contemporanea
A PROPOSITO DI
GEORGE BERNARD SHAW
SATIRA, AFORISMI E PARADOSSI
di Giovannna D’Arbitrio
George Bernard Shaw,
famoso scrittore, drammaturgo, linguista
e critico musicale irlandese, nel 1925
vinse il Premio Nobel per la letteratura
e nel 1939 ottenne anche l’Oscar alla
migliore sceneggiatura non originale per
il film Pigmalione, ispirato alla
sua omonima commedia.
Nato a Dublino nel 1856 da una famiglia
protestante d’origine inglese, Shaw ebbe
un’infanzia difficile e disagiata per
problemi familiari. Frequentò
irregolarmente la scuola e quindi da
vero autodidatta si educò da solo
leggendo con avidità ogni genere di
libri. Affermò pertanto ironicamente: «L’unico
periodo in cui la mia educazione fu
interrotta, è stato quando andavo a
scuola». Nel 1876 decise di lasciare
l’Irlanda e di raggiungere sua madre a
Londra dove diventò membro della
Fabian Society per la quale scrisse
trattati politici ed economici su idee
socialiste.
Irriverente, brillante aforista, amante
del paradosso, denunciò l’ipocrisia
della società dell’epoca mediante “il
riso apparentemente frivolo delle sue
commedie che rese accettabile al
pubblico inglese, a quel modo che nelle
antiche corti il re accettava dal clown,
l’enunciazione di punti di vista
sovversivi e il dileggio delle sue più
sacre istituzioni”. (Mario Praz).
Vegetariano, amante della natura e degli
animali, lottò contro le ingiustizie
sociali e il maschilismo in perfetta
sintonia spirituale su tali temi con la
moglie Charlotte Payne-Townshend,
attivista della Fabian Society e
convinta femminista ante litteram.
Benché nelle biografie si legga che il
matrimonio non fu mai consumato e che
molte furono le relazioni extraconiugali
di Shaw, la “strana coppia” visse
insieme fino alla morte di Charlotte
(1943).
Giornalista, critico musicale (tra i
pionieri del wagnerismo), saggista e
romanziere prima di diventare
drammaturgo, iniziò la sua carriera
teatrale (sotto l’influsso di Henrik
Ibsen) con Widower’s Houses
nel 1892, opera inclusa in seguito nella
raccolta Plays: Plesant and
Unplesant (Mrs. Warren’s
Profession, Arms and the Man, Candida,
The Man of Destiny, You Never Can Tell,
ecc.), in cui mise sotto accusa lo
sfruttamento dei poveri, i problemi
della prostituzione, la concezione
romantica della guerra, l’autoritarismo
nell’educazione e altri mali della
società dei suoi tempi.
Affrontando sempre più temi
socio-politici, religiosi e filosofici,
riscosse un crescente successo con opere
come John Bull’s Other Land,
Major Barbara,
Pygmalion (dal quale fu tratto
in seguito il Musical e il film My
Fair Lady), Androcles and the
Lion.
In opere successive, come Man a
Superman e Back To
Methuselah, egli espresse le sue
idee sulla “life force”, la
teoria della forza vitale (ispirata
dalle idee filosofiche di Henri
Bergson) secondo la quale esiste
nell’Uomo un’energia vitale che lo
spinge gradualmente a evolversi e a
raggiungere uno stato di coscienza più
elevato.
In Man e Superman, infatti, in
qualche modo stravolge l’immagine del
superuomo di Nietzsche quando afferma
ironicamente che la donna, vista di
solito come vittima “sedotta”, sia in
realtà “seduttrice” del maschio poiché
irresistibile detentrice della “forza
vitale” dell’amore, mentre in Back to
Methuselah, analizzando le cause
della crisi della civiltà occidentale
dopo la prima guerra mondiale, racconta
la storia di un uomo abbastanza longevo
che raggiunge grande saggezza spirituale
per stadi successivi.
Quasi a conferma di tali teorie, la sua
energia creativa sembrava inarrestabile
e l’impulso a scrivere si espresse senza
sosta fino alla fine della sua vita,
avvenuta nel 1950 ad Ayot St. Lawrence,
un piccolo villaggio dell’ Hertfordshire.
In qualche biografia si legge che morì
per una caduta mentre rincorreva una
farfalla nel suo giardino, dove le sue
ceneri vennero in seguito sparse insieme
a quelle della moglie, soprattutto
intorno alla statua di St. Joan.
Tra le sue ultime opere ricordiamo per
l’appunto St. Joan (1924),
vero capolavoro su Giovanna d’Arco, da
lui molto ammirata e considerata
precorritrice dell’individualismo
moderno, The Apple Cart
(1927), Too True to be Good
(1931), On the Rocks
(1933), The Millionairess
(1935), Genevra (1938).
Oltre alle
numerose e polemiche prefazioni ai suoi
drammi, scrisse molti saggi come
The Quintessence of
Ibsenism, in cui evidenziava la
sua ammirazione per Ibsen col quale
condivise appieno il concetto di teatro
come “una
fucina di pensieri, una guida alla
coscienza, un commentario della condotta
sociale, una corazza contro la
disperazione e la stupidità e un tempio
per l’Elevazione dell’Uomo”.
Anche se accusato di aver creato
personaggi troppo razionali,”meri
portavoce delle sue idee” tenuti in vita
solo da vivaci frizzi e situazioni
comiche (M. Praz), pensiamo che George
Bernard Shaw abbia meritato appieno il
Premio Nobel per la Letteratura a lui
assegnato nel 1925 con la seguente
motivazione: “For his work which is
marked by both idealism and humanity,
its stimulating satire often being
infused with a singular poetic beauty”
(Per il suo lavoro intriso di idealismo
e umanità, la cui satira stimolante è
spesso infusa di una poetica di
singolare bellezza”. |