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FILOSOFIA & RELIGIONE


N. 92 - Agosto 2015 (CXXIII)

"MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?"
Breve biografia di Gesù di Nazaret - PARTE XI

di Giorgio Giannini

 

Nell’ultimo decennio c‘è stata un’esplosione di testi sulla figura di Gesù, alimentata dall’uscita prima del romanzo storico thriller Il Codice da Vinci (The Da Vinci Code), di Dan Brown, pubblicato nel 2003 e in Italia nel 2004, e poi dall’omonimo film The Da Vinci Code, che ne è stato ricavato dal regista Ron Howard nel 2006.

Alcuni libri di questa ricca letteratura gesuana fanno delle ipotesi molto suggestive sul personaggio storico di Gesù, che vogliamo sinteticamente presentare.

 

GESÙ È GIUDA IL GALILEO?

 

Daniel T. Unterbrink, nel suo libro Gesù & Gesù un ribelle ebreo;sfidò Roma; morì sulla croce;e la Chiesa lo trasformò in dio, Alterego Editore, Vittoria (Ragusa), basato su “vere e proprie analisi storiografiche e testuali”, ha elaborato una ipotesi rivoluzionaria su Gesù (come si legge, nel sito “Studi sul Nuovo Testamento”, nella presentazione della edizione italiana), “dopo aver analizzato a fondo le opere scritte dallo storico ebreo del I secolo, Giuseppe Flavio” (Guerra Giudaica, Antichità Giudaiche).

 

Unterbrink, sostiene che “ il Gesù cristiano è la trasposizione religiosa di un vero personaggio vissuto a quei tempi e che lottò contro i romani. Il suo nome era Giuda il Galileo, che era anche chiamato Giuda di Ezechia perché era figlio del Sacerdote Ezechia, di Tracontis, nella Galilea Orientale, che aveva guidato nel 45 a. C. la rivolta contro il Re seleucido Ircano II, sostenuto dai Romani, ed era stato sconfitto e ucciso nel 44 a. C. da Erode Antipatro, Padre di Erode il Grande, che in seguito su insediato dai Romani sul trono dei Re ebrei Asmonei.

 

Secondo Unterbrink, “la figura di Gesù altro non è che il prodotto finale della “rielaborazione” in chiave mistica di un personaggio realmente vissuto, vale a dire un patriota giudeo che, nel tentativo di opporsi all’occupazione romana della Palestina, tra il 6 e il 19 d. C. capeggiò un movimento di resistenza fortemente legato alle tradizioni giudaiche, pagando alla fine il suo ardire con la morte per crocefissione”. Inoltre, Unterbrink sostiene che la rivolta guidata da Giuda il Galileo era la lotta antiromana di una piccola banda di Zeloti e non una vera insurrezione popolare contro i Romani.

 

Per Unterbrink, “ci sono due Gesù:da un lato quello storico…il ribelle che osò sfidare Roma pagando (questo sua scelta) a prezzo della vita; dall’altro, invece, il Gesù dei Vangeli e della Chiesa, il Figlio di Dio inviato dal cielo a redimere l’umanità e che in questa veste è giunto fino a noi. Ebbene. . il Gesù della Chiesa non è altro che una rivisitazione in chiave spirituale del vero Gesù…di quel patriota che tentò di instaurare il Regno dei Cieli, ma solo nel senso di un ritorno ad una nazione giudaica libera da ogni dominio straniero e sottomessa all’unico, vero Signore:il Dio di Mosè”.

 

Questa ipotesi, “basata su fatti e documenti storici... si inserisce nel filone del revisionismo storico, secondo il quale è necessario considerare Gesù in una prospettiva nuova, vale a dire come figura storica reale, concreta, ma del tutto diversa da quella che la Chiesa e il Cristianesimo ci hanno presentato per duemila anni. Non più una acritica accettazione del Figlio di Dio dei Vangeli, ma neppure una sua totale negazione come mito o “invenzione” della Chiesa primitiva; piuttosto, si fa strada l’ipotesi secondo cui l’identità di Gesù coinciderebbe in realtà con quella di un altro personaggio storico, del tutto umano, che il tempo e il mito hanno gradualmente ammantato di una veste divina”. Unterbrink giunge a questa conclusione, “utilizzando le fonti a disposizione”, citate con precisione.

 

Giuseppe Flavio, nella sua opera Guerra Giudaica (che è la principale fonte storica della guerra combattuta dagli ebrei contro i Romani, nella quale Giuseppe Flavio era il Comandante dei ribelli nella Galilea e divenne filo romano dopo la sconfitta) racconta di Giuda il Galileo, ma non dice molto su Gesù, eccetto che fu condannato alla crocifissione da Ponzio Pilato. In verità, alcuni studiosi hanno dubitato della veridicità di quel passo di Giuseppe Flavio.

 

Anche Unterbrink ritiene che si tratti di un falso, inserito all’inizio del IV secolo da un autore cristiano. Ipotizza però che “quel passo sia stato forgiato ad arte non solo per fornire una prova della storicità di Gesù, ma anche e soprattutto per sostituire il brano in cui Giuseppe Flavio avrebbe parlato della morte di Giuda il Galileo”. Infatti, Unterbrink ritiene molto strano il silenzio dello storico ebreo “riguardo alla morte di Giuda”, tanto più che, di contro, lo storico documenta la crocifissione di due dei figli di Giuda (Giacomo e Simone, condannati a morte dai romani nel 45-47 d.C.), la lapidazione di un altro figlio o nipote di Giuda, Menahem (che entrò a Gerusalemme, alla maniera di Gesù, nel 66 d.C.) e il suicidio di Eleazar, nipote di Giuda, che guidò, dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei Romani (che distrussero il Tempio), l’estrema difesa dei ribelli, che asserragliati nella fortezza di Masada preferirono, nell’anno 73, suicidarsi in massa piuttosto che arrendersi ai Romani.

 

Unterbrink ritiene incomprensibile che Giuseppe Flavio abbia “dimenticato” di raccontare la morte di Giuda il Galileo. Per questo motivo, ha elaborato la sua ipotesi, che abbiamo illustrato. Pertanto, la Chiesa Cristiana delle origini si è appropriata del mito di Giuda il Galileo, ”scindendo” però questo personaggio dal suo vero passato ed elaborando il “mito di Gesù”, per di più spostando “in avanti di due decenni abbondanti” la storia di Gesù, ”proprio nel tentativo di evitare ogni sovrapposizione tra Giuda e Gesù”. Naturalmente, questa suggestiva ipotesi è un “autentico scandalo per la dottrina della Chiesa, secondo la quale la Bibbia è verità ispirata da Dio e, come tale, non può contenere errori”.

 

Questa ipotesi di Unterbrink “è suffragata da una serie di elementi che accomunano Giuda il Galileo a Gesù di Nazaret”, primo fra tutti “la fondazione di un nuovo Movimento”. Giuda, infatti, come racconta anche Giuseppe Flavio, diede vita ad una nuova filosofia, denominata “Quarta Filosofia” per il popolo ebreo, dopo quella dei Sadducei, dei Farisei, degli Esseni.

 

Inoltre, il Movimento rivoluzionario dei “Galilei”, guidato da Giuda, era molto simile al Cristianesimo delle origini.

 

GESÙ È GIOVANNI DI GAMALA?

 

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che Gesù era un rivoluzionario, che ha combattuto contro l’occupazione romana e che è stato sconfitto, catturato e crocifisso dai Romani. Quindi, è stato successivamente “mitizzato” e trasformato in Dio dai suoi seguaci, fino a dare vita ad una vera Religione, il Cristianesimo, professato nel suo nome da una nuova Chiesa, con il suo Clero e con il suo ambito di potere terreno.

 

In particolare, sia David Donnini in Nuove ipotesi su Gesù. La più straordinaria documentata ricostruzione dell’identità di Gesù Cristo (Macroedizioni, 2004, pagg. 312), sia Luigi Cascioli ne La favola di Cristo. Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù (autoprodotto, 2002, pagg. 153, scaricabile gratuitamente dalla Rete), hanno ipotizzato che Gesù era Giovanni di Gamala, figlio primogenito di Giuda il Galileo, fondatore della setta degli Zeloti e pretendente al trono di Israele, come discendente dalla dinastia dei Re Asmonei-Maccabei, che guidò la rivolta dell’anno 7, nel corso della quale rimase ucciso. La ribellione fu duramente repressa dai Romani, che crocifissero circa 2. 000 ribelli catturati.

 

In particolare, in base alle ipotesi formulate da Cascioli, Giovanni è detto “di Gamala” perché sarebbe nato, nel 12 a. C, a Gamala, una cittadina sulle alture del Golan, che corrisponderebbe alla cittadina di Nazaret di cui parlano i Vangeli Canonici, secondo il quali Nazaret è situata su un monte, vicino al Lago di Tiberiade, mentre l’attuale Nazaret (che peraltro non esisteva al tempo di Gesù, nel I sec. ) si trova in collina a circa 40 Km dal Lago...

 

Riguardo a Nazaret, Cascioli spiega che il termine Nazareno, con cui Gesù è chiamato in alcuni passi dei Vangeli, non si riferisce al fatto che Gesù abitava in quella cittadina, ma sarebbe una distorsione, operata dagli Evangelisti, della parola Nazoreo o Nazireo, derivante dal termine ebraico Nazir, che significa consacrato, che era usato nell’Antico Testamento per indicare una persona che aveva fatto il Voto di nazireato, con il quale si consacrava a Dio per tutta la vita o per un periodo di tempo. Il Nazireo doveva seguire delle pratiche particolari, come l’astensione dal vino e dalle bevande fermentate e non tagliare i capelli, e in cambio otteneva da Dio una particolare forza (come Sansone) o la capacità di fare profezie. Alla fine del Voto (se era temporaneo) il Nazireo doveva fare particolari sacrifici a Dio. Cascioli scrive anche che il nome Gesù (colui che salva, salvatore) sarebbe la traduzione del termine ebraico Yeshua, che è la contrazione di Yehoshua (Giosuè).

 

A sostegno della sua ipotesi, che Gesù è Giovanni di Gamala, e quindi un ribelle zelota, Cascioli ricorda quello che scrive di Gesù il filosofo Celso: “Colui al quale avete dato il nome di Gesù, in realtà non era che il Capo di una banda di briganti, i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità e che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate” (Celso, Discorso veritiero).

 

Cascioli sostiene anche che il Messia politico non era Gesù, ma Giovanni Battista, la cui vita è raccontata nell’apocrifo Protovangelo di Giacomo, in cui si narra che Erode credeva che il Re dei Giudei, di cui gli avevano parlato i Magi, era Giovanni Battista, figlio del Sacerdote Zaccaria, che pertanto la madre Elisabetta portò in Egitto per sfuggire all’uccisione dei bambini fino a due anni ordinata da Erode. In seguito, da adulto, iniziò a sobillare la popolazione contro Erode Antipa, che per questo motivo lo fece catturare e uccidere (con la decapitazione) nell’anno 36. Pertanto, alcune vicende della sua vita sono state riferite a Gesù.

 

Giovanni di Gamala, figlio di Giuda il Galileo e di Maria, aveva vari fratelli e sorelle, come era normale nelle famiglie del tempo, soprattutto se appartenenti alla classe agiata e aristocratica. Lo storico ebreo filo romano Giuseppe Flavio racconta le vicende di tre figli di Giuda il Galileo (che quindi sono i fratelli di Giovanni, che però non è mai citato): Simone, Giacomo e Menahem.

 

Simone era detto Bariona (che significa latitante, ma secondo Cascioli, per nasconderne la vera identità il termine Bariona fu tradotto come “figlio di Giona”) e anche Kefas (Cefa), cioè pietra, per sottolinearne non solo il suo “aspetto imponente”, ma anche il temperamento iracondo e aggressivo, tipico di un guerrigliero zelota. Fu catturato dai Romani, sotto il Procuratore Tiberio Alessandro, e giustiziato, mediante la crocefissione, insieme con il fratello Giacomo, nell’anno 46.

 

Secondo Cascioli, gli Evangelisti si sarebbero ispirati a lui per i personaggi dell’Apostolo Simone Pietro (che in effetti era focoso e bellicoso) e di Simone, uno dei quattro fratelli di Gesù (Mt 13, 55).

 

Giacomo era detto Zaddik, cioè Giusto, e fu crocefisso insieme con il fratello Simone nel 46. Secondo Cascioli, gli Evangelisti si sarebbero ispirati a lui per i personaggi dei due Apostoli Giacomo il Maggiore e Giacomo il Minore e di Giacomo il Giusto, uno dei quattro fratelli di Gesù, che fu il primo Vescovo della Comunità cristiana di Gerusalemme e che fu lapidato nel 44, insieme con altre persone, perché accusate di violazione della Legge di Mosè dal Sinedrio, su indicazione del Sommo Sacerdote Anano.

 

Menahem (il cui vero nome era Giuseppe), era l’ultimo figlio di Giuda il Galileo, nato nell’anno 6. Divenne il capo degli Zeloti durante la Prima Guerra Giudaica, (antiromana) del 66 quando conquistò Gerusalemme, entrando in città osannato dalla popolazione (come è per Gesù quando entra in città prima della Pasqua). Uccise il Sommo sacerdote Anania, ma fu ucciso dai sostenitori del Sacerdote, nel settembre del 66. Secondo Cascioli, gli Evangelisti si sarebbero ispirati a lui per il personaggio di Giuseppe, uno dei quattro fratelli di Gesù, riferendo anche a Gesù alcune sue azioni (come appunto l’ingresso trionfale a Gerusalemme, in cui è osannato come Messia).

Inoltre, secondo Cascioli, Giovanni di Gamala aveva un altro fratello, Giuda, detto Didimo, Teuda (Taddeo), Tommaso (parole che significano “gemello”, per la sua somiglianza con il fratello Giovanni), che fu giustiziato, mediante decapitazione, nel 45, per avere organizzato una “sommossa messianica” (per l’avvento del nuovo Messia). La sua testa mozzata fu portata a Gerusalemme. Gli Evangelisti si sarebbero ispirati a lui per i personaggi dei due Apostoli Tommaso, detto Didimo, e Giuda Taddeo e di Giuda, uno dei quattro fratelli di Gesù.

 

Secondo Cascioli, Giovanni di Gamala aveva anche delle sorelle, di cui però non si sa nulla, che avrebbero ispirato il riferimento evangelico alle sorelle di Gesù, di cui però i Vangeli Canonici non dicono nulla, neppure il nome.

 

Secondo Cascioli, Giovanni aveva sposato Maria di Betania, figlia di Giairo e sorella di Lazzaro, che in verità è Maria Maddalena. Infatti, il personaggio di Maria di Betania è stato sdoppiato dagli Evangelisti anche per occultare il fatto che era la moglie di Giovanni.

 

Secondo Cascioli, Lazzaro, figlio di Simone (ben Simone), era il “discepolo che Gesù amava”, in base al Vangelo secondo Giovanni. Si suicidò a Gamala dopo la definitiva sconfitta dei ribelli antiromani a Masada, nel 73.

 

Giovanni di Gamala fu catturato, come Gesù, nell’orto del Getsemani e crocefisso su un palo (non sulla croce) nell’anno 39, a circa 59 anni, durante il governo del Prefetto romano Marullo. Infatti, Ponzio Pilato fu rimosso, con il consenso dell’Imperatore Tiberio, dal Governatore della Siria, il Proconsole Lucio Vitellio il Vecchio, nel 36 o all’inizio del 37, per aver usato eccessiva crudeltà nella repressione della rivolta attuata dai Samaritani, nel 36, sul monte Garizim.

 

Riguardo ai Samaritani, erano un gruppo etnico – religioso, nato, dopo la conquista, nel 722 a. C. , del Regno di Israele (situato nel Nord dell’attuale Palestina) da parte degli Assiri guidati dal Re Salmanassar IV, dalla fusione con i coloni assiri degli ebrei rimasti a Samaria (l’ultima Capitale del Regno ebraico), mentre gli ebrei delle altre Regioni erano esiliati in Mesopotamia. Il loro centro di culto era sul Monte Garizim, vicino alla città di Sichem (odierna Nablus), dove avevano costruito un Tempio, distrutto dal Re Ircano nel 128 a. C. . Poiché si ritenevano seguaci del più antico culto religioso ebraico, istituito da Giosuè sul Monte Garizim, non riconoscevano l’Autorità religiosa del Tempio di Gerusalemme e quindi subirono varie persecuzioni, l’ultima nel 529, al tempo di Giustiniano.

 

Purtroppo, non ci sono documenti storici che provino in qualche modo l’esistenza di Giovanni di Gamala e la su attività, come, invece, è per Giuda il Galileo e per i suoi figli Simone, Giacomo e Menahem, di cui parla lo storico Giuseppe Flavio.

 

Secondo Cascioli, Giovanni di Gamala sarebbe il Giovanni di cui scrive Giuseppe Flavio nella Guerra giudaica:Eppure Giovanni fece sì che anche costoro sembrassero più moderati di lui; egli infatti non soltanto eliminò chiunque dava giusti e utili consigli, trattando costoro come i suoi più accaniti nemici fra tutti i cittadini, ma riempì la patria di una infinità di pubblici mali, quali inevitabilmente doveva infliggere agli uomini chi già aveva osato commettere empietà verso Dio. La sua mensa era infatti imbandita con cibi proibiti ed egli aveva abbandonato le tradizionali regole di purità, sicchè non poteva più far stupore se uno che era così follemente empio verso Dio non osservava più la bontà e la fratellanza verso gli uomini”. (Giuseppe Flavio, Guerra giudaica, Libro VII, Capitolo 8, 263-264).

 

Secondo Cascioli, anche gli Apostoli erano Zeloti, dato che alcuni hanno dei soprannomi con un chiaro riferimento a questo Movimento, come Simone il Cananeo (detto anche Simone lo Zelota), Giuda Iscariota (che significa sicario), i fratelli Giovanni e Giacomo, figli di Zebedeo, detti in aramaico Boanerghes (figli del tuono).

 

Secondo Cascioli, dopo la definitiva sconfitta nella Prima Guerra Giudaica, conclusasi con la distruzione di Gerusalemme e del Tempio, gli Esseni, che avevano sostenuto gli Zeloti, accentuarono il messianismo per cui sarebbero stati conosciuti con il nome di “ebrei cristiani”, dal greco chrestianòi (traduzione della parola ebraica che indica i messianisti, seguaci del Messia-Cristo).

 

Solo nel II sec. sarebbe nata la Chiesa Cristiana, facendo propri alcuni culti pagani (come quello di Mitra e di Dioniso). Pertanto, i primi Vangeli sarebbero stati scritti nel II secolo e non nel I secolo. Per Cascioli, il primo Vangelo è quello di Marcione e il secondo è quello di Marco.

 

Infine, secondo Cascioli, la definitiva falsificazione della storia di Giovanni di Gamala, trasformato in Gesù, avvenne con la definizione del Canone, approvato dal Concilio di Nicea del 325, con l’intervento dell’Imperatore Costantino, per motivi politici, allo scopo di cercare di riunificare l’Impero sotto un’unica Religione.

 

DUE PERSONAGGI FUSI IN GESÙ

 

Giancarlo Tranfo, come è scritto nel suo sito www.yeshua.it, ha fatto una ricerca storica sulla figura di Gesù e sul cristianesimo primitivo, durata sette anni. Ne ha tratto il libro La Croce di Spine - Gesù: la storia che non vi è ancora stata raccontata (Chinaski Edizioni, 2011, con prefazione di Luigi Cascioli), di circa 450 pagine, nel quale ipotizza “l’esistenza di due Messia: uno davidico (il Kristos, cioè l’Unto), con pretese messianiche, che cercò di rovesciare il potere di Roma e uno spirituale, di estrazione probabilmente essena (Yeshua)”. Pertanto, ”dall’unione del Messia spirituale-sacerdotale Gesù (Yeshua) e del Messia-Cristo (Kristos), nacque Gesù Cristo, a cui fu data dignità storica e legittimazione divina”, nei racconti della sua vita, fatti a partire dal I sec. , soprattutto nei Vangeli Canonici.

 

Secondo Tranfo, “la biografia evangelica del Messia cristiano sarebbe quindi stata costruita attingendo alla vicenda reale di due personaggi storici realmente esistiti: Giovanni di Gamala, il figlio primogenito di Giuda il Galileo, discendente davidico della famiglia Asmonea e fondatore della setta degli Zeloti, arrestato dai romani sul Monte degli Ulivi e crocifisso per il reato di lesa maestà, e Yeshua (Gesù), detto ben Panthera, divenuto un illuminato profeta, elevato dal popolo al rango di Messia sacerdotale”. Questa conclusione delle sue ricerche è veramente sconvolgente.

 

GESÙ È BEN ANANIA?

 

Lo storico ebreo filo romano Giuseppe Flavio racconta nella Guerra Giudaica che un Egiziano radunò 30. 000 uomini nel deserto di Giuda e poi andò sul Monte degli Ulivi (vicino a Gerusalemme) da cui discese per conquistare la città, in cui entrò da trionfatore, acclamato come un Re. In seguito, però, fu sconfitto dal Governatore romano Felice, ma riuscì a sfuggire alla cattura.

 

Chi era l’Egiziano? Era forse Gesù, detto l’Egiziano perchè aveva vissuto in Egitto, dove viveva una numerosa e fiorente Comunità ebrea, soprattutto nella grande città cosmopolita di Alessandria.

 

Giuseppe Flavio, nella Guerra Giudaica, racconta anche di un certo Gesù ben Anania, che era venuto a Gerusalemme per la “festa dei tabernacoli” e nella zona del Tempio, dove c’erano mercanti e cambiamonete, si era messo a gridare predicendo la fine del Tempio e di Gerusalemme. Fu arrestato e fustigato, ma continuò a predire non solo la fine del Tempio e della città, ma anche quella del popolo ebreo. Fu quindi interrogato dall’elite dirigente giudaica (i Sadducei), che poi decisero di consegnarlo al Procuratore romano, ritenendo che il suo comportamento non era una semplice blasfemia, per la violazione delle Leggi giudaiche, che era punita con la lapidazione, ma un atto di ribellione contro l’occupazione romana. Pertanto, il Procuratore romano lo fece torturare e condannare a morte per sedizione (Guerra Giudaica 6, 300-309).

 

L’ episodio di Gesù ben Anania, raccontato da Flavio Giuseppe, ricorda molto il cosiddetto “incidente del Tempio”, raccontato nel Vangelo secondo Marco, in cui Gesù, dopo il suo ingresso trionfale in Gerusalemme, in cui è accolto e osannato come un Re, entra nel recinto del Tempio e ne scaccia i mercanti, rovesciando i tavoli dei cambiamonete e dei venditori di colombe (che i fedeli offrivano in sacrificio), gridando che la “casa di Preghiera” era stata trasformata in un “covo di ladri”. (Mc 11, 19) Con questo gesto, Gesù condanna il cosiddetto “sistema del Tempio”, basato sul commercio, che doveva essere inammissibile in un luogo sacro, ma che invece era tollerato dalla casta dei Sacerdoti e degli Scribi, che pertanto cercano non solo di farlo catturare e punire, ma addirittura di farlo condannare a morte. (Mc 11. 18)

 

GESÙ È UN TERAPEUTA?

 

Tra la città egiziana di Alessandria, dove viveva da secoli una numerosa e ricca Comunità ebraica, e il vicino lago Maryut, a circa 18 Km dalla città, c’è una collina sulla quale viveva una piccola Comunità di filosofi greci, chiamati Terapeutici, che conducevano una vita di meditazione. Erano diversi dagli Esseni, soprattutto per il fatto che le donne erano ammesse a partecipare a tutte le pratiche e attività spirituali della Comunità. Invece, gli Esseni escludevano le donne perché, secondo Giuseppe Flavio, Filone di Alessandria e Plinio, erano una “distrazione” per gli uomini.

 

I Terapeutici era persone facoltose e colte che avevano fatto una “chiara scelta di vita”, rinunciando ai beni terreni e vivendo in semplicità, dediti al loro culto.

 

Erano mistici e anche visionari, in quanto cercavano la visione diretta della realtà, cioè dello “Esistente in sè stesso” (come diceva Filone di Alessandria) per fare esperienza di ciò che esiste veramente nel mondo. Il loro scopo di vita era perseguito anche da coloro che praticavano i culti segreti, detti “misteri”, soprattutto in Egitto.

 

Pregavano all’alba e al tramonto e durante il giorno leggevano i testi sacri ebraici, intesi più come allegoria, che come testi storici del popolo ebraico. Ogni 7 giorni si riunivano e ascoltavano il discorso di uno dei membri anziani della Comunità. Invece, ogni 50 giorni c’era un’Assemblea plenaria in cui indossavano vesti bianche, mangiavano pasti frugali mentre un coro, formato da uomini e donne, cantava inni acri. La cerimonia durava fino all’alba, attendendo il sorgere del Sole. Infatti, come racconta Filone di Alessandria, “Stavano con i visi e il corpo rivolti verso Est e quando vedevano il Sole levarsi, alzavano le mani al cielo e pregavano per avere giorni luminosi e conoscenza della verità”.

 

I loro Sacerdoti Sadochiti officiavano nel Tempio di Onias, nell’Isola Elefantina, nel delta del Nilo, e avevano simpatie per gli Zeloti, molti dei quali, scampati alla repressione romana dopo la sconfitta della rivolta del 66, si erano rifugiati in Egitto.

 

Il Tempio di Onias si trovava sulla strada che portava dalla Giudea ad Eliopoli, una delle città allora più importanti dell’Egitto (dove oggi si trova l’aeroporto de Il Cairo). Pertanto, dovevano necessariamente vederlo tutti coloro che giungevano dalla Giudea, e quindi anche Giuseppe, Maria e Gesù che fuggivano per scampare alla uccisione “dei bambini fino a due anni” (strage degli innocenti) ordinata da Erode, che voleva uccidere Gesù perchè temeva che gli voleva prendere il Trono, come nuovo Re dei Giudei, come lo avevano chiamato i Magi venuti dall’Oriente per adorarlo. È quindi probabile che la Sacra Famiglia si sia fermata vicino al Tempio di Onias, officiato da Sacerdoti Sadochiti, che volevano restaurare anche in Giudea, nel Tempio di Gerusalemme, la legittima Casta sacerdotale di Aronne (alla quale essi appartenevano) e che pertanto sostenevano la “causa zelota” per la liberazione della Giudea dall’occupazione romana con la restaurazione della legittima dinastia di Davide, alla guida di Israele, e della legittima Casta sacerdotale di Aronne, alla guida del Tempio. Quindi, è possibile che Gesù sia stato educato dai Sacerdoti Sadochiti alla “causa zelota”, ammesso che suo padre Giuseppe non era già uno Zelota.

 

Inoltre, i Terapeutici avevano una visione pitagorica. Il loro regno “non era di questo mondo”, come dice molto spesso Gesù durante la sua predicazione. Al riguardo, ricordiamo il passo del Vangelo secondo Giovanni, in cui a Pilato che gli dice: “ La tua gente e i capi dei Sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”, Gesù risponde: “ Il mio regno non è di questo mondo;se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei, ma il mio regno non è di quaggiù”. A Pilato che poi gli chiede “Dunque tu sei Re?”, Gesù risponde: “ Tu lo dici:io sono Re”. (Gv 18, 35-37). In questo modo, sembra che Gesù abbia rinunciato al ruolo di Messia, che avrebbe guidato la liberazione di Israele dall’occupazione romana. Pertanto, gli Zeloti, che confidavano in questo suo ruolo messianico, si sentono traditi da lui e lo abbandonano.

 

Infine, i Terapeutici, come i Sacerdoti Sadochiti del Tempio di Onias, seguivano il calendario solare degli Egizi e non quello lunare degli ebrei di Israele.

 

In conclusione, i principi praticati dai Terapeutici ricordano molto quelli predicati da Gesù durante il suo Ministero.



 

 

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