N. 86 - Febbraio 2015
(CXVII)
sul Biathlon
La prima volta alle Olimpiadi
di Francesco A. Beltrami
Il Biathlon fa la sua comparsa alle Olimpiadi proprio in
occasione
della
prima
edizione
invernale
della
grande
kermesse
sportiva.
Viene
disputata
una
sola
gara,
a
squadre,
riservata
a
formazioni
militari
di
quattro
componenti
capitanate
da
un
ufficiale,
denominata
nel
programma
dei
Giochi
di
Chamonix
“Ski
Militaire
course
de
30
K.”.
La gara si disputò il 29 gennaio del 1924, martedì. I quattro
sciatori
di
ciascuna
squadra
dovevano
percorrere
un
tracciato
di
30
chilometri,
che
ai
tempi
veniva
disegnato
su
un
solo
giro,
con
partenza
allo
Stadio
Olimpico
di
Chamonix
Mont
Blanc.
da
dove
si
procedeva
verso
Le
Lavancher,
poi
Argentiere,
Charamilon,
Trelechamp,
di
nuovo
Argentiere,
dove
era
posto
il
poligono
di
tiro,
Les
Tines,
Les
Frasses,
Le
Belvedere
e
arrivo
nuovamente
alla
Stadio
Olimpico.
La prova di tiro prevedeva che tre dei quattro componenti
la
pattuglia,
era
escluso
l’ufficiale
in
comando,
sparassero
diciotto
colpi,
sei
ciascuno,
contro
un
bersaglio
posto
a
250
metri
di
distanza.
Per
ogni
colpo
giunto
a
segno
era
previsto
un
abbuono
di
trenta
secondi
sul
tempo
finale
della
prova
di
sci.
Furono sei le nazionali a presentarsi alla partenza quella
mattina
disturbata
dal
maltempo,
e
sembra
da
alcune
fonti
alla
presenza
di
ben
1307
spettatori
in
buona
parte
civili,
all’epoca
un
vero
record
per
una
gara
di
sci
militare.
È la Finlandia alle 8.40 a partire per prima, con l’ufficiale
Vaino
Bremer
e i
militi
Vilhelm
Mattila,
August
Eskelinen
e
Heikki
Hirvonen.
Vaino Bremer era un capitano dell’esercito finlandese, noto
oltre
che
come
sportivo
anche
come
pioniere
dell’aviazione.
Nato
nel
1899
a
Turku
morirà
il
23
dicembre
del
1964
a
Kerava,
nei
pressi
dell’aeroporto
di
Helsinki-Vantaa
appunto
in
un
incidente
aereo.
Sei mesi dopo la gara per pattuglie militari a Chamonix
sarebbe
stato
protagonista
anche
dei
Giochi
Olimpici
estivi
di
Parigi,
dove
gareggiò
nel
Pentathlon
Moderno,
chiudendo
nono
in
una
gara
dominata
dagli
svedesi.
In quegli stessi anni Venti Vaino era a capo della pattuglia
acrobatica
della
Suomen
Ilmavoimat,
l’aviazione
militare
finlandese,
nel
1931
attraverserà
l’intera
Europa
in
volo
e
nel
1932
volerà
da
Helsinki
a
Città
del
Capo
e
ritorno.
Per il 1933 aveva programmato la circumnavigazione aerea
del
globo,
ma
dovette
desistere
per
il
divieto
dell’Unione
Sovietica
ad
attraversare
il
proprio
spazio
aereo,
partì
comunque
ma
dovette
effettuare
in
nave
parte
del
percorso.
La notte della vigilia di Natale del 1964 ai comandi del
suo
Beechcraft
Baron
con
un
passeggero
a
bordo
si
stava
preparando
all’atterraggio:
era
buio,
le
condizoni
meteorologiche
erano
pessime
e,
come
appurò
successivamente
l’inchiesta,
il
sessantacinquenne
Vaino
Bremer
pur
essendo
un
veterano
dell’aviazione
con
migliaia
di
ore
di
volo
alle
spalle
era
poco
aduso
al
volo
strumentale
utilizzato
sugli
aerei
moderni.
Il
velivolo
precipitò
nei
boschi
vicini
alla
pista
e
sia
il
pilota
che
il
suo
compagno
persero
la
vita.
Ora
riposa
nel
cimitero
di
Honkanummen.
Alle 8.43 fu il turno dei padroni di casa della Francia,
con
l’ufficiale
Camille
Mandrillon
al
comando
di
Georges
Berthet,
Maurice
Mandrillon
e
André
Vandelle.
Camille Mandrillon nato a Les Rousses nel 1891 ha un posto
nella
storia
olimpica
che
va
oltre
la
partecipazione
alla
gara
delle
pattuglie
militari
a
Chamonix,
fu
infatti
lui
a
leggere
durante
la
cerimonia
d’apertura
il
24
gennaio
il
primo
Giuramento
olimpico
della
storia
dei
Giochi
Invernali
, e
nella
medesima
occasione
fu
anche
il
primo
portabandiera
della
Francia
in
quella
manifestazione.
Tra i soldati che lo accompagnavano quella mattina in gara
c’era
anche
suo
fratello
Maurice,
più
giovane
di
ben
undici
anni,
e
anche
gli
altri
due
componenti
erano
originari
di
Les
Rousses,
comune
del
dipartimento
dello
Jura
a
1107
metri
di
altitudine,
che
al
tempo
delle
Olimpiadi
di
Chamonix
era
abitato
da
circa
1700
persone,
ora
vanta
3.100
abitanti
e
dagli
anni
Settanta
è il
centro
principale
dell’importante
comprensorio
sciistico
noto
come
Station
de
Rousses.
Camille morirà a 77 anni nel 1969, mentre suo fratello Maurice
vivrà
fino
al
1981.
Terza a partire fu l’Italia, guidata da Pietro Dente, sottotenente
degli
Alpini,
con
Goffredo
Lagger,
Albino
Bich
e
Paolo
Francia,
sappiamo
poco
di
questi
quattro
pionieri
del
Biathlon
in
Italia,
se
ne
conosce
la
data
di
nascita,
1901
per
tutti
e
quattro
e se
ne
sono
perse
le
tracce
dopo
le
Olimpiadi.
Alle 8.49 al via la pattuglia polacca, comandata dal sottotenente
Zbigiew
Woycicki,
nato
a
Zakopane
nel
1902,
di
lui
si
sa
che
partecipò
alla
gara
di
sci
militare
anche
quattro
anni
dopo
a
Saint
Moritz
e
che,
tornato
in
Polonia,
morì
pochi
mesi
dopo
a
nemmeno
26
anni.
Con
lui
Szczepan
Witkowski,
Stanislaw
Chrobak
e
Stanislaw
Kadziolka.
Quinti a partire i cecoslovacchi, con Karel Buchta (capitano),
Josef
Bim,
Bohuslav
Josifek
e
Jan
Mittlohner.
Josef
Bim
fu
atleta
completo
e
gareggiò
in
diverse
discipline
invernali
durante
la
sua
breve
vita:
nato
il
24
gennaio
1901
a
Vysoké
Nad
Jizerou
morì
infatti
a
soli
33
anni
il 5
settembre
del
1934.
Riuscì a gareggiare in due olimpiadi, nel 1924 prese parte
anche
alle
gare
di
Combinata
Nordica
finendo
tredicesimo
e di
Salto
Speciale
chiudendo
ventiseiesimo,
mentre
nel
1928
rappresentò
la
Cecoslovacchia
nel
Salto
ottenendo
un
ventesimo
posto.
Fu
presente
anche
a
due
edizioni
dei
Mondiali
di
Sci
Nordico,
nel
1925
a
Janske
Lazne,
in
casa,
fu
quinto
nella
Combinata,
dove
invece
finì
ventitreesimo
un
anno
dopo
a
Lahti
in
Finlandia.
Ultima a partire fu alle 8.52 la pattuglia della Svizzera,
guidata
dal
tenente
bernese
Denis
Vaucher,
classe
1898.
Vaucher
visse
poi
fino
al
1993
e
poté
portare
il
racconto
delle
gare
di
Chamonix
fin
quasi
ai
giorni
nostri.
Lo
accompagnavano
il
caporale
Antoine
Jules
e i
fucilieri
Alphonse
Julen
e
Alfred
Aufdenblatten.
I fratelli Julen erano membri di una famiglia che diede ben
quattro
olimpionici
alla
Svizzera,
il
cugino
Oswald
Julen
fu
combinatista
nordico,
mentre
un
altro
cugino,
Simon
Julen
fondista.
Alfred
Aufdenblatten
invece
in
quei
Giochi
prese
parte
anche
alla
prova
della
50
chilometri
di
fondo
in
cui
fu
costretto
al
ritiro.
Torniamo ora sulla neve in quella mattinata di maltempo
nell’inverno
delle
Alpi
francesi.
La
pattuglia
finlandese
transitò
per
prima
a
tutti
i
controlli
e
sparò
con
ottima
precisione
al
poligono
centrando
11
dei
18
bersagli,
alle
sue
spalle
in
diversi
erano
in
difficoltà.
La
Polonia
e
l’Italia
dovettero
ritirarsi
a
causa
delle
avverse
condizioni
meteo,
anche
se
per
quel
che
riguarda
l’abbandono
dell’Italia
altre
fonti
riferiscono
sia
stato
causato
dalla
rottura
di
uno
sci
di
uno
dei
componenti
la
squadra.
Molto veloce avanzava la Svizzera partita per ultima, che
dopo
un
discreto
poligono
8/18
il
risultato,
superò
tutte
le
nazioni
partite
prima
di
lei
tranne
la
Finlandia.
I
francesi
spararono
veramente
male,
2/18
oltre
a
essere
lenti
sugli
sci,
mentre
i
cecoslovacchi
fecero
un
po’
meglio
al
poligono
5/18,
ma
avanzavano
nella
neve
ancora
più
lentamente
dei
francesi.
Allo stadio olimpico entrò per prima la Finlandia che tagliò
il
traguardo
alle
12.45.40
seguita
alle
12.55.06
dalla
Svizzera
che
però
era
partita
15
minuti
dopo.
Al
tempo
dei
finlandesi
furono
tolti
5
minuti
e 30
secondi
in
virtù
degli
11
bersagli
colpiti,
a
quello
degli
svizzeri
4
minuti.
La
Svizzera
quindi
ottenne
il
primo
posto
con
un
tempo
compensato
di 3
ore
56
minuti
e 6
secondi
contro
le 4
ore
0
minuti
e 10
secondi
dei
finnici,
conquistando
così
il
primo
oro
olimpico
della
storia
del
Biathlon.
Nella lotta per il bronzo nonostante il fallimentare poligono
la
Francia
regolò
la
Cecoslovacchia
per
1
minuto
e 1
secondo,
avendola
battuta
di
2’31’’
sugli
sci:
non
bastò
infatti
ai
cechi
il
minuto
e
mezzo
di
maggior
abbuono
conquistato
nella
prova
di
tiro.
Il report del Comitato Olimpico Francese relativo allele
Olimpiadi
di
Parigi
e
Chamonix
1924,
ci
tramanda
numerose
fotografie
di
quella
mattina,
il
quartetto
svizzero
in
posa
dopo
la
vittoria
coi
pettorali
dal
numero
41
al
numero
44,
un
concorrente
che
non
viene
identificato
mentre
spara
col
fucile
appoggiato
al
centro
di
una
X
formata
coi
bastoncini
da
sci
rovesciati
e
infissi
nel
terreno,
e
tutti
i
tiratori
finlandesi
nella
stessa
posizione
durante
il
loro
turno
al
poligono,
il
momento
in
cui
la
pattuglia
Svizzera
raggiunge
quella
polacca
che
si
sarebbe
poi
ritirata,
e
ancora
l’arrivo
del
primo
elvetico
e i
quartetti
di
Finlandia
e
Francia
in
posa
dopo
l’arrivo.
Quattro anni dopo a Saint Moritz il Biathlon fu ancora presente,
ma
solo
come
sport
dimostrativo,
lo
stesso
avvenne
nel
1936
a
Garmisch
e di
nuovo
al
ritorno
delle
Olimpiadi
dopo
la
Seconda
Guerra
Mondiale
a
Saint
Moritz
1948.
Poi più nulla nemmeno a livello dimostrativo, fino al 1960
quando
a
Squaw
Valley
negli
Stati
Uniti
il
Biathlon
entrò
ufficialmente
nel
programma
Olimpico,
con
una
sola
gara,
l’Individuale
sui
20
chilometri
e 4
poligoni.
Le donne invece dovettero aspettare fino ad Albertville nel
1992
per
avere
il
loro
spazio
a
cinque
cerchi.
Nei decenni però l’importanza di questo sport ha continuato
a
crescere
inarrestabilmente,
agli
ultimi
Giochi
a
Sochi
ha
assegnato
ben
undici
titoli
olimpici,
cinque
maschili,
cinque
femminili
e
uno
misto,
la
staffetta
composta
da 2
uomini
e
due
donne
per
squadra.