N. 93 - Settembre 2015
(CXXIV)
"MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?"
BREVE BIOGRAFIA DI GESÙ DI NAZARET - PARTE XII
di Giorgio Giannini
Il nome e gli appellativi di Gesù
Nei
Vangeli
e
negli
altri
Libri
che
compongono
il
Nuovo
Testamento
(scritti
in
origine
in
lingua
greca),
Gesù
è
indicato,
oltre
che
con
il
proprio
nome,
anche
con
vari
appellativi
e
titoli,alcuni
dei
quali
derivano
dall’Antico
Testamento.Vediamoli.
Il
nome
Gesù
Il
nome
Gesù
è
usato
ben
917
volte
nei
Libri
del
Nuovo
Testamento.
Deriva
dal
termine
greco
Iesous
(reso
in
latino
Iesus
nella
traduzione
della
Bibbia
detta
comunemente
Vulgata),
che
è la
traslitterazione
del
termine
aramaico
Yesua
(l’aramaico
era
la
lingua
comunemente
parlata
in
Palestina
nel
I
secolo
e
quindi
anche
da
Gesù),
il
quale
deriva,
a
sua
volta,
dall’ebraico
Yehosua,
che
è un
nome
teoforico
e
significa
“Dio
è
salvezza”
o “Dio
salva”.
Il
nome
Gesù
era
comune
tra
gi
Ebrei
e
quindi
era
molto
diffuso.
Si
chiama
così
anche
Giosuè
(chiamato
appunto
Iesous
nella
traduzione
in
greco
del
Vecchio
Testamento),
il
successore
di
Mosè
alla
guida
del
popolo
ebraico
nella
lunga
marcia
dall’Egitto
ad
Israele,
la
Terra
promessa
da
Dio
al
suo
“popolo
prediletto”.
Cristo-Messia
Il
termine
Cristo
(che
deriva
dal
greco
Christòs,
tradotto
in
latino
Cristus),
spesso
unito
al
nome
proprio
Gesù,
formando
la
parola
Gesù
Cristo,
compare
nei
Libri
del
Nuovo
Testamento
ben
529
volte.
Christòs
deriva
dal
verbo
crio
(ungere)
e
quindi
significa
“unto”.
Questo
termine
in
aramaico
ed
in
ebraico
è
masiah
(in
greco
Messìas,
in
latino
Messias,
in
italiano
Messia),
che
nella
tradizione
religiosa
ebraica
significa
“consacrato
dal
Signore”.
Infatti,
il
termine
Unto
era
un
titolo
onorifico
nell’antico
Israele
(come
riportato
nell’Antico
Testamento)
e
deriva
dal
fatto
che
i
Re,
i
Sacerdoti
ed i
Profeti
erano
“consacrati”
nelle
loro
funzioni
tramite
una
unzione
rituale,
fatta
con
un
olio
sacro,
a
base
di
olio
di
oliva
con
l’aggiunta
di
profumi
o di
unguenti
profumati
di
grande
valore
(in
genere,un
terzo
di
mirra,
un
terzo
di
cassia,
un
sesto
di
cinnamomo
ed
un
sesto
di
canna
aromatica).
Pertanto,
i
termini
Cristo,
Messia
e
Unto
sono
sinonimi.
L’unzione
di
Gesù
è
raccontata
in
tre
dei
quattro
Vangeli
Canonici.
In
particolare,
nel
Vangelo
secondo
Giovanni
avviene,
“sei
giorni
prima
della
Pasqua”,
nella
casa
di
Lazzaro,
a
Betania,
da
parte
di
sua
sorella
Maria
(che
vari
autori
laici
hanno
identificato
in
Maria
Maddalena),
la
quale
“prese
300
grammi
di
profumo
di
puro
nardo,
assai
prezioso,
e
cosparse
i
piedi
di
Gesù,
poi
li
asciugò
con
i
suoi
capelli”.
Il
suo
gesto
è
molto
criticato
dall’Apostolo
Giuda
Iscariota.
(Gv
12,1-7).
Il
fatto
è
anche
ricordato
brevemente
in
un
passo
precedente
(non
successivo!)
dello
stesso
Vangelo
giovanneo.
(Gv
11,1-2)
Nei
Vangeli
secondo
Matteo
e
secondo
Marco,
l’unzione
di
Gesù
è
fatta,
sempre
a
Betania,
ma “in
casa
di
Simone
il
lebbroso”,
da
una
sconosciuta,
ed
il
suo
gesto
è
criticato
dai
presenti,
compresi
i “discepoli”
di
Gesù.
(Mt
26,6-13
e Mc
14,3-9).
Invece,
nel
Vangelo
secondo
Luca
l’unzione
di
Gesù
non
è
raccontata.
Maestro-Rabbi
Il
termine
Maestro
(in
greco
didàskalos),
attribuito
a
Gesù,
compare
nel
Nuovo
Testamento
42
volte,
mentre
il
termine
Rabbi
(in
greco
Rabbi)
compare
12
volte
e la
versione
confidenziale
Rabbuni
(in
greco
Rabbouni)
compare
2
volte.
Nella
tradizione
ebraica,
il
termine
Rabbi
(dalla
radice
rab,
che
in
origine
era
un
aggettivo,con
il
significato
di
grande,
e
che
in
seguito
fu
sostantivato
con
il
significato
di
signore
e di
maestro)
era
un
titolo,
prima
onorifico
e
dal
I
sec.
ufficiale,
attribuito
ai
Dottori,
esperti
nelle
Sacre
Scritture,
ai
quali
veniva
conferito
solennemente
con
la
ordinazione
e
l’imposizione
delle
mani
sul
capo.
Dal
termine
ebraico
Rabbi
deriva
il
greco
Rabbìnos,
il
latino
Rabbinus
e
l’italiano
Rabbino.
Inoltre
è
affine
al
latino
magister,
da
cui
deriva
l’italiano
maestro.
Quindi,
i
termini
Rabbi
e
Maestro
sono
sinonimi.
Gesù
è
dunque
un
Rabbi-Maestro
e
critica
più
volte
il
comportamento
dei
Farisei
e
degli
Scribi,
che
chiama
anche
“ipocriti
…
serpenti
e
razza
di
vipere”
(Mt
23,1-10),ma
raccomanda
ai
suoi
ascoltatori
di
seguire
gli
insegnamenti
religiosi
dei
Sacerdoti,
dei
Dottori
e
degli
Scribi.
Gesù
Nazareno
Nei
Vangeli
Canonici,
Gesù
è
chiamato
6
volte
con
l’appellativo
Nazareno
(in
greco
nazarenòs,
reso
in
latino,
nella
Bibbia
detta
Vulgata,
in
Nazarenus)
ed
altre
4
volte
è
indicato
con
l’aggettivo
“di\da
Nazaret”
(in
greco
apò\ek
Nazarèt),
probabilmente
in
riferimento
al
villaggio
di
Nazaret,
in
cui
Gesù
avrebbe
vissuto,
dopo
la
sua
nascita
a
Betlemme,
per
circa
30
anni,
finchè
non
iniziò
la
sua
predicazione
(ministero),
che
si
protrasse
per
circa
3
anni
e
che
si
svolse
all’inizio
in
Galilea,
in
Perea
e
nella
Dodecapoli
e
poi
soprattutto
in
Giudea,
a
Gerusalemme.
Nel
Vangelo
secondo
Matteo,
Giuseppe,
ritornando
dall’Egitto,
dove
si
era
rifugiato
con
Maria
e
Gesù
per
scampare
ad
Erode
che
voleva
uccidere
i
bambini
fino
a
due
anni
di
età,
non
ritornò
a
Betlemme
(in
Giudea),
dove
era
nato
Gesù
e
dove
probabilmente
abitavano,
perché
vi
regnava
Archelao,
figlio
di
Erode
e
lui
“ebbe
paura
di
andarvi”,
per
cui
“si
ritirò
nella
regione
della
Galilea
e
andò
ad
abitare
in
una
città
chiamata
Nazaret,
perchè
si
compisse
ciò
che
era
stato
detto
per
mezzo
dei
profeti:
Sarà
chiamato
Nazareno”.
(Mt
2,22-23)
Questo
passo
dimostra
chiaramente
il
continuo
riferimento
di
Matteo
alle
profezie
dell’Antico
Testamento,
che
sono
realizzate
nella
vita
di
Gesù
per
dimostrare
la
sua
natura
messianica,
come
nuovo
Messia
–Cristo
–Unto
del
Signore,
che
avrebbe
liberato
Israele
dalla
dominazione
straniera
(romana).
Nel
Vangelo
secondo
Marco,
il
primo
dei
Vangeli
Canonici,Nazaret
è
citata
una
sola
volta
laddove
è
scritto
che
“Gesù
venne
da
Nazareth
di
Galilea
e fu
battezzato
da
Giovanni
nel
Giordano
“.(Mc
1,9)
In
un
altro
passo
dello
stesso
Vangelo,
è
scritto
che
dopo
aver
predicato
in
Galilea,
Gesù
“venne
nella
sua
patria
ed i
suoi
discepoli
lo
seguirono”
(Mc
6,1),
senza
però
indicare
con
precisione
quale
fosse
la “sua
patria”.
Per
alcuni
esegeti,
questi
passi
proverebbero
la
nascita
di
Gesù
a
Nazareth
e
non
a
Betlemme,
come
sostenuto
dagli
Evangelisti
Matteo
e
Luca.
Nel
Vangelo
secondo
Luca,
riguardo
alla
nascita
di
Gesù,
è
scritto
che
“Giuseppe,
dalla
Galilea,
dalla
città
di
Nazaret,
salì
in
Giudea,alla
città
di
Davide
chiamata
Betlemme”
(Lc
2,4).
Inoltre,
nello
stesso
Vangelo
è
scritto
che
dopo
la
circoncisione
di
Gesù
nel
Tempio
(all’ottavo
giorno
dalla
nascita)
e
dopo
la
sua
presentazione
al
Tempio
(al
40°
giorno
dalla
nascita,
dopo
la
purificazione
della
madre)
i
membri
della
Sacra
Famiglia
“fecero
ritorno
in
Galilea,alla
loro
città
di
Nazaret”,
dove
“il
bambino
cresceva
e si
fortificava,
pieno
di
sapienza,
e la
grazia
di
Dio
era
su
di
lui”
(Lc
2,39-40).
Più
avanti,
nello
stesso
Vangelo,
Nazaret
è
indicato
come
il
luogo
“dove
era
cresciuto”.
(Lc
4,16)
Nel
Vangelo
lucano,
Nazaret
è
quindi
il
luogo
in
cui
vivevano
Giuseppe
e
Maria
prima
della
nascita
di
Gesù
e
dove
ritornarono,
dopo
la
sua
nascita,
avvenuta
a
Betlemme
dove
si
erano
recati
per
il
censimento.
Nel
Vangelo
secondo
Giovanni,
Gesù
è
indicato
come
“figlio
di
Giuseppe,
di
Nazaret”
(Gv
1,45)
ad
indicare
che
il
padre
putativo
Giuseppe
viveva
in
questo
villaggio,
naturalmente
con
la
moglie
Maria,
madre
di
Gesù.
Qualche
studioso,
per
giustificare
l'appellativo
di
Nazareno,
ritiene
che
il
luogo
della
nascita
di
Gesù
sia
Betlemme
di
Nazar,
a
circa
10
Km
da
Nazaret.
In
questo
modo,
si
concilia
l’origine
messianica
davidica
di
Gesù,
essendo
nato
a
Betlemme,
con
la
sua
vita
a
Nazaret.
Secondo
i
Vangeli,
sembra
che
il
villaggio
di
Nazaret
era
ubicato
vicino
al
Lago
di
Tiberiade
(Mar
di
Galilea
o
Lago
di
Genesaret),dato
che
Gesù,
dopo
l’arresto
di
Giovanni
Battista,
”lasciò
Nazaret
e
andò
ad
abitare
a
Cafarnao,sulla
riva
del
Lago
“
(Mt
4,13).
Il
villaggio
di
Cafarnao,
in
un
altro
passo
dello
stesso
Vangelo
è
indicato
come
la “sua
città”
(Mt
9,1).
In
effetti,
Gesù
vi
soggiorna
spesso
all’inizio
del
suo
ministero
in
Galilea.
Alcuni
storici
ritengono
però
che
il
villaggio
di
Nazaret
non
esisteva
al
tempo
di
Gesù
perché
non
è
menzionato
né
nell'Antico
Testamento
né
dallo
storico
filoromano
Giuseppe
Flavio
e
quindi
è di
fondazione
recente.
Invece,
gli
scavi
archeologici
hanno
evidenziato
resti
di
abitazioni
del
medio
periodo
del
bronzo
(900-600
a.
C.).
L’attuale
villaggio
di
Nazaret
si
trova
sulle
propaggini
dei
Monti
della
Galilea,
a
circa
140
Km
da
Gerusalemme
(ha
circa
70.000
abitanti,
due
terzi
mussulmani
ed
un
terzo
cristiani).
Infine,alcuni
autori
laici
ritengono
che
il
villaggio
in
cui
è
nato
ed
ha
vissuto
Gesù
sia
Gamala
(ubicato
sul
Golan,
vicino
al
Lago
di
Tiberiade),
che
era
la
patria
di
Giuda
il
Galileo,che
era
il
Capo
del
Movimento
antiromano
dei
Galilei,
i
ribelli
che
attuarono
la
prima
rivolta
antiromana
contro
il
censimento
fiscale,
nell'anno
7 d.
C.
(Vedere
al
riguardo
il
precedente
articolo
su
Gesù-Giovanni
di
Gamala,
pubblicato
sullo
scorso
numero
di
luglio
della
Rivista).
Secondo
Giulio
Africano
(del
II
sec.)
citato
da
Eusebio
di
Cesarea
nella
sua
Storia
Ecclesiastica
(1.7.14),
a
Nazaret
abitavano
i
parenti
di
Gesù
(desposunoi).
Secondo
S.
Girolamo
(V
secolo),
Nazaret
era
un
piccolo
villaggio,vicino
alla
città
romana
ellenistica
di
Sifforis
(attuale
Zippori),
che
era
un
importante
centro
commerciale
della
Galilea.
La
tradizione
cristiana
non
ha
tramandato,
fin
dai
primi
secoli,
la
memoria
del
luogo
in
cui
avrebbe
vissuto
la
Sacra
Famiglia
a
Nazaret,
diversamente
da
quello
che
è
stato
fatto
per
il
luogo
dell'Annunciazione
del
concepimento
di
Maria
da
parte
dell’Arcangelo
Gabriele,
che
è
ricordato
a
Nazaret
dalla
Basilica
dell’Annunciazione,
nella
quale
c’è
la
Grotta
dell’Incarnazione,
che
sarebbe
il
luogo
in
cui
Maria
ricevette
la
visita
dell’Arcangelo,
che
le
annuncia
il
suo
concepimento
divino
per
opera
dello
Spirito
Santo.
Allo
stesso
modo,
il
luogo
della
nascita
di
Gesù
è
ricordato
a
Betlemme
dalla
Basilica
della
Natività.
Però,
una
tradizione
del
VII
sec.
identifica
a
Nazaret
la
casa
ed
il
laboratorio
artigianale
(la
falegnameria)
di
Giuseppe
(e
poi
di
Gesù)
nel
sito
della
Chiesa
di
S.
Giuseppe,
costruita
nel
1914
sul
sito
della
antica
Chiesa
della
nutrizione,
citata
da
Arculfo,
un
pellegrino
che
visitò
nel
670
la
Terra
Santa
e
scrisse
la
cronaca
del
suo
viaggio,intitolata
De
locis
sanctis.
Secondo
un’altra
ipotesi,
Nazareno
era
un
titolo
religioso
corrispondente
a
Maestro-Rabbi,
presso
la
Comunità
degli
Esseni,
secondo
alcuni
rotoli
trovati
a
Qumram,
vicino
al
Mar
Morto,
nel
1946.
Gesù
Nazoreo
o
Nazireo
Nei
Vangeli
e
negli
Atti
degli
Apostoli,
Gesù
è
chiamato
13
volte
Nazoreo,
in
greco
nazoràios,
che
è
stato
erroneamente
tradotto
con
il
termine
Nazareno.
Al
riguardo,
alcuni
autori
laici
ritengono
che
gli
Evangelisti
abbiano
utilizzato
il
termine
nazoreo,
con
una
connotazione
teologico-messianica,
che
in
seguito,
nella
traduzione
in
latino
della
Bibbia
detta
Vulgata,
è
diventato
Nazareno,
riferito
a
Nazaret,
cioè
al
luogo
in
cui
Gesù
aveva
vissuto.
Il
termine
nazoreo,
però,
probabilmente,
è
stato
confuso
con
il
termine
nazireo
(in
greco
naziràios),
che
è la
traslitterazione
dell'aramaico
nazir,
che
deriva
dal
verbo
“separare”
e
quindi
significa
“separato”,
per
indicare
gli
appartenenti
ad
una
setta
religiosa,
alla
quale,
secondo
gli
Ebrei
del
I
secolo,
appartenevano
i
Cristiani.
Al
riguardo,
il
termine
nazoreo
è
già
usato
nel
I
secolo
come
sinonimo
di
“cristiano”,
per
indicare
i
seguaci
di
Gesù-Cristo.
Però,il
termine
nazireo
indica
anche
colui
che
è
stato
“consacrato
a
Dio”
con
il
voto
di
Nazireato.
Pertanto,
il
Nazireo
è
una
persona
(uomo
o
donna)
che
ha
fatto
voto
di
seguire
alcuni
rigidi
precetti
di
vita,.
Al
riguardo,
gli
obblighi
del
Nazireato
sono
illustrati
nella
Bibbia,
nel
Libro
dei
Numeri
(6,1-21)
e
nel
Libro
dei
Giudici
(Gc
13,1-14).
In
particolare,
il
Nazireo
aveva
tre
obblighi:
-
non
poteva
mangiare
cibi
impuri
né
provenienti
dalla
vigna.
Pertanto,
non
poteva
bere
vino,
aceto
e
liquori,né
mangiare
uva,neppure
passita;
-
doveva
lasciare
crescere
i
capelli,
evitando
di
tagliarli;
-
non
poteva
toccare
cadaveri
o
entrare
nelle
tombe
(perchè
diventava
“impuro”).
Pertanto,
non
poteva
partecipare
ai
funerali,
neppure
di
un
familiare
o di
un
parente,
e
non
poteva
entrare
in
un
cimitero.
Il
voto
di
Nazireato
era
in
genere
temporaneo
(per
un
periodo
superiore
a 30
giorni),
ma
poteva
anche
essere
permanente
(per
tutta
la
vita)
e
poteva
anche
essere
prestato
fin
dal
seno
materno
–ab
utero
(come
Sansone,
che
fu
ricompensato
da
Dio
con
una
straordinaria
forza).
Alla
scadenza
del
voto,
il
Nazireo
offriva
tre
sacrifici
a
Dio
nel
Tempio
di
Gerusalemme:
- Il
primo
sacrificio
era
un
agnello,
come
offerta
d’olocausto
(olah),
bruciato
sull’altare
del
tempio);
- Il
secondo
sacrificio
era
una
pecora,
come
offerta
del
peccato
(hatat);
- Il
terzo
sacrificio
era
un
capretto,
come
offerta
di
pace
(shelanim),accompagnata
con
un
cesto
di
pane
azzimo
(matzah)
e di
grano
e
con
una
libagione.
Dopo
aver
compiuti
questi
tre
sacrifici,
il
Sacerdote,
nella
corte
esterna
del
Tempio,
radeva
i
capelli
del
Nazireo,
che
poi
erano
bruciati.
Alcuni
personaggi
biblici
erano
Nazirei,
fin
“dal
seno
materno”,
come
Sansone
(Gc
13,2-7)
e
Giovanni
Battista,
che
secondo
l’annuncio
fatto
dall’angelo
al
padre
Zaccaria
“non
berrà
vino
né
bevande
inebrianti”
(Lc
1,15).
Anche
S.
Paolo
probabilmente
fece
voto
di
Nazireato
perché
“ a
Cencre
si
era
rasato
il
capo
a
causa
di
un
voto
che
aveva
fatto”(At
18,18).
Alcuni
autori
ritengono
che
anche
Gesù
fosse
un
Nazireo,
per
il
fatto
che
portava
i
capelli
lunghi.
I
Nazirei
erano
anche
una
setta
religiosa.
A
loro
si
riferisce
il
Vangelo
(apocrifo)
dei
Nazorei.
In
Iraq
esistono
tutt'ora
i
seguaci
di
questa
setta,
chiamati
Mandei.
Altri
appellativi
Gesù
è
indicato
come
Signore,
125
volte,
soprattutto
negli
Atti
degli
Apostoli
e
nelle
Lettere.
Spesso
il
termine
è
unito
all’aggettivo
nostro,
in
genere
anteposto
al
nome
proprio,
in
modo
da
formare
la
parola
“nostro
Signore
Gesù
Cristo”.
Gesù,
riferendosi
a se
stesso,
si
attribuisce
spesso
il
titolo
Figlio
dell’uomo
(che
ricorre
84
volte),
in
cui
il
termine
uomo
indica
l’essere
umano
e
non
l’uomo
“maschio”.
Al
tempo
di
Gesù,
l’espressione
aveva
una
forte
connotazione
messianico-
escatologica.
Gesù
è
chiamato,
in
52
occasioni,
Figlio
di
Dio
o
Figlio
dell’Altissimo,
come
dice,
dopo
la
sua
morte
sulla
croce,
il
Centurione
romano
nel
Vangelo
secondo
Marco
(Mc
15,39).
Questa
espressione,
che
normalmente
indica
una
chiara,
stretta
ed
indissolubile
relazione
con
Dio,
nel
Nuovo
Testamento
indica
una
vera
“filiazione
divina”,
essendo
Gesù
Figlio
di
Dio,
concepito
tramite
la
Vergine
Maria.
Gesù
è
chiamato,
per
35
volte,
Re
(in
greco
basilèus),
Re
dei
Giudei
(basilèus
ton
Iudàion),
Re
d’Israele
(basilèus
Israel),
Re
dei
Re
(basilèus
basilèon)
soprattutto
nei
racconti
evangelici
della
sua
passione,
in
particolare
durante
gli
interrogatori
davanti
al
Sommo
Sacerdote,
al
Sinedrio
ed
al
Procuratore
romano
Ponzio
Pilato.
Gesù
è
anche
chiamato
12
volte
Figlio
di
Davide
(in
greco
uiòs
David),
per
sottolineare
al
sua
discendenza
davidica,
come
si
evince
nelle
due
genealogie
riportate,
in
modo
differente,
dal
Vangelo
secondo
Matteo
(Mt
1,1-16)
e
dal
Vangelo
secondo
Luca
(Lc
3,23-38).
L’attributo
di
Re
era
quindi
collegato
a
quello
di
Messia,
atteso
dagli
Ebrei
per
essere
liberati
dalla
dominazione
straniera
(romana).
Gesù
è
anche
chiamato
15
volte
Profeta
(in
greco
profètes),
che
è
una
persona
incaricata
da
Dio
di
parlare
in
suo
nome,
molto
spesso
prevedendo
gli
eventi
futuri.
Infine,
Gesù
è
chiamato
17
volte
Sommo
Sacerdote
(in
greco
archirèus)
o
Sacerdote
(hierèus)
nella
Lettera
agli
Ebrei.
Il
Sacerdote
svolgeva
i
riti
religiosi;
era
quindi
l’intermediario
tra
Dio
ed
il
popolo.
Questa
funzione
è
riconosciuta
anche
a
Gesù.
Gesù
è
anche
chiamato
7
volte
Dio
(in
greco
Theòs),
di
cui
4
volte
esplicitamente
e
tre
volte
tramite
perifrasi.
Il
Concilio
di
Nicea
del
325
ha
dichiarato
la
consustanzialità
di
Gesù
(Figlio
di
Dio)
con
Dio
(Padre).
Gesù
è
chiamato
6
volte
Logos
(dal
greco
lògos,
che
ha
vari
significati,
in
particolare
“parola”)
nel
Vangelo
secondo
Giovanni
e
nell’Apocalisse.
Nella
traduzione
in
latino
della
Bibbia,
detta
Vulgata,
il
termine
lògos
è
tradotto
con
Verbum
(Verbo,
Parola).
Gesù
è
chiamato
4
volte
Figlio
di
Giuseppe.
Però,
come
abbiamo
visto
dai
Vangeli,
il
legame
non
era
carnale
(di
filiazione
biologica),
ma
putativo
(cioè
“si
riteneva”
che
fosse
figlio
di
Giuseppe,
come
è
detto
nel
Vangelo
secondo
Luca
(Lc
3,23).
Infine
Gesù
è
chiamato
una
sola
volta
Emmanuele
(in
greco
Emmanouèl),
che
è la
traslitterazione
del
termine
ebraico
Immanuèl,
che
significa
“Con
noi
Dio”,
nel
Vangelo
secondo
Matteo,
laddove
un “Angelo
del
Signore”,
apparso
a
Giuseppe,
chiama
così
il
figlio
che
stava
per
nascere,
concepito
in
Maria
“dallo
Spirito
Santo”,
cioè
per
volere
divino
(Mt
1,23).
Infine,
nel
Vangelo
secondo
Giovanni,
Gesù
è
chiamato
spesso
con
espressioni
allegoriche:
agnello
o
agnello
di
Dio
o
agnello
immolato,
soprattutto
nell’Apocalisse
(ben
29
volte);
luce
e
luce
del
mondo;
pastore,Buon
pastore,
pastore
grande;
pane
della
vita,
pane
vivo,
pane
di
Dio;
vita,
autore
della
vita;
vite;
porta:via;
Verità.