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N. 102 - Giugno 2016 (CXXXIII)

dA bENEDETTO CAETANI A BONIFACIO VIII
BIOGRAFIA DI UN PAPA TEOCRATICO

di Ilaria La Fauci

 

Benedetto Caetani viene considerato emblema del potere temporale all’interno della storia della Chiesa. Fu una personalità particolarmente forte e decisa, un uomo sarcastico e rigido; ferreo nelle sue posizioni, combatté fino a poco prima della morte per sostenere i suoi ideali.

 

Nacque probabilmente intorno al 1230 ad Anagni, in una famiglia della piccola nobiltà, da Roffredo e da Emilia dei signori di Guarcino. Trascorse quarant’anni a studiare il Decretum di Graziano e le decretali, sviluppando l’ideale dell’autorità universale del Papa. Per volontà del Papa Alessandro IV, divenne giurista e canonico di Todi; fu oppositore dei giovani guelfi, una linea che seguì anche da pontefice. Tra il 1260 ed il 1270 si recò a Bologna per continuare gli studi giuridici e nel 1264 poté diventare cappellano del Papa: il suo compito fu occuparsi delle cause portate in giudizio alla sede apostolica. Nel 1265 prese parte della legazione in Francia presieduta dal cardinale Simone di Brie (futuro Papa Martino IV), trovandosi nell’affare politico riguardante la discesa in Sicilia di Carlo I d’Angiò, fratello del re francese Luigi IX. Nel 1267 diventò membro della legazione in Inghilterra presieduta dal cardinale Ottobono Fieschi (futuro Papa Adriano V), il suo primo protettore in curia: arrivati in Inghilterra, furono assediati nella Torre di Londra dal duca di Gloucester ed il futuro re Edoardo li liberò subito, motivo per cui ne fu sostenitore e forse, di riflesso, ebbe pregiudizi sul re di Francia Filippo il Bello. Nel 1276 diventò notaio del Papa Innocenzo V, prendendo l’incarico della corrispondenza politica; anche il re di Sicilia Carlo I d’Angiò lo nominò ben presto suo chierico e consigliere.

 

Nel 1277 Giangaetano Orsini, ovvero Papa Niccolò III, ordinò il cugino Giacomo Colonna come cardinale, mentre affidò a Benedetto il compito di ottenere dai Guastapane il Castello Soriano. I Guastapane rifiutarono e organizzarono una rivolta; il pontefice allora intervenne schiacciando la ribellione. Gli fu affidata la corrispondenza per i negoziati con Rodolfo d’Asburgo, re di Germania dal 1273, incoronato imperatore per controbilanciare l’influenza di Carlo I d’Angiò in Italia. Nel 1281 Martino IV lo nominò cardinale diacono di San Nicola in Carcere Tulliano, confermandogli i ricchi benefici ecclesiastici. Ebbe anche l’incarico di convincere il re di Sicilia a non scontrarsi con il re Pietro III d’Aragona per la situazione dei Vespri Siciliani. Nel 1291 divenne cardinale vescovo, così da incrementare il prestigio e le rendite, ovvero acquisizioni territoriali che amministrò con il denaro donato da Carlo II d’Angiò per i servigi a lui resi.

 

Morto Niccolò IV, le ostilità politiche tra i Colonna e gli Orsini si riaprirono, fin quando dopo ventisette mesi Pietro da Morrone fu eletto e prese il nome di Celestino V; quest’ultimo logorato da dubbi e sensi di colpa ebbe l’idea della rinuncia e la espose al Caetani. Propose al collegio del cardinali il progetto delle sue dimissioni e il Caetani gli fornì i fondamenti canonici per una legittima dimissione.

 

I cardinali si riunirono di nuovo e il 24 dicembre 1294, dopo un giorno di conclave, Caetani diventò Papa Bonifacio VIII. Accordò immediatamente al re Carlo II di rateare il censo della Sicilia, come d’accordo precedente all’elezione per avere il sostegno. Scelse il nome “Bonifacio” rifacendosi al Bonifacio IV del VII secolo: quest’ultimo aveva chiesto all’imperatore Foca di tramutare il pantheon in una chiesa cattolica; il suo obiettivo era quello di distaccarsi dai predecessori e legarsi all’antico. Venne incoronato Papa il 23 gennaio 1295: Bonifacio giunse a Roma accompagnato da Pietro e Giacomo Colonna; una processione di preparò per scorare Celestino V, momento di abbandono del soglio di Pietro, e Bonifacio VIII fino al Laterano per prenderne possesso.

 

Celestino V ben presto fuggì e tornò al suo romitaggio, contrariamente alla volontà di Bonifacio VIII che inviò dei messi per riportarlo a Roma. Tutto ciò rappresentò un impiccio per il pontefice per potenziali accuse di illegittimità: la folla accoglieva ancora Celestino come Papa ed egli temeva uno scisma. Celestino fu quindi tenuto prigioniero nelle torre di Castel Fumone, fin quando morì nel 1295.

 

La sua attività di legislatore emerse nel Liber Sextus, una nuova collezione di decretali cominciata nel 1296: un’opera secondo cui «legislazione e perfezione, sapere e potere, uniti nella scienza del diritto, devono condurre alla perfezione una società di cui il Papa è la guida».

 

Bonifacio fu il Papa del primo Giubileo attestato nella storia. Il pontefice si trovava in Laterano e circolava la voce della possibile indulgenza plenaria legata al centesimo anno. Per questa concessione, Bonifacio volle trovare sostegno tramite documenti passati che però nessuno riuscì a trovare. Per rafforzare la sua autorità, a seguito della contestazione dei Colonna sulla sua legittimità, e per soddisfare le speranze dei fedeli di una grazia nel trapasso secolare, dal Laterano fu promulgata la bolla del Giubileo il 16 o il 17 febbraio 1300. Venne concessa l’indulgenza giubilare, fatta eccezione per chi trafficasse con i saraceni, per Federico III d’Aragona governatore illegittimo di Sicilia, per i siciliani, per i colonnesi scomunicati. Concesse le indulgenza dal natale 1299 al dicembre 1300. Ottenne discreti successi economici che investì in beni immobili e fondi rustici.

 

Nel corso della sua vita, fu assiduamente impegnato nella politica, sfruttando il potere temporale che si vantava di possedere in situazioni riguardanti la Chiesa e l’Impero. Trattò con i Colonna per il potere su Roma; con Federico II d’Aragona per il potere sulla Sicilia che egli voleva concede agli angioini; con Filippo IV il Bello re di Francia che non si sottometteva alla volontà del pontefice e tentava di assumere una maggiore indipendenza e laicità.

 

Dopo il soggiorno presso Anagni, già ammalato, il pontefice morì tra l’11 e il 12 ottobre 1303, tre settimane dopo lo scontro con i Colonna e Filippo il Bello. Fu sepolto nella cappella della basilica di San Pietro. Venne messo sotto processo per accuse di eresia dal Papa Clemente V nel 1308: invocazione di demoni, favore agli eretici, ostacolo agli inquisitori, sodomia. Queste accuse diventarono sempre più forti nel 1310 e nel 1311 fin quando cessarono. La situazione venne riesaminata dal Jean Coste nel 1951: l’esame delle accuse non confermò i crimini che oscurano il ritratto del pontefice, anzi contribuirono a mascherare la vera personalità del pontefice, che rimane tutt’oggi controversa ed enigmatica.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Coste J., Boniface VIII en procès. Articles d’accusation et dépositions des témoins (1303-1311). Edition critique, introductions et notes, Roma 1995.

Duprè Theseider E., Bonifacio VIII, in Enciclopedia dei Papi Treccani, 2000.

Paravicini Bagliani A., Bonifacio VIII, Torino 2003.



 

 

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