N. 92 - Agosto 2015
(CXXIII)
"MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?"
Breve biografia di Gesù di Nazaret - PARTE XI
di Giorgio Giannini
Nell’ultimo decennio c‘è stata un’esplosione di testi sulla figura di Gesù, alimentata dall’uscita prima del romanzo storico thriller Il Codice da Vinci (The Da Vinci Code), di Dan Brown, pubblicato nel 2003 e in Italia nel 2004, e poi dall’omonimo film The Da Vinci Code, che ne è stato ricavato dal regista Ron Howard nel 2006.
Alcuni libri di questa
ricca
letteratura
gesuana
fanno
delle
ipotesi
molto
suggestive
sul
personaggio
storico
di
Gesù,
che
vogliamo
sinteticamente
presentare.
GESÙ È
GIUDA
IL
GALILEO?
Daniel T. Unterbrink,
nel
suo
libro
Gesù
&
Gesù
un
ribelle
ebreo;sfidò
Roma;
morì
sulla
croce;e
la
Chiesa
lo
trasformò
in
dio,
Alterego
Editore,
Vittoria
(Ragusa),
basato
su “vere
e
proprie
analisi
storiografiche
e
testuali”,
ha
elaborato
una
ipotesi
rivoluzionaria
su
Gesù
(come
si
legge,
nel
sito
“Studi
sul
Nuovo
Testamento”,
nella
presentazione
della
edizione
italiana),
“dopo
aver
analizzato
a
fondo
le
opere
scritte
dallo
storico
ebreo
del
I
secolo,
Giuseppe
Flavio”
(Guerra
Giudaica,
Antichità
Giudaiche).
Unterbrink, sostiene che
“
il
Gesù
cristiano
è la
trasposizione
religiosa
di
un
vero
personaggio
vissuto
a
quei
tempi
e
che
lottò
contro
i
romani.
Il
suo
nome
era
Giuda
il
Galileo,
che
era
anche
chiamato
Giuda
di
Ezechia
perché
era
figlio
del
Sacerdote
Ezechia,
di
Tracontis,
nella
Galilea
Orientale,
che
aveva
guidato
nel
45
a.
C.
la
rivolta
contro
il
Re
seleucido
Ircano
II,
sostenuto
dai
Romani,
ed
era
stato
sconfitto
e ucciso
nel
44
a.
C.
da
Erode Antipatro,
Padre
di
Erode
il
Grande,
che
in
seguito
su
insediato
dai
Romani
sul
trono
dei
Re
ebrei
Asmonei.
Secondo Unterbrink, “la
figura
di
Gesù
altro
non
è
che
il
prodotto
finale
della
“rielaborazione”
in
chiave
mistica
di
un
personaggio
realmente
vissuto,
vale
a
dire
un
patriota
giudeo
che,
nel
tentativo
di
opporsi
all’occupazione
romana
della
Palestina,
tra
il 6
e il
19
d.
C.
capeggiò
un
movimento
di
resistenza
fortemente
legato
alle
tradizioni
giudaiche,
pagando
alla
fine
il
suo
ardire
con
la
morte
per
crocefissione”.
Inoltre,
Unterbrink
sostiene
che
la
rivolta
guidata
da
Giuda
il
Galileo
era
la
lotta
antiromana
di
una
piccola
banda
di
Zeloti
e
non
una
vera
insurrezione
popolare
contro
i
Romani.
Per Unterbrink, “ci
sono
due
Gesù:da
un
lato
quello
storico…il
ribelle
che
osò
sfidare
Roma
pagando
(questo
sua
scelta)
a
prezzo
della
vita;
dall’altro,
invece,
il
Gesù
dei
Vangeli
e
della
Chiesa,
il
Figlio
di
Dio
inviato
dal
cielo
a
redimere
l’umanità
e
che
in
questa
veste
è
giunto
fino
a
noi.
Ebbene.
. il
Gesù
della
Chiesa
non
è
altro
che
una
rivisitazione
in
chiave
spirituale
del
vero
Gesù…di
quel
patriota
che
tentò
di
instaurare
il
Regno
dei
Cieli,
ma
solo
nel
senso
di
un
ritorno
ad
una
nazione
giudaica
libera
da
ogni
dominio
straniero
e
sottomessa
all’unico,
vero
Signore:il
Dio
di
Mosè”.
Questa ipotesi, “basata
su
fatti
e
documenti
storici...
si
inserisce
nel
filone
del
revisionismo
storico,
secondo
il
quale
è
necessario
considerare
Gesù
in
una
prospettiva
nuova,
vale
a
dire
come
figura
storica
reale,
concreta,
ma
del
tutto
diversa
da
quella
che
la
Chiesa
e il
Cristianesimo
ci
hanno
presentato
per
duemila
anni.
Non
più
una
acritica
accettazione
del
Figlio
di
Dio
dei
Vangeli,
ma
neppure
una
sua
totale
negazione
come
mito
o
“invenzione”
della
Chiesa
primitiva;
piuttosto,
si
fa
strada
l’ipotesi
secondo
cui
l’identità
di
Gesù
coinciderebbe
in
realtà
con
quella
di
un
altro
personaggio
storico,
del
tutto
umano,
che
il
tempo
e
il
mito
hanno
gradualmente
ammantato
di
una
veste
divina”.
Unterbrink
giunge
a
questa
conclusione,
“utilizzando
le
fonti
a
disposizione”,
citate
con
precisione.
Giuseppe Flavio, nella
sua
opera
Guerra
Giudaica
(che
è la
principale
fonte
storica
della
guerra
combattuta
dagli
ebrei
contro
i
Romani,
nella
quale
Giuseppe
Flavio
era
il
Comandante
dei
ribelli
nella
Galilea
e
divenne
filo
romano
dopo
la
sconfitta)
racconta
di
Giuda
il
Galileo,
ma
non
dice
molto
su
Gesù,
eccetto
che
fu
condannato
alla
crocifissione
da
Ponzio
Pilato.
In
verità,
alcuni
studiosi
hanno
dubitato
della
veridicità
di
quel
passo
di
Giuseppe
Flavio.
Anche Unterbrink ritiene
che
si
tratti
di
un
falso,
inserito
all’inizio
del
IV
secolo
da
un
autore
cristiano.
Ipotizza
però
che
“quel
passo
sia
stato
forgiato
ad
arte
non
solo
per
fornire
una
prova
della
storicità
di
Gesù,
ma
anche
e
soprattutto
per
sostituire
il
brano
in
cui
Giuseppe
Flavio
avrebbe
parlato
della
morte
di
Giuda
il
Galileo”.
Infatti,
Unterbrink
ritiene
molto
strano
il
silenzio
dello
storico
ebreo
“riguardo
alla
morte
di
Giuda”,
tanto
più
che,
di
contro,
lo
storico
documenta
la
crocifissione
di
due
dei
figli
di
Giuda
(Giacomo
e
Simone,
condannati
a
morte
dai
romani
nel
45-47
d.C.),
la
lapidazione
di
un
altro
figlio
o
nipote
di
Giuda,
Menahem
(che
entrò
a
Gerusalemme,
alla
maniera
di
Gesù,
nel
66
d.C.)
e
il
suicidio
di Eleazar,
nipote
di
Giuda,
che
guidò,
dopo
la
conquista
di
Gerusalemme
da
parte
dei
Romani
(che
distrussero
il
Tempio),
l’estrema
difesa
dei
ribelli,
che
asserragliati
nella
fortezza
di
Masada
preferirono,
nell’anno
73,
suicidarsi
in
massa
piuttosto
che
arrendersi
ai
Romani.
Unterbrink ritiene incomprensibile
che
Giuseppe
Flavio
abbia
“dimenticato”
di
raccontare
la
morte
di
Giuda
il
Galileo.
Per
questo
motivo,
ha
elaborato
la
sua
ipotesi,
che
abbiamo
illustrato.
Pertanto,
la
Chiesa
Cristiana
delle
origini
si è
appropriata
del
mito
di
Giuda
il
Galileo,
”scindendo”
però
questo
personaggio
dal
suo
vero
passato
ed
elaborando
il
“mito
di
Gesù”,
per
di
più
spostando
“in
avanti
di
due
decenni
abbondanti”
la
storia
di
Gesù,
”proprio
nel
tentativo
di
evitare
ogni
sovrapposizione
tra
Giuda
e
Gesù”.
Naturalmente,
questa
suggestiva
ipotesi
è un
“autentico
scandalo
per
la
dottrina
della
Chiesa,
secondo
la
quale
la
Bibbia
è
verità
ispirata
da
Dio
e,
come
tale,
non
può
contenere
errori”.
Questa ipotesi di Unterbrink
“è
suffragata
da
una
serie
di
elementi
che
accomunano
Giuda
il
Galileo
a
Gesù
di
Nazaret”,
primo
fra
tutti
“la
fondazione
di
un
nuovo
Movimento”.
Giuda,
infatti,
come
racconta
anche
Giuseppe
Flavio,
diede
vita
ad
una
nuova
filosofia,
denominata
“Quarta
Filosofia”
per
il
popolo
ebreo,
dopo
quella
dei
Sadducei,
dei
Farisei,
degli
Esseni.
Inoltre, il Movimento
rivoluzionario
dei
“Galilei”,
guidato
da
Giuda,
era
molto
simile
al
Cristianesimo
delle
origini.
GESÙ È
GIOVANNI
DI
GAMALA?
Alcuni studiosi hanno
ipotizzato
che
Gesù
era
un
rivoluzionario,
che
ha
combattuto
contro
l’occupazione
romana
e
che
è
stato
sconfitto,
catturato
e
crocifisso
dai
Romani.
Quindi,
è
stato
successivamente
“mitizzato”
e
trasformato
in
Dio
dai
suoi
seguaci,
fino
a
dare
vita
ad
una
vera
Religione,
il
Cristianesimo,
professato
nel
suo
nome
da
una
nuova
Chiesa,
con
il
suo
Clero
e
con
il
suo
ambito
di
potere
terreno.
In particolare, sia David
Donnini
in
Nuove
ipotesi
su
Gesù.
La
più
straordinaria
documentata
ricostruzione
dell’identità
di
Gesù
Cristo
(Macroedizioni,
2004,
pagg.
312),
sia
Luigi
Cascioli
ne
La
favola
di
Cristo.
Inconfutabile
dimostrazione
della
non
esistenza
di
Gesù
(autoprodotto,
2002,
pagg.
153,
scaricabile
gratuitamente
dalla
Rete),
hanno
ipotizzato
che
Gesù
era
Giovanni
di
Gamala,
figlio
primogenito
di
Giuda
il
Galileo,
fondatore
della
setta
degli
Zeloti
e
pretendente
al
trono
di
Israele,
come
discendente
dalla
dinastia
dei
Re
Asmonei-Maccabei,
che
guidò
la
rivolta
dell’anno
7,
nel
corso
della
quale
rimase
ucciso.
La
ribellione
fu
duramente
repressa
dai
Romani,
che
crocifissero
circa
2.
000
ribelli
catturati.
In particolare, in base
alle
ipotesi
formulate
da
Cascioli,
Giovanni
è
detto
“di
Gamala”
perché
sarebbe
nato,
nel
12
a.
C, a
Gamala,
una
cittadina
sulle
alture
del
Golan,
che
corrisponderebbe
alla
cittadina
di
Nazaret
di
cui
parlano
i
Vangeli
Canonici,
secondo
il
quali
Nazaret
è
situata
su
un
monte,
vicino
al
Lago
di
Tiberiade,
mentre
l’attuale
Nazaret
(che
peraltro
non
esisteva
al
tempo
di
Gesù,
nel
I
sec.
) si
trova
in
collina
a
circa
40
Km
dal
Lago...
Riguardo a Nazaret, Cascioli
spiega
che
il
termine
Nazareno,
con
cui
Gesù
è
chiamato
in
alcuni
passi
dei
Vangeli,
non
si
riferisce
al
fatto
che
Gesù
abitava
in
quella
cittadina,
ma
sarebbe
una
distorsione,
operata
dagli
Evangelisti,
della
parola
Nazoreo
o
Nazireo,
derivante
dal
termine
ebraico
Nazir,
che
significa
consacrato,
che
era
usato
nell’Antico
Testamento
per
indicare
una
persona
che
aveva
fatto
il
Voto
di
nazireato,
con
il
quale
si
consacrava
a
Dio
per
tutta
la
vita
o
per
un
periodo
di
tempo.
Il
Nazireo
doveva
seguire
delle
pratiche
particolari,
come
l’astensione
dal
vino
e
dalle
bevande
fermentate
e
non
tagliare
i
capelli,
e
in
cambio
otteneva
da
Dio
una
particolare
forza
(come
Sansone)
o la
capacità
di
fare
profezie.
Alla
fine
del
Voto
(se
era
temporaneo)
il
Nazireo
doveva
fare
particolari
sacrifici
a
Dio.
Cascioli
scrive
anche
che
il
nome
Gesù
(colui
che
salva,
salvatore)
sarebbe
la
traduzione
del
termine
ebraico
Yeshua,
che
è la
contrazione
di
Yehoshua
(Giosuè).
A sostegno della sua
ipotesi,
che
Gesù
è
Giovanni
di
Gamala,
e
quindi
un
ribelle
zelota,
Cascioli
ricorda
quello
che
scrive
di
Gesù
il
filosofo
Celso:
“Colui
al
quale
avete
dato
il
nome
di
Gesù,
in
realtà
non
era
che
il
Capo
di
una
banda
di
briganti,
i
cui
miracoli
che
gli
attribuite
non
erano
che
manifestazioni
operate
secondo
la
magia
e i
trucchi
esoterici.
La
verità
e
che
tutti
questi
pretesi
fatti
non
sono
che
dei
miti
che
voi
stessi
avete
fabbricato
senza
pertanto
riuscire
a
dare
alle
vostre
menzogne
una
tinta
di
credibilità.
È
noto
a
tutti
che
ciò
che
avete
scritto
è il
risultato
di
continui
rimaneggiamenti
fatti
in
seguito
alle
critiche
che
vi
venivano
portate”
(Celso,
Discorso
veritiero).
Cascioli sostiene anche
che
il
Messia
politico
non
era
Gesù,
ma
Giovanni
Battista,
la
cui
vita
è
raccontata
nell’apocrifo
Protovangelo
di
Giacomo,
in
cui
si
narra
che
Erode
credeva
che
il
Re
dei
Giudei,
di
cui
gli
avevano
parlato
i
Magi,
era
Giovanni
Battista,
figlio
del
Sacerdote
Zaccaria,
che
pertanto
la
madre
Elisabetta
portò
in
Egitto
per
sfuggire
all’uccisione
dei
bambini
fino
a
due
anni
ordinata
da
Erode.
In
seguito,
da
adulto,
iniziò
a
sobillare
la
popolazione
contro
Erode
Antipa,
che
per
questo
motivo
lo
fece
catturare
e
uccidere
(con
la
decapitazione)
nell’anno
36.
Pertanto,
alcune
vicende
della
sua
vita
sono
state
riferite
a
Gesù.
Giovanni
di
Gamala,
figlio
di
Giuda
il
Galileo
e di
Maria,
aveva
vari
fratelli
e
sorelle,
come
era
normale
nelle
famiglie
del
tempo,
soprattutto
se
appartenenti
alla
classe
agiata
e
aristocratica.
Lo storico ebreo filo
romano
Giuseppe
Flavio
racconta
le
vicende
di
tre
figli
di
Giuda
il
Galileo
(che
quindi
sono
i
fratelli
di
Giovanni,
che
però
non
è
mai
citato):
Simone,
Giacomo
e
Menahem.
Simone
era
detto
Bariona
(che
significa
latitante,
ma
secondo
Cascioli,
per
nasconderne
la
vera
identità
il
termine
Bariona
fu
tradotto
come
“figlio
di
Giona”)
e
anche
Kefas
(Cefa),
cioè
pietra,
per
sottolinearne
non
solo
il
suo
“aspetto
imponente”,
ma
anche
il
temperamento
iracondo
e
aggressivo,
tipico
di
un
guerrigliero
zelota.
Fu
catturato
dai
Romani,
sotto
il
Procuratore
Tiberio
Alessandro,
e
giustiziato,
mediante
la
crocefissione,
insieme
con
il
fratello
Giacomo,
nell’anno
46.
Secondo
Cascioli,
gli
Evangelisti
si
sarebbero
ispirati
a
lui
per
i
personaggi
dell’Apostolo
Simone
Pietro
(che
in
effetti
era
focoso
e
bellicoso)
e di
Simone,
uno
dei
quattro
fratelli
di
Gesù
(Mt
13,
55).
Giacomo
era
detto
Zaddik,
cioè
Giusto,
e fu
crocefisso
insieme
con
il
fratello
Simone
nel
46.
Secondo
Cascioli,
gli
Evangelisti
si
sarebbero
ispirati
a
lui
per
i
personaggi
dei
due
Apostoli
Giacomo
il
Maggiore
e
Giacomo
il
Minore
e di
Giacomo
il
Giusto,
uno
dei
quattro
fratelli
di
Gesù,
che
fu
il
primo
Vescovo
della
Comunità
cristiana
di
Gerusalemme
e
che
fu
lapidato
nel
44,
insieme
con
altre
persone,
perché
accusate
di
violazione
della
Legge
di
Mosè
dal
Sinedrio,
su
indicazione
del
Sommo
Sacerdote
Anano.
Menahem
(il
cui
vero
nome
era
Giuseppe),
era
l’ultimo
figlio
di
Giuda
il
Galileo,
nato
nell’anno
6.
Divenne
il
capo
degli
Zeloti
durante
la
Prima
Guerra
Giudaica,
(antiromana)
del
66
quando
conquistò
Gerusalemme,
entrando
in
città
osannato
dalla
popolazione
(come
è
per
Gesù
quando
entra
in
città
prima
della
Pasqua).
Uccise
il
Sommo
sacerdote
Anania,
ma
fu
ucciso
dai
sostenitori
del
Sacerdote,
nel
settembre
del
66.
Secondo
Cascioli,
gli
Evangelisti
si
sarebbero
ispirati
a
lui
per
il
personaggio
di
Giuseppe,
uno
dei
quattro
fratelli
di
Gesù,
riferendo
anche
a
Gesù
alcune
sue
azioni
(come
appunto
l’ingresso
trionfale
a
Gerusalemme,
in
cui
è
osannato
come
Messia).
Inoltre, secondo Cascioli,
Giovanni
di
Gamala
aveva
un
altro
fratello,
Giuda,
detto
Didimo,
Teuda
(Taddeo),
Tommaso
(parole
che
significano
“gemello”,
per
la
sua
somiglianza
con
il
fratello
Giovanni),
che
fu
giustiziato,
mediante
decapitazione,
nel
45,
per
avere
organizzato
una
“sommossa
messianica”
(per
l’avvento
del
nuovo
Messia).
La
sua
testa
mozzata
fu
portata
a
Gerusalemme.
Gli
Evangelisti
si
sarebbero
ispirati
a
lui
per
i
personaggi
dei
due
Apostoli
Tommaso,
detto
Didimo,
e
Giuda
Taddeo
e di
Giuda,
uno
dei
quattro
fratelli
di
Gesù.
Secondo Cascioli,
Giovanni
di
Gamala
aveva
anche
delle
sorelle,
di
cui
però
non
si
sa
nulla,
che
avrebbero
ispirato
il
riferimento
evangelico
alle
sorelle
di
Gesù,
di
cui
però
i
Vangeli
Canonici
non
dicono
nulla,
neppure
il
nome.
Secondo Cascioli,
Giovanni
aveva
sposato
Maria
di
Betania,
figlia
di
Giairo
e
sorella
di
Lazzaro,
che
in
verità
è
Maria
Maddalena.
Infatti,
il
personaggio
di
Maria
di
Betania
è
stato
sdoppiato
dagli
Evangelisti
anche
per
occultare
il
fatto
che
era
la
moglie
di
Giovanni.
Secondo Cascioli, Lazzaro,
figlio
di
Simone
(ben
Simone),
era
il “discepolo
che
Gesù
amava”,
in
base
al
Vangelo
secondo
Giovanni.
Si
suicidò
a
Gamala
dopo
la
definitiva
sconfitta
dei
ribelli
antiromani
a
Masada,
nel
73.
Giovanni
di
Gamala
fu
catturato,
come
Gesù,
nell’orto
del
Getsemani
e
crocefisso
su
un
palo
(non
sulla
croce)
nell’anno
39,
a
circa
59
anni,
durante
il
governo
del
Prefetto
romano
Marullo.
Infatti,
Ponzio
Pilato
fu
rimosso,
con
il
consenso
dell’Imperatore
Tiberio,
dal
Governatore
della
Siria,
il
Proconsole
Lucio
Vitellio
il
Vecchio,
nel
36 o
all’inizio
del
37,
per
aver
usato
eccessiva
crudeltà
nella
repressione
della
rivolta
attuata
dai
Samaritani,
nel
36,
sul
monte
Garizim.
Riguardo ai Samaritani,
erano
un
gruppo
etnico
–
religioso,
nato,
dopo
la
conquista,
nel
722
a.
C. ,
del
Regno
di
Israele
(situato
nel
Nord
dell’attuale
Palestina)
da
parte
degli
Assiri
guidati
dal
Re
Salmanassar
IV,
dalla
fusione
con
i
coloni
assiri
degli
ebrei
rimasti
a
Samaria
(l’ultima
Capitale
del
Regno
ebraico),
mentre
gli
ebrei
delle
altre
Regioni
erano
esiliati
in
Mesopotamia.
Il
loro
centro
di
culto
era
sul
Monte
Garizim,
vicino
alla
città
di
Sichem
(odierna
Nablus),
dove
avevano
costruito
un
Tempio,
distrutto
dal
Re
Ircano
nel
128
a.
C. .
Poiché
si
ritenevano
seguaci
del
più
antico
culto
religioso
ebraico,
istituito
da
Giosuè
sul
Monte
Garizim,
non
riconoscevano
l’Autorità
religiosa
del
Tempio
di
Gerusalemme
e
quindi
subirono
varie
persecuzioni,
l’ultima
nel
529,
al
tempo
di
Giustiniano.
Purtroppo, non ci sono
documenti
storici
che
provino
in
qualche
modo
l’esistenza
di
Giovanni
di
Gamala
e la
su
attività,
come,
invece,
è
per
Giuda
il
Galileo
e
per
i
suoi
figli
Simone,
Giacomo
e
Menahem,
di
cui
parla
lo
storico
Giuseppe
Flavio.
Secondo Cascioli,
Giovanni
di
Gamala
sarebbe
il
Giovanni
di
cui
scrive
Giuseppe
Flavio
nella
Guerra
giudaica:
“Eppure
Giovanni
fece
sì
che
anche
costoro
sembrassero
più
moderati
di
lui;
egli
infatti
non
soltanto
eliminò
chiunque
dava
giusti
e
utili
consigli,
trattando
costoro
come
i
suoi
più
accaniti
nemici
fra
tutti
i
cittadini,
ma
riempì
la
patria
di
una
infinità
di
pubblici
mali,
quali
inevitabilmente
doveva
infliggere
agli
uomini
chi
già
aveva
osato
commettere
empietà
verso
Dio.
La
sua
mensa
era
infatti
imbandita
con
cibi
proibiti
ed
egli
aveva
abbandonato
le
tradizionali
regole
di
purità, sicchè
non
poteva
più
far
stupore
se
uno
che
era
così
follemente
empio
verso
Dio
non
osservava
più
la
bontà
e la
fratellanza
verso
gli
uomini”.
(Giuseppe
Flavio,
Guerra
giudaica,
Libro
VII,
Capitolo
8,
263-264).
Secondo Cascioli, anche
gli
Apostoli
erano
Zeloti,
dato
che
alcuni
hanno
dei
soprannomi
con
un
chiaro
riferimento
a
questo
Movimento,
come
Simone
il
Cananeo
(detto
anche
Simone
lo
Zelota),
Giuda
Iscariota
(che
significa
sicario),
i
fratelli
Giovanni
e
Giacomo,
figli
di
Zebedeo,
detti
in
aramaico
Boanerghes
(figli
del
tuono).
Secondo Cascioli, dopo
la
definitiva
sconfitta
nella
Prima
Guerra
Giudaica,
conclusasi
con
la
distruzione
di
Gerusalemme
e
del
Tempio,
gli
Esseni,
che
avevano
sostenuto
gli
Zeloti,
accentuarono
il
messianismo
per
cui
sarebbero
stati
conosciuti
con
il
nome
di “ebrei
cristiani”,
dal
greco
chrestianòi
(traduzione
della
parola
ebraica
che
indica
i
messianisti,
seguaci
del
Messia-Cristo).
Solo nel II sec. sarebbe
nata
la
Chiesa
Cristiana,
facendo
propri
alcuni
culti
pagani
(come
quello
di
Mitra
e di
Dioniso).
Pertanto,
i
primi
Vangeli
sarebbero
stati
scritti
nel
II
secolo
e
non
nel
I
secolo.
Per
Cascioli,
il
primo
Vangelo
è
quello
di
Marcione
e
il
secondo
è
quello
di
Marco.
Infine, secondo Cascioli,
la
definitiva
falsificazione
della
storia
di
Giovanni
di
Gamala,
trasformato
in
Gesù,
avvenne
con
la
definizione
del
Canone,
approvato
dal
Concilio
di
Nicea
del
325,
con
l’intervento
dell’Imperatore
Costantino,
per
motivi
politici,
allo
scopo
di
cercare
di
riunificare
l’Impero
sotto
un’unica
Religione.
DUE
PERSONAGGI
FUSI
IN
GESÙ
Giancarlo Tranfo, come è
scritto
nel
suo
sito
www.yeshua.it,
ha
fatto
una
ricerca
storica
sulla
figura
di
Gesù
e
sul
cristianesimo
primitivo,
durata
sette
anni.
Ne
ha
tratto
il
libro
La
Croce
di
Spine
-
Gesù:
la
storia
che
non
vi è
ancora
stata
raccontata
(Chinaski
Edizioni,
2011,
con
prefazione
di
Luigi
Cascioli),
di
circa
450
pagine,
nel
quale
ipotizza
“l’esistenza
di
due
Messia:
uno
davidico
(il
Kristos,
cioè
l’Unto),
con
pretese
messianiche,
che
cercò
di
rovesciare
il
potere
di
Roma
e
uno
spirituale,
di
estrazione
probabilmente
essena
(Yeshua)”.
Pertanto,
”dall’unione
del
Messia
spirituale-sacerdotale
Gesù
(Yeshua)
e
del
Messia-Cristo
(Kristos),
nacque
Gesù
Cristo,
a
cui
fu
data
dignità
storica
e
legittimazione
divina”,
nei
racconti
della
sua
vita,
fatti
a
partire
dal
I
sec.
,
soprattutto
nei
Vangeli
Canonici.
Secondo Tranfo, “la
biografia
evangelica
del
Messia
cristiano
sarebbe
quindi
stata
costruita
attingendo
alla
vicenda
reale
di
due
personaggi
storici
realmente
esistiti:
Giovanni
di
Gamala,
il
figlio
primogenito
di
Giuda
il
Galileo,
discendente
davidico
della
famiglia
Asmonea
e
fondatore
della
setta
degli
Zeloti,
arrestato
dai
romani
sul
Monte
degli
Ulivi
e
crocifisso
per
il
reato
di
lesa
maestà,
e
Yeshua
(Gesù),
detto
ben
Panthera,
divenuto
un
illuminato
profeta,
elevato
dal
popolo
al
rango
di
Messia
sacerdotale”.
Questa
conclusione
delle
sue
ricerche
è
veramente
sconvolgente.
GESÙ
È
BEN
ANANIA?
Lo storico ebreo filo
romano
Giuseppe
Flavio
racconta
nella
Guerra
Giudaica
che
un
Egiziano
radunò
30.
000
uomini
nel
deserto
di
Giuda
e
poi
andò
sul
Monte
degli
Ulivi
(vicino
a
Gerusalemme)
da
cui
discese
per
conquistare
la
città,
in
cui
entrò
da
trionfatore,
acclamato
come
un
Re.
In
seguito,
però,
fu
sconfitto
dal
Governatore
romano
Felice,
ma
riuscì
a
sfuggire
alla
cattura.
Chi era l’Egiziano?
Era
forse
Gesù,
detto
l’Egiziano
perchè
aveva
vissuto
in
Egitto,
dove
viveva
una
numerosa
e
fiorente
Comunità
ebrea,
soprattutto
nella
grande
città
cosmopolita
di
Alessandria.
Giuseppe Flavio, nella
Guerra
Giudaica,
racconta
anche
di
un
certo
Gesù
ben
Anania,
che
era
venuto
a
Gerusalemme
per
la “festa
dei
tabernacoli”
e
nella
zona
del
Tempio,
dove
c’erano
mercanti
e
cambiamonete,
si
era
messo
a
gridare
predicendo
la
fine
del
Tempio
e di
Gerusalemme.
Fu
arrestato
e
fustigato,
ma
continuò
a
predire
non
solo
la
fine
del
Tempio
e
della
città,
ma
anche
quella
del
popolo
ebreo.
Fu
quindi
interrogato
dall’elite
dirigente
giudaica
(i
Sadducei),
che
poi
decisero
di
consegnarlo
al
Procuratore
romano,
ritenendo
che
il
suo
comportamento
non
era
una
semplice
blasfemia,
per
la
violazione
delle
Leggi
giudaiche,
che
era
punita
con
la
lapidazione,
ma
un
atto
di
ribellione
contro
l’occupazione
romana.
Pertanto,
il
Procuratore
romano
lo
fece
torturare
e
condannare
a
morte
per
sedizione
(Guerra
Giudaica
6,
300-309).
L’ episodio di Gesù
ben
Anania,
raccontato
da
Flavio
Giuseppe,
ricorda
molto
il
cosiddetto
“incidente
del
Tempio”,
raccontato
nel
Vangelo
secondo
Marco,
in
cui
Gesù,
dopo
il
suo
ingresso
trionfale
in
Gerusalemme,
in
cui
è
accolto
e
osannato
come
un
Re,
entra
nel
recinto
del
Tempio
e ne
scaccia
i
mercanti,
rovesciando
i
tavoli
dei
cambiamonete
e
dei
venditori
di
colombe
(che
i
fedeli
offrivano
in
sacrificio),
gridando
che
la “casa
di
Preghiera”
era
stata
trasformata
in
un “covo
di
ladri”.
(Mc
11,
19)
Con
questo
gesto,
Gesù
condanna
il
cosiddetto
“sistema
del
Tempio”,
basato
sul
commercio,
che
doveva
essere
inammissibile
in
un
luogo
sacro,
ma
che
invece
era
tollerato
dalla
casta
dei
Sacerdoti
e
degli
Scribi,
che
pertanto
cercano
non
solo
di
farlo
catturare
e
punire,
ma
addirittura
di
farlo
condannare
a
morte.
(Mc
11.
18)
GESÙ
È UN
TERAPEUTA?
Tra la città egiziana di
Alessandria,
dove
viveva
da
secoli
una
numerosa
e
ricca
Comunità
ebraica,
e
il
vicino
lago Maryut,
a
circa
18
Km
dalla
città,
c’è
una
collina
sulla
quale
viveva
una
piccola
Comunità
di
filosofi
greci,
chiamati
Terapeutici,
che
conducevano
una
vita
di
meditazione.
Erano
diversi
dagli
Esseni,
soprattutto
per
il
fatto
che
le
donne
erano
ammesse
a
partecipare
a
tutte
le
pratiche
e
attività
spirituali
della
Comunità.
Invece,
gli
Esseni
escludevano
le
donne
perché,
secondo
Giuseppe
Flavio,
Filone
di
Alessandria
e
Plinio,
erano
una
“distrazione”
per
gli
uomini.
I Terapeutici era
persone
facoltose
e
colte
che
avevano
fatto
una
“chiara
scelta
di
vita”,
rinunciando
ai
beni
terreni
e
vivendo
in
semplicità,
dediti
al
loro
culto.
Erano mistici e
anche
visionari,
in
quanto
cercavano
la
visione
diretta
della
realtà,
cioè
dello
“Esistente
in
sè
stesso”
(come
diceva
Filone
di
Alessandria)
per
fare
esperienza
di
ciò
che
esiste
veramente
nel
mondo.
Il
loro
scopo
di
vita
era
perseguito
anche
da
coloro
che
praticavano
i
culti
segreti,
detti
“misteri”,
soprattutto
in
Egitto.
Pregavano all’alba e al
tramonto
e
durante
il
giorno
leggevano
i
testi
sacri
ebraici,
intesi
più
come
allegoria,
che
come
testi
storici
del
popolo
ebraico.
Ogni
7
giorni
si
riunivano
e ascoltavano
il
discorso
di
uno
dei
membri
anziani
della
Comunità.
Invece,
ogni
50
giorni
c’era
un’Assemblea
plenaria
in
cui
indossavano
vesti
bianche,
mangiavano
pasti
frugali
mentre
un
coro,
formato
da
uomini
e
donne,
cantava
inni
acri.
La
cerimonia
durava
fino
all’alba,
attendendo
il
sorgere
del
Sole.
Infatti,
come
racconta
Filone
di
Alessandria,
“Stavano
con
i
visi
e
il
corpo
rivolti
verso
Est
e
quando
vedevano
il
Sole
levarsi,
alzavano
le
mani
al
cielo
e
pregavano
per
avere
giorni
luminosi
e
conoscenza
della
verità”.
I loro Sacerdoti Sadochiti
officiavano
nel
Tempio
di
Onias,
nell’Isola
Elefantina,
nel
delta
del
Nilo,
e
avevano
simpatie
per
gli
Zeloti,
molti
dei
quali,
scampati
alla
repressione
romana
dopo
la
sconfitta
della
rivolta
del
66,
si
erano
rifugiati
in
Egitto.
Il Tempio di Onias si
trovava
sulla
strada
che
portava
dalla
Giudea
ad
Eliopoli,
una
delle
città
allora
più
importanti
dell’Egitto
(dove
oggi
si
trova
l’aeroporto
de
Il
Cairo).
Pertanto,
dovevano
necessariamente
vederlo
tutti
coloro
che
giungevano
dalla
Giudea,
e
quindi
anche
Giuseppe,
Maria
e
Gesù
che
fuggivano
per
scampare
alla
uccisione
“dei
bambini
fino
a
due
anni”
(strage
degli
innocenti)
ordinata
da
Erode,
che
voleva
uccidere
Gesù
perchè
temeva
che
gli
voleva
prendere
il
Trono,
come
nuovo
Re
dei
Giudei,
come
lo
avevano
chiamato
i
Magi
venuti
dall’Oriente
per
adorarlo.
È
quindi
probabile
che
la
Sacra
Famiglia
si
sia
fermata
vicino
al
Tempio
di
Onias,
officiato
da
Sacerdoti
Sadochiti,
che
volevano
restaurare
anche
in
Giudea,
nel
Tempio
di
Gerusalemme,
la
legittima
Casta
sacerdotale
di
Aronne
(alla
quale
essi
appartenevano)
e
che
pertanto
sostenevano
la
“causa
zelota”
per
la
liberazione
della
Giudea
dall’occupazione
romana
con
la
restaurazione
della
legittima
dinastia
di
Davide,
alla
guida
di
Israele,
e
della
legittima
Casta
sacerdotale
di
Aronne,
alla
guida
del
Tempio.
Quindi,
è
possibile
che
Gesù
sia
stato
educato
dai
Sacerdoti
Sadochiti
alla
“causa
zelota”,
ammesso
che
suo
padre
Giuseppe
non
era
già
uno
Zelota.
Inoltre, i Terapeutici
avevano
una
visione
pitagorica.
Il
loro
regno
“non
era
di
questo
mondo”,
come
dice
molto
spesso
Gesù
durante
la
sua
predicazione.
Al
riguardo,
ricordiamo
il
passo
del
Vangelo
secondo
Giovanni,
in
cui
a
Pilato
che
gli
dice:
“
La
tua
gente
e i
capi
dei
Sacerdoti
ti
hanno
consegnato
a
me.
Che
cosa
hai
fatto?”,
Gesù
risponde:
“
Il
mio
regno
non
è di
questo
mondo;se
il
mio
regno
fosse
di
questo
mondo,
i
miei
servitori
avrebbero
combattuto
perché
non
fossi
consegnato
ai
Giudei,
ma
il
mio
regno
non
è di
quaggiù”.
A
Pilato
che
poi
gli
chiede
“Dunque
tu
sei
Re?”,
Gesù
risponde:
“
Tu
lo
dici:io
sono
Re”.
(Gv
18,
35-37).
In
questo
modo,
sembra
che
Gesù
abbia
rinunciato
al
ruolo
di
Messia,
che
avrebbe
guidato
la
liberazione
di
Israele
dall’occupazione
romana.
Pertanto,
gli
Zeloti,
che
confidavano
in
questo
suo
ruolo
messianico,
si
sentono
traditi
da
lui
e lo
abbandonano.
Infine, i Terapeutici,
come
i
Sacerdoti
Sadochiti
del
Tempio
di
Onias,
seguivano
il
calendario
solare
degli
Egizi
e
non
quello
lunare
degli
ebrei
di
Israele.
In conclusione, i principi
praticati
dai
Terapeutici
ricordano
molto
quelli
predicati
da
Gesù
durante
il
suo
Ministero.