N. 85 - Gennaio 2015
(CXVI)
"MA VOI, CHI DITE CHE IO SIA?"
Breve biografia di Gesù di Nazaret - PARTE IV
di Giorgio Giannini
Solo
i
Vangeli
secondo
Matteo
e
secondo
Luca
ci
danno
notizie,
peraltro
molto
scarne
ed
anche
differenti,
su
Giuseppe.
Innanzitutto,i
due
Vangeli
raccontano
che
Giuseppe
discende
dal
Re
Davide
per
sottolineare
la
discendenza
messianica
di
Gesù,
dato
che
Davide
è
stato
il
primo
Messia
(Cristo).
Però
i
due
Vangeli
divergono
in
merito
alla
paternità
di
Giuseppe.
Infatti,
nella
genealogia
riportata
nel
Vangelo
secondo
Matteo,
Giuseppe
è
figlio
di
Giacobbe
(Mt
1,16);
invece,
nella
genealogia
riportata
nel
Vangelo
secondo
Luca,
è
figlio
di
Eli.(Lc
3,23).
Gli
esegeti
cattolici
hanno
cercato
di
giustificare
la
differenza
del
nome
dei
padri
di
Giuseppe,
riportata
nelle
genealogie
dei
due
suddetti
Vangeli,
con
la
tesi
della
Legge
del
Levirato,
secondo
la
quale
se
un
uomo
sposato
moriva
senza
figli,
il
fratello
doveva
sposare
la
vedova
per
dargli
una
discendenza.
Pertanto,
Giacobbe
è il
padre
naturale
di
Giuseppe,
mentre
Levi
è il
padre
putativo,
come
del
resto
avviene
per
Gesù,
che
ha
come
padre
naturale
Dio
e
come
padre
putativo
Giuseppe.
Purtroppo,
nelle
due
genealogie,
anche
i
nomi
dei
nonni
di
Giuseppe
sono
diversi:
infatti,
è
Mattan
nel
Vangelo
secondo
Matteo
(Mt
1,15)
e
Mattat
nel
Vangelo
secondo
Luca.(Lc
3,24)
Inoltre,
nel
Vangelo
secondo
Matteo,
è
detto
chiaramente
che
Giuseppe
è lo
“sposo”
di
Maria
(Mt
1,19).
Invece,
nel
Vangelo
secondo
Luca,
si
desume
che
Giuseppe
è il
marito
di
Maria,
perchè
è “sua
sposa”.
(Lc
2,5)
Nei
due
Vangeli,
inoltre,
è
differente
il
luogo
in
cui
vive
Giuseppe.
Nel
Vangelo
secondo
Matteo,
si
desume
che
Giuseppe
abita
a
Betlemme,
città
della
Giudea
in
cui
è
nato
Davide
ed
in
cui
nasce
Gesù
(Mt
2,1),
per
sottolineare
la
sua
discendenza
messianica
da
Davide.
Invece,
nel
Vangelo
secondo
Luca,
Giuseppe
vive
a
Nazaret
e va
a
Betlemme,
con
Maria,
che
è “incinta”,
per
partecipare
al
censimento
stabilito
dalle
autorità
romane,
perché
“apparteneva
alla
casa
ed
alla
famiglia
di
Davide”.
(Lc
2,4)
Nello
stesso
Vangelo
si
racconta,
dopo
la
circoncisione
di
Gesù,
fatta
otto
giorni
dopo
la
sua
nascita,
che
Egli
è
portato
dai
genitori
(
che
però
non
sono
menzionati),
quando
ha
40
giorni,
al
Tempio
di
Gerusalemme
“per
presentarlo
al
Signore”
(Lc
2,21-22).
È la
cosiddetta
“presentazione”.
Nel
Tempio,
Gesù
è
riconosciuto
dagli
anziani
Simone
ed
Anna
come
il
futuro
Messia,
con
grande
stupore
dei
suoi
genitori.
(Lc
2,25-38)
Un
ultimo
accenno
a
Giuseppe
è
fatto
nel
Vangelo
secondo
Luca,
laddove
si
narra
che,
quando
Gesù
ha
12
anni,
è
portato
dai
genitori
a
celebrare
la
Pasqua
nel
Tempio
di
Gerusalemme.
Però,
quando
sono
in
viaggio
per
ritornare
a
Nazaret,
i
genitori
si
accorgono
che
Gesù
non
è
nella
“comitiva”
con
cui
viaggiano:
ritornano
quindi
a
Gerusalemme
e lo
trovano,
dopo
3
giorni,
nel
Tempio,
“seduto
in
mezzo
ai
Maestri
(i
Sacerdoti,
i
Dottori,
gli
Scribi),
mentre
li
ascoltava
e li
interrogava”).(Lc
3,41-46)
Dopo
questo
episodio,
narrato
solo
nel
Vangelo
secondo
Luca,
i
Vangeli
Canonici
raccontano
il
“ministero”
(la
predicazione)
di
Gesù,
dopo
aver
ricevuto
il
battesimo
da
Giovanni
Battista
nel
fiume
Giordano,
e
Giuseppe
non
è
più
menzionato,
probabilmente
perchè
è
morto,
considerato
che
Gesù,
quando
inizia
il
suo
ministero,
ha “circa
30
anni”,
come
è
scritto
nel
Vangelo
secondo
Luca
(Lc
3,23).
Vari
Padri
della
Chiesa,
nei
loro
scritti,
citano
Giuseppe
mettendo
in
risalto
soprattutto
le
sue
doti
morali
ed
il
suo
spirito
religioso,
sottolineando
in
particolare
che
non
ebbe
rapporti
carnali
con
Maria.
In
particolare,
S.
Tommaso
d'Aquino
ritiene
che
la
presenza
di
Giuseppe
è
necessaria
nel
progetto
teologico
dell'Incarnazione
di
Gesù-
Dio
fatto
uomo-
perchè,
senza
la
sua
presenza,
come
padre
putativo,Gesù
sarebbe
stato
considerato
un
figlio
illegittimo,
nato
fuori
del
matrimonio
o
frutto
di
una
relazione
adulterina,
come
sostiene
Celso,
peraltro
con
grave
danno
per
la
madre
Maria,
che
se
fosse
stata
considerata
adultera
sarebbe
stata
lapidata,
secondo
la
Legge
di
Mosè.
Questa
ipotesi
è
stata
ripresa
da
alcuni
autori
laici
che
ritengono
che
Giuseppe
sia
un
personaggio
inventato
appunto
per
dare
credibilità
ed
onorabilità
a
Maria.
NEI
VANGELI
APOCRIFI
Nel
Protoevangelo
di
Giacomo
(attribuito
a
Giacomo,
fratello
di
Gesù),
si
narra
che
Giuseppe,
prima
del
matrimonio
con
Maria,
è
stato
sposato
con
una
donna
(di
cui
non
si
fa
il
nome),
che
gli
ha
dato
quattro
figli
maschi
(Giuda,Giuseppe,Giacomo
e
Simone)
e
due
femmine
(Lisia
e
Lidia).
Rimasto
vedovo,
in
età
avanzata,
fu
convocato,
insieme
con
altri
uomini
vedovi
e
timorati
di
Dio,
appartenenti
alla
“stirpe
di
Davide”,
dal
Sacerdote
Zaccaria
del
Tempio
di
Gerusalemme
(che
probabilmente
è il
marito
di
Elisabetta,
la
parente
di
Maria,
che
diventa
in
età
avanzata
madre
di
Giovanni
Battista,
che
doveva
scegliere
un
uomo
maturo
al
quale
affidare
Maria,
di
12
anni,
che
viveva
da 9
anni
nel
Tempio
ed
aveva
dato
prova
di
santità.
Giuseppe
viene
scelto
da
Zaccaria
per
avere
“in
custodia”
Maria,
perchè
il
suo
bastone,
che
era
stato
messo
vicino
all’altare
insieme
con
quelli
degli
altri
uomini,
era
“fiorito”.
Inoltre,quando
Zaccaria
riporta
a
Giuseppe
il
bastone,
da
questo
nasce
una
colomba
che
si
posa
sul
suo
capo.
La
Chiesa
Ortodossa
accoglie
l’ipotesi
del
precedente
matrimonio
di
Giuseppe,
da
cui
ha
avuto
dei
figli,
mentre
la
Chiesa
Cattolica
ritiene,
sul
presupposto
della
“verginità
perpetua”
di
Maria
(cioè
che
è
vergine
al
momento
del
concepimento
di
Gesù,
che
lo
rimane
durante
il
parto
ed
anche
dopo,
nel
senso
che
non
ha
rapporti
sessuali
e
non
ha
altri
figli),
che
i
“fratelli”
di
Gesù
sono
in
realtà
suoi
cugini.
Anche
nel
Vangelo
dell'infanzia
dello
Pseudo
Tommaso,
noto
anche
come
I
fatti
dell’Infanzia
del
Signore,
di
probabile
derivazione
gnostica,
che
risale
al
IV
secolo
e
racconta
alcuni
episodi
della
vita
di
Gesù
in
Egitto,
dove
rimane
con
la
Famiglia
parecchi
anni
(probabilmente
fino
all’età
di
10
anni),
ci
sono
varie
citazioni
di
Giuseppe,
chiamato
”padre
del
Salvatore”.
In
particolare
si
narra
che
Egli,
“con
molta
fatica
e
pazienza
si
dedica
all’educazione
del
bambino
Gesù”
e
che
lo
manda
a
scuola
per
imparare
il
greco.
Il
fatto
che
Gesù
vada
a
scuola
per
imparare
la
lingua
greca,
significa,
molto
probabilmente,
che
Egli
vive
per
vari
anni
in
Egitto,
dove
vi
era
una
numerosa
e
florida
Comunica
ebraica
e
dove
si
parlava
comunemente
il
greco.
Inoltre,
nel
Vangelo
apocrifo
si
racconta
che
a 8
anni
Gesù
inizia
a
lavorare
con
il
padre,
per
diventare
falegname
come
lui.
In
seguito,
Giuseppe
non
compare
più
nel
Vangelo.
Infatti,
un
giorno,
mentre
sta
attraversando
con
la
madre
Maria
la
piazza
della
città
egiziana
in
cui
vive,
Gesù
vede
un
maestro
che
sta
facendo
lezione
con
i
suoi
scolari.
All’improvviso,
12
passerotti,
che
stanno
litigando
su
un
muretto,
cadono
dal
muro
sulle
ginocchia
del
maestro
e
Gesù
si
mette
a
ridere.
Il
maestro
adirato,
chiede
una
spiegazione
a
Gesù
e
poiché
non
è
soddisfatto,
si
attiva
per
farlo
cacciare
dalla
città,
insieme
con
la
madre,
senza
che
sia
menzionato
il
padre.
In
seguito,
un
angelo
appare
in
sogno
a
Maria
e le
dice
che
può
ritornare
con
Gesù
in
Giudea,
perchè
“sono
morti
coloro
che
tramavano
contro
la
sua
vita”.
Così
Maria
ritorna
con
Gesù
in
Palestina;
però
non
va
in
Giudea,
ma a
Nazaret,in
Galilea.
Il
Vangelo
di
Giuseppe
il
falegname
narra
che
Egli
godette
di
buona
salute
fino
alla
fine
dei
suoi
giorni,
all'età
di
111
anni,
e
che
fu
avvertito
da
un
angelo
che
la
sua
morte
era
vicina.
Quindi
si
recò
al
Tempio
di
Gerusalemme
per
pregare
Dio
una
ultima
volta
ed
al
suo
ritorno
si
ammalò.
Trascorse
gli
ultimi
giorni
assistito
da
Maria
e
dai
figli
del
precedente
matrimonio.
Gesù
lo
liberò
dalla
paura
della
morte
e
dell'aldilà.
Dopo
la
morte,
la
sua
anima
fu
portata
dagli
Arcangeli
in
Paradiso,
mentre
il
suo
corpo
fu
sepolto
con
tutti
gli
onori,
alla
presenza
degli
abitanti
di
Nazaret.
LA
MADRE
MARIA
NEI
VANGELI
CANONICI
Tra
i
Vangeli
Canonici
quello
che
parla
più
a
lungo
di
Maria,
la
Madre
di
Gesù,
è il
Vangelo
secondo
Luca,che
è
anche
il
più
particolareggiato
in
merito
alla
nascita
ed
all'infanzia
di
Gesù.
In
particolare,
si
racconta
che
Maria
vive
a
Nazaret,
in
Galilea,
ed è
una
“vergine,
promessa
sposa
di
un
uomo
della
casa
di
Davide,
di
nome
Giuseppe”.
Riceve
dall'Arcangelo
Gabriele,
nella
sua
casa,
l'annuncio
che
avrebbe
concepito,
attraverso
lo ”Spirito
Santo”,
cioè
senza
avere
rapporti
sessuali,
un
figlio,
che
sarebbe
nato
ed
al
quale
avrebbe
dato
il
nome
Gesù
(Lc
1,26-35).
È la
cosiddetta
“annunciazione”,che
secondo
la
Tradizione
Cristiana
avviene
(e
quindi
è
celebrata)
il
25
marzo,
9
mesi
prima
del
25
dicembre,
in
cui
avviene
(ed
è
celebrata)
la
nascita
di
Gesù.
Nel
Vangelo
secondo
Giovanni,
Maria
non
è
mai
chiamata
per
nome,
ma
sempre
con
l’appellativo
di “madre
di
Gesù”
o “sua
madre”.
È
Lei
che
fa
compiere
al
Figlio
il
primo
miracolo
del
suo
ministero,
cioè
la
moltiplicazione
del
vino
durante
il
pranzo
di
nozze
a
Cana,
in
Galilea.(Gv
2,1-11)
Maria
è
anche
citata
negli
Atti
degli
Apostoli,
in
cui
è
scritto
che,
dopo
la
resurrezione
di
Gesù,
partecipa
all’attività
della
Comunità
cristiana
di
Gerusalemme
ed
è “perseverante
nella
preghiera”,
in
attesa
della
venuta
(discesa)
dello
Spirito
Santo,
insieme
con
gli
Apostoli,
i
fratelli
di
Gesù
ed
alcune
donne.
( At
1,14)
NEI
VANGELI
APOCRIFI
Vari
Vangeli
Apocrifi
scrivono
diffusamente
di
Maria,
raccontando
episodi
della
sua
nascita
e
giovinezza.
In
particolare,
nel
Vangelo
della
Natività
di
Maria
o
Protovangelo
di
Giacomo
i
suoi
genitori
sono
Anna
e
Gioacchino,
che
vivono
a
Gerusalemme,
e
che
la
concepiscono
in
tarda
età.
Maria
inizia
a
camminare
a 6
mesi.
Quando
compie
3
anni,
è
portata
nel
Tempio
per
9
anni,
fino
al
momento
della
pubertà,
quando
è
data
“in
custodia”
dal
Sacerdote
Zaccaria
a
Giuseppe,
designato
tra
altri
uomini
vedovi,
appartenenti
alla
“stirpe
di
Davide”,
in
seguito
ad
un “segno
del
Signore”:
infatti
il
suo
bastone
è “fiorito”
e ne
esce
una
colomba,
che
si
posa
sulla
sua
testa.
Giuseppe
acconsente
a
tenerla
“in
custodia”
finchè
uno
dei
suoi
figli
la
potrà
prendere
come
moglie.
Il
Sacerdote
però
gli
risponde
che
lui
deve
sposare
Maria,
quando
sarà
il
tempo.
Il
Vangelo
Apocrifo
racconta
quindi
il
concepimento
verginale
e
divino
di
Maria
e la
nascita
di
Gesù,
con
alcune
varianti
rispetto
ai
Vangeli
secondo
Matteo
e
Luca.
In
particolare,
un
angelo
annuncia
il
concepimento
di
Maria
quando
ha
16
anni
e
mentre
sta
attingendo
acqua
da
una
fontana.
Gesù
nasce
in
una
“grotta”,
avvolta
in
una
“nuvola
di
luce”,
sulla
quale
si è
fermata
la
stella.
Arrivano
quindi
i
Magi
ed
offrono
a
Gesù
i
loro
doni:
oro,incenso
e
mirra.
Tre
giorni
dopo
la
nascita,
Gesù
è
portato
in
una
“stalla”,
dove
è
deposto
nella
“mangiatoia”
ed “è
adorato
da
un
bue
e da
un
asino”.
Il
sesto
giorno
dopo
la
nascita
la
Sacra
Famiglia
arriva
finalmente
a
Betlemme.
L’ottavo
giorno,
Gesù
è
circonciso
e
gli
viene
dato
il
nome.
Il
quarantesimo
giorno,
Gesù
è
presentato
al
Tempio,
dove
è
adorato
dai
vecchi
Simone
ed
Anna
come
futuro
Messia.
Il
Vangelo
racconta
quindi
la
vicenda
di
Erode
che
ordina
l’uccisione
dei
bambini
fino
a
due
anni
di
età,
ma
con
una
variante
importante:
Erode
crede
che
il
Re
dei
Giudei,
di
cui
gli
hanno
parlato
i
Magi,
è
Giovanni
Battista
e
non
Gesù,
tanto
che
la
madre
Elisabetta,
per
nasconderlo,
sale
su
una
montagna,
che
“si
apre”
per
accoglierli.
Inoltre,
un
angelo
veglia
su
di
loro.
Erode
fa
quindi
uccidere
il
Sacerdote
Zaccaria,
che
non
gli
ha
voluto
rivelare
il
nascondiglio
del
figlio.
Intanto,
un
angelo
appare
in
sogno
a
Giuseppe
e
gli
dice
di
andare
in
Egitto
con
Gesù
e
con
Maria.
Durante
il
viaggio,
attraverso
il
deserto,
si
verificano
alcuni
prodigi:
Gesù
ammansisce
dei
draghi
usciti
da
una
grotta;
è
adorato
da
alcuni
leoni
e
leopardi,
che
poi
li
accompagnano
nel
viaggio,
indicando
loro
il
cammino,
aggirandosi
tranquillamente
tra
le
pecore
che
Giuseppe
ha
portato
con
sé;
una
palma
si
china
per
consentire
a
Giuseppe,
Maria
e
Gesù
di
prendere
e di
mangiare
i
suoi
frutti
e
poi
dalla
sua
base
sgorga
dell’acqua
che
li
disseta.
Giungono
quindi
nella
città
di
Sotine,
nella
regione
di
Ermopoli
e
vanno
nel
locale
Tempio,
dove
ci
sono
365
idoli,che
crollano
tutti
a
terra,
appena
vi
entrano.
Arriva
il
Governatore
della
città,
Afrodisio,
con
i
soldati,
che
però,
quando
entra
nel
Tempio,
dice
ai
soldati
ed
ai
Sacerdoti
di
inchinarsi
davanti
a
Gesù
perché
lui
è
Dio,
altrimenti
gli
idoli
non
sarebbero
caduti,
con
la
faccia
in
avanti,
riconoscendolo
così,
come
il
loro
Signore.
Se
essi
non
avessero
adorato
Gesù,
l’ira
di
Dio
si
sarebbe
abbattuta
su
di
loro,
come
fece
con
il
Faraone,
che
fu
inghiottito
dal
mare
con
il
suo
esercito,
mentre
inseguiva
gli
ebrei,
ai
quali
aveva
concesso
la
libertà
dalla
schiavitù.
Secondo
il
Vangelo
di
Bartolomeo,
Maria
riceve
l’annunciazione
del
suo
concepimento
divino
da
Dio,
quando
si
trova
nel
Tempio
di
Gerusalemme,
tre
anni
prima
di
essere
“affidata”
a
Giuseppe,
cioè
a 9
anni.
Il
Vangelo
secondo
Filippo,
invece,
non
accoglie
l’idea
del
concepimento
verginale
di
Maria
ad
opera
dello
Spirito
Santo,
ed
afferma
che
Gesù
è
nato
due
volte:
la
prima
volta,
come
uomo,da
Maria
e da
Giuseppe,e
la
seconda
volta
come
Dio,
in
seguito
al
battesimo
ricevuto
da
Giovanni
Battista,
dopo
il
quale
ha
iniziato
il
suo
ministero.
I
FRATELLI
E LE
SORELLE
DI
GESU'
NEI
VANGELI
CANONICI
GESU’
FIGLIO
PRIMOGENITO
O
UNIGENITO?
Si è
molto
discusso
tra
gli
esegeti
se
Gesù
fosse
il
figlio
“primogenito”
o “unigenito”,
cioè
unico,
di
Maria.
Nel
Vangelo
secondo
Luca
Maria
da
alla
luce
“il
suo
figlio
primogenito”
(Lc
2.7),
il
che
fa
pensare
che
abbia
avuto
altri
figli
dopo
Gesù
dato
che
Egli
non
è il
suo
figlio
unigenito
(unico).
Anche
nel
testo
originale
in
greco
e
nella
traduzione
in
latino
del
Vangelo
secondo
Matteo
si
parla
di
figlio
primogenito,
che
però
scompare
nelle
versioni
successive.
Gli
esegeti
cattolici,
per
sostenere
l’ipotesi
di
Gesù
figlio
unico,
e
quindi
la
“verginità
perpetua”
della
madre
Maria,
affermano
che
presso
gli
Ebrei
il
primo
figlio
era
sempre
detto
“primogenito”,
anche
se
era
l'unico
figlio;
quindi
Gesù
sarebbe
l'unico
figlio
di
Giuseppe
e
Maria.
I
QUATTRO
FRATELLI
Secondo
i
Vangeli
Sinottici,
Gesù
ha
fratelli
e
sorelle.
In
particolare,
nel
Vangelo
secondo
Matteo
si
legge:”Qualcuno
gli
disse:”Ecco,tua
madre
e i
tuoi
fratelli
stanno
fuori
e
cercano
di
parlarti”.(Mt
12,47)
Lo
stesso
episodio
è
narrato
in
modo
più
ampio
nel
Vangelo
secondo
Marco
in
cui
si
legge
: “Giunsero
sua
madre
e i
suoi
fratelli
e
,stando
fuori,mandarono
a
chiamarlo.
Attorno
a
lui
era
seduta
una
folla,
e
gli
dissero:”
Ecco,
tua
madre,i
tuoi
fratelli
e le
tue
sorelle
sono
fuori
che
ti
cercano”.
(Mc
3.31-32)
Anche
nel
Vangelo
secondo
Luca
si
legge:
“E
andarono
da
lui
la
madre
e i
suoi
fratelli,ma
non
potevano
avvicinarlo
a
causa
della
folla.Gli
fecero
sapere:
Tua
madre
e i
tuoi
fratelli
stanno
fuori
e
desiderano
vederti”
(Lc
8,19-20).
Da
questi
passi
dei
tre
Vangeli
Sinottici,
si
evince
chiaramente
che
Gesù
è
“cercato”
dai
suoi
familiari
(la
madre,
i
fratelli
e le
sorelle),
per
“parlargli”.
In
un
altro
passo
del
Vangelo
secondo
Marco,
è
descritto
un
episodio
che
ha
suscitato
molti
interrogativi
da
parte
degli
esegeti:
infatti,
“i
suoi
(familiari)
uscirono
per
andare
a
prenderlo;
dicevano
infatti:”È
fuori
di
sé”.
(Mc
3,21).
Questo
giudizio
dei
familiari
è
“molto
pesante”
e
probabilmente
Gesù
è
considerato
“pazzo”
per
le
idee
“rivoluzionarie”
che
propagandava
nel
suo
ministero.
Anche
nel
Vangelo
secondo
Giovanni
si
parla
dei
“fratelli”
di
Gesù.
Infatti
è
scritto:
“Dopo
questo
fatto,
discese
a
Cafarnao
insieme
con
sua
madre,ai
suoi
fratelli
e ai
suoi
discepoli.
La
rimasero
alcuni
giorni”.
(Gv
2,12)
I
Vangeli
secondo
Matteo
e
secondo
Marco,
fanno
i
nomi
di
quattro
fratelli
di
Gesù:
Giacomo,
Giuseppe,
Giuda
e
Simone;
parlano
anche
di “sorelle”
(
quindi
almeno
due
o
più),
ma
non
se
ne
fanno
i
nomi,
che
invece
si
trovano
in
alcuni
Vangeli
Apocrifi.
Infatti,
nel
Vangelo
secondo
Matteo,
si
legge:
“
Non
è
costui
il
figlio
del
falegname?
E
sua
madre
non
si
chiama
Maria?
E i
suoi
fratelli
Giacomo,Giuseppe,Simone
e
Giuda?
E le
sue
sorelle
non
stanno
tutte
da
noi?”.
(Mt
13,55-56)
Nel
Vangelo
secondo
Marco,
si
legge:
“Non
è
costui
il
falegname,
il
figlio
di
Maria,
il
fratello
di
Giacomo,di
Ioses
(Giuseppe),di
Giuda
e di
Simone?
E le
sue
sorelle
non
stanno
qui
da
noi?”.
(Mc
6,3)
Eusebio
riporta
anche
la
testimonianza
di
Sesto
Giulio
Africano,
che
parla
di
“parenti
del
Signore
secondo
la
carne”
(Storia
Ecclesiastica,
I,7),
riferendosi
chiaramente
a
consanguinei.
Inoltre,
Eusebio
riconosce
che
il
Giacomo,
autore
della
Lettera
di
Giacomo,
era
chiamato
“figlio
di
Giuseppe”
e
quindi
era
fratello
di
Gesù
(Storia
Ecclesiastica,II,
1).
In
questo
modo,
Eusebio
riconosce
l’esistenza
di
almeno
due
fratelli
di
Gesù:
Giuda
e
Giacomo.
Giacomo
è
quindi
sostituto
dal
cugino
Simone,
figlio
di
Alfeo-Cleopa,
fratello
di
Giuseppe,
il
padre
di
Gesù.
FRATELLI,
FRATELLASTRI
O
CUGINI
?
Si è
molto
discusso,
fin
dai
primi
tempi
del
Cristianesimo,
se
Gesù
avesse
fratelli
e
sorelle
e se
veramente
fossero
tali
quelli
citati
nei
Vangeli.
Nel
IV
secolo
c’erano
già
tre
diverse
spiegazioni,
che
poi
hanno
dato
origine
a
tre
diverse
posizioni
dottrinali:
-
quella
di
Elvidio,Vescovo
ariano
di
Milano
dal
355
al
374,
secondo
il
quale,
sarebbero
nati
altri
figli
dopo
il
concepimento
divino
di
Gesù,
per
cui
le
persone
citate
nei
Vangeli
sono
effettivamente
suoi
“fratelli
carnali”;
-
quella
di
Epifanio,Vescovo
di
Salamina
(Grecia),
che
riteneva
che
Giuseppe
avesse
avuto
altri
figli
da
una
precedente
moglie,
che
però
non
è
mai
menzionata
nei
Vangeli,
e
pertanto
i
cosiddetti
“fratelli”
di
Gesù,
sarebbero
in
realtà
suoi
“fratellastri”;
-
quella
di
S.
Girolamo,
che
riteneva
che
le
persone
citate
nei
Vangeli
non
erano
fratelli,
ma
“cugini”,
basandosi
sul
fatto
che
in
aramaico
il
termine
usato
per
indicare
il
“fratello”
talvolta
indica
anche
il
“cugino
carnale”.
Però
il
termine
greco
adelphos,
usato
nei
Vangeli
(che
infatti
ci
sono
giunti
nella
lingua
greca
e
non
in
aramaico),
significa
inequivocabilmente
”nato
dallo
stesso
grembo”
e
quindi
“fratello”.
Pertanto,
benchè
nel
testo
greco
dei
Vangeli
sia
usata
la
parola
adelfòi,
che
significa
letteralmente
“fratelli”,
la
maggior
parte
delle
Chiese
Protestanti
ed i
Testimoni
di
Geova,
credono
nella
verginità
di
Maria
“solo
al
momento
del
concepimento”.
Non
credono
quindi
nella
“verginità
perpetua”
di
Maria
(cioè
che
Maria
è
rimasta
vergine
anche
dopo
la
nascita
di
Gesù,
per
il
resto
della
sua
vita)
e
quindi
credono
che
Gesù
abbia
avuto
dei
fratelli
“minori”,
nati
da
Giuseppe
e di
Maria,
dopo
di
lui.
In
particolare,
i
Protestanti,
fedeli
sostenitori
del
principio
Sola
Scriptura
(
cioè
che
si
deve
fare
riferimento
solo
alle
cose
scritte)
ritengono
che
non
si
devono
interpretare
i
testi
delle
Sacre
Scritture
per
adattarli
alle
esigenze
teologiche-dottrinali,
come
ha
fatto
e
continua
a
fare
la
Chiesa
Cattolica.
Invece,
la
Chiesa
Cattolica
ritiene,
per
salvaguardare
il
dogma
della
“verginità
perpetua”
di
Maria,
che
le
persone
citate
nei
Vangeli
come
“fratelli”
di
Gesù,
siano
in
realtà
suoi
“cugini
paterni”
(cioè
figli
del
fratello
di
suo
padre
Giuseppe)
e
precisamente
figli
di
Alfeo-Clèofa-Cleopa.
In
verità,
il
termine
cugino,
in
greco,
è
anepsiòs.
A
sostegno
di
questa
tesi,
portano
il
fatto
che
in
aramaico
lo
stesso
termine
indica
i
fratelli
ed i
cugini,
ma ,
come
abbiamo
già
detto,
il
testo
originale
dei
Vangeli
non
è in
aramaico
(
anche
se
alcune
fonti,
da
cui
gli
Evangelisti
hanno
attinto,
sono
in
questa
lingua),
ma
in
greco
ed
la
parola
adelfòi
significa
in
modo
inequivocabile
“fratelli”.
Gli
esegeti
cattolici
sostengono
anche
che
nell'Antico
Testamento
il
termine
ebraico
ed
aramaico,
che
significa
“fratello”,
aveva
più
significati
(fratello,
fratellastro,
cugino,
parente,
membro
della
stessa
tribù,
amico,
collega...).
Pertanto,
anche
nella
Bibbia
dei
Settanta
(indicata
con
LXX),
che
è la
traduzione
in
greco
ellenistico
del
testo
antico
in
ebraico,
realizzata
tra
il
III
ed
il I
sec.
a.C
, la
parola
“fratello”
ha
significati
diversi.
E
così
anche
nel
Nuovo
Testamento.
Sicuramente,
la
Chiesa
Cattolica
ha
censurato,
nella
redazione
del
“Canone”,
i
“fratelli”
e le
“sorelle”
di
Gesù
per
sostenere
la
tesi
della
“verginità
perpetua”
della
madre
Maria,
cioè
prima,
durante
e
dopo
il
parto
di
Gesù.
Alcuni
esegeti
cattolici,
per
negare
la
presenza
dei
“fratelli”
di
Gesù,
fanno
riferimento
al
fatto
che
Giuseppe
parte
per
Betlemme,
per
partecipare
al “censimento”
di
cui
narra
il
Vangelo
secondo
Luca
(2,1-2),
solo
con
Maria
“sua
sposa”
che
era
“incinta”.
Pertanto,
ritengono
che
se
Giuseppe
avesse
avuto
altri
figli,
l’Evangelista
ne
avrebbe
parlato.
Altri
autori
di
area
cattolica,
sempre
per
negare
la
presenza
dei
“fratelli”
di
Gesù,
adducono
il
passo
del
Vangelo
secondo
Giovanni
in
cui
Gesù,
mentre
sta
per
morire
sulla
croce,
affida
la
madre
Maria
non
ai
suoi
fratelli,
ma
al
“discepolo
che
più
amava”(Gv
19,26),
che
è
identificato
dall’Evangelista
con
sé
stesso,
che
pertanto
è
l’Apostolo
Giovanni.
Infine,
secondo
gli
esegeti
cattolici
della
cosiddetta
Scuola
esegetica
di
Madrid,
i
fratelli
di
Gesù
sarebbero
alcuni
dei
Discepoli,
che
lo
aiutano
nella
predicazione
e
nella
sua
attività.
Sono
quindi
i
suoi
più
“stretti
collaboratori”.
Altri
esegeti
ritengono
che
tre
dei
quattro
fratelli
di
Gesù
siano
in
realtà
degli
Apostoli,
per
la
omonimia
dei
nomi:
Giacomo,Giuda
e
Simone.
Invece,
secondo
altri
autori,
questi
tre
fratelli
di
Gesù
non
sarebbero
gli
omonimi
Apostoli
perchè
,
come
abbiamo
già
scritto,
nel
Vangelo
secondo
Giovanni
essi
“non
credevano
in
lui”
(Gv
7,5),
almeno
fino
alla
sua
resurrezione.
Altri
autori
ritengono,
con
una
ipotesi
alquanto
suggestiva,
che
Giuseppe,
il
padre
di
Gesù,
sarebbe
indicato
nei
Vangeli
con
nomi
diversi
ed i
12
Apostoli
potrebbero
essere
tutti
o in
parte
Fratelli
di
Gesù,
anche
se
essi
hanno
genitori
con
nomi
diversi
(che
sarebbero
tutti
riferiti
a
Giuseppe),
come
Alfeo-Clèofa-Cleopa,
che
invece
è
presentato
come
fratello
di
Giuseppe.
Inoltre,
secondo
un’altra
ipotesi
suggestiva,
sostenuta
da
altri
autori
laici,
tutti
o
alcuni
fratelli
di
Gesù,
e
lui
stesso,
sarebbero
Zeloti
(
ribelli
antiromani),
in
quanto
figli
di
Giuda
il
Galileo,
che
guidò
la
rivolta
antiromana
in
occasione
del
censimento
fiscale
del
6-7
d.
C.
Dopo
la
morte
di
Giuda,
il
comando
della
banda
dei
Galilei
fu
assunto
dal
figlio
Giovanni
di
Gamala
(
Yhochanan
ben
Yehuda),
che
dopo
aver
“liberato”
per
un
breve
periodo
Gerusalemme,
fu
sconfitto
e
catturato
dai
Romani
che
lo
crocifissero.
Questi
autori
ritengono
che
Giovanni
di
Gamala
era
sposato
con
Maria
di
Betania,
sorella
di
Lazzaro,
identificata
con
Maria
Maddalena.
NEI
VANGELI
APOCRIFI
Anche
in
alcuni
Vangeli
Apocrifi
si
parla
dei
fratelli
e
delle
sorelle
di
Gesù.
Nel
Protoevangelo
di
Giacomo,
che
racconta
in
modo
particolareggiato
la
vita
di
Maria,
si
narra
che
Giuseppe,
prima
del
matrimonio
con
Maria,
è
stato
sposato
con
una
donna
(di
cui
però
non
si
fa
il
nome),
da
cui
ha
avuto
quattro
figli
maschi
(Giuda,
Giuseppe,
Giacomo
e
Simone)
e
due
femmine
(Lisia
e
Lidia).
In
questo
Vangelo,
inoltre,
si
narra
che
nel
viaggio
di
Giuseppe
e
Maria
da
Nazaret
a
Betlemme
per
il
censimento,
con
loro
c’è
anche
un
altro
figlio
di
Giuseppe,
che
guida
l’asino
sulla
quale
viaggia
Maria.
Sembra
quindi
che
Giuseppe,
quando
è
andato
in
Egitto
per
sfuggire
a
Erode,
ha
portato
con
sè
non
solo
Maria
e
Gesù,
ma
anche
gli
altri
figli
(almeno
quelli
ancora
piccoli),
avuti
dal
precedente
matrimonio.
L'INFANZIA
E LA
GIOVINEZZA
NEI
VANGELI
CANONICI
E APCRIFI
Nei
Vangeli
Canonici,
sull'infanzia
e
sulla
giovinezza
di
Gesù,
c’è
solo
l’episodio,
narrato
nel
Vangelo
secondo
Luca,
nel
quale
Gesù,
a 12
anni,
si
reca
con
i
genitori
e
con
una
“comitiva”
(e
probabilmente
anche
con
i
fratelli
e le
sorelle)
a
Gerusalemme
per
celebrarvi
la
festa
della
Pasqua.
I
pellegrini
e
gli
abitanti
inoltre
facevano
macellare
ritualmente
nel
Tempio
l’agnello
che
si
usava
mangiare
la
sera
dell’inizio
della
Pasqua,
che
cadeva,
secondo
il
calendario
ebraico
lunare,
al
tramonto
del
giorno
precedente.
Da
questo
momento,
nel
Vangelo
secondo
Luca,
né
tantomeno
negli
altri
Vangeli
Canonici,
non
si
parla
più
di
Gesù,
fino
a
quando
è
battezzato,
quando
ha “circa
30
anni”,
nelle
acque
del
fiume
Giordano,
da
Giovanni
il
Battista,
figlio
del
Sacerdote
Zaccaria
e di
Elisabetta,
una
parente
di
Maria,
la
madre
di
Gesù.
Per
gli
anni
precedenti,
cioè
dai
12
ai
30
anni,
il
Vangelo
secondo
Luc,
narra
solo
che
Egli
visse
nella
cittadina
di
Nazaret,
in
Galilea,
“dove
cresceva
in
sapienza,
età
e
grazia
davanti
a
Dio
ed
agli
uomini”
( Lc
3,52).Sono
pertanto
ben
18
anni
di
“silenzio”,
che
sono
considerati
gli
“anni
perduti
di
Gesù”.
Dopo
il
suo
battesimo,
Gesù
inizia
il “ministero”
pubblico
(cioè
la
predicazione),
che
dura
tra
i 2
ed i
3
anni
nel
Vangelo
secondo
Giovanni,
in
cui
si
racconta
la
predicazione
di
Gesù
attraverso
tre
diverse
Pasque,
mentre
secondo
gli
altri
Vangeli
dura
solo
pochi
mesi,
prima
in
Galilea
e
poi
in
Giudea,
ed è
concentrato
soprattutto
durante
la
festa
della
Pasqua
a
Gerusalemme,
dove
è
catturato,
flagellato
e
crocifisso.
Anche
i
Vangeli
Apocrifi
non
raccontano
nulla
sulla
giovinezza
di
Gesù,
nel
periodo
degli
“anni
perduti”.
DOVE
È
STATO
GESU’
NEGLI
ANNI
PERDUTI?
Molti
autori
hanno
cercato
di
ricostruire
cosa
ha
fatto
Gesù
in
questo
lungo
periodo
di
ben
18
anni
della
sua
vita
(dai
12
ai
30
anni),
detto
degli
“anni
perduti”.
Alcuni
autori
hanno
ipotizzato
che
in
quei
18
anni,
Gesù
ha
vissuto
in
una
Comunità
essena,
presso
la
quale
è
avvenuta
la
sua
formazione
religiosa
e
spirituale,
con
l’assimilazione
delle
dottrine
e
delle
pratiche
rituali.
La
scoperta,
avvenuta
nel
1947
a
Qumram,
nel
deserto
di
Giuda,
vicino
al
Mar
Morto,
dove
viveva
una
Comunità
di
Esseni,
dei
cosiddetti
“manoscritti
di
Qumram”,
ha
fatto
fiorire
molti
studi
su
quel
periodo
della
vita
di
Gesù.
Qualche
autore
ha
anche
identificato
Gesù
con
il
Maestro
di
Giustizia,
di
cui
parlano
alcuni
manoscritti
esseni
ed
anche
il
Ginza,il
testo
sacro
dei
Mandei-Sabei.
Per
altri
autori,
invece,
il
Maestro
di
Giustizia
è
Giovanni
Battista,
mentre
Gesù
è il
Maestro
della
Menzogna,
che
si è
allontanato
dagli
insegnamenti
del
Battista.
Anche
i
Mandei
considerano
Gesù
un
falso
Messia.
All’interno
degli
Esseni,
alcuni
eletti,
dopo
essersi
“consacrati
a
Dio”,
per
tutta
la
vita
o
solo
per
un
periodo
di
tempo,
diventavano
Nazirei
o
Nazorei,
che
dovevano
seguire
rigidi
precetti
di
vita.
Infatti,
i
Nazirei,
secondo
la
Legge
del
Nazireato,
indicata
nel
libro
dei
Numeri,
dovevano
astenersi
dal
vino
e
dalle
bevande
inebrianti,
non
potevano
mangiare
uva,
né
fresca
né
secca,
e
dovevano
farsi
crescere
i
capelli. Alla
fine
del
voto
di
Nazireato,
dovevano
fare
tre
sacrifici
al
Signore:
con
un
agnello,
con
una
pecora
e
con
un
ariete.
Il
Nazireato
oltre
ad
essere
una
“consacrazione
a
Dio”,
per
tutta
la
vita
o
per
un
periodo
di
tempo,
era
anche
una
“preparazione
al
ruolo
di
Re o
di
Sacerdote”
ed
al
“ruolo
di
condottiero
o di
capo
militare”
(come
Sansone
nella
guerra
contro
i
Filistei).
Qualche
altro
autore
ha
ipotizzato,
anche
in
base
ad
alcuni
Vangeli
Apocrifi,
come
il
Vangelo
dell’Infanzia
dello
Pseudo
Tommaso,
che
Gesù
abbia
ricevuto
la
sua
formazione
religiosa
e
spirituale
in
Egitto,
dove
da
secoli
si
era
insediata
una
numerosa
e
prospera
Comunità
ebraica,
che
aveva
un
proprio
Tempio,
gestito
dai
Sacerdoti
appartenenti
alla
Casta
Sacerdotale
Sadochita,
che
“erano
i
legittimi
eredi
dei
sacerdoti
leviti,”i
figli
di
Sadoch”,menzionati
dal
profeta
Ezechiele
(Ez.
44,15),
gli
unici
ad
aver
ricevuto
il
permesso
di
Dio
a
presentarsi
al
suo
cospetto
al
fine
di
servire
e
celebrare
la
liturgia
sacra”.
(M.
Baigent,
Le
carte
di
Gesù,
pag.
140-141).
Peraltro,
la
Sacra
Famiglia,
dopo
la
nascita
di
Gesù,
era
andata
proprio
in
Egitto
per
sfuggire
all’uccisione
dei
bambini
fino
a
due
anni
(la
cosiddetta
strage
degli
innocenti),
ordinata
da
Erode,
che
temeva
di
perdere
il
Regno
di
Giudea,
dato
che
i
Magi
gli
avevano
detto
che
cercavano,
per
rendergli
omaggio,
il
nuovo
“Re
dei
Giudei”,
che
era
nato.
Al
riguardo,
la
Chiesa
Copta,
che
si è
separata
da
quella
Cattolica
nel
451,
in
seguito
al
Concilio
di
Calcedonia
(vicino
a
Costantinopoli),
sostiene
che
la
Sacra
Famiglia
non
è
stata
solo
pochi
mesi
in
Egitto,
come
narra
il
Vangelo
secondo
Matteo,
ma
ci
ha
vissuto
a
lungo.
Infatti,
nei
Sacri
Testi
copti
sono
menzionati
i
luoghi
visitati
dalla
Sacra
Famiglia
ed
anche
i
miracoli
compiuti
da
Gesù
in
Egitto.
Questa
storia
si
rifà
alla
Visione
di
Teofilo,
Patriarca
di
Alessandria
e
Capo
della
Chiesa
Egiziana
dal
385
al
412,
che
è
stata
scritta
nell’XI
o
XII
secolo.
Nella
Grotta
n. 7
di
Qumram
sono
stati
rinvenuti
tutti
testi
in
lingua
greca,
su
papiro,
mentre
i
testi
trovati
nelle
altre
grotte
sono
scritti
in
ebraico
o in
aramaico,
su
pergamena.
Questo
fatto
dimostra
che
nella
Comunità
essena
di
Qumram
vivevano
degli
ebrei
venuti
dall’Egitto,
che
conoscevano
solo
il
greco
e
quindi
usavano
i
testi
scritti
in
questa
lingua.