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N. 99 - Marzo 2016 (CXXX)

BELLUM CATILINAE

RITRATTO DI CATILINA - PARTE II

di Paola Scollo

 

Nell’immagine di Sallustio, Catilina è figlio e fenomeno della corruzione della civitas, exemplum della degenerazione dello stato. Non si deve pertanto concludere che il Bellum Catilinae sia incentrato sul capo dei congiurati: la questione riguarda prima di tutto un problema di ordine politico e morale. Di qui la necessità di un excursus (VI - XIII) volto a indagare le cause profonde per cui la res publica, da splendida (pulcherrima) e virtuosissima (optuma), sia divenuta la più sciagurata (pessuma) e corrotta (flagitiosissuma). Si tratta della cosiddetta “archeologia”, un’analisi della storia di Roma in prospettiva etico- sociale.

 

Modello di riferimento è Tucidide, ma mentre lo storico greco distrugge il passato mitico per spiegare criticamente il presente, Sallustio va alla ricerca, nel passato, di modelli di riferimento. L’archeologia serve quindi a spiegare il presente alla luce del passato. L’ampia sezione dedicata al declino dei mores antiqui conduce Sallustio alle seguenti conclusioni (XIII 4 - 5): «queste abitudini spingevano i giovani al delitto quando il patrimonio familiare si esauriva: l’animo, intriso di vizi, non poteva facilmente rinunciare ai piaceri; tanto più sfrenatamente in tutti i modi cercava di accumulare denaro e di sperperarlo». Il tema della corruzione dei giovani richiama nuovamente l’attenzione su Catilina, di cui si parla ora come folle criminale politico. Sallustio descrive i metodi utilizzati da Catilina per attrarre i giovani (XIV 5): «ma in particolare egli ricercava la familiarità dei giovani: i loro animi, ancora malleabili e mutevoli, si lasciavano facilmente irretire dagli inganni. Infatti, a seconda della passione che l’età suscitava in ciascuno, ad alcuni procurava donne, ad altri acquistava cani e cavalli; insomma non risparmiava il suo denaro né il suo onore, pur di renderli sottomessi e fedeli». Dopo il racconto dell’uccisione del figlio di Aurelia Orestilla, il giudizio di Sallustio su Catilina si fa più aspro (XV 4 - 5): «Quell’animo colpevole nemico degli dèi e degli uomini non poteva quietarsi né con la veglia né col riposo: a tal punto il rimorso devastava la sua mente sconvolta.

 

Di qui il pallore terreo, gli occhi torvi, il passo ora rapido ora lento: insomma nell’aspetto e nel volto c’erano i segni della follia». Catilina, in preda a un’implacabile agitazione, mostra colos exanguis, foedi oculi, citus modo, modo tardus incessus. Questi tratti sono manifestazioni di un preciso stato d’animo: la follia (vecordia). L’immagine dell’hostis publicus è spesso associata al concetto di furor e di insania. Cicerone tende a distinguere il furor dall’insania: il furor è totale accecamento della mente cui anche il saggio può essere soggetto; l’insania è la malattia spirituale temporanea da cui è immune il saggio. Così infatti scrive (Tusc. III 11. 24 - 25): «non saprei dire esattamente il motivo per cui i Greci la chiamano mania. Noi, infatti, distinguiamo l’insania dal furor». L’origine del furor sarebbe da ricercare non tanto nelle passioni fisiche quanto in quelle morali. In tal senso, la cupiditas è all’origine del furor. Alla luce di queste considerazioni, Catilina è un personaggio tragico, vittima di un furor che lo pone in condizione di alterità rispetto alla collettività.

 

La narrazione di Sallustio segue un indirizzo psicologico- drammatico, che trova terreno fertile nell’arte del ritratto. Notevole è il momento psicologico della presentazione dei personaggi, specialmente se connesso a moralismo. L’interesse moralistico, che mira a rilevare la corruzione dell’individuo, si manifesta nell’esclusione di dettagli privi di interesse psicologico. È un modello ricorrente nelle biografie classiche, in linea con le analisi maturate in campo medico e filosofico. Secondo La Penna, Sallustio crea ritratti “paradossali”, perché dedicati a personaggi eccezionali, vigorosi e dalla spiccata complessità d’animo, che suscitano ammirazione e/o interesse. Non sorprende quindi l’elevata frequenza dell’aggettivo incredibilis in riferimento a Catilina.

 

Il capo dei congiurati presenta elementi straordinari: è un prodigio, un essere ambiguo che può contaminare. Proprio in questa ottica vanno interpretati termini come vastus, varius, ambitio, cupido: tutto concorre a collocare Catilina in posizione di alterità. Emerge in Sallustio un reale gusto drammatico, una caratterizzazione incisiva, che procede per contrasti. Questa impostazione va inserita all’interno di una più ampia considerazione della storia in chiave etica, secondo contrapposizione di vizi e virtù. In tal senso, ogni crisi è connessa alla decadenza morale e alla corruzione di costumi.



 

 

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