all’evento storico dell’assedio degli Avari. Qui, secondo Teodoro Sincello, la Theotokos respinse gli attacchi dei nemici. E dopo l’assedio, il monastero fu incluso dentro le mura della città.

 

All’interno del monastero, nell’abside e nella vasca della sorgente erano presenti due iscrizioni significative attribuite a Giorgio di Pisidia. L’iscrizione nell’abside recitava: “Qui coloro che sono stati scelti per governare sul mondo credono che i loro scettri siano resi vittoriosi. Qui il patriarca, che sempre vigila, allontana numerose catastrofi dal mondo. I barbari che attaccavano la città, al solo vederla [la Vergine] alla testa dell’esercito, chinarono immediatamente i loro colli caparbi”. Questa iscrizione sottolineava in modo evidente il ruolo del santuario: assicurare la vittoria della città tramite la Vergine. La sua forza formidabile condurrà alla sconfitta ogni possibile nemico della città.

 

Queste iscrizioni, molto probabilmente erano lette e recitate in particolari occasioni durante la liturgia e si credeva che il potere di Maria di assicurare la vittoria potesse essere suscitato anche solo tramite la pronuncia stessa delle iscrizioni.

 

In origine, la presenza della Vergine alle Blacherne fu collegata alle miracolose acque della sacra fonte sulla quale sorgeva l’amplesso, come riportava anche la seconda iscrizione incisa sopra la vasca della sorgente del monastero: “Qui si trovano le sorgenti di purificazione della carne, qui è la redenzione degli errori dell’anima. Non vi è alcunché di malvagio, anzi da lei [la Vergine] sgorgò un dono miracoloso in grado di porre rimedio al male. Qui, quando ella fece cadere il nemico, lo distrusse per mezzo dell’acqua, non della lancia. Non aveva un unico modo per vincere, colei che partorì Cristo e fece fuggire i barbari”.

 

Successivamente l’importanza della Theotokos alle Blacherne fu amplificata anche alla presenza di un particolare cimelio sacro. Nel 473 infatti, Leone I riuscì a procurarsi una importante reliquia ritenuta collegata alla Vergine: il suo manto o velo, il così detto Maphorion.

 

La reliquia fu avviluppata in un drappo di seta purpurea – simbolo del potere imperiale – chiusa con un sigillo dell’imperatore e deposta in un reliquiario di pietre e metalli preziosi. A questa principale reliquia se ne aggiungeranno altre che eleveranno ancora di più la sacralità del luogo di culto. Però, almeno inizialmente il potere di Maria di accordare vittoria e protezione non era esteso anche alla reliquia della sua veste.

 

Secondo il testo che descrive l’assedio degli Avari del 621, la sua tunica non svolse alcun ruolo miracoloso durante l’avvenimento. Ma successivamente, il Maphorion iniziò a proteggere la città in varie occasioni, per esempio durante l’assedio dei Russi nel 864, la veste fu portata in processione sulle mura della città; nel 920 invece, Romano I Lecapeno si avvolse nel velo prima di uscire a negoziare la pace col sovrano bulgaro Simeone.

 

A prova di come l’importanza della reliquia divenne centrale nelle vittorie militari un sermone descrive così la forza della reliquia portata in processione sulle mura mentre la città era sotto assedio: “[…] davvero è questa santissima veste l’indumento della Madre di Dio! Essa abbracciò le mura, e i nemici inesplicabilmente ci volsero la schiena; la città la indossò, e il campo dei nemici si disperse come ad un segnale; la città se ne adornò, e i nemici furono privati delle speranze che li animavano […]”.

 

In altre parole la reliquia di Maria divenne velocemente il centro, il fulcro del culto militare alle Blacherne. Inoltre, col tempo, il 15 agosto diventò il giorno per celebrare – celebrazione che sarà estesa a tutto l’impero con l’imperatore Maurizio – una festa solenne in suo onore: in quel giorno tutta la corte si recava alle Blacherne e l’imperatore si raccoglieva, da solo, in preghiera davanti alle reliquie.

 

Solo successivamente il culto del velo come oggetto che garantiva la vittoria venne gradualmente soppiantato da una nuova devozione incentrata sulle icone mariane.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

B.V. Pantcheva, Icone e potere. La madre di Dio a Bisanzio, Editore Jaca Book, Milano 2010.

La chiesa e il monastero di San Sisto all’Appia: raccolta di studi storici, a cura di R. Spiazzi, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1992. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]